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Autore: _zia cla_    28/07/2012    4 recensioni
Sebastian!Sunday
''Grosse nubi si stavano addensando all’orizzonte, il vento si era alzato e stava facendo suonare prepotentemente le campane a vento poste sulla veranda.
Sebastian aveva sempre odiato il loro suono, gli ricordava lo scampanare di un gregge di pecore; ma era stato un regalo di Evelyne prima che partisse per l’America, e lui non aveva opposto resistenza quando Maysilee, la sua governante, aveva insistito per appenderle fuori dalla sua camera affermando con un guizzo:
-Le porteranno fortuna!-
Ora, a un anno di distanza, era affacciato sulla veranda e guardava i lunghi tubi cavi che oscillavano al vento, sul volto un mezzo sorriso amaro.
La fortuna bisogna saperla cogliere, May''
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Wind chimes -
 

 
Grosse nubi si stavano addensando all’orizzonte, il vento si era alzato e stava facendo suonare prepotentemente le campane a vento poste sulla veranda.
Sebastian aveva sempre odiato il loro suono, gli ricordava lo scampanare di un gregge di pecore; ma era stato un regalo di Evelyne prima che partisse per l’America, e lui non aveva opposto resistenza quando Maysilee, la sua governante, aveva insistito per appenderle fuori dalla sua camera affermando con un guizzo:
-Le porteranno fortuna!-
Ora, a un anno di distanza, era affacciato sulla veranda e guardava i lunghi tubi cavi che oscillavano al vento, sul volto un mezzo sorriso amaro.
La fortuna bisogna saperla cogliere, May
Guardò il telefono portatile lasciato sull’elegante tavolino da caffè; per settimane aveva aspettato una chiamata, un messaggio che non era mai arrivato. Più volte aveva selezionato il suo numero sul display ma la telefonata non era mai partita. Dopotutto era stato lui a chiederglielo, non era certo per vigliaccheria… preferiva pensarla così.  
 


*

 

L’ultima volta che l’aveva visto era stata la sera delle Regionali. Sebastian era in camerino a recuperare le ultime cose prima di tornare alla Dalton quando aveva avvertito un doppio battito di nocche sulla porta, si era voltato e appoggiato allo stipite c’era lui.
-Deluso?- aveva chiesto Blaine con il suo solito tono gentile.
Sebastian aveva pensato che fosse incredibile, non era nella natura del brunetto canzonare gli avversari.
-Un po’, ma solo per il trofeo. Abbiamo raccolto un bel gruzzolo per la causa di Lady Gaga e poi… beh, devo ammettere che hanno vinto i migliori.- Sebastian aveva sorriso sornione   
-Complimenti,  non divertitevi troppo a Chicago!-
Blaine aveva risposto al sorriso  -Grazie, ma lo faremo-
C’erano stati alcuni attimi di silenzio durante i quali i due ragazzi si erano guardati negli occhi, scrutandosi, senza avere il coraggio di dire nulla. Infine Blaine si era avvicinato al biondo e aveva teso la mano tra loro. Sebastian senza smettere di guardarlo negli occhi gliel’aveva stretta con un sorriso malinconico e compiaciuto -E’ stato un piacere perdere contro di te, Blaine Anderson.-
-Oh credimi, il piacere è stato tutto mio Sebastian…- questa volta il brunetto l’aveva canzonato giusto un po’. Dopo lo scambio di battute avevano ripreso a guardarsi, sembrava che non fossero capaci di fare altro. Parlare sembrava superfluo, in realtà tutte le parole venivano spazzate via quando i loro occhi si incontravano.
Il sospiro imbarazzato di Blaine aveva rotto il silenzio e, sempre senza dire nulla, si era incamminato verso l’uscita.  
Sebastian era rimasto a osservarlo: le spalle atletiche, i fianchi definiti e… sì, chissà quando avrebbe rivisto quel fondoschiena!
Poi inspiegabilmente Blaine si era fermato, gli dava le spalle. Era fermo lì, ma non parlava. Sembrava che stesse riflettendo su qualcosa che lo tormentava.
-Avresti potuto giocartela meglio, lo sai?-
 Sebastian era confuso, a cosa si riferiva, alla gara?!
-Beh, in realtà noi Usignoli siamo stati più che perfetti, solo che…-
-Non mi riferivo alla gara, Sebastian-   Blaine ora si era voltato, un velo di tristezza negli occhi color miele.
-A cosa, allora?-
-A me.-
Sebastian era sbalordito. Cosa stava cercando di dirgli?!
-Ti sei reso conto che la granita al sale non è stata una grande idea. Metti il caso che non mi fossi messo in mezzo, pensi che avrei scelto te se avessi accecato Kurt?-
-N-non lo so! E poi non volevo accecare faccia da checca, solo che lui…tu, non lo so… Ma ti ho già chiesto scusa per quella faccenda!-
-Il punto non è questo…- aveva continuato Blaine in tono tranquillo
– Ricorderai sicuramente il nostro primo incontro, sai qual è la prima cosa che ho pensato di te, appena ti ho visto?-
-Si, che ero avanti. Come hai detto tu…- aveva ricordato Sebastian con uno sbuffo.
-No. Beh si, ma quello è stato dopo. Mi riferivo al momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati, durante le vostre prove.-
-Oh bè, ricordo quello che ho pensato io… -
 Oh, accidenti Seb! Vuoi essere un attimo serio per una volta!
Blaine aveva trattenuto a stento una  risata, era sempre il solito Sebastian.
-Ho pensato… che forse avevo commesso un grande errore ad abbandonare la Dalton-
Erano rimasti a fissarsi seri con mille domande e altrettante risposte in testa.
-Puoi sempre tornare- aveva proposto infine Sebastian
-No-
-Perché no?-
-Perché è troppo tardi. Non dopo quello che hai fatto!-
-Ti-ho-chiesto-scusa Blaine!-
Sebastian era un po’ stufo, quante volte ancora sarebbero tornati su quella storia, era pentito ed era ora che qualcuno gli credesse.
-E io ti ho perdonato, ma non sono pronto a darti un’altra possibilità, mi dispiace…Dopo quella granita mi sono sentito come tradito, Seb. E anche dopo, non ti sei comportato meglio! Tutto quello che avevo immaginato di noi, è andato tutto in fumo! E… e io ho paura! Se dovessi darti un’altra possibilità, tu potresti mandare nuovamente tutto a puttane! Lo sai che è così…-
Sebastian lo sapeva e non poteva negarlo.
-…Si, lo so. Non posso darti torto.- aveva detto abbattuto –Cosa vuoi che faccia allora, che esca dalla tua vita?-
Blaine era rimasto interdetto, non sapeva cosa rispondere. Non si era aspettato una proposta simile, soprattutto perchè non voleva. Non voleva perderlo. Aveva bisogno di lui ma nello stesso tempo ne aveva timore… No, no, no! Resta con me. Tornerò a fidarmi di te. La natura delle persone però non si cambia, aveva pensato. Forse quello era l’unico modo per evitare di soffrire ulteriormente.
-Sì. E’ la cosa migliore che tu possa fare.-  aveva detto. Era stato duro, ma doveva essere sicuro che Sebastian non tornasse a tentarlo. Avrebbe potuto cedere e il suo cuore non avrebbe retto ad un’altra delusione.
A quelle parole qualcosa all’interno di Sebastian si era incrinato. Non glielo aveva chiesto seriamente, l’aveva fatto così senza pensare e aveva mandato tutto a puttane, di nuovo. Era la prima volta che sentiva un dolore così profondo invadergli il petto. Era come se qualcuno gli avesse stritolato il cuore dall’interno.  
Ma non doveva darlo a vedere, non poteva. Sarebbe apparso nuovamente come il ragazzo cinico che aveva conosciuto. Aveva increspato le labbra, accondiscendente. Dopo di chè  aveva raccolto la tracolla, si era avvicinato lentamente a Blaine e a pochi centimetri dalle sue labbra gli aveva sussurrato, suadente:
-Addio, splendore.- l’aveva superato ed era uscito dalla stanza con passo deciso. Non si era voltato, non aveva pianto, ma il calore del sangue che si era irradiato all’interno dei suoi pugni serrati era la prova lampante dell’odio che stava provando per se stesso.
 


*
 

 
Le gocce gelide di pioggia che scivolavano sulle mani avvinghiate alla balconata lo riportarono al presente. Il temporale si era scatenato e Sebastian, preso dai suoi pensieri, aveva lasciato che le gocce, rimbalzando, andassero a bagnargli piccoli lembi di pelle scoperta e parte dei vestiti.
La fortuna si è presentata alla mia porta e io non le ho aperto, che idiota!
Aveva desiderato più volte chiamarlo in quelle settimane, ignorare la richiesta di Blaine di lasciarlo in pace. Dopotutto qualcosa l’aveva spinto nel suo camerino quella sera. Poi la paura l’aveva bloccato. La paura di se stesso. Aveva spezzato il cuore a tanta gente in vita sua ma non poteva permettere che questo accadesse a Blaine.
Finito l’anno avrebbe costretto suo padre a rispedirlo a Parigi. Avrebbe cancellato Blaine Anderson dalla sua vita, per il bene di entrambi.
 
Si avvicinò alle campane a vento, anche loro ormai zuppe, le staccò delicatamente dal loro appiglio e rientrò in casa; arrivato alla scrivania aprì il secondo cassetto, le poggiò al suo interno e fece scattare la serratura. Poi si diresse al tavolino da caffè, prese in mano il cellulare e fece scorrere i numeri sulla rubrica
 
Blaine Anderson
 
Si soffermò un paio di minuti sul nome, accarezzando dolcemente il bordo delle lettere con il pollice. Infine, deciso, premette il pulsante  Delete
 
Sebastian sollevò lo sguardo, verso il temporale che non era intenzionato a placarsi;  riavvicinatosi alla balconata cacciò la testa sotto l’acqua battente, lasciandola scorrere a rivoli sui capelli e sul viso.
Con quel tempo, la pioggia e le lacrime sarebbero sembrate un tutt’uno.  
  
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