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Autore: sheisheather    29/07/2012    9 recensioni
«Siamo come Timon e Pumba, noi due?» mi chiese quella bambina dai capelli castani e gli occhioni cioccolato.
«Sì, noi siamo come Timon e Pumba, ma tu sei Pumba, perché io non faccio puzzette» canzonai io, fiero di me stesso.
«Neanche io faccio puzzette» I suoi occhi cominciavano a farsi lucidi.
«Non ho mica detto che le fai» mi difesi io, avvicinandomi al suo bel visino.
«Mamma» urlò lei, con le lacrime che le scendevano copiosamente.
«Io l'ho sempre detto che le bambine non le capirò mai» posai le mie mani intorno alla mia vita, scuotendo la testa.
Sembravo un uomo d'affari, mentre avevo appena sei anni.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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We are like Timon and Pumba.
 

«Mamma, andiamo?» urlai a mia madre, che con velocità scese la scala a chioccola.
«Sì Liam, andiamo» mi prese la mano ed uscimmo di casa.
Le mie sorelle erano entrambe in una fase di sentimentalismi con i propri fidanzati, parlavanoo d'amore e cose simili, ma io ne avevo capito ben poco.

Finalmente, riuscivo ad intravedere il parco da lontano.
«Mamma, hai tu Mumù?» chiesi preoccupato.
Mumù era il peluche più carino del mondo. Era una giraffa.

«No Liam» disse mia madre, tastando su quel suo dannato cellulare qualcosa a qualcuno.
«Uffa, ma io volevo giocare con Mumù» sbattei i piedi a terra.
«Dai, incontrerai qualcuno con cui giocare al parco».

Finalmente arrivammo, a quel parco che tanto amavo.
C'erano le altalene, gli scivoli, i cavallucci e anche quei cerchi su cui i bambini ci salgono e cominciano a girare.
Non credo abbiano un nome.
Andai sull'altalena, dove alloggiava una bambina.

«Ciao, mi chiamo Liam, e tu?» gli chiesi.
«Ciao, sono Erika» le strinsi la mano.
Era molto bella.
Aveva i capelli castani e gli occhi cioccolato.
Probabilmente se non avessi saputo fossero occhi, gli avrei mangiati. Avevano un aspetto piuttosto invitante.

«Ti va di giocare?» le chiesi.
«Sì, se vuoi ho i miei peluche. Tu non ne hai uno?» guardai a terra, e feci dei cerchi con i piedi.
«Sì, ho una girrafina dolce, solamente che mia madre l'ha lasciata a casa» le dissi, con un pizzico d'imbarazzo.
«Oh, non preoccuparti, io ne ho qualcuno anche per te» sorrisi.
Era davvero carina.

«Grazie»
Giocammo per tutto il pomeriggio.
Lei aveva un koala che aveva chiamato Stitch, mentre a me aveva dato una scimmietta che si chiamava Ron.

 

[...]
 

«Erika» la abbracciai con tanto entusiasmo.
«Liam» ricambiò.
«Allora, Tanya, Liam oggi starà da me, tu non preoccuparti fai quello che devi fare» Klaire, la mamma di Erika, mi aveva ospitato a casa sua, perché mia mamma aveva una cena di lavoro.
«Ok, ciao amore di mamma» mi salutò con un bacio sulla guancia.
«Ciao mamma»
«Mamma, vogliamo vedere Il re leone» disse Erika e Klaire.
«Ok, ora ve lo metto»
Ci sedemmo sul divano con un pacchetto di patatine.

«Adesso inizia, mi raccomando, non litigate» annuimmo, mentre infilavamo le mani nel sacchetto di plastica contente quelle patatine piene di olio, che amavamo tanto.

«Che bello questo cartone» esclamò Erika.
«Sì anche a me piace tanto» le risposi.


«Siamo come Timon e Pumba, noi due?» mi chiese quella bambina dai capelli castani e gli occhioni cioccolato.
«Sì, noi siamo come Timon e Pumba, ma tu sei Pumba, perché io non faccio puzzette» canzonai io, fiero di me stesso.
«Neanche io faccio puzzette» I suoi occhi cominciavano a farsi lucidi.
«Non ho mica detto che le fai» mi difesi io, avvicinandomi al suo bel visino.
«Mamma» urlò lei, con le lacrime che le scendevano copiosamente.
«Io l'ho sempre detto che le bambine non le capirò mai» posai le mie mani intorno alla mia vita, scuotendo la testa.
Sembravo un uomo d'affari, mentre avevo appena sei anni. 
 
Dopo dodici anni..
 
Avevo tutto ciò che si potesse desiderare.
Una carriera, quattro colleghi, un migliore amico, una famiglia che mi voleva bene ed una fidanzata.
Ecco dove mi trovavo.
Era l'evento che tutta Londra attendeva da tutto l'anno.
Lo spettacolo di fine stagione.
Ormai era arrivato l'inverno, e l'autunno stava per salutarci, e come tutti gli anni, ci sarebbe stato lo spettacolo delle scuole di danza più importanti di Londra, e Danielle (la mia ragazza) faceva parte di una di queste.

«Liam, quali sono i nostri posti?» mi chiesi Harry.
Un ragazzo che faceva parte della mia band, insieme ad altri tre.
Niall, Louis e Zayn.
Zayn, non che mio miglior amico, mi capiva più di tutti, ed era questo che lo rendeva il 'migliore'.

«Questi, Styles» gli indicai cinque posti, nel bel mezzo del teatro.
Una fan dai posti davanti ci riconobbe.
Le fecimo degli autografi su un quaderno pieno di disegni.
Particolarmente ritratti.

«Disegni?» le chiesi.
Che domanda assolutamente sciocca.

«Si, quando ho tempo» annuii.
Cominciai a sfogliare un pò di quelle pagine, quando mi trovai a fissare un ritratto.
Riconobbi quel volto, fisionomicamente lo riconobbi, ma non ricordavo a chi apparteneva.
I capelli castani mostruosamente lisci, gli occhi cioccolato, le lunghe ciglie, le guance rosee, le labbra sottili.
Era tutto un ricordo, ma non ne conoscevo il nome.
Sotto c'era una firma, probabilmente della ragazza che l'aveva fatto, con su scritto 'aspettiamo questo spettacolo da tempo'.
Probabilmente, avrei ottenuto il suo nome molto presto.

«Sei molto brava» le dissi, e ne rimase felice.
«Sta per iniziare» disse Louis.
Rimasi immobile sulla mia seduta.
Sembrava dovessi salire io sul palco.
Chiamarono differenti gruppi, molto bravi, che non avevo mai avuto nelle precedenti gare di Danielle.

Dopo un'ora e mezza di danza classica, conteporaneo, danza moderna e jazz, era finalmente arrivata la categoria dell'Hip-Hop, ovvero quella di Danielle.

«Faccimo entrare i Lockerz» eccoli finalmente.
Vennero accolti con un applauso, e nel frattempo che si misero in posizioni, afferrai il mio iPhone per riprendere la coreografia.

Era bravissima.
E lo sapevo, e anche lei lo sapeva.

«La smetti di applaudire? Ti senti solo tu» disse Zayn, con un mezzo sorriso sul volto.
«Ecco a voi, invece, l'ultimo gruppo, gli Out of Mind» applaudii, non sapendo chi erano.
Andarono a mettersi nel bel mezzo del palco.
Avrebbero iniziato con le luci spente.
La musicà partì, ed era tutto un miscuglio di suoni.
Non guardai i ballerini ma mi limitai a riconoscere lo stile.
Locking.
L'ironia di quelle note era veramente notevole, scaturivano felicità.
Per vedere se avevo indovinato, aprii gli occhi e notare i ballerini.
Due uomini, cinque donne, ma ce n'era una con un volta troppo familiare per esser dimenticato.
Non poteva essere lei.
Era in prima fila, con una paio di jeans bianchi, una canotta grigia e un giacchetto viola maculato.
I capelli lasciati sciolti e mossi, e al lato aveva quattro torcioni che le lasciavano il viso scoperto.
Il trucco era uniforme e viola.
Rimasi a bocca aperta.
Si era fatta più bella, dall'ultima volta che la vidi.
La fissai talmente tanto che non mi accorsi che la coreografia era ormai finita.
Mi aveva visto, e mi aveva anche riconosciuto, tanto che iniziammo un gioco di sguardo e sorrisi che mi fecero ripensare alle miriadi di bei momenti passati con lei.

«Liam, quella faccia da pesce lesso?» mi chiese Niall.
«C'è una persona importante in quel gruppo» gli risposi col sorriso.
«Chi?» continuò.
«Una mia vecchia amica».

Lo spettacolo terminò con le congratuzioni ed i ringraziamenti, così raggiunsi Danielle nel backstage.

«Amore, cosa ne pensi?» mi chiese, appena mi vide.
«E' stato meraviglioso, senti ma conosci il gruppo che ha ballato dopo di te?» le chiesi, troppo curioso.
«No, perché?» 
«Sai dove sono i loro spogliatoi?»
«Sì, in fondo a destra» mi disse.
«Grazie» la ringraziai con un bacio.
Corsi per tutto il corridoio, per poi arrivare di fronte ad una porta bianca con un cartello 'Out of Mind'.
Sentivo le urla di gioia dentro lo spogliatoio.
Bussai.
Cominciai a sudare freddo.
Una ragazza, non filiforme, ma con un viso angelico, venne alla porta.

«Chi cerchi?» mi chiese.
«Erika» pronunciai quel nome con tanta foga.
«Ora te la chiamo» urlò il suo nome per richiamarla.
Venne di fronte alla porta con un sorriso che si fece più vivo quando vide la mia figura

«Liam» mi abbracciò forte urlando il mio nome.
«Erika» ricambiai.
«Come stai? Insomma ho visto che sei diventato uno importante» disse con tono scherzoso.
Rimasimo a parlare per così tanto tempo.
Non mi stancavo, volevo restare, mentre vedevo i suoi compagni salutarla.

Dopo ormai un'ora di conversazione una Danielle infuriata si avvicinò a noi.

«Ehi, è da un'ora che ti cerco» mi disse.
«Oh sì scusami» le dissi.
«E lei.. lei chi è?» mi chiese, con una punta di gelosia.
«Lei è.. è la mia Pumba» le risposi, con tanta gioia dentro, ed un sorriso che nessuno sarebbe riuscito a togliermi.

 


I'm here.


Tadadaaaan
Ecco qui.
Non so se renderla 'One shot' o 'Storia a capitoli', questo lo sceglierete voi.
Se ho più di dieci recensioni, la renderò storia, altrimenti la lascio così.
Anyway.
Ho sputtanato un pò di cose mie, a partire dal mio nome.
Erika.
Mi piace il mio nome, sopratutto perché con quella K fa molto figo.
No, non sono una BM, ma credo che i miei genitori quando mi hanno scritto all'anagrafe, lo erano, oppure avevano talmente tanto 'SWAAG' (?) da scrivermi con la K, e da quello che ho capito, è la seconda la condizione esatta.
Poi, ho sputtanato il nome del mio gruppo di hip hop 
*yuuh*
Ed ho sputtanato gli abiti dell'ultima gara, che è andata di merda.
So. Spero vi sia piaciuta, calcolate che è un mio sogno a cui sono MOLTO affezionata, cioé è il mio sogno, la mia vita, i miei passatempi, i miei idoli, c'è un pò di tutto, ed è tutto MIO, e di nessun'altro.
Vediamo un pò.
Lasciate una recensione e fatemi felice.
Baci e abbracci.

#payne'sfamily. 
  
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