30/07/2012
0 recensioniMore Than Blood
Il ramo si protendeva oltre la staccionata bianca, permettendogli di arrampicarsi agilmente alla finestra semi aperta.
Era la sesta volta in un giorno che compiva quell’azione.
Fissava l’interno della stanza con aria nostalgica.
Quel letto celava troppi ricordi dolorosi.
Sussultò quando un altro lampo si diramò nel cielo, ma lei gli si strinse vicino e gli baciò la fronte.
- Jongie, non avere paura. Ci sono io con te. -
Il piccolo si rilassò e dormì stretto in quell’abbraccio.
Erano passati dieci anni da allora e non riusciva a liberarsi dalla sua opprimente voglia di calore umano.
Non era solo la carne ciò di cui necessitava, ma anche il cuore.
Il suo, precisamente.
Aveva preso l’abitudine di spiarla da pochi anni, perché non poteva più rinnegare il suo passato.
Era un vampiro, ma prima di tutto era una creatura vivente.
Bisognoso di qualcuno da amare e che lo amasse.
La sua famiglia credeva fosse morto; invece un vampiro gli aveva negato la morte, condannandolo ad un’eternità di agonia.
Non aveva mai avuto il coraggio di dire la verità ai suoi cari, nemmeno alla persona più importante della sua vita.
Ma quella notte,l’avrebbe ritrovata.
Un urlo interruppe i suoi pensieri.
- Chi sei? Fatti vedere… -
Un’esile donna si avvicinava furtiva alla finestra, mentre Jonghyun cominciava a sentire la fame assalirgli i sensi.
Ma non poteva cedere.
- Sono io…Jongie… -
Silenzio.
- Non è possibile.-
Poteva sentire il suo candido respiro sulla pelle.
Lei non poteva distinguere i suoi occhi color magenta, né i suoi artigli affilati.
- Te lo giuro. Sono dieci anni che ti osservo… -
Lei iniziò a gridare componendo un numero al cellulare.
- Chiamo la polizia. -
La creatura della notte ruppe il vetro e atterrò nella camera buia afferrando il collo della ragazza in brevi attimi.
- Devi credermi. Sono tuo fratello… -
Lei cercava disperatamente di liberarsi dalla presa, ma il vampiro le bloccava entrambi gli arti e le impediva di urlare.
Lei gli prendeva le mani, minute e scorticate per la caduta.
- Mamma, papà. Io scelgo lui. -
Gli occhietti del bambino si posarono sui suoi e sorrisero.
- Io scelgo lui. Questo hai detto la prima volta che ci siamo incontrati, all’orfanotrofio. -
La lasciò andare e le sorrise, con gli stessi occhi di sempre.
Lei si portò una mano alla bocca e pianse.
Lo abbracciava tanto da togliergli il respiro.
- Sono qui, Elena. -
Lasciò che l’ultimo barlume di eternità scivolasse dai suoi occhi.
Era a casa.