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Autore: williamilsanguinario    28/07/2012    4 recensioni
Questa è una fanfiction che ho trovato per caso su un sito americano. Ho chiesto all'autrice il permesso di tradurla e pubblicarla qui.
È una storia così angosciante ma ben fatta che penso sarebbe stato un peccato che i lettori italiani non potessero leggerla! I protagonisti sono Dobby l'elfo domestico e Malfoy (ma non solo).
Se avete voglia, buona lettura! :)
Genere: Angst, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Dobby, Elfi domestici, Lucius Malfoy
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Buonasera! Premetto: questa fanfiction, come ho detto nella descrizione, non è mia! L’ho trovata per caso su un sito di fanfiction americano, e l’ho tradotta! (Ho chiesto ovviamente il permesso alla scrittrice!)

Mi ha molto colpita perché, appena l’ho letta, sono stata pervasa da una forte sensazione di mal di stomaco. Non so se avete presente quel mal di stomaco che deriva direttamente dalla presa visione di un’ingiustizia, di un atto crudele.. Bene, in questa storia la sofferenza è descritta talmente bene che mi sembrava un peccato che rimanesse non letta da un pubblico italiano!

Per quanto io ami dal profondo del cuore Jason Isaacs (cioè, Malfoy…), questa storia è veramente terribile!

Per evitare di dover mettere rating rosso ho tagliato alcune parti! Se avete voglia, buona lettura!                                                              

 

 

 

PROGENIE

 

Versò l’acqua bollente nella teiera e vi pose dentro il contenitore con il tè.

Le sue lunghe dita sistemarono delicatamente i biscotti su un piatto, poi la panna e lo zucchero nei rispettivi contenitori.

Alla fine, posizionò il tutto, sempre con molta attenzione, sul vassoio.

Se un elfo domestico non era più in grado di svolgere i suoi compiti, gli veniva tagliata la testa.

Servire il tè era forse considerato il più semplice dei compiti.

Dobby era un elfo molto timoroso. Quello era l’unico modo in cui poteva sopravvivere: se riusciva ad immaginarsi il peggio, poteva esservi preparato.

E se il tè non fosse stato caldo abbastanza? E se fosse inciampato, combinando un disastro o, peggio ancora, se avesse schizzato il suo padrone o l’amico del suo padrone?

Un gemito involontario uscì dalle labbra di Dobby.

Si sistemò la sporca federa che utilizzava come veste e, molto cautamente, sollevò il vassoio con il tè, le tazze, la panna, lo zucchero e i biscotti, facendo attenzione a non inciampare sui suoi stessi piedi.

Uscì dalla cucina attraversando la porta girevole e si diresse in sala. Poteva sentire il suo padrone e l’amico del suo padrone parlare.

“È qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa, ma il tempo ha semplicemente avuto la meglio su di me…” disse l’uomo corpulento.

“Nessuno vorrebbe pensarci. È disgustoso ma necessario..” aggiunse Malfoy. “E immagino che questo sia il momento migliore”

Dobby entrò nella stanza, sempre camminando lentamente e con prudenza.

“È diffidente, vero?” domandò l’uomo a Malfoy, riferendosi all’elfo.

“È un rifiuto..” confermò Malfoy.

I grandi occhi di Dobby alternavano tra guardare il vassoio e guardare davanti a sé.

“Vieni, Dobby!” schioccò Malfoy “Non è la prima volta che servi del tè!”

Lo sguardo di Dobby si precipitò sul suo padrone, e l’elfo gemette di paura.

La sua attenzione deviò: le porcellane tintinnarono e il vassoio perse l’equilibrio. Guardò improvvisamente i piatti, e quasi inciampò quando con un piede si pestò l’altro.

Se Malfoy non reagì, il suo ospite impulsivamente portò in alto le mani, quasi a cercare di fermare qualunque spruzzo di tè bollente.

Ma Dobby, riuscendo a riequilibrare il vassoio, evitò il peggio. Allungò il passo, focalizzandosi sul suo obiettivo.

L’elfo domestico appoggiò con attenzione il vassoio sul tavolo e dette all’ospite del suo padrone una tazza con un piattino. “Panna o zucchero, signore?” domandò.

“Panna e zucchero” 

Dobby versò il tè e poi la panna. Poi prese un cucchiaio di zucchero e lo mise nella tazza. Stava quasi per dedicarsi al suo padrone quando l’ospite lo squadrò con rabbia.

Velocemente, Dobby prese un altro cucchiaio pieno di zucchero, poi un altro e poi un altro ancora. Alla fine, l’ospite semplicemente prese la tazza, e Dobby rovesciò l’ultimo cucchiaio sul vassoio. Gemette davanti al danno combinato e guardò immediatamente il suo padrone.

Malfoy non aveva espressione. Dobby sapeva che non era contento, ma in onore del suo ospite, avrebbe mantenuto al minimo le punizioni.

Dobby si concentrò a preparare il tè per il suo padrone: sapeva già come a lui piaceva, quindi il processo fu veloce.

Mentre si precipitava di nuovo in cucina, sentì ridere l’ospite

“Potrebbe venir fuori un disastro, Malfoy!”

Lo sguardo di Lucius divenne duro “Sei stato tu a venire da me” sibilò.

“Si, si, certo! Non intendevo offendere! Bene, se siamo d’accordo, ci vediamo in serata!”

“Molto bene” disse Malfoy.

 

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Fu un giorno particolarmente tranquillo alla residenza dei Malfoy.

Dobby svolse i suoi compiti sempre guardandosi alle spalle, ma fu sorpreso nell’avere così poca interazione con la famiglia Malfoy.

Era abituato ad essere colpito e picchiato, che gli si urlasse contro o lo si minacciasse di morte almeno cinque volte al giorno.

Lavò, pulì, stirò, rammendò, e provò anche a sorridere. Dobby stava forse vivendo il più bel giorno che potesse ricordare da moltissimo tempo.

Era un po’ stanco, ma sarebbero dovute passare ancora delle ore prima che gli fosse permesso di dormire.

La porta si aprì improvvisamente.

“Dobby, usciamo” si pronunciò Malfoy.

Dobby alzò la testa di scatto, come un cagnolino curioso. Era molto tardi, e raramente il padrone portava fuori Dobby la sera tardi.

“Allora?” sibilò Malfoy.

“Si signore” disse Dobby insicuro, saltando giù dalla sedia. Si diresse cautamente accanto al suo padrone e poi si fermò.

“Va’ avanti” disse Malfoy colpendo l’elfo domestico su un orecchio con il suo bastone. Dobby mugolò, precipitandosi davanti al suo padrone.

Il viaggio fu tranquillo. Dobby non disse niente, per paura di far arrabbiare il suo padrone, e Malfoy guardò per tutto il tempo fuori dal finestrino.

Alla fine giunsero davanti a una vecchia casa barocca.

Malfoy e Dobby uscirono dalla carrozza e si incamminarono verso la porta d’ingresso.

Subito una vecchia e orribile elfa apparve con una candela.

“Benvenuti, il padrone vi sta aspettando” disse indietreggiando per farli passare.

Malfoy la guardò sorpreso. Non aveva mai visto un’elfa domestica così vecchia.

"Sono Purty l’elfa domestica" si presentò Purty.

"Beh, è paradossale, vero?" disse Malfoy più a sé stesso che ad altri.  

L’elfa chiuse la porta e condusse gli ospiti attraverso il buio fino al retro della casa.

Là, in cucina, sedeva il suo ospite del pomeriggio. Stava finendo di versare del brandy in un bicchierino per Malfoy.

“Bene, siete arrivati!” disse “Immagino che non ci vorrà molto!”

Passò il bicchierino a Malfoy e si verso un drink per sé. Malfoy lo guardò versarsi il drink e poi guardò Purty.

“Oh, beh, non oso affidarle questa bottiglia! È diventata un po’ maldestra in vecchiaia!”

Dobby guardò Purty, che sembrava non aver notato il commento. Poi guardò il suo sorridente padrone e poi Malfoy, che era senza espressione.

Dobby sapeva che un elfo maldestro non serviva a niente, che aveva la stessa utilità di un elfo morto. Per la prima volta si domandò che cosa stessero facendo lì.

“Bene, cominciamo allora?” disse l’uomo.

“Si, facciamola finita alla svelta!” disse Malfoy.

“Purty, va’ sopra l’asciugamano!”

Purty obbedì senza chiedere. Si diresse verso l’asciugamano e vi salì sopra.

“Malfoy?” lo spronò l’amico.

“Come? Oh, si, Dobby, all’asciugamano!”

Le orecchie di Dobby caddero più in basso di quanto fosse mai successo. Gemette, non sapendo che cosa sarebbe successo, ma non si mosse.

"Dobby!" disse Malfoy colpendo il suo elfo domestico sulla faccia con l’estremità del suo bastone. Dobby gridò, tenendo tra le mani il volto insanguinato. Singhiozzò, camminando con esitazione verso l’asciugamano.

“Sei un padrone severo, non è così?” disse l’amico di Malfoy.

“Sono affari che ti riguardano?”

“No, certo che no, stavo solo facendo un’osservazione..”

“Bene, basta osservazioni e andiamo avanti!” disse Malfoy.

“Si, si, certo. Ok, secondo il nostro accordo, il primo nato sarà mio e poi faremo questa cosa di nuovo e il secondo sarà tuo”

“Si, si, andiamo avanti” disse impaziente Malfoy.

Dobby guardò Purty, poi il  padrone di lei e infine il suo. Non aveva ancora capito bene quello che stava succedendo, ma sapeva che non poteva essere niente di buono.

“Togliti la tovaglietta da tè, Purty” disse il suo padrone.

Purty si guardò intorno: i due uomini la stavano osservando. Arrossì ma non si mosse. Dobby non era sicuro di aver sentito bene.

“Purty non ha capito, signore” disse esitante.

“Purty, fa’ come ti ho detto!”

Riluttante, sfece il nodo che teneva su la tovaglietta che le faceva da veste. Non sfece l’altro nodo e tenne su la tovaglietta con la mano.

La bocca di Dobby si aprì e iniziò a gemere. Era ancora confuso, ma sapeva che questa era una situazione diversa da quelle in cui si era trovato fino ad allora.

Purty non si mosse.

“Andiamo Purty, è una cosa totalmente naturale!” cercò di convincerla il suo padrone.

Con questo, l’elfa lasciò andare la presa e la tovaglietta da tè cadde sul pavimento. Dobby si rigirò immediatamente.

“Oh!” proferì Malfoy, chiaramente non ritenendo piacevole la visione. Il suo amico invece si lasciò andare a una grande risata.

“Dobby, fa’ lo stesso” comandò Malfoy.

“Ma Dobby ha freddo signore” disse tremando e guardandosi intorno “Dobby vorrebbe tenere addosso i vestiti signore. Dobby vorrebbe andare a casa, signore” disse, palesemente spaventato.

“Mi importa quello che vuoi, elfo? Fa’ quello che ti è stato ordinato!” disse Malfoy alzando il bastone. Dobby si rannicchiò un pochino, poi si tolse la federa.

“Ok, andiamo avanti!” disse l’uomo corpulento.

I due elfi si guardarono l’un l’altro, poi guardarono i loro padroni.

“Allora?” disse l’uomo.

“Dobby è confuso signore” disse nervoso “Che cosa vuole il padrone che Dobby faccia?”

Malfoy fece roteare gli occhi, poi guardò il suo amico “Davvero? È così che dovrebbe andare?”

“No, certo che no!” rispose “Purty, tu sai cosa fare”

Purty sapeva chiaramente cosa fare. Doveva accoppiarsi con quell’elfo domestico. Aveva sentito delle storie. Gli elfi domestici erano legati alle famiglie per generazioni. Quando uno diventava troppo vecchio per fare il suo lavoro… beh, non era veramente sicura di che cosa potesse succedere, perché non riusciva a ricordare cosa fosse accaduto a sua madre prima di lei, ma era sicura che ci fosse sempre un solo elfo domestico a famiglia. Che cosa ne sarebbe stato di lei se avesse partorito un nuovo elfo?

“Padrone, sono una vecchia elfa domestica” disse Purty sulla difensiva “non è più tempo per me di avere figli”

“Lascia stare Purty, sarà tutto finito in un momento, a poi tra pochi mesi festeggeremo”

“E poi che cosa ne sarà di Purty?” chiese.

Malfoy guardò l’amico.

“Beh, poi farai un buon lavoro nel crescere tuo figlio” le disse.

“Tu permetti ai tuoi servi un certo livello di libertà, vero?” disse Malfoy con disprezzo.

Sussurrando, il suo amico rispose “Non c’è bisogno che sappia tutti i dettagli..”

Dobby era ancora confuso e stava tremando. Era nudo.

Era davvero una situazione inopportuna: due adulti che, con due bicchierini di brandy, guardavano due elfi domestici nudi.

“Oh, avanti, fatelo” ordinò Malfoy “Dobby, inizia tu!”

Dobby, per la prima volta da quando Purty si era tolta la tovaglietta, la guardò, e poi guardò il suo padrone.

“Dobby non capisce, signore”

A queste parole, l’amico di Malfoy rise di cuore “Alla sua età, è chiaro che non abbia mai sentito parlare di sesso”

Malfoy era inquieto. Non voleva essere lì e non sentiva questa “esigenza”, ma non avrebbe voluto che Dobby diventasse troppo vecchio per avere figli e che lasciasse la sua famiglia senza servi. Per quanto la cosa fosse disgustosa, era necessaria.

Dobby capì. Questa volta gemette più forte e i suoi occhi sfrecciarono da una parte all’altra, come se fosse intrappolato. Si sentiva spaventato e umiliato dall’essere nudo.

Guardò Purty, poi il padrone dell’elfa e poi il suo. Guardò tutto intorno, attraverso l’area buia al di là della zona illuminata in cui erano. La porta era dall’altra parte della stanza.

“Ora!” ordinò Malfoy.

Dobby si avvicinò a Purty, che però si girò, dandogli le spalle. Si avvicinò ancora, ma chiaramente non c’era interesse. Stava gemendo e tremando ancora di più.

“Purty, aiuta Dobby a svolgere il suo compito” disse l’uomo alla sua serva.

Alla fine, l’atto iniziò. Malfoy non riusciva neanche a guardare, tanto era schifato, e si girò, ma il suo amico guardava con brio. Notando la reazione del suo amico, Malfoy quasi vomitò.

“È veramente disgustoso” fu tutto ciò che Lucius fu in grado di dire.

Dobby sembrava averci ormai preso la mano, e forse esagerò un po’, perché Purty riuscì a muoversi in modo da tirargli uno schiaffo. Malfoy vide abbastanza da prendere il suo bastone e, con forza, colpire Dobby tra le gambe. Questo lasciò andare un grande guaito e si allontanò da Purty, cadendo sul pavimento.

“Non imbarazzarmi, elfo domestico!” ordinò Malfoy.

L’amico di Malfoy si lasciò andare ad una risata incontrollata, mentre Purty si piegava a raccogliere la sua tovaglietta da tè.

“Non ancora” comandò il suo padrone “Dobby, finisci”

Dobby guardò Malfoy, che riusciva a fatica a guardare il suo schiavo, adesso.

L’atto ricominciò, e dopo poco Dobby cadde sul pavimento, esausto, mentre Purty si rivestiva e lasciava la stanza.

“Vestiti!” abbaiò Malfoy.

Dobby raccolse la sua federa e ci entrò dentro, riannodando le estremità sulle sue spalle. Se qualcuno avesse guardato più attentamente avrebbe potuto vedere che stava piangendo.

“Bene, in due mesi dovremmo essere orgogliosi genitori!” rise il suo amico.

“Non c’è niente di cui essere orgogliosi quando si parla di queste squallide creature” schioccò Malfoy

“Vieni, Dobby!”

E con questo se ne andarono dalla casa.

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Le settimane passarono velocemente. Dobby pensava di tanto in tanto a quello che era successo, ma si sforzava il più possibile per non richiamarlo alla mente.

Tremava quando le memorie dell’accaduto venivano a galla.

Un giorno qualcuno bussò alla porta e Dobby andò subito ad aprire. Sul portico c’era un biglietto indirizzato a Lucius Malfoy. Dobby lo prese e lo consegnò al suo padrone, che stava bevendo del tè in salotto.

“Diventerai padre, Dobby”  disse Malfoy quasi gentilmente, leggendo il biglietto.

“Dobby non capisce, signore”

“Il tuo atto è andato a buon fine. Purty avrà un figlio e tu sarai suo padre” tornò a bere il suo tè.

Dobby era scioccato.

Si precipitò di nuovo in cucina e entrò nella sua piccola credenza. Cercava di nascondersi, ma non sapeva neanche lui da cosa.

Certamente Dobby sapeva che cosa fossero i genitori, che cosa fosse un padre, una madre, ma non ci aveva mai pensato veramente. Non aveva mai conosciuto suo padre e anche la memoria di sua madre quasi non esisteva. Sapeva che il suo padrone era padre, ma adesso Dobby sarebbe stato il padre del nuovo nato.

Per un istante si sentì felice. Scese dalla credenza e corse a cercare il suo padrone.

“Signore, Dobby sarà padre?” domandò.

“Sfortunatamente, si” rispose Malfoy.

"Dobby sarà padre!"  disse orgoglioso "Dobby sarà come il padrone e avrà…" prima che potesse finire la frase, però, ricevette un colpo sulla faccia che lo fece volare in mezzo alla stanza.

“Non ti paragonare mai più a me!” sibilò Malfoy “Chi ti credi di essere per portarti al mio livello?”

Dobby realizzò ciò che aveva detto. Gemette forte mentre lottava per rimettersi in piedi.

“Dobby è dispiaciuto signore! Dobby non sa cosa gli è preso!”

Iniziò a singhiozzare.

“Dobby deve punirsi. Dobby si punirà senza pietà, signore”

Malfoy lo fissò senza dire una parola.

"Dobby si stirerà le mani, signore" propose.

"No Dobby," disse il suo padrone, "Non è abbastanza. Ti punirò io"

Dobby lasciò andare un gridolino e iniziò a piangere.  

Malfoy sollevò l’elfo domestico per il collo e lo portò alla porta sul retro. La aprì e Dobby istintivamente pose una mano nello stipite della porta. Il suo padrone lo guardò  con disgusto, e allora l’elfo vi mise entrambe le mani.

Malfoy chiuse la porta con tutta la forza che aveva. Dobby gridò dal dolore, ma il suo padrone non si fermò. Era ovvio che la porta non avrebbe mai potuto chiudersi con le dita dell’elfo domestico in mezzo, ma Malfoy sembrava voler provare lo stesso.

Continuò a sbattere la porta sempre più forte e ogni volta Dobby gridava ancora di più. Alla fine le sue dita erano così insanguinate e distorte che non sembravano neanche più delle dita.

Malfoy gettò l’elfo a terra “Bendati le mani, hai ancora molto lavoro da fare”.

Dobby si guardò le mani e singhiozzò forte. Il dolore era talmente forte che faceva male solo guardarle.

Non avrebbe mai potuto svolgere i suoi compiti in quello stato.

Si precipitò in cucina e lottò per aprire la sua credenza, ma non ci riuscì. Provò e riprovò, ma fu inutile.

Guardò il sangue che dalle sue mani colava sul pavimento, poi si girò e notò che aveva lasciato una scia di gocce di sangue per tutta la casa.

Adesso era ancor più spaventato.

 

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Lucius arrivò a casa del suo amico. Fu condotto al piano di sopra, dove l’elfa domestica giaceva sul pavimento su un asciugamano sporco. Il suo amico era nella stanza con la moglie.

“È eccitante, vero?” esclamò lei.

“Il prossimo è tuo, Lucius” disse il marito.

“Non so se il mio stomaco reggerà un'altra cosa come questa” disse Malfoy. L’amico rise di cuore.

La stanza era silenziosa e fresca, ma Purty stava comunque sudando. Aveva sempre più dolori, ma non c’era nessuno ad assisterla. Si asciugava da sola la fronte con un panno umido e si lamentava per il dolore. Alla fine iniziò ad urlare.

“Purty ha bisogno di aiuto, padrone” disse con voce spaventata.

"Non ha senso! Sei un elfo domestico, gli elfi domestici lo fanno sempre! Stai andando bene..” le assicurò lui.

“Padrone, Purty ha bisogno di aiuto!” disse, e poi lasciò andare un altro grido agghiacciante. “Non sta andando bene, signore” disse piangendo.

Malfoy guardò il suo amico, che guardò la moglie. Purty gridò ancora, ma questa volta non si fermò. Le urla non erano solo di dolore, ma di paura. Purty aveva uno sguardo di completo terrore sulla sua faccia. Poteva non aver mai partorito prima, ma sapeva chiaramente che le cose non stavano andando come avrebbero dovuto.

“Padrone, la prego! Purty ha bisogno di aiuto!” provò a mormorare. Purty si stava contorcendo sull’asciugamano. Le sue urla erano così forti e penetranti che Malfoy tirò fuori la bacchetta, non sapendo neanche lui che cosa avrebbe fatto.

Prima che potesse fare qualunque cosa, però, le grida si fermarono. Purty era silenziosa e non si muoveva.

“Purty?” domandò la padrona di casa.

“Andiamo, Purty, vediamo il tuo bambino!” sorrise.

Purty non si mosse.

“Andiamo Purty, non essere timida” cercò di convincerla.

Alla fine la donna si diresse verso l’elfa domestica, guardò in basso e vide un’enorme quantità di sangue. Usò un piede per aprire un po’ le gambe dell’elfa e notò il piede e la gamba fuoriuscente del bambino. Né l’elfa né il bambino si mossero.

“Oh mio…” disse, coprendosi la bocca e lasciando la stanza.

“Che cosa c’è?” le chiese il marito gridando.

“È morta. Sono morti entrambi” disse Malfoy senza emozioni.

Guardarono il corpo steso sul pavimento.

“Temevo che fosse troppo vecchia per avere un figlio, ma non avevo scelta” disse il suo padrone “Dovevo provare. Non ci serviva più a niente, l’ultima cosa che avrebbe potuto fare per questa famiglia era fare un figlio”

“Beh, adesso non hai elfi domestici”

“Vero” disse l’amico di Malfoy.

“Dobbiamo vedere se qualcuno dei nostri parenti sarebbe disposto a far avere un figlio a una loro serva. Forse, potremmo usare ancora Dobby?”

"Vedremo. Anche Dobby serve veramente a poco, ma gli resta ancora qualche anno prima di diventare debole. Comunque, per come è ora, dovrei tagliargli la testa. Ma senza figli odierei trovarmi nella tua situazione”

“Bene allora, contatterò alcuni dei nostri parenti e, ammesso di trovare una femmina, ti chiamerò per il tuo servo”

Malfoy ci pensò un momento “Si, ma la prossima volta il primo nato sarà mio”

“D’accordo”

Malfoy tornò a casa.

 

Le mani di Dobby erano strette in bende.

Se era spaventato che il suo padrone potesse punirlo ancora per quello che aveva detto quel pomeriggio, era anche eccitato all’idea di sapere se era diventato padre di un maschio o di una femmina.

Malfoy si tolse il cappotto e lo appese all’appendiabiti. Si diresse verso la sua sedia preferita e si sedette.

“Signore?” disse Dobby, guardandosi intorno.

“Cosa?” ringhiò Malfoy.

Dobby continuò a guardarsi intorno curioso. Guardò la porta, il suo padrone e anche l’appendiabiti.

“Dobby si chiede dove sia il nuovo nato”

“Che cosa vuoi dire?” chiese Malfoy, realmente perplesso.

“Lei ha detto che Dobby sarebbe diventato padre, dov’è il figlio di Dobby?” disse quasi eccitato.

“Non avrai mai il bambino Dobby. Il bambino non è tuo. Doveva diventare il servo di un’altra casa. Pensavi davvero che avresti avuto un bambino da crescere?”

Dobby era  sconcertato.

“Dobby non avrà il suo bambino?”

“Certo che no!”

“Dobby non vedrà neanche il suo bambino, signore?”

“Non capisci la tua situazione, elfo?” Malfoy era palesemente arrabbiato.

“Tu non hai niente. Niente è tuo a parte quella disgustosa federa. Qualunque figlio tu possa avere sarà proprietà di qualcun altro”

“Il figlio di Dobby è di proprietà dell’amico del padrone?”

“Non c’è nessun figlio, Dobby. Purty e il bambino sono morti. Era troppo vecchia per avere un figlio, ma era un rischio che volevano correre”

Dobby era ammutolito. Non sapeva che cosa pensare. Indietreggiò di un passo.

“Non preoccuparti. Ti faremo accoppiare ancora appena sarà trovata un’elfa. Dopo tutto, non stai eseguendo i tuoi compiti in modo corretto. Prima riusciamo ad avere un nuovo elfo, e prima avrai finito con la nostra casa e sarai libero

Dobby era ancora scioccato e adesso triste. Suo figlio era morto. La prima volta che aveva avuto una relazione, sia la madre che il figlio erano morti.

L’unica consolazione di Dobby era sapere che se avesse avuto un nuovo figlio, lui sarebbe stato liberato.

Non capì mai che “libero”, per Malfoy, significava morto.

 

 

  
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