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Autore: AyrinL    29/07/2012    8 recensioni
Per la Sebastian!Sunday
Cos’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARADISO + INFERNO.

 



Cos’è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre? Non so, non me l’ero mai chiesto, eppure adesso mi appare così chiaro. Tutti i ricordi della mia vita mi appaiono insieme, come una sequenza ordinata di fotografie. Essi sono sempre lì, nella nostra testa. Spesso spariscono sotto i nostri occhi, nascosti sotto il caos degli anni, dei giorni, delle esperienze che si accumulano. Altre volte tornano a galla, all’improvviso, e vanno a posarsi sul cuore, come un grosso peso, o come una piuma leggera.In una sorta di realtà evanescente vedo immagini della mia vita scorrere rapidamente. Attimi, occhi, labbra, sorrisi, sussurri. Tutta la mia breve esistenza segnata dalla rapida discesa dal paradiso all’inferno.

 

 

PARADISO.

 

Una tiepida mattina di settembre, io, Sebastian Smythe, arrivai alla Dalton. Era tutto nuovo per me lì, eppure mi presentai con la mia solita sfacciataggine. Ero sicuro di me, al cento per cento. Come sempre del resto.I giorni alla Dalton trascorrevano tranquilli, forse sin troppo. Di certo l’Ohio non era interessante come Parigi, le attrattive francesi erano ben diverse rispetto quelle americane. Mi mancava l’aria europea, ma non lo davo mai a vedere. Comunque, di certo non ero il tipico liceale adolescente degli USA, ed io mi sentivo… speciale, lì. Ero lo straniero, il nuovo arrivato, il ragazzo misterioso in una scuola molto particolare. Colma di figli di ricche famiglie, i ragazzi della Dalton mi guardavano sempre con una certa curiosità. Mi piaceva tutta quella attenzione. E nessuno pareva farci caso ai ragazzi che spesso lasciavano ricadere lo sguardo sul mio corpo, sul mio sedere…ed io ne approfittavo, mi lasciavo prendere la mano, mostrandomi sempre più fascinoso, quasi irraggiungibile.
Ero la star.
La situazione non poté che migliorare quando entrai a far parte dei Warblers, le rock star dell’accademia.
Mi è sempre piaciuto cantare,così non mi lascia scappare l’opportunità. Potevo fare qualcosa che mi appassionava, qualcosa che mi piaceva, qualcosa per me stesso. E inoltre, la mia popolarità aumentava di giorno in giorno.
Diventai capitano e solista dei Warbler, e il mio obiettivo era uno solo: vincere le Nazionali.
Mi informai ben presto sulle gare e soprattutto sui nostri avversari, e in particolare mi misero in guardia sulle New Direction.
I Warbler erano stati sconfitti da quel gruppo di un insulso liceo di Lima.
Sapevo però che con me su quel palco sarebbe stata tutta un’altra storia.
Mi informai sui membri delle New Direction, e gli altri Warbler mi parlavano di un ragazzo in particolare.
E fu la prima volta che sentii il suo nome: Blaine Anderson.
Blaine era stato uno studente della Dalton e aveva lasciato l’accademia per trasferirsi al liceo McKinley, per restare accanto al suo fidanzato, un certo Kurt Kummel, anch’egli ex studente lì alla Dalton e ex warbler.
Gli altri ragazzi descrivevano Blaine come il miglior cantante che la Dalton avesse mai avuto. Era brillante, talentuoso, e anche carino, a detta di alcuni.
Ne ebbi la conferma quella gelida mattina di ottobre in cui Blaine venne a far visita ai Warbler e ai suoi vecchi amici.
Entrò, e il mio cuore ebbe un sussulto.
Lo vidi avvicinarsi a passo lento, sorridente, per poi unirsi a noi, a cantare e ballare insieme.
Per la prima volta pensai che qualcosa nella mia vita mancava. Che non era tutto così perfetto come credevo. E così volli provarci.

 

Fu difficile, eccome. Blaine era fidanzato ormai, con quel fastidiosissimo Kurt.
Cercai di usare la mia solita tattica, quella del ragazzo sicuro di sé, sfacciato, ammaliante. La verità però era che avevo paura. Ero spaventato da quel sentimento che cresceva pian piano ogni volta che incrociavo i suoi occhi.
I suoi occhi dorati erano la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia. Continuavo a negare a me stesso che era stato amore a priva vista.
Io, che ero il solito gay che andava col primo che gli capitava. Io, che non mi ero mai innamorato, e ormai mi ero convinto che fossi allergico all’amore.
Mi sentivo come se un demone si fosse impossessato di me.
Mi sentivo morire ogni volta che lo vedevo col suo ragazzo. Perché volevo essere al suo posto, volevo dargli tutto.
E invece ero talmente inesperto, impaurito, che commettevo una sciocchezza dopo l’altra.
Cosa mi stava succedendo? Non mi riconoscevo più.
Era entrato nella mia vita all’improvviso, senza che potessi accorgermi del flusso del destino che scorreva inesorabilmente. Quegli occhi mi erano scoppiati dentro e un fuoco, un fuoco nuovo, bruciava dentro di me. Mi sentivo sempre più disarmato sotto il suo sguardo e spesso non trovavo le parole. Eppure quegli occhi erano l’unica cosa che mi facevano stare bene, l’unico spazio di paradiso nella mia vita. E mi chiesi una notte, come avevo fatto a vivere tutti quegli anni senza quelle iridi cangianti..
Come poteva Blaine essere l’unica causa della mia felicità e allo stesso momento della mia minuta disfatta?
Non avevo risposta, perciò ero in continua lotta con me stesso e con gli altri. Non avevo nulla da offrire al mondo, se non la mia confusione.
E cosa poteva farsene Blaine, di quella confusione? Non avevo nulla da dargli, così solo, così…inutile.
E scappavo, scappavo da tutto e da tutti, cercavo anche di scappare da Blaine, preda di un mostro invincibile: me stesso. Mi ritrovai come in una terra sconosciuta, senza mappe. Tutte le strade sembravano portare solo a lui. In questi casi, l’unica bussola degna di essere consultata è il cuore.

Passarono i giorni, i mesi, senza che io facessi molto per cambiare, per mostrarmi come ero realmente, senza maschere, senza finzioni. E nel frattempo Blaine si insinuava sempre di più dentro il mio cuore, nelle mie vene, nella mia mente. Ma io commettevo sempre le solite sciocchezze, fino a quando la mia superbia e la mia gelosia mi portarono all'ultima sconsiderata azione. Un piccolo dispetto nei confronti di Kurt si trasformò in qualcosa di più grande, e il fato, il caso o chissà quale divinità resero Blaine la vittima. Una fredda mattina di ottobre, in quel parcheggio maledetto, lanciai quella granita e lo ferii. In quel momento la crepa dentro di me si allargò definitivamente e fui inondato da una marea di sensazioni opprimenti e negative. Il mio egoismo era straripato e vidi crollarmi tutto il mondo effimero che mi ero creato. Per la prima volta nella mia vita decisi di cambiare.
Decisi di staccarmi dalla faccia quella stupida maschera e per la prima volta mi trovai faccia a faccia con quello che ero stato per tanto tempo: un ragazzo egoista, superbo, incapace di amare. Forse perché l'amore non l'avevo mai ricevuto. Bruciai la parte peggiore di me. E a quel punto non mi rimaneva nient'altro, se non un ragazzo di cui ero innamorato, ma che non poteva ricambiarmi. Lui scorse il mio cambiamento e cominciò a guardarmi con occhi diversi. Mi nutrivo di piccoli gesti: un saluto al Lima Bean, un'occhiata, un sorriso. Un sorriso... i suoi sorrisi erano più brillanti delle stelle in una notte di mezza estate. Ed io sognavo, sognavo.... Perché non mi restava altro, se non la piccola speranza che un giorno quell'uomo sarebbe stato mio.

Sognavo perché mi mancava un pezzo fondamentale nella mia vita, una vita che senza Blaine appariva pigra e indolente, ed ogni sogno era un'altra dose di veleno dolce e raffinato.
Passarono i mesi, l'inverno e la primavera lasciarono posto all'estate e ai suoi caldi raggi solari. Le scuole erano terminate e una mattina di giugno ero come sempre al Lima Bean, senza però la mia divisa della Dalton. Presi il mio solito caffè nero. Mi allontanai dalla cassa, dopo aver pagato, e un ragazzo dai capelli neri pieni di gel attirò la mia attenzione. Andai da lui... era solo. -Ciao Blaine! 
Lui non rispose. I suoi occhi erano freddi, vuoti. Quel vuoto mi fece venire le vertigini. Poi alzò i suoi occhi verso i miei e quelle iridi si impiantarono ancora di più nel mio cuore che da tempo ormai sanguina per quell'amore assurdo.

– Kurt mi ha lasciato.

Lo guardai profondamente, il suo dolore era palpabile. Io non feci che una sola cosa: poggiare la mia mano sulla sua, stringerla ed abbracciarlo, sentendolo sussultare sulla mia spalla. Si scioglieva mano a mano tra le mie braccia e le lacrime cominciarono a scendere sul suo volto. Non erano per me quelle lacrime, ma potevo asciugarle, donargli di nuovo il sorriso... renderlo mio.

Quell'ultimo anno con Blaine fu per il Paradiso.

 

 



TERRA.

 

 

Due anni dopo io e Blaine convivevamo insieme in un piccolo appartamento di New York. Lui studiava alla Julliard, mentre avevo deciso di iscrivermi a Giurisprudenza per seguire le orme di mio padre. Non mi importava tanto dei miei sogni, ma di quelli di Blaine. Non ero più io quello importante, ma lui. Per me l'importante era restargli accanto. Passavamo le giornate all'Università, ma la sera chiudevamo il resto del mondo fuori e ci godevamo il nostro amore.

Certo, ambientarsi nella Grande Mela fu difficile. L'università era stressante per entrambi, c'era competizione e ogni giorno qualcuno tentava di serrarci la strada verso il successo. Vivevamo in un angusto appartamento anni Cinquanta nella periferia di New York, l'intonaco ormai grigio cadeva a pezzi sul pavimento di legno cigolante.

Fummo costretti a trovarci un lavoro, perché non disponevamo dei fondi familiari: Blaine aveva tagliato i ponti con la sua famiglia, dopo aver deciso di intraprendere la carriera artistica, mentre io avevo deciso di non voler più essere quel ragazzino viziato che sperperava i suoi soldi in insulsi locali gay. Quando quella mattina in cui colpii Blaine decisi di cambiare, fu una decisione drastica che consisteva nel cancellare ogni parte di me del passato. E il vecchio Sebastian non avrebbe mai faticato per portare soldi a casa, no. Il vecchio Sebastian si sarebbe potuto permettere un lussuoso appartamento in Trade Center, da solo, portando ogni notte un ragazzo diverso.

E invece no, mi ero innamorato. E volevo regalare una vita perfetta a Blaine, ma con il mio impegno, le mie forze. Lavorai ovunque e con chiunque: cantante in country club, cameriere, dog sitter, fattorino, centralista, lavapiatti... Furono anni di duro lavoro per entrambi. Passavamo il giorno tra i libri e il lavoro, e potevamo vederci solo la sera. Io alternavo momenti di studio a momenti di pura e sana immaginazione, io cui non vedevo l'ora che calasse il sole per correre da Blaine per fare l'amore con lui.

Ma fu sempre più difficile. Giungemmo a quella fase dell'amore che avevo sempre temuto, che mi aveva sempre tenuto dalle relazioni perché il dolore è il mostro che più ho temuto in tutta la mia vita. Eccolo, giungeva lì, a prendersi possesso del nostro cuore. Una sera, Blaine giunse a casa col sorriso a trentadue denti: Seb, non puoi immaginare chi ho incontrato oggi!

– Chi? Sentiamo.

– Kurt!

 

 


INFERNO

 

 

In quei mesi rincontrai un mia vecchia nemica che mi aveva fatto compagnia nei miei giorni più oscuri: la gelosia. Le mie notti erano tormentate da orribili incubi e un grande vuoto cominciava a crescere dentro di me, lo stesso vuoto di quando ero un adolescente della Dalton. Mi sembrava impossibile, forse avevano ragione chi diceva che era impossibile cancellare il passato. Adesso stava tornando a galla e stava cominciando ad affilare gli artigli. Blaine vedeva sempre più spesso di lui, ed io mi fidavo di lui, ma stavo male al solo pensiero che potesse portarmelo via. Avevo sofferto per averlo, non volevo che si sgretolasse tutto tra le mie mani. Il vecchio Sebastian stava tornando in superficie e, per quanto io cercassi di respingerlo, tutto era inutile.

I due si vedevano sempre più spesso. Blaine mi tranquillizzava dicendomi sempre che erano solo amici e che Kurt sarebbe rimasto per sempre il suo migliore amico, perché così era da sempre, ma che l'amore ormai non c'era più, che il vero amore ero io. Eppure la parte egoista di me ormai era uscita allo scoperto. Mi trasformai nuovamente nel mostro che ero un tempo. Diventai sempre più opprimente e soffocante. Volevo sapere tutto ogni volta che usciva: dove andava, con chi, pretendevo di essere sempre con lui, non gli lasciavo mai spazio. La gelosia aveva lasciato spazio anche all'arroganza. E via ogni sera con litigate, urla, pianti... Era un inferno.

Avevo paura, troppo paura, e la paura rende irrazionali. La prima volta avevo paura di amare. La seconda avevo paura di non poterlo fare mai più. E quando tocchi il cielo con un dito, quando conosci cosa significa essere in cima non potrai mai accettare il fatto di scivolare giù per colpa di una stupida frana. Il mio unico ostacolo alla felicità mia e di Blaine... ero io stesso. Quell' “io” che in fondo non ero riuscito a cambiare, perché stavo commettendo una sciocchezza dopo l'altra, di nuovo. E non riuscii fermare la parte peggiore di me che avanzava.

 

E fui preda di me stesso fino a quella sera di ottobre. Ottobre era sempre stato il mio mese fortunato e inevitabilmente accadde qualcosa che avrebbe cambiato la vita di Blaine, e la mia. Era quasi mezzanotte, Blaine era uscito. Mi aveva avvisato qualche ora prima solo con un sms e non avevo idea di dove fosse o con chi fosse. Così passai la serata a bere birra e ad ascoltare Janis Joplin impazzire allo stereo. E mentre l'alcool entrava nel mio sangue, l'immagine del Sebastian perfetto e innamorato svaniva, bruciava e si riduceva a inutile cenere. Volevo solo urlare per il dolore lancinante che provavo.

E lo feci, quando sentii la porta di casa aprirsi. Accorsi all'ingresso dalla cucina e vidi Blaine richiudere lentamente la porta alle sue spalle.

– Dove cavolo sei stato, Blaine?

– Seb, stai calmo, ok?

– No, non sto calmo! Io sono stanco, sono stanco! urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Ero furioso.

– Sebastian, tu sei... ubriaco?

– Sì, e sai perché? Perché ogni sera sono qui ad aspettare qualcuno che va in giro a tradirmi!

– Cosa? Davvero pensi questo?

– Si Blaine, si!

Le lacrime cominciarono a formarsi agli angoli dei suoi occhi spenti. Tu...tu sei....sei esattamente come prima, sei tornato come prima! Le lacrime scendevano copiose sul suo viso, e a quelle parole il dolore dentro me si acuiva sempre più. Diedi un colpo secco al muro, per cercare di contenere quella sensazione di vuoto e d'agonia che cresceva dentro di me.

– Io pensavo tu fossi perfetto, Sebastian! E invece no, sei esattamente come prima!

Blaine continuava a parlare, ma improvvisamente non sentivo più nulla. "Sei esattamente come prima". Quelle parole risuonavano nella mia testa, l'eco di un suono acuto che lacerava le pareti della mia testa. È incredibile come ero riuscito a rovinare tutto. E tutti i ricordi della mia vita si presentavano davanti ai miei occhi, mostrandomi la cosa che più odiavo: me stesso. Era quello il mio destino crudele: essere nato per amare ma non essere in grado di farlo.

Pensavo ancora a quelle parole, quando mi accorsi che Blaine stava uscendo fuori sbattendo furiosamente la porta. Raccolsi le forze, con le gambe che ancora vacillavano sotto il peso dell'alcool e finalmente decisi di seguirlo. Scesi giù per le scale urlando il suo nome. Blaine! Blaine, fermati!

Ma lui continuava a correre, fino ad arrivare giù al portone e ad uscire in strada.

Accellerai e finalmente lo presi per un polso. Lui si voltò verso di me e mi si spezzò il cuore nel vedere le sue lacrime scendere copiose su quel volto che meritava solo di sorridere. E allora decisi di fare qualcosa che solo una volta feci nella mia vita. L'ultima volta che chiesi sinceramente scusa a qualcuno, fu quando colpii Blaine con la granita. In quell'istante capii che avevo ancora una possibilità di uccidere per sempre quel Sebastian arrogante che ero tornato ad essere in quei giorni.

Se Blaine mi voleva perfetto, dovevo essere perfetto.

– Scusami, scusami Blaine! Ti prego, sono un idiota, e mi dispiace, mi dispiace tantissimo, ma per favore, non andartene, non ora. Io ti amo, e se tu te ne vai, io sono morto. Io voglio essere perfetto per te, e non so se ci riuscirò, un giorno, ma se te ne vai non lo scoprirai mai.

La connessione che si creò tra i nostri occhi fu magica. Vidi le sue iridi colorarsi di una luce nuova. Si avvicinò a me, piano. E mentre i nostri corpi si facevano sempre più vicini mi accorsi che eravamo al centro della strada, nel buio più totale, senza lampioni che illuminassero la via. Ma una luce abbagliante ci venne incontro e poi... accadde tutto velocemente. In quei istanti mi ricordai di quando Blaine spinse via Kurt per proteggerlo dal mio attacco. Quanto può essere grande l'amore per decidere di sacrificarsi per la persona che abbiamo accanto? Vidi due fari farsi sempre più vicini e il rumore di un motore assordante. Fu tutta opera del mio istinto, il mio stesso corpo mosso dalla forza incontrollabile dell'amore.

Spinsi via Blaine fuori dalla strada. Ebbi un deejavù. Lo vidi riverso sul marciapiede, completamente sconvolto in viso. Poi un urlo. Buio. Non sentii nulla, ma mi ritrovai improvvisamente sull'asfalto, e attorno a me sentivo l'odore aspro del sangue. Vedevo opaco, non sentivo nulla. Poi la mia mano fu stretta da quella di Blaine. Sentivo le sue lacrime, la sua stretta attorno a me. Mi prese il viso tra le mani.

– Seb! Amore, ti prego, resisti, ti prego, no, no..

Sussultava, singhiozzava. Attorno a me sentivo il buio più totale incombere. Non sentivo più le membra, la vita mi stava abbandonando. Raccolsi le ultime forze per prendere le sue mani. E in quel momento realizzai che quel Sebastian con cui avevo combattuto a lungo, era finalmente scomparso. Strana la vita. Ti porta sempre all'estremo per renderti giusto e in armonia con te stesso. E me ne andai da questo mondo dolcemente, con le sue mani vicino al mio cuore, mentre sussurravo al suo orecchio: Lo vedi Blaine? Adesso sono perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ringrazio Martina per questa idea stupenda della Sebastian!Sunday e ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui. Ma più di tutti ringrazio la Somochu, che mi ha aiutato a pubblicare causa assenza di un pc e che sclera ogni giorno con me su Twitter

   
 
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