Camminavo su quella stradina come senza meta, senza neanche pensare a dove mi sarei ritrovata, ma continuavo a camminare per la troppa rabbia che avevo dentro.

 Io non volevo andarmene ma dovevo; ci dovevamo trasferire in Inghilterra a causa del lavoro di mio padre, ma io non volevo lasciare la mia città, il mio paese e i miei amici… ne avevo già pochi e ci avevo messo tanto tempo a farmeli e adesso dovevo lasciare tutta la mia vita lì, senza neanche trovare un compromesso per restare.

 

Era tutto pronto, non dovevo far altro che salutare Ilaria la mia migliore amica compagna di viaggi, avventure, litigi e soprattutto Sorrisi… insomma la ragione per cui la vita non mi sembrava ancora tanto brutta. Salutarla era stato come lasciare che una parte del proprio cuore si fosse improvvisamente spenta, perché era riservata solo a lei, e solo lei avrebbe potuto riaccenderla. I miei genitori mi avevano promesso che quando avrei voluto, lei ci poteva venire a trovare; questo mi risollevò il morale, ma non lo migliorò.

 

Arrivati a Londra rimasi a bocca aperta, i miei occhi erano rimasti affascinati da quella meravigliosa città, tanto che mi chiesi se non stavo sognando ad occhi aperti, come sempre. Fu quando arrivammo davanti alla nostra nuova casa che mi resi conto che stavo per vivere in quella città. 

Scesi dalla macchina e notai una grandissima folla di persone che correvano dietro a due ragazzi incappucciati, ma non riuscii a capire chi erano. Così presa dalla curiosità mi misi a seguirli anch'io con il solo risultato di fare una figura pessima cadendo davanti a chissà quante persone e perdere di vista i due ragazzi che avevano incrementato la mia curiosità, che rimase però delusa perchè i due misteriosi ragazzi si infilarono in una macchina e io li persi di vista. 

Ritornai a casa ormai stanca per il viaggio e tutto il resto, sistemando le mie cose, poi crollai sfinita sul letto..