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Autore: Hummingbird    29/07/2012    4 recensioni
Questa storia era inizialmente nata come One-Shot, ma poi un amico mi ha incoraggiato, diciamo così.
La solita fic sulle abitudini di Roy e Riza; cercherò di non sfondare troppo in dolcezze e, per una volta, contenere gli OOC...
"Le giornate lavorative, è noto, non sono una mano santa per lo spirito di chi è costretto a rimanere ore nello stesso ufficio o, in questo caso, a restare dietro una scrivania a controllare che il tuo capo firmi ogni singola scartoffia..."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le onici nere si mostrarono alla luce del giorno inoltrato, in cerca di qualcosa che potesse fungere da punto di riferimento: una voce, un corpo, un sospiro...

Lentamente, cercò di districarsi da quello stato di torpore che aveva lo aveva catturato ; si stiracchiò, non facendo attenzione a ciò che era intorno a lui. Colpì inevitabilmente qualcosa: un piccolo batuffolo peloso che si trovava sopra la sua testa.

Scostò piano il capo, inebetito, e cercò di mettere a fuoco la stanza: quello che aveva urtato era, indubbiamente, il piccolo Hayate; meglio lasciarlo dormire, altrimenti se lo sarebbe ritrovato addosso. Continuò ad esaminare il piccolo appartamento, finché non intravide una luminescenza ocra vicino al suo petto. Per un attimo, dovette trattenere il respiro: era il suo tenente; la sua fragile regina dormiva raggomitolata contro il suo ventre, la testa premuta contro i suo pettorali. Alzò gli occhi al cielo, troppo nervoso, e richiamò a sé ogni briciolo di morale pazienza. Osservò per un attimo l'orologio che ticchettava imperterrito sul muro: segnava le undici passate; si chiese quali ire avrebbe dovuto affrontare una volta arrivato in ufficio, ma due cose lo fecero ricredere: il semplice fatto che fosse domenica, e quindi l'unico giorno in cui avrebbe potuto teoricamente assentarsi dal lavoro, e anche che la sua temuta guardia del corpo fosse stesa accanto a lui, dormiente.

Tornò a guardarla, ammaliato dalla grazia maestra che Riza riusciva a creare intorno a sé; era splendida, magnificamente splendida.

Si spostò piano, sperando di non svegliarla... Invano.

Era bastata una semplice carezza involontaria per farle spalancare gli occhi, ancora spenti per il sonno. L'ambra dorata si scontrò con l'ossidiana più profonda e, quasi subito, entrambi dovettero interrompere quel visivo contatto: stavano trasmettendo troppo in una semplice occhiata.

Riza impiegò non poco tempo per ricordarsi ciò che era successo la sera precedente: la chiamata, la corsa in macchina, la sbronza...

Quel disordine che aveva assalito la mente di Roy pareva essersi impossessata allo stesso tempo della sua, in modo più leggero.

-C...Colonnello!- Doveva essersi rilassata troppo, altrimenti non si spiegherebbe come mai si sarebbe ritrovata così esageratamente vicina all'oggetto più puro del suo desiderio; subito, s'allontanò con uno scatto: veloce e freddo, dannatamente gelido.

Mustang la guardò ferito, ancora troppo confuso.

-Buongiorno,- mugugnò poco convinto.

Ci fu una pausa, parecchio imbarazzante: entrambi sentivano un senso di incompiuto all'altezza dello stomaco.

-Riza,- continuò Roy, tenendosi le tempie con le mani. -Io non mi ricordo assolutamente nulla di ciò che riguarda ieri sera... Nulla.-

Le guance di lei si imporporirono, sia per il nome appena citato, sia per lo sguardo tenero che Lui le rivolgeva: era dolce, inaspettatamente gentile.

Inebetita, la bionda cercò di riassumere in modo ordinato quella disturbata nottata; il colonnello la guardava incredulo, troppo imbarazzato anche solo per chiederle scusa.

Di nuovo quella pausa, di nuovo quella palese timidezza che li stava divorando.

Roy sorrise e le sfiorò il viso con dolcezza. -Grazie-. Poi la vide sbiancare, diventare cerulea.

Per un istante ebbe il terrore che potesse svenire da un momento all'altro, ma poi lei si riprese; allontanò il suo viso dalla mano di lui e si alzò stizzita dal letto.

-Dovrebbe tornare a casa, signore: è già fortunato a non dover andare in ufficio, per oggi.-

Era così fredda che non sembrava più nemmeno lei, glaciale in termini massimi (*); in più, aveva distrutto l'autostima del povero Mustang con una fantastica voltata di spalle.

Tremendamente crudele.

Lui le si avvicinò triste, ferito da quell'atteggiamento distante e disinteressato; non fece in tempo a sfiorarla che Riza si girò, rivolgendogli un'occhiata così truce da paralizzarlo in un secondo.

-Non ha null'altro da fare?! E' stato qui anche per troppo, magari ci sarà qualcuno al locale che ancora la cerca. Vada a divertirsi con quelle simpatiche ochette, meritano la sua attenzione più di quanto non la meriti io!-

S'accorse troppo tardi della foga con cui aveva risposto, presa completamente da quel discorso crudele. L'aveva distrutto, interamente.

Non riusciva più a muoversi, il colonnello, per quanto dure fossero arrivate quelle parole: una secchiata d'acqua gelida sarebbe stata più piacevole.

-Va bene...- disse piano -Adesso me ne vado. Non volevo disturbarti, non più di quanto abbia fatto ieri...-

Con una stretta decisa, Riza lo bloccò in un attimo, tenendolo per il braccio.

-Mi scusi, colonnello. Sono stata troppo dura: non ho alcun diritto di giudicare il suo modo di vivere, assolutamente nessuno. Se... Se vuole può restare qui quanto desidera, non mi disturba.-

Non c'era più bisogno di parole: Roy le si avvicinò lentamente e la strinse, così debolmente che sembrava d'essere imprigionata in un vortice d'aria.

E in quella stretta, in quell'abbraccio d'argento, lui le trasmise tutte le scuse che erano rimaste taciute in quegli anni.

Bastava...


 


 

Piccolo angolo dedicato a me:

Indecisione assoluta D: D:

Non sapevo se postarlo, non so se ci sono errori .-. Lascio tutto a voi :/

(*): Lo so che sono ripetitiva con gli aggettivi, è che devo delineare assolutamente il carattere di Riza u.

-Hummingbird-


 

  
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