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Autore: demois    29/07/2012    1 recensioni
Un amicizia strana nata al liceo dieci anni prima. Il buio per dieci anni e ora si rincontrano. La domanda.. Esiste l’amicizia tra i due sessi? E’ possibile che un uomo e una donna possano rimanere amici senza che uno dei due si innamori dell’altro? Meglio reprimere i sentimenti per il bene di un amicizia che si spera possa durare in eterno e meglio togliere la maschera e confessarsi all’amico o all’amica i proprio sentimenti mettendo a rischio quello che si è creato negli anni? Beh.. io sinceramente non lo so.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: ‘’Autrice’’ wow, mi sento quasi importante! Comunque ragazzi, sono tornata con un’altra storia, non so perché ma ogni tanto mi viene voglia di scrivere e lo faccio. Però la domanda che voglio farvi è un’altra… Esiste l’amicizia tra uomo e donna? A voi la parola, scrivetemi una recensione e rispondetemi. Ovviamente ditemi anche se vi piace o meno la storia almeno vedo se farla continuare o meno! Grazie, Demois! Un bacio

Guardavo il soffitto. Non so per quale motivo. Ero appena tornata dalla palestra e l’unica cosa giusta da fare in quel momento era cercare di dormire, ma come al solito.. battaglia persa. Io e Morfeo in questi ultimi tempi, avevamo qualche problema di comunicazione.

°Ero lontana dalla mia famiglia, mi mancava, Dio se mi mancava. Le mie sorelle, i miei familiari, le litigate, tutto era diverso senza di loro. Mancava costantemente qualcosa. Certo skipe era un buon amico, ma non era lo stesso.
Abitavo da sola ormai da qualche mese. Il mio appartamento era carino. L’unica porta era quella del bagno e della mia camera da letto. Il resto era tutto esclusivamente aperto con grandi finestre che illuminavano le varie stanze.  L’arredamento era costituito solo da qualche mobile trovato agli angoli della strada e rimesso a nuovo con qualche domenica di lavoro, divani e basta. Minimalista era il mio motto di vita. Perché dovevamo sempre annegare in mobili, mobili e ancora mobili? Per me le pareti sono sempre state come tele da dipingere, dove potevo esprimere quello che ero realmente ed è per questo che non potevo comprare tante cose, sennò la mia tela sarebbe diventata sempre più piccola fino a quando non sarebbe sparita. No, assolutamente, volevo esprimere chi fossi.°

Mi alzai tanto non valeva la pena di restare sdraiata a non fare niente, meglio prepararsi un buon caffè.
 Il caffè è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Lui c’è sempre stato: quando dovevo studiare per scuola, quando avevo dormito poco e dovevo lavorare il giorno dopo, in ospedale nei momenti più dolorosi e infine aveva unito delle persone.  Improvvisamente fui presa dai ricordi… andai subito in camera mia dove sotto al letto era custodita la mia fedelissima scatola di cui nessuno aveva mai visto il contenuto. La aprì. Foto, tantissime foto. Io e le mie sorelle sotto un albero in giardino con le nostre biciclette nuove di zecca, il primo giorno di scuola, il mio primo bagnetto con delle forti braccia che mi sostenevano in una piccola vasca da bimbi, io e mio papà a cavallo. Scorrevo le foto sorridendo felice ripensando a tutti i bei ricordi legati alla mia infanzia.. quando arrivai alle foto dell’adolescenza. Superiori. La mia amata scuola immersa nel verde nel centro della città,  proprio come  un ossimoro.  Io e le mie amiche l’ultimo giorno di scuola con dei pantaloncini con sotto dei pantacollant di colori improbabili, feste, compleanni, bevute di troppo… adolescenza! Girai l’ennesima foto e come un flash tutto ritornò come 10 anni prima. Ricordavo bene quel giorni. Era la gita in Italia anno 2000, una foto nel corridoio. Io e lui con la bocca aperta e gli occhi socchiusi intenti a urlare qualcosa a chi scattava la foto. Una notte, bevute di troppo e un ascensore che non si doveva aprire facendoci ritrovare uno davanti all’altro ubriachi . Un attimo. Lui che mi prende per i fianchi, mi solleva, le mie gambe attorno al suo bacino, il suo volto sul mio collo, le mia mano dietro la sua nuca.
‘’Cosa hai bevuto?’’ dissi guardandolo nei suoi occhi
‘’Di tutto’’ mi dissi. Due parole.
Mi afferrò saldamente per i fianchi e in pochi secondi mi trovai al muro con lui che mi teneva fermi i polsi alla parete. Un secondo dopo la lucidità che durò quei pochi secondi per far in modo che non succedesse nulla. Le porte dell’ascensore si richiusero dietro di me.  Entrai in camera come se non fosse successo niente.
‘’Puzzi di alcool’’ Furono le uniche parole che sentii prima di sdraiarmi a letto e dormire fino al giorno dopo. Non volevo e non dovevo pensare a quello che era accaduto.
La mattina dopo  nessuno disse nulla. Le mie compagne di stanza non avevano la minima idea di quello che era successo e mai lo seppero. Io e lui eravamo gli stessi di sempre: Shannon e Lyla. Soltanto un mese più tardi, eravamo distesi a prendere il sole in giardino una decina di amici e a un certo punto lui mi disse…
‘’Mi ha detto Jared che nella gita in Italia ti ho quasi stuprato in ascensore’’
Un attimo e il mio cuore smise di battere,  lo fissai negli occhi con tutta la calma che riuscivo a esternare..
‘’Ah si, e cosa è successo? Mi sa che ero troppo ubriaca e non mi ricordo niente’’
‘’Fortunatamente nulla’’
‘’Perfetto’’ fu l’unica cosa che riuscii a dire. Mi sdraiai di nuovo e mi misi gli occhiali da sole.
Un assolo di Jimmy Page mi riportò alla realtà, Heartbreaker continuava a suonare nella stanza mentre io continuavo a fissare quella foto di me e lui così giovani e così felici. Richiusi la scatola e la rimisi sotto al letto. Dovevo andare a lavoro.
  
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