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Autore: YueKono    29/07/2012    1 recensioni
Questa è la storia del mio alter ego, Yue.
Yue ha ventisei anni e tira avanti grazie alla sua abilità nel tenere ai suoi piedi gli uomini e a bada i propri sentimenti.
Ma questo stile di vita non soddisfa appieno qualcun'altro ...
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Liquore al cioccolato



Le luci sono basse e soffuse nel locale, un vociare sottile riempie l’aria. C’è gente che ride, chi piange affranto fra le braccia di una bella ragazza, chi si sussurra cose al di là dell’immaginabile all’orecchio intorno ai tavolini bassi pieni di bicchieri da cocktail e shottini vuoti. Le ragazze succintamente vestite e sedute sui divanetti rossi in simil-pelle hanno per lo più le gambe spalancate, in questa fase della serata.

Un sorriso di scherno mi fa capolino sul viso. Ecco perché guadagnano così poco. Si lasciano troppo andare al piacere, dimenticando che anche quello fa parte del gioco.

«Sei meravigliosa stasera, ma ti vedo distratta.» mi sussurra una voce, riportando la mia attenzione sul mio accompagnatore. L’uomo va sulla quarantina, ha i capelli malamente tinti per coprire il grigiore dei capelli e varie rughe che gli solcano il viso, è vestito di tutto punto e pare avvolto da una vomitevole nuvola di colonia che mi dà il voltastomaco. Mi guarda con desiderio.

Sorrido, «Guardavo chi c’era stasera, Edd

«Non ti basta sapere che ci sono io?» ribatte, una scintilla di speranza negli occhi. Lo guardo intensamente, e gli sfioro delicata la guancia col dorso della mano.

Poi, con un movimento rapido, gli afferro il mento e gli volto la testa di lato, di modo che la mia bocca sia vicina al suo orecchio, e sibilo «Credi che qualcuno possa bastare a me, Edd?»

Un brivido di eccitazione lo attraversa, «Come potrebbe?»

«Esatto» e per ricompensarlo, come fa un padrone dando il biscotto al cane che ha imparato ad eseguire i suoi comandi, gli seguo il profilo dell’orecchio con la punta della lingua, espirando piano.

Lui accenna ad allungare una mano verso il mio fianco, per poi bloccarsi a pochi centimetri.

«Posso?» chiede, fra il divertito ed il titubante.

«Molto bravo» sorrido, e gli lascio andare il mento. Lui torna a girarsi verso di me, in attesa. «Potresti prendere un’altra bottiglia di liquore al cioccolato, no?» lo incoraggio, «E magari qualcosa anche
per me.»

Lui deglutisce, posso vedere chiaramente nei suoi occhi ciò che gli passa nella mente: sta calcolando quanti soldi può permettersi di spendere qui, dato che la benzina è aumentata, ad esempio.
Probabilmente, a giudicare da come è scolorito, il tatuaggio che ha sul braccio sinistro, che spunta appena dal polsino della giacca, deve avere una ripassatina. Per non contare che, per quel che ricordo, il mese prossimo fa le Nozze d’Argento con la moglie, e la figlia compirà a breve diciotto anni. Sono un bel po’ di cose da pagare.

Eppure, dopo aver deglutito un paio di volte, acconsente. Io mi volto verso il bancone del bar, e schiocco le dita un paio di volte. Il barista, un ragazzino dal visetto innocente, mi vede. Gli faccio un occhiolino seducente e lui capisce l’ordinazione.

«E lui chi è?» chiede Edd, la voce infastidita.

«Un ragazzino che lavora qui da poco.» rispondo semplicemente, ignorando il fatto che un uomo sposato che fa i salti mortali per vedere me dovrebbe trattenersi dalle scenate di gelosia.

«Mi sembra che abbiate già familiarizzato.»

«Le ventate di nuovo mi fanno sempre piacere.»

Dopo qualche istante, il ragazzo arriva, con in mano un piccolo calice per il liquore, una bottiglia di liquido scuro ed un altro bicchiere pieno di liquido rossastro. Mi porge quest’ultimo, sussurrando

«Ecco il solito, signorina.»

«Grazie, caro.»

Poi versa un po’ di liquore per il mio accompagnatore, che continua a guardarlo di sottecchi, l’espressione scontenta.

Il ragazzo si allontana velocemente e torna dietro il bancone.

«Mica ci avrai fatto qualcosa con quel ragazzino, eh?»

Sospiro, dentro sono stufa marcia di quest’uomo rivoltante, con i segni dell’acne che ha avuto da adolescente e le tempie lucide di sudore, ma all’esterno devo essere conciliante e sorridere. «Edd, cosa te lo fa pensare?»

«Se lavora qui da poco, come fa a sapere qual è il tuo drink preferito? In fondo, nemmeno a me hai mai detto cos’è quella roba.»

Stringo il bicchiere e me lo porto alle labbra, assaggiando qualche sorso. Mi lecco le labbra, soddisfatta.

«Sai quanto sono abituale, qui.»

«Certo, certo.» dice scuotendo la testa, arreso. «Com’è il tuo cocktail?»

Sorrido.

Vorresti che mi ubriacassi, eh, brutto pervertito?

Bevo un altro sorso di quello che è soltanto succo d’arancia e pompelmo mischiati assieme, con un po’ di ghiaccio e zucchero, e rispondo suadente «Molto forte, direi.»

Peccato per te che sono astemia, stronzo.

«Yue … » sussurra lui, dopo l’ennesimo sorso di liquore. Il suo fiato mi arriva al naso, l’odore dell’alcool è così forte che mi viene da vomitare. «Yue … voglio baciarti.»

E io vorrei ammazzarti.

«Sai qual è la mia politica, Edd. Niente baci ai clienti. Per il resto, dipende quanto offri.»

«Sono stanco di vederti solo in questo locale, come fosse solo lavoro.»

«Su, sei sposato, ed io ho molto lavoro da sbrigare» ribatto con voce ferma, poi guardo nel quadrante del piccolo orologio da taschino che porto al collo come un ciondolo, e sospiro, con finto dispiacere «Edd, caro, ho finito il turno stasera, e quindi termina qui anche il nostro appuntamento. Spero di vederti presto, tesoro.»

Edd deglutisce, frustrato. «A presto, Yue.»

Ci alziamo entrambi in piedi, e lo osservo mentre si allontana, le mani poggiate sui fianchi. Poi mi volto verso il bancone e lo costeggio, andando giusto a fianco del giovane barista.

«Grazie per la bibita, tesoro.»

«Di niente, Yue. Serata dura?»

«Ho solo bisogno di andare a casa a vomitare, adesso.»

«Ho visto che avevi in orario Jim, oggi. E la tua camera, di sopra, era chiusa a chiave quando sono passato per rifornire il minibar.»

Aggrotto le sopracciglia. Odio che questo ragazzino sia così perspicace. Lui si volta a guardarmi negli occhi, che sono di un marrone cacao così ingenuo che mai ti aspetteresti sia in grado di affrontare l’oceano oscuro che si agita nelle mie iridi.

«Jamie, non mi va di parlarne. Mi cambio e vado a casa.»

«Ah, io lo dico solo in vece di qualcuno che sta ad aspettarti tutto un giorno in un appartamento.»

Lo fulmino con lo sguardo, «Jamie, non una parola di più. Questa è sempre stata la mia vita e sempre lo sarà, dato che non troverò mai un lavoro pagato meglio. Quindi chi mi vuole stare attorno lo deve accettare.»

Detto ciò, apro la porta dei camerini del personale, per andarmi a togliermi la divisa da lavoro.
 

Piego con accuratezza il vestito che uso come divisa nel “Mars”, l’Host Club per cui lavoro. E’ un vestito da “maid” decisamente succinto, che mette in risalto il mio seno pronunciato più del dovuto e mi aiuta ad attirare l’attenzione dei clienti. Mi tolgo la cuffietta da cameriera dalla testa, poi rimuovo con attenzione qualche capello blu che vi è rimasto attaccato. Blu, esatto. I miracoli delle tinte per capelli.

Ripongo il tutto nel mio armadietto e tiro fuori la mia borsa ed i vestiti di ricambio, un semplice paio di jeans ed una t-shirt. Mi rivesto velocemente e con passo concitato, mi fiondo fuori dai camerini, impaziente.
  
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