Come la Neve
Lo
trovasti rannicchiato in un angolo, nell’eterno buio di questa città
dimenticata da Dio.
La
prima cosa che hai pensato è stata che era terribilmente giovane.
La
seconda, che non era giusto che un ragazzino dovesse subire questa sofferenza.
Sapevi
già che era come te.
Lo
sentivi dall’odore: l’odore del nulla, dei rinnegati.
L’odore
di chi ha perso se stesso.
Occhi
azzurri.
Labbra
infantili.
Più
lo guardavi, più avevi voglia di proteggerlo.
“Dove
mi trovo?” ti chiese con voce tremante.
“Nel
mondo che non dovrebbe esistere” e nemmeno lui sarebbe dovuto esistere, se solo
ci fosse un briciolo di giustizia.
“Come
ti chiami?”
“Io?
R… Roxas…”
“Mi
fa male il petto” si toccò lì, dove dovrebbero esserci battiti.
“È
perché è vuoto. Ti manca il cuore”
“Cosa
vuol dire?”
“È
come tenere in mano una manciata di neve”
Fu
la prima cosa che ti venne in mente.
Ma
tu sapevi quanto avevi ragione, Axel?
Neve
Neve candore
Candore del vuoto
Vuoto che riempie
Neve
Neve del freddo
Freddo dell’animo
Anima spenta
“Roxas…”
“Dimmi?”
Scappa
“No,
niente…”
Vai via di qui
Neve
Neve illusione
Illusione meschina
Illusione crudele
Quanto
è grande il tuo bisogno di illuderti Axel?
Neve
Neve bisogno
Neve affamata
Neve che sanguina
“Non
puoi tradire l’organizzazione!!”
“No,
Axel. Tu non vuoi che tradisca te…”
Neve
Neve menzogna
Neve confonde
Neve nasconde
Neve
Neve distanza
Lui ti allontana
Tu lo ferisci
“L’Organizzazione
ti ordina di eliminare il traditore”
“Cosa?”
“Axel, devi uccidere Roxas”
“Non
potete chiedermi questo…”
Neve
Neve rimpianto
Perché non lo hai
trattenuto
Perché non glielo hai
confessato
Neve
Neve respiro
Neve bruciante
Neve che uccide
Lo
farai Axel? Ti lascerai usare?
Neve
Neve tristezza
Quando si scioglie
Quando ormai muore
Così
lo segui, fin dentro quella città-illusione.
Fra
poco cominceranno le vacanze estive. Profumo di risa.
Non
c’è posto per la neve.
Lo
vedi uscire da scuola, circondato dai suoi nuovi amici.
Le
mani ti sudano, la gola si secca e la testa ti gira.
Questa, Axel, si chiama paura.
Lui
non si accorge di te.
Ti
sbatte contro.
“Oh,
mi scusi” ride.
Ma
non ti ha riconosciuto.
Ti
bruciano gli occhi, vorresti gridare. Il petto fa male.
Questa, Axel, si chiama tristezza.
“Ci
conosciamo?” ti chiede fissandoti “Chi sei?” ride di nuovo
“Nessuno…”
Poi
ti correggi “Sono un Nessuno…”
Ma
lui non ti sente. È già troppo distante.
Vorresti
ferirti, farti male, ucciderti. Per la tua colpa, per la tua inadeguatezza.
Questo, Axel, si chiama rancore.
Ma
ti consoli, con la consapevolezza che un giorno vi ritroverete.
E
forse lui si sarà ricordato di te.
Forse
ti avrà rivisto in un sogno.
In
una memoria dimenticata.
Questa, Axel, si chiama speranza.
Piccola e fragile.
L’illusione di un battito-
La menzogna di un cuore.
Puro ed effimero.
Come la neve…