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Autore: Il Cavaliere Nero    30/07/2012    3 recensioni
'L'amore è una calamita che entra in azione quando il tuo esterno è la copia dell'interno di un'altra persona. Solo incastrandoti con lei ti sentirai completo.'
Clarissa e Roberto: l'amore è questione di chimica o desiderio di ricongiungersi alla metà della nostra anima ospitata nel corpo d'un altro?
Estratto dal prologo:
"Era solo questo, il motivo per cui c’ero andato a letto: lei era indubbiamente una ragazza molto bella, m’aveva attratto ed io m’ero voluto distrarre.
Mi presi del gioco di quel termine: ‘Distrarre, dal latino devertere, cioè allontanare, deviare.’
Che cosa mi suggeriva la mia mente? Che avevo voluto allontanare la riflessione? Deviare l’attenzione da ciò che mi preoccupava?
Sciocchezze, avevo solamente voluto divertirmi un po’.
‘Già, divertirmi.’ Mi consolai, eppure non potei non ricordare che, nell’opinione di Pascal, il divertissement era, letteralmente, l’atto del devertere: la volontà inconscia d’allontanarsi dalla paura, di distrarsi dal mondo, estraniarsi dai problemi."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

Non esitai più neppure un istante: mi sporsi verso di lei velocemente, perché non potesse scansarsi, puntando alla bocca. I due bicchieri di Gin scolati sino all’ultima goccia a causa di quella sciocca scommessa probabilmente avevano contribuito in buona parte a cancellare quel poco che rimaneva dei miei già ben deboli freni inibitori.
La desideravo, l’avrei avuta: fu questo il mio pensiero quando cercai di baciarla, stranamente incerto. Fortunatamente ogni mio dubbio venne fuorviato, perché rispose al bacio con il mio stesso impeto. Le nostre labbra si scontrarono con foga, e non si tennero serrate neppure per un istante: la mia bocca era già aperta, e così la sua.
Le portai inconsciamente una mano dietro alla testa, tra i capelli castani, per tenerla legata al mio volto e mi piacque, e molto; perciò mi alzai leggermente dallo sgabello in pelle nera per sovrastarla ed approfondire quel contatto, molto più eccitante di quanto avessi immaginato quando le scrutavo le labbra leggermente socchiuse, mentre suonava il pianoforte.
Iniziò a mancarmi il fiato, eppure non volli separarmi da lei: respirai rumorosamente con il naso, continuando ad esplorarle la bocca.
Poi, percepii chiaramente la sua mano aperta sul mio petto: con un gesto repentino le afferrai il polso, rimuovendo ogni ostacolo si frapponesse tra il mio corpo e suo; l’attimo successivo ebbi infatti una piena e forte percezione del suo seno sul mio torace ed un brivido d’adrenalina mi attraversò la schiena.
-Meglio di quanto credessi…- mi ritrovai a pensare quando feci scorrere la mia mano dal suo capo alla sua schiena, per stringerla stretta a me.
Anche lei respirò rumorosamente, sebbene non avesse perso il ritmo del mio bacio neppure per un momento; abbandonai la sua bocca per assaporarle il collo. Respirai a pieni polmoni l’odore d’albicocca della sua pelle e la strinsi ancora più forte a me. Inaspettatamente, lei liberò il suo polso dalla mia presa, andando poi a scompigliarmi i capelli biondi con entrambe le mani: il suo tocco era lieve, eppure maledettamente sensuale.
La volevo: non mi era più possibile contenere quel bruciante e doloroso desiderio che nutrivo di lei e del suo corpo.
Le morsi il collo probabilmente con troppa foga, quasi violenza, incapace di frenare la lussuria che mi aveva fatto prigioniero.
La desideravo.
Eppure lei non emise neppure un gemito: quasi impassibile, si limitò a perseguire nelle carezze tra i miei capelli spettinati.
‘Caparbia…forte.’ decretai, mentre lasciavo numerosi morsi sul suo collo.
Mi resi conto d’essere più aggressivo del solito, più violento di quanto non fossi con le mie amanti, ma non riuscii a controllarmi, ardente d’una passione incandescente che mi divampava nell’anima.
Come se non bastasse, mentre spostavo con le labbra la spallina dell’abito per giungere alla sua spalla, lei insinuò una mano sotto la mia camicia blu notte, percorrendo lo spazio tra la mia pancia ed il petto. Si bloccò quando giunse alla mia spalla, per ripetere i gesti appena compiuti con l’altra mano: i suoi movimenti erano decisi, non titubava. Tuttavia rimase così, con entrambe le mani sulle mie spalle, senza tentare di slacciarmi i bottoni della camicia, o di rimuoverla.
Sorrisi ironico, risalendo il suo corpo con la bocca aperta sino a giungere al suo orecchio:
“Chiunque erri, commettendo il male, è pur sempre Spirito*”
Pensai di udire una risatina in risposta alla mia affermazione, o quanto meno di sentirla rabbrividire al mio sussurro: invece, sopraggiunse un’altra frase:
“Certo. Ma il male è la non scelta.*”
Fui io a ridere.
“Ridicolo. Chi era il grande dittatore della cultura tedesca?!*”
Quindi afferrai la sua camicia chiara, e con un solo colpo accompagnato da un rumore eccitante, feci saltare tutti i bottoni in un attimo.
Non pronunciò una parola, ma prese a sbottonare la mia camicia lentamente. Troppo lentamente, era estenuante.
Sentii le sue unghie sfiorarmi la carne, e rabbrividii: non avrei resistito ancora per molto lì immobile; il problema fu che lei se ne accorse, perché il suo volto s’illuminò d’un sorriso di scherno e i suoi gesti rallentarono ulteriormente.
“Mhm…” me ne compiacqui, forse eccitato da quel gioco che stava intraprendendo, forse divertito dall’assurdo tentativo di lei:
“Davvero credi di tenermi testa?” le sputai contro, afferrandola per un braccio e trascinandola nuovamente contro il mio addome.
“Dirigo io la partita.” Sentenziai poco prima di spostare le mani sui suoi fianchi e da lì scendere sino ai glutei, che palpai con foga. Quindi mi diressi verso le cosce, e sollevandole la presi in braccio in modo tale che mi circondasse il bacino con le gambe; lei non oppose resistenza, tutt’altro: come un’abile ballerina, si lasciava condurre con grazia dal suo cavaliere ed in ogni suo movimento albergava l’ essenza della sensualità. Accompagnava sinuosa i movimenti che io le imponevo.
Strinse le sue gambe attorno a me, aumentando il contatto tra il suo seno ed il mio petto: affondai le mani nei suoi capelli, strappando via il laccio che li teneva legati in una coda di cavallo; una pioggia castana le ricadde sulle spalle, mescolandosi alle sua pelle candida.
“Ti voglio.” Non fu una rivelazione, ma un ordine: io la volevo, lei doveva essere mia. Almeno per quella notte.
Non mi rispose, ma non cercò neppure di fuggire la mia presa.
Credetti dunque di poter interpretare il suo silenzio come un consenso, perciò le aggredii nuovamente la bocca, trascinandola in un bacio ardimentoso.
Nel frattempo, con lei ben salda ai miei fianchi, percorsi con fatica l’intero corridoio fino a giungere in camera da letto, dove la gettai con veemenza sul materasso per poi ergermi sopra di lei.

Mi svegliai allo squillo del cellulare; prima d’aprire gli occhi cercai il telefonino sul comodino accanto al letto, ma non lo trovai. Quindi spostai la mano al mio fianco, scoprendo il posto vuoto e le lenzuola sgualcite.
Se n’era andata!
Me ne sorpresi, di solito ero io ad abbandonare il letto ancora caldo di passione appena consumata, oppure le pregavo d’andarsene utilizzando una scusa, o adducendo qualche pretesto sciocco. Solitamente, comunque, ci cascavano.
‘Meglio’ decisi, infine, tra gli squilli del telefono ‘Almeno m’ha evitato di cacciarla via.’
Mi misi a sedere sospirando rumorosamente; raccolsi i jeans scuri da terra, frugando nella tasca posteriore.
“Rob!” salutai il mio amico, letto il nome sul display “Cos’accidenti vuoi a quest’ora del mattino?”
“Credi sia tanto presto, Patrizio? Sono le dieci e un quarto.” Replicò, sarcastico.
“Oh, beh, ho fatto le ore piccole. Sai…” iniziai, ma lui m’interruppe brusco:
“Possiamo evitare i dettagli, per favore? Ho appena fatto colazione.”
Scoppiai a ridere: “Il solito puritano, vero, Bobbo?”
“Non chiamarmi Bob…”
“Cosa vuoi?” incalzai.
“Voglio che non mi chiami Bobbo.” Insistette, ed io sbuffai:
“Guarda che riaggancio.” Lo minacciai.
“La tua letteratura non deve averti soccorso nell’arte amatoria stavolta, se sei di così cattivo umore” cantilenò, giulivo.
Non ci pensai due volte e posi fine alla conversazione, gettando il telefono sul letto, accanto al copriletto arrotolato su se stesso.
Guardai l’orologio: erano davvero le dieci e un quarto.
“Meno male che stamattina non ho lezione…” bofonchiai, alzandomi in piedi per infilarmi sotto la doccia. Prima, però, lessi l’sms che Roberto mi aveva inviato non appena gli avevo attaccato in telefono in faccia:

“Maledetto donnaiolo, che intenzioni hai? Le prove cominciano a mezzogiorno, vedi di non mancare! Per sicurezza, vediamoci mezz’ora prima al solito bar!”

Ah, giusto. Quando avevo pausa dall’università, interveniva il teatro ad occupare il mio tempo.
Sospirai, passandomi una mano sul viso: era stata una notte movimentata. Eppure non ero stanco, anzi: un’energia vitale, fiera mi scorreva nelle vene, animando il cuore.
Quella notte di sesso m’aveva fatto rinascere!
Era solo questo, il motivo per cui c’ero andato a letto: lei era indubbiamente una ragazza molto bella, m’aveva attratto ed io m’ero voluto distrarre.
Mi presi del gioco di quel termine: ‘Distrarre, dal latino devertere, cioè allontanare, deviare.’
Che cosa mi suggeriva la mia mente? Che avevo voluto allontanare la riflessione? Deviare l’attenzione da ciò che mi preoccupava?
Sciocchezze, avevo solamente voluto divertirmi un po’.
‘Già, divertirmi.’ Mi consolai, eppure non potei non ricordare che, nell’opinione di Pascal, il divertissement era, letteralmente, l’atto del devertere: la volontà inconscia d’allontanarsi dalla paura, di distrarsi dal mondo, estraniarsi dai problemi.
Mi scappò un sorriso e prima che me ne fossi reso conto avevo, per l’ennesima volta, aperto quel volume alla pagina indicata dal ciondolo color argento a mò di segnalibro di metallo:

Hai paura della morte? Eppure hai una donna, fai l’amore con lei. Nel momento in cui fai l’amore con lei dimentichi per un attimo la morte? Se questo non capita, non è la giusta femmina. La giusta donna è colei con cui fai l’amore ogni volta che la morte ti terrorizza.*

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Precisazioni:

*1. “Chiunque erri, commettendo il male, è pur sempre Spirito”: Citazione di Hegel, dall’ Enciclopledia delle scienze filosofiche in compendio.
* 2. “Il male è la non scelta”: Citazione dall' Aut Aut, Kirkegaard.
Come verrà precisato più avanti, il personaggio di Patrizio ama affascinare le donne dimostrando la sua conoscenza in ambito filosofico e letterario.
*3. Hegel era il principale riferimento culturale dell'Idealismo.
*4. E’ una citazione di Hemingway, sebbene sia tradotta in modo assolutamente libero. In realtà, ho riportato più il concetto che la frase. E’ stato ripresa anche nel film Midnight In Paris di Woody Allen.

^***^ ^***^ ^***^

Note dell’autrice: Eccomi approdata a questa sezione. Sono un po’ emozionata, in quanto solitamente scrivo e posto per la categoria Anime e manga, è la primissima volta che mi cimento in un originale.
La storia è ovviamente, all’inizio.
I personaggi sin ora citati sono due:
Roberto, nome di origine germanica. Letteralmente: “Colui che colpisce”.
Patrizio, nome di origine latina. Letteralmente: “Di illustre origine.”
Abbiate pazienza, sono fissata per queste cose XD
Nel prossimo capitolo arriverà la protagonista femminile!
In realtà il protagonista maschile è Roberto e non Patrizio, che vediamo agire in questo capitolo: tuttavia descrivere il suo modo di fare attraverso il discorso indiretto libero sarebbe stato un po’ difficile, quindi ho deciso di farglielo descrivere in prima persona, così ho risolto il problema XD A partire dal primo capitolo, la storia sarà esposta da un narratore esterno in terza persona. Patrizio è, come lo apostrofa Rob, un donnaiolo: numerosi amanti, nessuna intenzione seria. Spero d’avervi incuriosito almeno un po’ e che il prologo sia stato di vostro gradimento. Infine, sono dovute due ulteriori precisazioni: innanzitutto ci tengo a sottolineare che l'introduzione a questa storia è una citazione da L'ultima riga delle favole, di Massimo Gramellini (un libro che ho adorato!). In secondo luogo, debbo un GRAZIE! enorme alla mia Neechan, che è stata di aiuto essenziale nella stesura del progetto. Spero ricaverà piacere dal leggere per intero questo prologo, le cue prime righe aveva già pregustato (speriamo fossero di gusto dolce! XD)
A presto con il primo capitolo! Grazie in anticipo a chi deciderà di recensire!
Un grande bacio
Cavy

   
 
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