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Autore: Jo_March_95    27/07/2012    2 recensioni
Lunghi capelli color paglia scendono sui piccoli seni appena accennati, in volute di boccoli disfatti e frisés appiattiti, li nascondono e li solleticano, come se già il mondo non li ignorasse abbastanza.
I fianchi stretti e il ventre infossato, le scapole all’infuori e le costole che premono sullo strato sottile di pelle che le ricopre.. Cassie sfiora quel corpo con le dita, anzi, con le unghie. Si trattiene per non affondarvi dentro gli artigli, per non strappare quell’eccesso di carne e quell’avanzo di vita che la infastidisce. Le cosce non potrebbero incontrarsi neanche se lo volessero, un vuoto cosmico le divide, la fame lo ha creato, le braccia rivelano un accenno di muscoli malnutriti e ossa vuote, i polsi inesistenti sorreggono mani esigenti.. tastano tutto, misurano, calcolano spazio e massa.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cassandra Ainsworth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                         Oh, wow


Oh wow, I’m still alive.

La testa inizia subito a farsi pesante, neanche il tempo di sollevare le palpebre, formulare un pensiero, invocare la morte.
Un sorriso, di quelli sinceri, di quelli tristi.
Un sorriso che tira gli angoli della bocca in su, perché in fondo peggio di così non può andare, perché in fondo lì sotto c’è altra merda che è meglio non scoprire.
Una doppia torsione del collo, verso destra e verso sinistra, per renderti conto che sì, sei a casa, sì quella è la tua stanza, con tende ingiallite dal sole piene di polvere e ricordi, entrambi impossibili da lavare via.
Uno sguardo veloce con gli occhi che fuggono di qua e di la, accarezzando gli oggetti che riempiono il vuoto di un’esistenza che non sai portare avanti, resta sospesa ma non cade, resta sospesa ma non si salva.
La sedia a dondolo cigola, in un moto perpetuo che non ti dai cura di fermare, un vita fantasma che tiene compagnia alla tua morte imminente.


Oh wow, dovrei prepararmi.
Ti alzi lentamente, eppure non lo sai, i denti scoperti e gli occhi spalancati.
Pronti ad abbracciare tutto, per poi restare a mani vuote nella solitudine di un lamento senza fine, un lamento senza suoni, un lamento senza espiazione.
I piedi pallidi abbandonano il calore delle lenzuola e la morbidezza delle lacrime di cui sono impregnate, si avventurano nel mondo esterno e il primo impatto con il freddo pavimento è traumatico, subito seguito da un brivido inutile quando il danno è stato ormai fatto.
Lunghi capelli color paglia scendono sui piccoli seni appena accennati, in volute di boccoli disfatti e frisés appiattiti, li nascondono e li solleticano, come se già il mondo non li ignorasse abbastanza.
I fianchi stretti e il ventre infossato, le scapole all’infuori e le costole che premono sullo strato sottile di pelle che le ricopre.. Cassie sfiora quel corpo con le dita, anzi, con le unghie. Si trattiene per non affondarvi dentro gli artigli, per non strappare quell’eccesso di carne e quell’avanzo di vita che la infastidisce. Le cosce non potrebbero incontrarsi neanche se lo volessero, un vuoto cosmico le divide, la fame lo ha creato, le braccia rivelano un accenno di muscoli malnutriti e ossa vuote, i polsi inesistenti sorreggono mani esigenti.. tastano tutto, misurano, calcolano spazio e massa.

Oh wow, I need a diet.
Lo stomaco applaude, si fa sentire, è contento di essere vuoto anche in questo risveglio, di non dover lavorare mai troppo, di essere a risposo ormai da troppi giorni che nessuno prende la briga di contare.
La pelle d’oca su tutto il corpo è il primo indizio del perenne stato di gelo che lo imprigiona.
Ti avvicini alla superficie riflettente altresì chiamata specchio come un condannato verso la sedia elettrica.
Gli occhi rifiutano un contatto diretto con la persona riflessa, quei tratti rubati alla vita e restituiti alla morte.
Una mano corre nervosa tra i capelli, un tempo lucenti e setosi, ora stepposi e aridi.
Le dita si intrecciano in grovigli di strade sbagliate e cattive decisioni e manciate restano incatenati ad esse..
Oh wow.
Fingi un sorriso, un altro, un altro ancora fino alla fine, fino a non poter più muovere la bocca.
Tanto peggio di così non può andare.
Le labbra secche invocano pioggia, ma di acqua in corpo non te ne resta più nemmeno per piangere e allora ridi.
La bocca spalancata e i denti appuntiti e ingialliti dalla fame.
Ridi, le corde vocali protestano e inviano suoni dapprima gutturali, poi sempre più acuti e cristallini.
Ridi, le narici ispirano aria e il cervello spera che sia il più velenosa possibile. Ridi.
<< Oh, wow >>


Un velo di rossetto, un fiocco in testa per acconciare alla meno peggio ciò che nessuno noterà, un vestito che deve coprire il più possibile quel corpo indegno, vergognoso.
Nascondere ogni curva, celare ogni lembo di pelle così nessuno potrà giudicarti, non potrà dire che non vali abbastanza neppure ora. Neppure ora.
Chiudi le palpebre e lasci cadere polvere di fata, altresì detta ombretto.
Chiudi le palpebre e lasci un velo di nero, un mappa verso l’infinito, altresì detta matita.
Chiudi le palpebre e d’un tratto riaprirle è troppo faticoso.


<< Buongiorno tesorino! >>
<< Ehi Principessa, ti trovo in gran forma! >>
<< Oh, wow, grazie! >>

Ti mordicchi la lingua, non hai neppure energie sufficienti a farti male, per evitare che dica cose inconsulte.
Come i tuoi pensieri.
Perché wow, quei complimenti bruciano più di ogni insulto abbia mai udito.
Fanno male ed è un dolore assai peggiore della pelle recisa dalla lama di un coltello o della gola otturata dalle pillole.
Ti invitano a fare colazione, più per abitudine che per interesse.

Tuo padre e tua madre si inviano sguardi che lasciano ben poco all’immaginazione.. l’epilogo è sempre fra le lenzuola,sotto la doccia, sul divano,sulla cucina o la lavastoviglie. A volta anche sul cesso.
L’epilogo è sempre un /dentro/ che ti taglia /fuori/.

Da tutto.

 
<< Prendi un biscotto, bevi un po’ di latte.. guarda come stai crescendo forte! >>
Oh wow, l’aria ha più nutrienti di quanto non sapessi, wow.

Non sanno quello che dicono, le parole escono dalla bocca senza alcun ordine o senso. Senza nessuno scopo. Pura apparenza.
E il biscotto, quel biscotto è talmente fragile tra le tue mani che basta poco per sbriciolarlo, polvere color cacao che ricade sul pavimento in una danza che incanta e per un attimo distrae.
38 calorie che hanno rischiato di appesantire un’anima che non vuole altro che non sia sé stessa.
E forse un po’ d’amore, ma wow, non bisogna essere troppo ottimisti.

<< Io vado a scuola, ma wow, è stato bello fare colazione con voi. >>
Gli atomi di nulla che ti avvolgono hanno recepito il messaggio, i tuoi genitori sono troppo occupati ad escluderti dalla loro vita per fare caso alle tue parole, ai tuoi wow gettati al vento.
Troppo occupati a trovare una maniera per rimpiazzarli che poi dia loro l’onere di doversi impegnare a rimpiazzare nuovamente con un altro essere che un po’ li rassomigli ma allo stesso tempo sia migliore.
Forse.

Oh, wow.
La porta si richiude alle tue spalle con un tonfo, l’aria spostata sarebbe sufficiente a farti perdere l’equilibrio per quanto sei piccola.
Eppure, tutto questo toglierti materia non ti ha resa visibile o importante.

Oh wow, non è ancora abbastanza.
  
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