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Autore: Cassandra Turner    29/07/2012    4 recensioni
One-shot sui pensieri di Andromaca e gli ultimi istanti con Ettore alla vigilia dello scontro con Achille. Perchè per Andromaca, Ettore è stato più di un marito: è stato un nobile padre e fratello, una stella che illuminava il suo cammino.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una stella per Andromaca.

Dopo che disse così, mise in braccio alla sposa
il figlio suo; ed ella lo strinse al seno odoroso,
sorridendo fra il pianto; s'intenerì lo sposo a guardarla,
l'accarezzò con la mano, le disse parole, parlò così:
"Misera, non t'affliggere troppo nel cuore!
nessuno contro il destino potrà mai gettarmi nell'Ade;
ma la Moira, ti dico, non c'è uomo che possa evitarla,
sia valoroso o vile, dal momento ch'è nato.’’
(Iliade, Ettore e Andromaca, VI.)

 
 
 
 
 
 

 
Andromaca sapeva che sarebbe andata così.
Sapeva che anche Ettore le sarebbe stato portato via. Vede il suo sorriso spegnersi, lo spirito di guerriero ha preso il posto di padre e amante fedele. Egli è nato per combattere e per amare Andromaca. Posa un bacio sul capo del piccolo Scamandrio (Astianatte) e prega che egli possa essere mille e ancora mille altre volte più valoroso di lui.
 
Ahimè, Ettore, è strano che ciò possa essere detto ma ecco che la Morte ti avrà cullato materna tra le sue braccia prima che i tuoi occhi, stanchi e affaticati dopo innumerevoli battaglie, avranno anche solo potuto saggiare l’amaro sapore della morte del tuo unico figlio: scagliato da Pirro dalle mura della città in cui sei cresciuto. Quindi forse è ordunque meglio la Morte? E tu, Andromaca, quando dolore proverai per aver perso il tuo unico amore? Lui, che padre, compagno e fratello per la vita, ti è stato accanto. E quando egli morirà e sentirai la vita abbandonarti, Andromaca, rammentami quanto un corpo umano possa essere straziato prima che egli stesso invochi la Morte. E allora cento di queste torture non riusciranno a comparare la maestosità della Morte.

Avrai perso una parte della tua anima: sentirai mille pugnali perforare un cuore che ha smesso di pulsare  a poco a poco stremato dalla continua scia di sangue e violenza. Non saprai a chi stringere forte la mano quando un temporale implacabile si farà strada violento tra i tuoi pensieri. E preferirai morire, perché nessuna delle sofferenze che vi sono sulla Terra possono eguagliare in alcun modo il dolore che la sua perdita sta per arrecare a te stessa.

Sarai schiava e giacerai con altri, ma il nome di Ettore brucerà sulla tua carne, impresso per sempre nella tua memoria. Tuo fratello e amico, morto da eroe. E allora, Andromaca, la luna non brillerà mai più per te. Il tempo continuerà a scorrere inesorabilmente lento e la tua vita sarà un fragile filo nelle mani delle tre anziane filatrici. Nessuno può sfuggire al proprio destino, né uomo né essere divino che sia. Le Parche,che, della tua vita ne trovano solo i frammenti e mai realizzeranno la brama di discendere con il tuo Ettore nelle profondità della Terra. Che sia maledetto Ade. Maledetto Ettore e te, Andromaca. Senti le urla di Achille provenire furiose al di fuori delle mura.

‘Una vita per una vita’ pensi.

Sai che siete solo marionette nelle mani degli dei, ma tu sei distrutta Andromaca. Né piangere, né mordere, né urlare servirà. Infondo lo sai che non è mai servito.
Allacci i tuoi occhi a quelli scuri di Ettore. Vedi orgoglio, timore per quel che sarà e qualcosa che val al di sopra di qualsiasi tipo di amore.
Tu non lo ami, Andromaca. Amare, infatti, non rende giustizia a una verità dannatamente lancinante. Sai che nessun concetto renderà mai onore a ciò che senti.
Lui è la tua vita. Istantaneamente ti rendi conto della veridicità dei tuoi pensieri e…piangi. Piangi. Perché hai la sensazione che qualcuno ti stia strappando un arto con le unghie. Qualcuno ti sta strappando da lui.
 Non vedrai i suoi occhi per molto tempo, forse, saranno l’unica consolazione quando sarà la tua ora. I suoi occhi penetranti e bonari. Non passerai,per molto altro ancora, una mano sulla sua guancia e sul suo capo. Il dolore ti acceca e non riesci a respirare quando lui sussurra il tuo nome, stringendoti a sé. La vita va avanti, ripeti. Il suono delle tue parole così confuso e falso riecheggia nella tua mente come una melodia sconosciuta e sinistra.
Lui se n’è andato.
Senti i rumori della battaglia che infuria.
 Sei solo un’egoista Andromaca: non l’hai forse implorato di non abbandonare te e il tuo misero figlio?
Ma i Teucri, di cui lui aveva troppo rossore, non riusciranno mai a cogliere il dolore che ti anima e ti sconvolge le membra.
Ti copri le orecchie,Andromaca, per non ascoltare l’esito di uno scontro di cui si sa già la fine.
 E quando sei a un passo dal perderlo, affioreranno i ricordi come gocce di pioggia in una tormenta. Saprai cosa hai perso, ma non a cosa vai incontro.
E ora Andromaca tu sei così tanto gelosa della Morte perché essa va girando divorando spietata cuori di uomini e li piega alla sua triste volontà. Vorresti essere tu quella Morte, tu quel destino tanto infame: lui che ti ha strappato dalla braccia la Vita. Cento volte meglio morta al fianco di Ettore che una miserabile esistenza senza di lui. Una spiacevole e lenta agonia.

 Ma lo avverti, cara. Un dolore schiacciante che ti opprime il petto e sai che Ettore, o meglio, il suo tempo è finito.
Alzi lo sguardo e contempli il cielo: quando tu avevi sedici anni, Ettore, di età maggiore, ti portava per mano sulla torre più alta della città. Restavate sdraiati a fissare il cielo e il peso degli affanni ancora non avevate. I suoi occhi brillavano come le mille stelle che illuminano quest’oscurità senza fine.

E oggi, come allora, Andromaca, volgi lo sguardo al cielo e mentre il tuo mondo sta per crollare, ti sembra di scorgere una stella che brilla più delle altre: è Ettore, ti sussurra un’ancella che piange.

Una stella che in cielo non avevi mai visto e che avevi sempre avuto accanto.

 

 
  
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