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Autore: super choi    28/07/2012    3 recensioni
Le stelle sono un qualcosa di irraggiungibile: sono come Jun.
Lo vedo sempre, eppure so che non lo potrò mai avere.
Corta one-shot ptovocata dalla noia XD Recensioni sono gradite )anche negative ^^)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Umma dove sono i miei calzini con le paperelle?-
-Sul primo cassetto Seobie..!-



Ormai è più di due anni che vivo con loro. Vi starete chiedendo il perchè; conosco Yoseob da quando siamo nati, a quando sono morti i miei genitori, ha deciso di ospitarmi a casa sua.
Loro sono la mia nuova famiglia.



-Grazie umma!- Dice Seobie  dandomi un bacio sulla guancia.
-Umma, noi dobbiamo andare all'intervista. Uffi non ho voglia.-
-Kikwan, tu non hai mai voglia di far nulla!- lo rimprovera il leader.



Come ogni volta, prima di andare, devono abbracciarmi tutti.
-Seob, perchè ogni volta dovete abbracciarmi tutti?- è stato lui ad "obbligarci" a fare questa cosa.
-Perchè tu sei la nostra umma- risponde facendo l'occhiolino e scompigliandomi i capelli.




-Jun sei morto? Gli altri ti stanno aspettando giù-
-Ho finito, ho finito- dice lui uscendo dal bagno.
-Ciao umma, buona giornata-
-Non c'è Seob, non serve che mi abbracci-
-...ma io ho voglia di abbracciarti comunque!-




Perchè fa sempre così?! Quand'è che capisce che è da un anno e mezzo che gli corro dietro?! Facendo così mi illude solo.
Mi metto a ridere da sola. Non è colpa sua, se fa così. E' meglio se faccio qualcosa.




Dopo aver pulito e riordinato un po' la casa, decido di andare un po' in giro.
I ragazzi tornerranno per le 18.00, devo stare tutto il pomeriggio da sola. Che noia! Anzi, vado al bar.
Non mi piaceva molto quel bar, esteticamente; però mi fa venire in mente umma e appa: quand'ero piccola venivo sempre qui con loro.
-Ciao Simon!- il barista è un uomo sulla 60ina, ha origini europee: è un vecchio amico di famiglia.
-Ehi unnie! Caffè?-
-Si grazie..!- fa il caffè più buono di tutta la Corea del Sud; meglio approfittare, no?
-Ma sbaglio o oggi è il tuo compleanno?- chiede appoggiando il caffè sul tavolino.
-Uh..cosa? Che giorno è?-
-Il 28 luglio-
-Oddio si! Non me lo ricordavo neanche- confesso grattandomi la nuca imbarazzata.
-Tanti auguri unnie!-
Rimaniamo a scherzare e chiaccherare per tutto il pomeriggio.



-Occavolo sono le 17.30! Devo scappare a casa! Ciao Simon-



Oggi è il mio compleanno e neanche me lo ricordavo!
Poco dopo arrivano i ragazzi, e neanche loro se lo ricordano, così decido di far finta di niente; non mi piace essere al centro dell'attenzione: è imbarazzante!




Ore 2.00
Aish~ non riesco a dormire! Jun è rientrato circa un ora e mezza fa, con qualche ragazza. E' da un po' di tempo che va avanti così.
Se è felice lui, a me va bene.



Ore 3.00
Infilo un paio di jeans corti e una t-shirt, e decido di andare sulla collina a guardare le stelle: ultimamente vado spesso lì la notte, nessuno lo sa.
Mi siedo sul divano per infilarmi le scarpe.
-Dove vai?-
E' la sua voce.
-Fuori. Torna a letto.-
-Torno a letto solo se tu mi dici dove vai.-
-Vai dalle tue amichette e non rompere.- Non volevo rispondergli male, ma mi dava troppo fastidio sapere che nella stanza affianco c'è qualche troia che si è fatta Jun.
-L'ho mandata via più di 2 ore fa.-
-A domani mattina.-
Mi alzo e mi dirigo verso la porta. Quando sto per girare la maniglia, lui m i blocca per il polso.
-Mi stai facendo male!-
-Dimmi dove vai.- Il suo tono è freddo e piatto.
-Come se te ne fregasse qualcosa. Lasciami!-
La sua presa si fa ancora più forte.
-Non sparare cazzate. Me ne frega di te.-
Le lacrime vogliono uscire.
-Se te ne fregasse qualcosa di me, non ti porteresti a casa la prima che ti capita, non saresti sempre in giro senza avvisare nessuno, ti saresti ricordato del mio compl- mi tappo la bocca. Scende una lacrima.
-Cosa?-
-Lasciami!-
-Dimmi qual'era l'ultima frase!-
-Porca troia ieri ho compiuto gli anni, ora lasciami!- Tiro uno strattone. Riesco a lierarmi. Prima di uscire, lo guardo con la coda dell'occhio. E' shoccato.
Esco e comincio a correre. La collina è a circa mezz'ora da casa.
La raggiundo in fretta e mi butto sull'erba fresca.
Una volta sono venuta qui anche con Jun: gli ho raccontato dei miei genitori, di quand'ero piccola; sapeva che quello era il mio posto.




Guardo le stelle: sono bellissime. Mi sono sempre piaciute. Quando avevo 13 anni venivo sempre qui con i miei amici, a volte stavamo sdraiati anche tutta la notte. Le stelle sono un qualcosa di irraggiungibile: sono come Jun.
Lo vedo sempre, eppure so che non lo potrò mai avere.




La mattina dopo.


Perchè sono nel mio letto? Era tutto un sogno? Meglio così.
Mi siedo sul letto stroppiciandom gli occhi.
-Scusa-
Oh cazzo, non era un sogno!
Sgrano gli occhi.
-Cosa?-
-Scusa, non mi ricordavo del tuo compleanno. Scusa se porto sempre a casa delle ragazze. Scusa per quello che sono-
Abbasso lo sgurdo. Gli occhi bruciano.
-Mi hai portato tu a casa?-
-Sì, ti eri addormentata..-
-Come facevi a sapere che ero sulla collina?-
-L'altro girono ti ho seguito, ultimamente ci vai tutte le notti.-
-Oh...che ore sono?-
-Sono le 10.00, gli altri sono andati al luna park, tornano sta sera.-
Dovevo stare tutto il girno a casa con lui? Sarei morta prima.
-Ho fame! Hai già fatto colazione?- mi alzo dal letto andando in cucina.
Lui si siede sul divano.
-Già fatto, grazie!-
La mattinata passa abbstanza veloce. Io sto al computer in camera, lui tra camera e salotto.



TOC TOC
-Avanti!- urlo stoppando il video che stavo guardando.
-Cosa guardi?-
-Hello Baby con i B1A4-
-Ti posso parlare?- entra con la testa bassa.
-Ehm, si certo, dimmi!- dico spegnendo il computer e cercando di sorridere -Siediti pure sul letto!-
Il mio cuore batte a mille. Lui si siede sul letto e alza lo sguardo su di me.
Cerco di sorridergli incoraggiandolo a parlare.
-Allora...- estrae una scatoletta dalla tasca dei partaloni -è per il tuo compleanno- dice porgendomi il pacchettino.
Mi alzo dalla mia postazione a vado a sedermi vicino a lui, prendendo il pacchetto.
-Davvero? Ma non dovevi!- Gonfio le guance, scartando il regalo: è una collanina.
E' semplice: una collalanina d'argento con un ciondolo a forma di nota musicale del medesimo colore.
-Grazie- sussurro.
-Dammi qua che te la metto- gliela passo e lui me la mette. I nostri visi sono vicini. Sento il suo respiro. Abbasso lo sguardo, appoggiando la testa sul suo petto: non riesco a tenere lo sguardo.
-Mi piaci- Lo sussurra al mio orecchio.
-Cosa?- volevo sentirlo, non ne ero sicura. Mi abbraccia, facendomi sciovolare sul letto sotto di lui.
-Ti amo- mi scende una lacrima. Non è tristezza, ma felicità.
-Da quanto?-
-Non lo so, qualche mese- il suo corpo è sopra il mio, le sue mani sui miei fianchi, il suo naso sfiora il mio.
-Perchè andavi con le altre allora?-
Il suo viso si incupisce.
-Quando andavo con le altre pensavo che quella sotto di me, fossi tu, che le labbra fossero le tue, che i gemiti erano tuoi. Non sopportavo più l'idea di vederti, ma sapere che non ti avrei mai potuta aver-
Non gli lascio finire la frase che afficino il mio viso al suo, facendo scontrare le nostre labbra.
-E' da un anno e mezzo che sto aspettando questo momento- un'altra lacrima -Ti amo, Jun.-
-Scusami, sono uno stupido.- Cattura la mia lacrima con un bacio. -Ti amo-






Non sei più una stella. Loro sono irraggiungibili, tu sei qui, sopra di me. Le tue mani corrono esperte sul mio corpo, le tue labbra bagnano la mia pancia, i tuoi vestiti per terra a fare compagnia ai miei.
Ora siamo una cosa sola. Ti amo.

  
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