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Autore: Cali F Jones    28/07/2012    2 recensioni
Eccomi qui a cimentarmi con la traduzione di questa -a mio parere- stupenda fanfiction di Butterfish.
La traduzione che farò sarà più libera e non letterale per rendere la storia più fluente e godibile, tuttavia mi atterrò ovviamente il più possibile alla storia originale.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L'estate in cui compii 11 anni e ricevetti il mio primo set da tè, un ragazzino indisciplinato e fin troppo casinista di nome Alfred venne a vivere nella casa accanto alla mia.
Fino ad allora, il villaggio in cui vivevo con i miei genitori era sempre stato un posto tranquillo e pacifico. A volte fin troppo tranquillo e pacifico, almeno per i gusti di mio padre.
-Sono i posti come questo che trasformano i nostri ragazzi in finocchi!- era solito dire, per poi squadrarmi con quell'espressione sospettosa che mi faceva sempre rivoltare lo stomaco dall'ansia. A quel tempo, non avevo ben chiaro cosa volesse dire essere un finocchio o un culattone (altra parola che a mio padre piaceva tanto). Ma sapevo che doveva essere qualcosa di brutto e sapevo che mio padre pensava quello di me da quando aveva visto per la prima volta la scritta "qualcosa che sembri un unicorno" in cima alla mia lista dei desideri.
Alfred non era un finocchio e mio padre lo adorò sin dal primo momento. Era trasandato, sempre coperto di fango o succo di mela, non si faceva il bagno per giorni, mangiava vermi solo per dimostrare a non-so-chi di essere coraggioso e aveva un vero e proprio armamentario di pistole giocattolo, cosa che, personalmente, avevo sempre trovato piuttosto inquietante e crudele.
A me, invece, Alfred non piacque per niente, sin dal primo momento. Ma anche dal secondo, dal terzo e dal quarto. Lo odiai sin da quando incrociai il suo sguardo.
Veniva da una grande città oltreoceano e non aveva la benché minima idea di come dovesse comportarsi in un piccolo villaggio inglese come il nostro.
Il furgone dei traslochi non fece nemmeno in tempo a fermarsi che subito l'irruente ragazzino balzò fuori, reggendo in una mano una bandiera americana e nell'altra una pistola ad acqua, saltò la staccionata che separava i nostri giardini e piantò la bandiera in una delle mie scarpe. Rialzandosi, mi puntò la pistola ad acqua alla fronte e ridacchiò: -Ora questa è di proprietà americana!-
Rimasi scioccato, mentre cadevo all'indietro, agitando le mani per aria, cercando invano di rendermi conto della situazione. Ma egli si limitò a ridere e si puntò la pistola alla bocca. -Ahahah! Calmo, amico! È solo acqua!-
Premette il grilletto, sparandosi uno spruzzo d'acqua in bocca. Un po' del liquido trasparente gli gocciolò dai lati della bocca, ricadendo sulla sua maglietta bianca. Vi era il nome di una band sopra. Quando si accorse che la stavo fissando, lasciò cadere la pistola sul prato, afferrò la maglietta e la tirò, cosicché potessi riuscire a leggere per bene.
-Sono i Beastie Boys! Li conosci?-
Scossi il capo in segno di dissenso.
-È qualcosa tipo Dolly Parton?- domandai, sparando il primo nome di un cantante americano che mi venisse in mente. Alfred iniziò a ridere e, per un momento, giurai che stesse quasi per strozzarsi; cadde a terra, puntando il suo dito indice contro di me.
-Ascolti la musica country?- ridacchiò ancora, con le lacrime agli occhi, mentre io non sapevo bene se sentirmi imbarazzato o arrabbiato. Ero letteralmente rosso come un peperone! Tolsi la bandiera dalla mia scarpa, mi alzai, scrollandomi di dosso l'erba, e sogghignai: -Questo è il mio giardino, non puoi stare qui.-
Alfred si rigirò di lato e si alzò, una volta ripresa la sua pistola. Fece per rispondere qualcosa, quando sua madre apparve da oltre la staccionata.
-Alfy, papà ha bisogno d'aiuto con i tuoi poster.-
-Okay!-
Alfred scavalcò di nuovo la staccionata, ma subito si fermò e si voltò verso di me. Rimase qualche secondo immobile a fissarmi e poi sorrise con un comune idiota.
-Tieni!- esclamò, lanciandomi la sua pistola. Non avrei voluto toccarla, ma non volevo nemmeno lasciarla in giardino a lasciare il segno sul prato, così la afferrai al volo, lanciando al ragazzo uno sguardo interrogativo.
-Te la regalo, amico!-
Salutò e, piuttosto goffamente, tornò da sua madre, in quel momento impegnata ad urlare a suo padre di essere un fannullone.
Abbassai lo sguardo, fissando la pistola verde fosforescente ancora nelle mie mani, e rabbrividii.

Gli Americani erano arrivati in città!
  
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