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Autore: Shesburning    30/07/2012    1 recensioni
So che ormai di questo stampo ci sono storie fritte e rifritte...però la mia non parla solo di virus e di mostri. Quello è lo sfondo. La mia storia parla di un ragazzo che incontra il suo destino.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano in ventidue, prima di partire. La città era sotto la piaga ormai da una settimana. Nessuno aveva osato addentrarsi oltre le mura prima d’ora. 
L’accampamento militare distava due chilometri e mezzo dalle porte della città. I sopravvissuti erano circa duemila, tra soldati, famiglie e sfollati. Tiger faceva parte della schiera più giovane dei soldati, di cui soltanto quindici erano sopravvissuti al virus. I suoi incredibili anticorpi, si diceva. Tiger era bello, giovane e coraggioso, e in vita sua non aveva mai assistito a una tale dimostrazione di umanità come in quei pochi giorni trascorsi nell’accampamento. La gente si aiutava. Si aiutava davvero. Si dividevano le provviste, si cercava di agganciare contatti col mondo, si pregava insieme perché qualche altro sopravvissuto venisse miracolosamente a bussare alla loro porta. Ogni briciola di egoismo e vanità era scomparsa insieme alle macerie della civiltà. Erano un popolo povero e primitivo, che cercava di tenere insieme tutto ciò che restava. Tiger aveva avuto l’impressione che gli uomini non sono così orribili di natura, ma quando la fine è vicina sanno come riscattare il proprio animo. 
Quel giorno nell’aria si diffondeva un forte odore di carne arrostita e sigarette. Era quasi il tramonto, e nella piazza principale tutte le famiglie si radunavano per la cena. I soldati, tutti, avevano il compito di distribuire i viveri e mantenere l’ordine. 
Ma Tiger no. Non quella sera. 
L’esperienza di Tiger era praticamente pari a zero. Si era arruolato solo pochi mesi prima che l’epidemia investisse il paese. Però, quella notte, avrebbe avuto la sua prima occasione di far valere il suo spirito di soldato scendendo direttamente nel campo. 
 
Anche se in molti lo speravano, naturalmente i superstiti che si trascinavano fino all’accampamento erano rari. C’erano donne, uomini, genitori che si chiedevano che fine avessero fatto i loro figli, e Tiger aveva letto nei loro occhi il barlume di una speranza che non si sarebbe mai spenta davvero. Per questo c’erano le truppe di salvataggio. Squadre di soldati armati per tuffarsi nel nido dei mostri, per immergersi fin dentro alle loro bocche nauseanti pur di trovare un ultimo sopravvissuto. 
Quella notte il nome di Tiger compariva nell’elenco. In realtà, era stato lui stesso a fare domanda. I volontari non erano pochi, dato che molti fra gli stessi soldati avevano a cuore di rinvenire qualcuno dei loro cari tra le ceneri della vecchia città. Per loro sarebbe stato un sollievo perfino trovarli morti, piuttosto che infetti. 
 
Tiger non aveva cari a cui tenere. Non aveva neanche il ricordo di una famiglia. Aveva vissuto con suo nonno da sempre, finchè, circa un mese prima, non era morto sprofondato nella sua poltrona, con un bicichiere del suo whisky in mano. 
Chi non vorrebbe una morte del genere?, si diceva. 
Fu allora che decise di arruolarsi. 
Il fatto era che lì dentro si sentiva inutile. Ne aveva abbastanza di distribuire cibo e girovagare per le case con la divisa lucida. La sua esistenza avrebbe dovuto portare a qualcosa di più, se lo sentiva. Insomma, aveva appena vent’anni. Già dopo una settimana di quello che considerava riposo, la sua giovinezza gli sembrava arida come braci spente. E per quanto potesse essere rischioso, lui aveva bisogno di pericolo. Aveva bisogno di azione. 
 
- Hai già cenato, Wright? 
La voce di un altro soldato lo strappò dai suoi pensieri. Sorrise. 
- No, Tom. Non ho molta fame. 
Il compagno, con un piatto chiuso in equilibrio tra le mani, si sedette sul terreno accanto a lui. - Come immaginavo - 
Sollevò il coperchio e porse il piatto a Tiger. - Mangia. Devi essere in forze, per stanotte. - 
Tiger lo ringraziò con lo sguardo e prese la sua cena tra le mani. Aveva lo stomaco chiuso, ma la vista delle salsicce abbrustolite, del pane fresco e della salsa scura a contorno di tutto lo convinse a mangiare. Seppure in crisi, lì la gente mangiava parecchio bene. 
Staccò un pezzo di pane e lo intinse nella salsa.
- Tu sei dei nostri, Tom?- disse lanciando uno sguardo all’amico. Lui annuì. 
- Si. Ho già salutato mia madre. Dice che è troppo pericoloso ma…che altro direbbe una madre? - 
Risero. Tom sospirò e alzò gli occhi al cielo: - Spera che ritrovi Jim, lì in mezzo. -
Tiger avvertì un fremito di gelo arrampicarsi lungo le gambe fino allo stomaco. Jim era il fratello minore di Tom, quello a cui tutti nella sua famiglia erano più affezionati. Ed era rimasto lì dentro, nell’inferno. Solo. 
- Ti aiuterò a ritrovarlo. - 
 
La preparazione durò un quarto d’ora circa. Avevano tutti la solita divisa,  un fucile, due coltelli e altrettante pistole. Munizioni a non finire. 
Quei mostri erano quasi invincibili. Prima di partire, uno dei generali che era stato lì in mezzo passò un’altra mezz’ora buona ad istruirli su ciò che avrebbero trovato. 
E la cosa non li rassicurava
 
La notte era fresca, quasi piacevole. Dalla Jeep l’accampamento sembrava un cumulo di luci sottili inghiottite dal buio della pianura. Tutto era così irreale. Tiger passò il dito sulla lama del suo coltello e una scarica d’adrenalina gli attraversò la spina dorsale. 
 
Erano in ventidue, prima di partire. Nessuno poteva sapere che nemmeno uno di loro avrebbe mai fatto ritorno. 
  
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