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Autore: telesette    29/07/2012    2 recensioni
Neji provò a urlare, provò a trattenere la mano della fanciulla per impedirle di allontanarsi, ma invano. Le dita di Tenten scivolarono dalle sue, come una manciata di sabbia soffice, e l’ultima cosa che lo Hyuga poté ricordare fu il volto sorridente della compagna che continuava a ripetergli che lo avrebbe aspettato…
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Neji Hyuuga, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Non è ancora il momento

- Coraggio, amico mio, non mollare!

Mentre sorreggeva il proprio compagno, Rock Lee non smetteva di incitarlo né di tamponare il sangue della ferita ancora aperta. Neji non disse nulla, troppo stanco per parlare o per protestare, ma ad ogni passo le sue palpebre tremolavano facendosi sempre più pesanti.
Ad un tratto la gamba già intorpidita si irrigidì di colpo e, perdendo l’equilibrio, lo Hyuga si accasciò con tutto il suo peso in avanti. Fortunatamente Rock Lee fu tanto svelto di riflessi da impedirgli di cadere e, osservando meglio le sue condizioni, si rese conto che il compagno non era assolutamente in grado di proseguire.
La missione offensiva contro i rinnegati del clan Yoshirugi ( un gruppo di nukenin di livello A, provenienti dal Villaggio della Nuvola ) si era rivelato più duro del previsto. Nonostante la tecnica Juken e l’ausilio del Byakugan, Neji era infatti caduto vittima di un micidiale trucco: lo stile del clan Yoshirugi consisteva infatti nel privare l’avversario del chakra, tramite l’uso di appositi sigilli tracciati sul terreno di scontro, così da rendere vane le sue Abilità Innate e poterlo finire senza problemi a colpi di arma; solamente Rock Lee, grazie alle sue avanzate tecniche nella lotta corpo a corpo, riuscì ad avere ragione dei suoi avversari e a condurre via Neji dal luogo del combattimento.
La situazione però andava peggiorando e, man mano che i minuti passavano, Neji diveniva sempre più pallido. Ormai nei pressi del Villaggio della Foglia, Rock Lee si accorse che i colori sul volto dell’amico e compagno erano come sostituiti da una sorta di pallore cadaverico e gocce di sudore madido lungo la fronte.

- Neji - esclamò. - Andiamo, ci siamo quasi, non puoi cedere proprio adesso!

Neji sollevò stancamente lo sguardo, con gli occhi bianchi ormai quasi del tutto privi della solita lucentezza, tuttavia si sforzò di rispondere.

- E’… finita - mormorò. - Lasciami… Lasciami qui, è meglio…
- Non dire sciocchezze - replicò l’altro severo. - Siamo partiti in missione insieme e insieme torneremo, anche a costo di portarti in braccio!
- Saresti… Saresti capace di farlo - osservò Neji ironicamente, ripensando all’ultima volta in cui Rock Lee si era offerto di caricarselo in spalla come una specie di allenamento.
- Ci puoi scommettere - tagliò corto Rock Lee, sollevando il compagno con un sorriso. - Vedrai, non appena Sakura si sarà presa cura delle tue ferite, tornerai come nuovo!

Sulle labbra di Neji comparve una lieve smorfia di amarezza.
Il sangue che fuoriusciva dal taglio sul petto aveva intriso completamente la sua uniforme da Jonin. Chiunque al suo posto sarebbe già morto dissanguato, lo sapeva bene, ciononostante Rock Lee pareva incapace di comprendere la realtà della situazione ( o più semplicemente non voleva accettarla ). Con tutta l’agilità di cui disponeva infatti, la giovane Bestia Verde si accinse a percorrere a grandi balzi la distanza che ancora li separava dal villaggio, stringendo a sé il compagno ferito. Neji riuscì appena a distinguere l’alta palizzata che circondava l’ingresso, correndo con la mente ad alcuni pensieri confusi e indistinguibili, dopodichè i suoi occhi si chiusero e subito sprofondò nel buio dell’incoscienza.

***

Un calore così intenso…
Una sensazione di pace e benessere come raramente è possibile provare in vita.
Neji non avrebbe saputo dire se ciò fosse reale o meno, anche perché i suoi sensi erano come intorpiditi, ma stranamente non sembrava importargli poi granché.
Era vivo o no?
Quella tranquillità innaturale era forse il riposo dopo la morte?
L’unica cosa certa era che il tempo e lo spazio attorno a Neji si erano fermati.
Il Jonin si ritrovava in un luogo di luce e tepore, una bianca distesa irradiante benessere, un luogo senza orizzonte e senza memoria. Qui Neji si rese conto di essere completamente nudo e inerme ma, contrariamente ad una situazione normale, sentiva di non provare alcun timore o vergogna. Sul suo corpo non c’erano tracce di ferite, né cicatrici che potevano sfigurare il profilo o la tonicità dei suoi muscoli. D’istinto il giovane sollevò le mani, esaminandole sconcertato, ma non vide neppure una imperfezione sull’immacolato candore della sua pelle.

- Ma dove mi trovo? - si domandò, guardandosi attorno con sommo stupore. - Che luogo è questo?

L’ambiente chiaro e luminoso, talmente intenso da celare in parte la sua intimità, era senza dubbio qualcosa di innaturale. Un uomo normale sarebbe potuto anche impazzire, in quella specie di bianco deserto lattiginoso, eppure lo Hyuga avvertiva come una presenza rassicurante vicino a lui.
In quella qualcosa si mosse e, emergendo piano dai bianchi contorni indistinti, Neji intravide una sagoma familiare. Qualcuno che lui era sicuro di conoscere molto bene gli stava venendo incontro senza fretta, una figura esile e chiaramente femminile, e solo quando questa si ritrovò a pochi passi il Jonin la riconobbe…

- Non può essere - mormorò. - Tenten ?!?

Neji non aveva più pronunciato quel nome negli ultimi anni, dal giorno in cui la sua sfortunata compagna aveva perso la vita in missione, e ora lei era di nuovo davanti a lui. Agli occhi dello Hyuga, Tenten era rimasta esattamente com’era: una giovane e avvenente fanciulla sui diciassette anni, con i morbidi capelli scuri raccolti nei suoi due inconfondibili chignons e gli occhi color nocciola; il volto disteso, sereno, e un leggero sorriso disegnato sulle labbra sottili; le forme leggere e proporzionate del suo fisico snello e armonioso… Tenten si avvicinò a Neji, con la stessa naturalezza di chi incontra un caro amico dopo tanto tempo, e in quello stesso istante il Jonin ebbe la conferma che non si trattava di un’illusione.
Quella dinanzi a lui non era una semplice immagine, né un prodotto della sua mente o tantomeno il frutto di qualche inganno o tecnica illusoria…
Quella fanciulla era Tenten!
Neji non aveva alcun dubbio sulla sua identità ( aveva trascorso troppo tempo con lei ad allenarsi, per non riconoscerla ), così come percepiva l’aura e l’essenza inconfondibile dietro al volto e ai lineamenti della kunoichi. Tenten ricambiò la sua espressione incredula con una assolutamente tranquilla, come se il loro incontro fosse la cosa più semplice e naturale del mondo, e nel contempo Neji allungò istintivamente la mano come per accarezzarle la guancia.

- Tenten - ripeté lui in un soffio. - Non è un sogno, sei veramente tu?

Tenten annuì.
Le dita di Neji si fermarono ad appena un centimetro dal volto, nel momento in cui lei prese la sua mano tra le proprie, e i loro sguardi si incontrarono come mai prima d’ora. La mente del giovane era un turbinìo di pensieri eppure, nonostante la quantità di cose che avrebbe voluto dirle, non riusciva a spiccicare una sola parola.
Se lei era lì, significava dunque che anche lui era morto?
La logica imponeva di sì ma, quale che fosse la ragione di questo incontro, per Neji non aveva alcuna importanza. Il misto di emozioni e sensazioni che il giovane Hyuga provava era qualcosa che non si poteva spiegare con delle semplici parole.
Tante cose non dette.
Tante lacrime versate in silenzio…
La morte di Tenten era stata durissima da accettare per lui, più di quanto il suo freddo contegno di cadetto Hyuga lasciasse effettivamente intendere. Come lei era scomparsa, Neji sentì di aver perso molto di più di una compagna: aveva perso la sua amica, la sua confidente, la persona più cara di tutta la sua vita; Tenten era l’unica in grado di capirlo e comprenderlo, così come era l’unica ad avergli dimostrato affetto sincero nonostante il suo carattere schivo e riservato; tra tante sfide e umiliazioni, di tutte le persone che Neji aveva sempre tenuto a distanza, Tenten era stata l’unica gioia di un’esistenza triste e solitaria… Solo nel momento in cui i suoi occhi si chiusero e il suo cuore smise di battere, solo nel momento in cui lei cessò di esistere, Neji Hyuga si rese conto finalmente del vuoto che aveva lasciato nel suo cuore.
Il Jonin non ricordava quasi più l'ultima volta in cui aveva versato lacrime ( troppo orgoglioso, per ammettere di provare emozioni e sentimenti come qualunque essere umano ), eppure non aveva dimenticato quanto scottassero quei rivoli sottili lungo le guance. Anche lui aveva pianto, lontano da tutti e da tutto, e anche lui aveva scoperto di provare amore per qualcuno… e quel “qualcuno” era la dolce fanciulla che adesso gli sorrideva amabilmente.
Per un attimo Neji si concentrò su quello che provava.
Gli occhi di Tenten, i capelli, il sorriso e le mani che stringevano dolcemente la sua… Per un breve, brevissimo istante, Neji si scoprì provare quella gioia che ( ne era sicuro! ) il suo cuore non aveva mai conosciuto. Se nella sua vita non aveva avuto altro che delusioni e sofferenze, perdendo in modo tragico tutti coloro che amava, ora tutto ciò non aveva la benché minima importanza.

- Ti ho ritrovata - esclamò Neji, con voce piatta e sottile ma insieme carica di emozione. - Dopo tutti questi anni…

Subito però, l’espressione di Tenten si fece d’un tratto molto più triste.
Le mani della kunoichi accarezzarono il volto del Jonin, scacciando così ogni dubbio sulla sua identità, e contemporaneamente disse qualcosa di appena udibile.

- Non è ancora il momento - sussurrò.

Neji sbarrò gli occhi confuso.

- Cosa significa - esclamò. - Che vuol dire che “non è ancora il momento?”

Tenten non rispose.
Il suo sguardo tuttavia parlava chiaro: il momento di Neji non era ancora venuto; troppi doveri e responsabilità legavano il giovane a Konoha e ai suoi abitanti, ciononostante lo Hyuga sembrava non capire…
Che cosa significava tutto ciò?
Non aveva già fatto abbastanza per il Villaggio della Foglia?
Il sacrificio di suo padre, quando Neji era ancora un bambino, in nome del clan e dei doveri verso la casata capostipite; la morte di Tenten, trafitta al cuore da una lama nemica, per proteggere un bambino da alcuni nukenin senza scrupoli; e anche lui, vittima di uno sporco trucco, investito da una pioggia di armi letali…
Konoha aveva già preso tutto da lui, compresa la vita.
Che altro doveva a chi lo aveva privato di tutto ciò che amava?

- Perché - domandò lui, sempre più confuso. - Perché dovrei perseguire una causa che non mi appartiene più?
- Neji - mormorò allora Tenten, guardandolo ancora più tristemente. - Eri tu a dire che il destino non si può cambiare!
- Infatti, e il mio si è compiuto nel momento in cui ho trovato la morte…
- No - lo interruppe Tenten, stringendo più forte la sua mano. - Hai solo “sfiorato” la morte, perciò mi è stato concesso venirti incontro, ma il tuo tempo non è ancora giunto!

Neji guardò Tenten negli occhi.
Per anni aveva sognato di rivederla, di riabbracciarla ancora una volta, e invece le sue parole erano più difficili da accettare della morte stessa.
Era troppo!
Perché ritrovarla così, dopo anni di tristezza, solo per perderla di nuovo?

- Era l’unico modo, Neji - spiegò Tenten, indovinando i pensieri del Jonin. - Non potevo fare altrimenti, o avresti imboccato la “strada senza ritorno”…
- E sarebbe così terribile - osservò Neji. - Sarebbe tanto grave se anch’io morissi, proprio come te o mio padre?
- Oh, Neji…

Prima di aggiungere altro, Tenten si buttò in avanti per stringerlo forte.
Neji sentì le morbide curve della ragazza premere contro il suo petto, così come il calore di lei che si diffondeva ovunque nel suo corpo, e d’istinto non poté fare altro che cingerle le spalle con entrambe le mani.
Non l’aveva mai abbracciata così.
Era la prima volta che si lasciava andare ai sentimenti verso un’altra persona, eppure non aveva alcuna voglia di separarsi da lei… non ora, non in quel momento.

- Ci sono tante cose che vorrei dirti - mormorò lo Hyuga, affondando il volto nei morbidi chignons profumati. - E non me viene in mente nessuna…
- Lo so - rispose Tenten, annuendo leggermente col capo. - Per ogni singolo momento che hai pensato a me, io ero più vicina di quanto tu possa immaginare; sono sempre stata con te, anche se non potevi vedermi, e so perfettamente quello che stai provando adesso…
- Allora perché mi stai facendo questo - domandò ancora Neji. - Perché sei riapparsa adesso, dimmi perché ?!?
- Per ricordarti ciò che sembri avere dimenticato!

Neji parve colpito da quelle parole, tanto che si bloccò di colpo.
La luce negli occhi di Tenten era la stessa, non c’era dubbio, eppure nel suo sguardo c’era qualcosa di diverso e molto più saggio… Malgrado Neji avesse maturato l’esperienza degli anni e del suo attuale corpo da venticinquenne, l’espressione di Tenten era molto più matura della sua; la kunoichi pareva guardarlo con la stessa dolcezza e protettività di una madre verso il proprio figlio, sebbene dei due fosse Neji ad avere l'aspetto fisico più adulto.
Fin da quando era ragazzo, Neji Hyuga aveva accettato il peso dei doveri e delle responsabilità con passiva rassegnazione, distinguendosi come allievo modello dell’Accademia e nascondendo il proprio odio e disprezzo dietro a una fredda maschera di indifferenza. Nel tempo però, qualcosa dentro di lui aveva finito per incrinarsi: non era più lo stesso, ; era un Jonin eccellente, dotato di eccezionali capacità, ma non era riuscito a impedire la morte della sua compagna; l’aver perso Tenten era peggio di qualsiasi sconfitta, nonché molto più difficile da accettare, e proprio questa consapevolezza aveva fatto breccia nella sua maschera per investirlo dolorosamente col peso dei sentimenti.

- “Un ninja combatte e serve il proprio villaggio” - disse Tenten, citando solennemente uno dei precetti fondamentali del Maestro Iruka ai tempi dell’Accademia. - “Non importa qual è il prezzo da pagare, sia nella vita che nella morte, pur di compiere il proprio dovere fino in fondo”…

Neji ricordava il significato di quelle parole, lo ricordava molto bene, e difatti annuì con un muto cenno del capo. Tenten aveva perso la vita proprio perché credeva fermamente in quello e in tutti gli insegnamenti che aveva ricevuto. Non c’era nessun rimpianto nel sacrificarsi in nome di ciò che si riteneva giusto: per i propri compagni, per il proprio villaggio, o per la vita di un bambino indifeso…

- Il nostro dovere viene prima di noi stessi - disse ancora Tenten. - E’ il destino che ci siamo tracciati, non te lo dimenticare!

Di nuovo Neji annuì e chiuse gli occhi.
La gioia e la felicità per aver ritrovato Tenten, dopo anni di dolorosa separazione, per un attimo gli avevano fatto dimenticare la promessa che aveva fatto sulla sua tomba. Da allora Neji aveva inteso affrontare e vincere in ogni missione, non per appagare il suo orgoglio bensì per onorare entrambi; doveva combattere anche per Tenten, per dimostrarsi degno del suo coraggio, e così per sempre; non poteva lasciarsi morire, non ancora almeno, e anzi proseguire lungo il cammino che entrambi avevano intrapreso.

- E’ così, dunque - mormorò lo Hyuga, con una vena di profondo rammarico. - Non è ancora il momento per me, come invece è già venuto per te…

In quella Tenten, sempre stringendo la mano di Neji nelle proprie, tornò a guardarlo con un sorriso colmo di affetto e speranza.

- Un giorno saremo di nuovo insieme - esclamò. - Ma fino ad allora, io sarò qui ad aspettarti… sempre!

Ciò detto Tenten baciò Neji sulle labbra, infondendo in quest’ultimo tutto l’amore che aveva. Neji si abbandonò completamente a quel bacio, assaporando quel lungo interminabile momento con ogni fibra del suo essere, stringendo tra le braccia colei che amava. Lo Hyuga aveva perso la cognizione dello spazio e del tempo, incapace anche solo di stabilire cosa era reale o meno, ma per lui non aveva la minima importanza adesso…
Tenten si sciolse dal suo abbraccio malvolentieri, conscia del fatto che non poteva aspettare oltre, e prima di separarsi nuovamente da lui lo rassicurò ancora una volta.

- Ti aspetterò - disse.
- Tenten, io…
- Ti aspetterò Neji, non temere!

Neji provò a urlare, provò a trattenere la mano della fanciulla per impedirle di allontanarsi, ma invano. Le dita di Tenten scivolarono dalle sue, come una manciata di sabbia soffice, e l’ultima cosa che lo Hyuga poté ricordare fu il volto sorridente della compagna che continuava a ripetergli che lo avrebbe aspettato…

***

Aprendo gli occhi di soprassalto, Neji si ritrovò disteso su un letto d’ambulatorio. La fronte era avvolta da una stretta fasciatura, così come il petto nudo e le braccia, e accanto a lui vi erano Sakura e Rock Lee che lo osservavano sollevati.
Neji era rimasto incosciente per parecchie ore, tanto che Sakura aveva seriamente temuto il peggio, fortunatamente però il suo fisico aveva risposto bene alle cure e si sarebbe ripreso in fretta. Rock Lee era al settimo cielo e, incurante del fatto che le ferite del compagno erano state appena medicate, si gettò ad abbracciarlo in uno slancio di “giovanile” affetto.

- Finalmente ti sei svegliato, Neji - esclamò Rock Lee, rischiando quasi di soffocarlo. - Lo sapevo che non potevi morire per così poco!
- Argh… Coff…

Il volto di Neji era cianotico.
Solamente l’intervento provvidenziale di Sakura riuscì a salvarlo in extremis, assestando a Rock Lee un pugno poderoso che lo conficcò rovinosamente tra le assi del pavimento. Neji respirò affannosamente, massaggiandosi il collo per riprendere fiato, e gettò un’occhiata di traverso al giovane compagno che annaspava debolmente sotto di lui con le braccia e le gambe.
Lo Hyuga rammentò poco per volta l’accaduto ( compresa la visione di Tenten e le parole che gli aveva detto ), e per alcuni istanti rimase in silenzio a riflettere. Alla fine si disse convinto di una cosa: ovunque lei fosse, nella sua mente o altrove, Tenten lo stava pazientemente aspettando nel luogo ove i ninja ottengono il giusto riposo per la lealtà dimostrata in vita.
Neji Hyuga aveva ancora degli obblighi, sia verso il proprio villaggio che verso il coraggio e l’abnegazione di compagni come lei e Rock Lee; e se il fato aveva deciso che non era ancora il suo momento, anche lui doveva attendere con pazienza il tempo che sarebbe venuto.
Logicamente non disse nulla, né parlo mai con nessuno di ciò che era successo, ma dentro di lui sapeva che non si era trattato di un’illusione.
Sorrise.
Uno di quei sorrisi amari, senza allegria, con cui gli esseri umani sono soliti sottolineare l’ironìa della sorte. E fu così che, socchiudendo gli occhi e chinando leggermente il capo, Neji accettò la situazione con rinnovata energia e voglia di vivere.

- Così sia - mormorò infine. - Se tu mi aspetterai, farò lo stesso anch’io… fino a che il momento non giungerà anche per me!

 

FINE

   
 
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