Buonasera!
Premetto: questa fanfiction, come ho detto nella descrizione, non è mia! L’ho
trovata per caso su un sito di fanfiction americano, e l’ho tradotta! (Ho
chiesto ovviamente il permesso alla scrittrice!)
Mi
ha molto colpita perché, appena l’ho letta, sono stata pervasa da una forte
sensazione di mal di stomaco. Non so se avete presente quel mal di stomaco che
deriva direttamente dalla presa visione di un’ingiustizia, di un atto crudele..
Bene, in questa storia la sofferenza è descritta talmente bene che mi sembrava
un peccato che rimanesse non letta da un pubblico italiano!
Per
quanto io ami dal profondo del cuore Jason Isaacs (cioè, Malfoy…), questa
storia è veramente terribile!
Per
evitare di dover mettere rating rosso ho tagliato alcune parti! Se avete
voglia, buona lettura!
PROGENIE
Versò l’acqua
bollente nella teiera e vi pose dentro il contenitore con il tè.
Le sue lunghe dita
sistemarono delicatamente i biscotti su un piatto, poi la panna e lo zucchero
nei rispettivi contenitori.
Alla fine,
posizionò il tutto, sempre con molta attenzione, sul vassoio.
Se un elfo
domestico non era più in grado di svolgere i suoi compiti, gli veniva tagliata la
testa.
Servire il tè era
forse considerato il più semplice dei compiti.
Dobby era un elfo
molto timoroso. Quello era l’unico modo in cui poteva sopravvivere: se riusciva
ad immaginarsi il peggio, poteva esservi preparato.
E se il tè non
fosse stato caldo abbastanza? E se fosse inciampato, combinando un disastro o,
peggio ancora, se avesse schizzato il suo padrone o l’amico del suo padrone?
Un gemito
involontario uscì dalle labbra di Dobby.
Si sistemò la
sporca federa che utilizzava come veste e, molto cautamente, sollevò il vassoio
con il tè, le tazze, la panna, lo zucchero e i biscotti, facendo attenzione a
non inciampare sui suoi stessi piedi.
Uscì dalla cucina
attraversando la porta girevole e si diresse in sala. Poteva sentire il suo
padrone e l’amico del suo padrone parlare.
“È qualcosa che
avrei dovuto fare molto tempo fa, ma il tempo ha semplicemente avuto la meglio
su di me…” disse l’uomo corpulento.
“Nessuno vorrebbe
pensarci. È disgustoso ma necessario..” aggiunse Malfoy. “E immagino che questo
sia il momento migliore”
Dobby entrò nella
stanza, sempre camminando lentamente e con prudenza.
“È diffidente,
vero?” domandò l’uomo a Malfoy, riferendosi all’elfo.
“È
un rifiuto..” confermò Malfoy.
I grandi occhi di
Dobby alternavano tra guardare il vassoio e guardare davanti a sé.
“Vieni, Dobby!”
schioccò Malfoy “Non è la prima volta che servi del tè!”
Lo sguardo di
Dobby si precipitò sul suo padrone, e l’elfo gemette di paura.
La sua attenzione
deviò: le porcellane tintinnarono e il vassoio perse l’equilibrio. Guardò
improvvisamente i piatti, e quasi inciampò quando con un piede si pestò
l’altro.
Se Malfoy non
reagì, il suo ospite impulsivamente portò in alto le mani, quasi a cercare di
fermare qualunque spruzzo di tè bollente.
Ma Dobby,
riuscendo a riequilibrare il vassoio, evitò il peggio. Allungò il passo,
focalizzandosi sul suo obiettivo.
L’elfo domestico
appoggiò con attenzione il vassoio sul tavolo e dette all’ospite del suo
padrone una tazza con un piattino. “Panna o zucchero, signore?” domandò.
“Panna e
zucchero”
Dobby versò il tè
e poi la panna. Poi prese un cucchiaio di zucchero e lo mise nella tazza. Stava
quasi per dedicarsi al suo padrone quando l’ospite lo squadrò con rabbia.
Velocemente, Dobby
prese un altro cucchiaio pieno di zucchero, poi un altro e poi un altro ancora.
Alla fine, l’ospite semplicemente prese la tazza, e Dobby rovesciò l’ultimo
cucchiaio sul vassoio. Gemette davanti al danno combinato e guardò
immediatamente il suo padrone.
Malfoy non aveva
espressione. Dobby sapeva che non era contento, ma in onore del suo ospite,
avrebbe mantenuto al minimo le punizioni.
Dobby si concentrò
a preparare il tè per il suo padrone: sapeva già come a lui piaceva, quindi il
processo fu veloce.
Mentre si
precipitava di nuovo in cucina, sentì ridere l’ospite
“Potrebbe venir
fuori un disastro, Malfoy!”
Lo sguardo di
Lucius divenne duro “Sei stato tu a venire da me” sibilò.
“Si, si, certo! Non intendevo offendere! Bene, se siamo d’accordo, ci vediamo in
serata!”
“Molto bene” disse
Malfoy.
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Fu un giorno
particolarmente tranquillo alla residenza dei Malfoy.
Dobby svolse i
suoi compiti sempre guardandosi alle spalle, ma fu sorpreso nell’avere così
poca interazione con la famiglia Malfoy.
Era abituato ad
essere colpito e picchiato, che gli si urlasse contro o lo si minacciasse di
morte almeno cinque volte al giorno.
Lavò, pulì, stirò,
rammendò, e provò anche a sorridere. Dobby stava forse vivendo il più bel
giorno che potesse ricordare da moltissimo tempo.
Era
un po’ stanco, ma sarebbero dovute passare ancora delle ore prima che gli fosse
permesso di dormire.
La porta si aprì improvvisamente.
“Dobby,
usciamo” si pronunciò Malfoy.
Dobby
alzò la testa di scatto, come un cagnolino curioso. Era molto tardi, e raramente
il padrone portava fuori Dobby la sera tardi.
“Allora?”
sibilò Malfoy.
“Si
signore” disse Dobby insicuro, saltando giù dalla sedia. Si diresse cautamente
accanto al suo padrone e poi si fermò.
“Va’
avanti” disse Malfoy colpendo l’elfo domestico su un orecchio con il suo
bastone. Dobby mugolò, precipitandosi
davanti al suo padrone.
Il viaggio fu tranquillo. Dobby non disse niente, per paura di far
arrabbiare il suo padrone, e Malfoy guardò per tutto il tempo fuori dal finestrino.
Alla
fine giunsero davanti a una vecchia casa barocca.
Malfoy
e Dobby uscirono dalla carrozza e si incamminarono verso la porta d’ingresso.
Subito
una vecchia e orribile elfa apparve con una candela.
“Benvenuti,
il padrone vi sta aspettando” disse indietreggiando per farli passare.
Malfoy la guardò sorpreso. Non aveva mai visto un’elfa domestica così
vecchia.
"Sono
Purty l’elfa domestica" si presentò Purty.
"Beh,
è paradossale, vero?" disse Malfoy più a sé stesso che ad altri.
L’elfa
chiuse la porta e condusse gli ospiti attraverso il buio fino al retro della
casa.
Là,
in cucina, sedeva il suo ospite del pomeriggio. Stava finendo di versare del
brandy in un bicchierino per Malfoy.
“Bene,
siete arrivati!” disse “Immagino che non ci vorrà molto!”
Passò
il bicchierino a Malfoy e si verso un drink per sé. Malfoy lo guardò versarsi
il drink e poi guardò Purty.
“Oh,
beh, non oso affidarle questa bottiglia! È diventata un po’ maldestra in
vecchiaia!”
Dobby
guardò Purty, che sembrava non aver notato il commento. Poi guardò il suo
sorridente padrone e poi Malfoy, che era senza espressione.
Dobby
sapeva che un elfo maldestro non serviva a niente, che aveva la stessa utilità
di un elfo morto. Per la prima volta si domandò che cosa stessero facendo lì.
“Bene,
cominciamo allora?” disse l’uomo.
“Si,
facciamola finita alla svelta!” disse Malfoy.
“Purty, va’ sopra l’asciugamano!”
Purty obbedì senza chiedere. Si diresse verso l’asciugamano e vi salì
sopra.
“Malfoy?” lo spronò l’amico.
“Come? Oh, si, Dobby,
all’asciugamano!”
Le
orecchie di Dobby caddero più in basso di quanto fosse mai successo. Gemette,
non sapendo che cosa sarebbe successo, ma non si mosse.
"Dobby!"
disse Malfoy colpendo il suo elfo domestico sulla faccia con l’estremità del
suo bastone. Dobby gridò, tenendo tra le mani il volto insanguinato. Singhiozzò,
camminando con esitazione verso l’asciugamano.
“Sei
un padrone severo, non è così?” disse l’amico di Malfoy.
“Sono
affari che ti riguardano?”
“No,
certo che no, stavo solo facendo un’osservazione..”
“Bene,
basta osservazioni e andiamo avanti!” disse Malfoy.
“Si, si, certo. Ok, secondo il nostro accordo, il primo
nato sarà mio e poi faremo questa cosa di nuovo e il secondo sarà tuo”
“Si,
si, andiamo avanti” disse impaziente Malfoy.
Dobby
guardò Purty, poi il padrone di lei e
infine il suo. Non aveva ancora capito bene quello che stava succedendo, ma
sapeva che non poteva essere niente di buono.
“Togliti
la tovaglietta da tè, Purty” disse il suo padrone.
Purty
si guardò intorno: i due uomini la stavano osservando. Arrossì ma non si mosse.
Dobby non era sicuro di aver sentito bene.
“Purty
non ha capito, signore” disse esitante.
“Purty,
fa’ come ti ho detto!”
Riluttante,
sfece il nodo che teneva su la tovaglietta che le faceva da veste. Non sfece
l’altro nodo e tenne su la tovaglietta con la mano.
La
bocca di Dobby si aprì e iniziò a gemere. Era ancora confuso, ma sapeva che
questa era una situazione diversa da quelle in cui si era trovato fino ad
allora.
Purty non si mosse.
“Andiamo
Purty, è una cosa totalmente naturale!” cercò di convincerla il suo padrone.
Con
questo, l’elfa lasciò andare la presa e la tovaglietta da tè cadde sul
pavimento. Dobby si rigirò immediatamente.
“Oh!”
proferì Malfoy, chiaramente non ritenendo piacevole la visione. Il suo amico
invece si lasciò andare a una grande risata.
“Dobby,
fa’ lo stesso” comandò Malfoy.
“Ma
Dobby ha freddo signore” disse tremando e guardandosi intorno “Dobby vorrebbe
tenere addosso i vestiti signore. Dobby vorrebbe andare a casa, signore”
disse, palesemente spaventato.
“Mi
importa quello che vuoi, elfo? Fa’ quello che ti è stato ordinato!” disse
Malfoy alzando il bastone. Dobby si rannicchiò un pochino, poi si tolse la
federa.
“Ok,
andiamo avanti!” disse l’uomo corpulento.
I
due elfi si guardarono l’un l’altro, poi guardarono i loro padroni.
“Allora?”
disse l’uomo.
“Dobby
è confuso signore” disse nervoso “Che cosa vuole il padrone che Dobby faccia?”
Malfoy
fece roteare gli occhi, poi guardò il suo amico “Davvero? È così
che dovrebbe andare?”
“No,
certo che no!” rispose “Purty, tu sai cosa fare”
Purty
sapeva chiaramente cosa fare. Doveva accoppiarsi con quell’elfo domestico.
Aveva sentito delle storie. Gli elfi domestici erano legati alle famiglie per
generazioni. Quando uno diventava troppo vecchio per fare il suo lavoro… beh,
non era veramente sicura di che cosa potesse succedere, perché non riusciva a
ricordare cosa fosse accaduto a sua madre prima di lei, ma era sicura che ci
fosse sempre un solo elfo domestico a famiglia. Che cosa ne sarebbe stato di
lei se avesse partorito un nuovo elfo?
“Padrone,
sono una vecchia elfa domestica” disse Purty sulla difensiva “non è più tempo
per me di avere figli”
“Lascia
stare Purty, sarà tutto finito in un momento, a poi tra pochi mesi festeggeremo”
“E
poi che cosa ne sarà di Purty?” chiese.
Malfoy
guardò l’amico.
“Beh,
poi farai un buon lavoro nel crescere tuo figlio” le disse.
“Tu
permetti ai tuoi servi un certo livello di libertà, vero?” disse Malfoy con
disprezzo.
Sussurrando,
il suo amico rispose “Non c’è bisogno che sappia tutti i dettagli..”
Dobby era ancora
confuso e stava tremando. Era nudo.
Era davvero una
situazione inopportuna: due adulti che, con due bicchierini di brandy,
guardavano due elfi domestici nudi.
“Oh, avanti,
fatelo” ordinò Malfoy “Dobby, inizia tu!”
Dobby, per la
prima volta da quando Purty si era tolta la tovaglietta, la guardò, e poi
guardò il suo padrone.
“Dobby non capisce, signore”
A queste parole,
l’amico di Malfoy rise di cuore “Alla sua età, è chiaro che non abbia mai
sentito parlare di sesso”
Malfoy era
inquieto. Non voleva essere lì e non sentiva questa “esigenza”, ma non avrebbe
voluto che Dobby diventasse troppo vecchio per avere figli e che lasciasse la
sua famiglia senza servi. Per quanto la cosa fosse disgustosa, era necessaria.
Dobby capì. Questa
volta gemette più forte e i suoi occhi sfrecciarono da una parte all’altra,
come se fosse intrappolato. Si sentiva spaventato e umiliato dall’essere nudo.
Guardò Purty, poi
il padrone dell’elfa e poi il suo. Guardò tutto intorno, attraverso l’area buia
al di là della zona illuminata in cui erano. La porta era dall’altra parte
della stanza.
“Ora!” ordinò Malfoy.
Dobby si avvicinò
a Purty, che però si girò, dandogli le spalle. Si avvicinò ancora,
ma chiaramente non c’era interesse. Stava gemendo e tremando ancora di più.
“Purty, aiuta
Dobby a svolgere il suo compito” disse l’uomo alla sua serva.
Alla fine, l’atto
iniziò. Malfoy non riusciva neanche a guardare, tanto era schifato, e si girò,
ma il suo amico guardava con brio. Notando la reazione del suo amico, Malfoy
quasi vomitò.
“È veramente
disgustoso” fu tutto ciò che Lucius fu in grado di dire.
Dobby sembrava
averci ormai preso la mano, e forse esagerò un po’, perché Purty riuscì a
muoversi in modo da tirargli uno schiaffo. Malfoy vide abbastanza da prendere
il suo bastone e, con forza, colpire Dobby tra le gambe. Questo lasciò andare
un grande guaito e si allontanò da Purty, cadendo sul pavimento.
“Non imbarazzarmi,
elfo domestico!” ordinò Malfoy.
L’amico di Malfoy
si lasciò andare ad una risata incontrollata, mentre Purty si piegava a
raccogliere la sua tovaglietta da tè.
“Non ancora”
comandò il suo padrone “Dobby, finisci”
Dobby guardò Malfoy,
che riusciva a fatica a guardare il suo schiavo, adesso.
L’atto ricominciò,
e dopo poco Dobby cadde sul pavimento, esausto, mentre Purty si rivestiva e
lasciava la stanza.
“Vestiti!” abbaiò
Malfoy.
Dobby raccolse la
sua federa e ci entrò dentro, riannodando le estremità sulle sue spalle. Se
qualcuno avesse guardato più attentamente avrebbe potuto vedere che stava
piangendo.
“Bene, in due mesi
dovremmo essere orgogliosi genitori!” rise il suo amico.
“Non c’è niente di
cui essere orgogliosi quando si parla di queste squallide creature” schioccò
Malfoy
“Vieni, Dobby!”
E con questo se ne
andarono dalla casa.
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Le
settimane passarono velocemente. Dobby pensava di tanto in tanto a quello che
era successo, ma si sforzava il più possibile per non richiamarlo alla mente.
Tremava
quando le memorie dell’accaduto venivano a galla.
Un
giorno qualcuno bussò alla porta e Dobby andò subito ad aprire. Sul portico
c’era un biglietto indirizzato a Lucius Malfoy. Dobby lo prese e lo consegnò al
suo padrone, che stava bevendo del tè in salotto.
“Diventerai
padre, Dobby” disse Malfoy quasi gentilmente,
leggendo il biglietto.
“Dobby non capisce, signore”
“Il tuo atto è andato a buon fine. Purty avrà un figlio e tu sarai suo padre”
tornò a bere il suo tè.
Dobby
era scioccato.
Si
precipitò di nuovo in cucina e entrò nella sua piccola credenza. Cercava di
nascondersi, ma non sapeva neanche lui da cosa.
Certamente
Dobby sapeva che cosa fossero i genitori, che cosa fosse un padre, una madre,
ma non ci aveva mai pensato veramente. Non aveva mai conosciuto suo padre e
anche la memoria di sua madre quasi non esisteva. Sapeva che il suo padrone era
padre, ma adesso Dobby sarebbe stato il padre del nuovo nato.
Per
un istante si sentì felice. Scese dalla credenza e corse a cercare il suo
padrone.
“Signore,
Dobby sarà padre?” domandò.
“Sfortunatamente,
si” rispose Malfoy.
"Dobby
sarà padre!" disse orgoglioso "Dobby
sarà come il padrone e avrà…" prima che potesse finire la frase, però, ricevette
un colpo sulla faccia che lo fece volare in mezzo alla stanza.
“Non
ti paragonare mai più a me!” sibilò Malfoy “Chi ti credi di essere per portarti
al mio livello?”
Dobby
realizzò ciò che aveva detto. Gemette forte mentre lottava per rimettersi in
piedi.
“Dobby è dispiaciuto signore! Dobby
non sa cosa gli è preso!”
Iniziò a singhiozzare.
“Dobby deve punirsi. Dobby si punirà senza pietà, signore”
Malfoy
lo fissò senza dire una parola.
"Dobby
si stirerà le mani, signore" propose.
"No
Dobby," disse il suo padrone, "Non è abbastanza. Ti
punirò io"
Dobby
lasciò andare un gridolino e iniziò a piangere.
Malfoy
sollevò l’elfo domestico per il collo e lo portò alla porta sul retro. La aprì
e Dobby istintivamente pose una mano nello stipite della porta. Il suo padrone
lo guardò con disgusto, e allora l’elfo vi
mise entrambe le mani.
Malfoy
chiuse la porta con tutta la forza che aveva. Dobby gridò dal dolore, ma il suo
padrone non si fermò. Era ovvio che la porta non avrebbe mai potuto chiudersi
con le dita dell’elfo domestico in mezzo, ma Malfoy sembrava voler provare lo
stesso.
Continuò
a sbattere la porta sempre più forte e ogni volta Dobby gridava ancora di più.
Alla fine le sue dita erano così insanguinate e distorte che non sembravano
neanche più delle dita.
Malfoy
gettò l’elfo a terra “Bendati le mani, hai ancora molto lavoro da fare”.
Dobby
si guardò le mani e singhiozzò forte. Il dolore era talmente forte che faceva
male solo guardarle.
Non
avrebbe mai potuto svolgere i suoi compiti in quello stato.
Si
precipitò in cucina e lottò per aprire la sua credenza, ma non ci riuscì. Provò
e riprovò, ma fu inutile.
Guardò
il sangue che dalle sue mani colava sul pavimento, poi si girò e notò che aveva
lasciato una scia di gocce di sangue per tutta la casa.
Adesso
era ancor più spaventato.
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Lucius
arrivò a casa del suo amico. Fu condotto al piano di sopra, dove l’elfa
domestica giaceva sul pavimento su un asciugamano sporco. Il suo amico era
nella stanza con la moglie.
“È
eccitante, vero?” esclamò lei.
“Il
prossimo è tuo, Lucius” disse il marito.
“Non
so se il mio stomaco reggerà un'altra cosa come questa” disse Malfoy. L’amico
rise di cuore.
La
stanza era silenziosa e fresca, ma Purty stava comunque sudando. Aveva sempre
più dolori, ma non c’era nessuno ad assisterla. Si asciugava da sola la fronte
con un panno umido e si lamentava per il dolore. Alla fine iniziò ad urlare.
“Purty
ha bisogno di aiuto, padrone” disse con voce spaventata.
"Non
ha senso! Sei un elfo domestico, gli elfi domestici lo fanno sempre! Stai
andando bene..” le assicurò lui.
“Padrone,
Purty ha bisogno di aiuto!” disse, e poi lasciò andare un altro grido
agghiacciante. “Non sta andando bene, signore” disse piangendo.
Malfoy guardò il suo amico, che guardò
la moglie. Purty gridò ancora,
ma questa volta non si fermò. Le urla non erano solo di dolore, ma di paura.
Purty aveva uno sguardo di completo terrore sulla sua faccia. Poteva non aver
mai partorito prima, ma sapeva chiaramente che le cose non stavano andando come
avrebbero dovuto.
“Padrone, la prego! Purty ha bisogno di aiuto!” provò a
mormorare. Purty si stava contorcendo sull’asciugamano. Le sue urla erano così
forti e penetranti che Malfoy tirò fuori la bacchetta, non sapendo neanche lui
che cosa avrebbe fatto.
Prima
che potesse fare qualunque cosa, però, le grida si fermarono. Purty era silenziosa
e non si muoveva.
“Purty?”
domandò la padrona di casa.
“Andiamo,
Purty, vediamo il tuo bambino!” sorrise.
Purty
non si mosse.
“Andiamo
Purty, non essere timida” cercò di convincerla.
Alla
fine la donna si diresse verso l’elfa domestica, guardò in basso e vide
un’enorme quantità di sangue. Usò un piede per aprire un po’ le gambe dell’elfa
e notò il piede e la gamba fuoriuscente del bambino. Né l’elfa né il bambino si
mossero.
“Oh
mio…” disse, coprendosi la bocca e lasciando la stanza.
“Che
cosa c’è?” le chiese il marito gridando.
“È morta. Sono morti entrambi” disse Malfoy senza
emozioni.
Guardarono
il corpo steso sul pavimento.
“Temevo
che fosse troppo vecchia per avere un figlio, ma non avevo scelta” disse il suo
padrone “Dovevo provare. Non ci serviva più a niente, l’ultima cosa che avrebbe
potuto fare per questa famiglia era fare un figlio”
“Beh,
adesso non hai elfi domestici”
“Vero”
disse l’amico di Malfoy.
“Dobbiamo
vedere se qualcuno dei nostri parenti sarebbe disposto a far avere un figlio a
una loro serva. Forse, potremmo usare ancora Dobby?”
"Vedremo. Anche Dobby serve veramente a poco, ma gli
resta ancora qualche anno prima di diventare debole. Comunque, per come è ora,
dovrei tagliargli la testa. Ma senza figli odierei trovarmi nella tua
situazione”
“Bene
allora, contatterò alcuni dei nostri parenti e, ammesso di trovare una femmina,
ti chiamerò per il tuo servo”
Malfoy
ci pensò un momento “Si, ma la prossima volta il primo nato sarà mio”
“D’accordo”
Malfoy
tornò a casa.
Le
mani di Dobby erano strette in bende.
Se
era spaventato che il suo padrone potesse punirlo ancora per quello che aveva
detto quel pomeriggio, era anche eccitato all’idea di sapere se era diventato
padre di un maschio o di una femmina.
Malfoy
si tolse il cappotto e lo appese all’appendiabiti. Si diresse verso la sua
sedia preferita e si sedette.
“Signore?”
disse Dobby, guardandosi intorno.
“Cosa?”
ringhiò Malfoy.
Dobby continuò a guardarsi intorno
curioso. Guardò la porta, il
suo padrone e anche l’appendiabiti.
“Dobby
si chiede dove sia il nuovo nato”
“Che
cosa vuoi dire?” chiese Malfoy, realmente perplesso.
“Lei
ha detto che Dobby sarebbe diventato padre, dov’è il figlio di Dobby?” disse
quasi eccitato.
“Non
avrai mai il bambino Dobby. Il bambino non è tuo. Doveva diventare il
servo di un’altra casa. Pensavi davvero che avresti avuto un bambino da
crescere?”
Dobby
era sconcertato.
“Dobby
non avrà il suo bambino?”
“Certo
che no!”
“Dobby
non vedrà neanche il suo bambino, signore?”
“Non
capisci la tua situazione, elfo?” Malfoy era palesemente arrabbiato.
“Tu
non hai niente. Niente è tuo a parte quella disgustosa federa. Qualunque figlio
tu possa avere sarà proprietà di qualcun altro”
“Il
figlio di Dobby è di proprietà dell’amico del padrone?”
“Non
c’è nessun figlio, Dobby. Purty e il bambino sono morti. Era troppo vecchia per
avere un figlio, ma era un rischio che volevano correre”
Dobby
era ammutolito. Non sapeva che cosa pensare. Indietreggiò di un
passo.
“Non preoccuparti. Ti faremo accoppiare ancora appena sarà
trovata un’elfa. Dopo tutto, non stai eseguendo i tuoi compiti in modo
corretto. Prima riusciamo ad avere un nuovo elfo, e prima avrai finito con la
nostra casa e sarai libero”
Dobby
era ancora scioccato e adesso triste. Suo figlio era morto. La prima volta che
aveva avuto una relazione, sia la madre che il figlio erano morti.
L’unica
consolazione di Dobby era sapere che se avesse avuto un nuovo figlio, lui sarebbe
stato liberato.
Non
capì mai che “libero”, per Malfoy, significava morto.