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Autore: Jessy87g    13/02/2007    1 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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''Regnava nel silenzio
Alta la notte e bruna.
Colpìa la fronte un pallido
Raggio di tetra luna.”




Rin Asthon si svegliò di soprassalto con gli occhi sbarrati per il terrore; dopo un attimo di smarrimento, realizzato di trovarsi nella sua camera da letto, si issò a sedere ponendo una mano sul cuore che non accennava a diminuire i battiti.
Da quando si era trasferita con la famiglia in quel tetro castello, sul quale si mormoravano antiche leggende di sangue e vendette, non era riuscita ancora a dormire una notte senza che una strana inquietudine le togliesse il sonno: quella sera, tuttavia, i vaghi incubi avevano preso una forma terribilmente concreta.
Si alzò sulle gambe ancora tremanti e, coprendosi le spalle con un mantello abbandonato su una vecchia poltrona di velluto rosso che portava lo stemma scolorito dal tempo della famiglia alla quale il padre aveva tolto castello e possedimenti, si avvicinò alla finestra.
Troneggiava in un cielo senza stelle una luna grande e pallida che illuminava con i suoi raggi un paesaggio che pareva irreale.
Proprio una luna simile aveva accompagnato la ragazza nel suo onirico cammino attraverso la fitta foresta che circondava l’ex castello dei Ravenswood sino ad una fontana nascosta da grandi rami intrecciati.
Ad un tratto la nebbia che circondava il luogo lasciò intravedere la figura di una donna il cui corpo era per metà immerso nell’acqua: la pelle era di un pallore innaturale, i lunghi capelli intrecciati le ricadevano dolcemente su una spalla. Con gesti lenti accennava di avvicinarsi mentre le labbra violacee si muovevano per pronunciare parole inudibili.
Rin, piena di terrore, non riusciva ad opporsi ad una forza sconosciuta che la costringeva ad avanzare verso lo spirito che rimaneva immobile, simile una statua marmorea.
Quando l’acqua della fonte stava ormai per lambire la veste da notte della fanciulla e il cuore accelerava insostenibilmente i suoi battiti, il fantasma spalancò gli occhi completamente bianchi e, emesso un grido assordante e terribile, si inabissò.
L’ultima cosa che videro gli occhi inorriditi di Rin fu l’acqua torbida che si tingeva di sangue.


“Signorina, non riuscite a prendere sonno?”
La rassicurante voce della sua damigella riscosse Rin dai terribili pensieri che non volevano lasciare la sua mente.
“No Kagome..come ogni notte del resto” Rispose abbozzando un pallido sorriso, lasciandosi condurre dalla compagna fino al letto mentre ascoltava pazientemente gli usuali rimproveri che le venivano rivolti ogni notte : “dovreste avere più riguardo per la vostra salute..lo sapete quanto siete cagionevole..l’aria fredda non può farvi che male” ed altre parole di tal guisa.
Quella volta, tuttavia, mentre spazzolava i capelli della padrona scompigliati dal vento, Kagome notò con un certo allarme che c’era qualcosa di strano: le dita magre e affusolate tremavano sommessamente e dalla gravosa espressione del bel viso traspariva una grande preoccupazione.
“Cosa vi turba Miss Asthon?” Chiese dopo un lungo istante di silenzio con una punta di apprensione nella voce.
“Come fai a saperlo?” Balbettò stupita la giovane scrutando il volto della compagna con sguardo indagatore.
La damigella, dopo aver sistemato le coperte abbandonate disordinatamente sul pavimento, le sorrise dolcemente “Perché siamo cresciute insieme, nessuno vi conosce meglio di me” e, chiuse le imposte, si sedette accanto al letto pronta ad ascoltare pazientemente ogni confidenza.


Il sole aveva appena fatto capolino dalle verdi colline indorando con la sua luce la piccola contea di Lammermoor; gli abitanti iniziavano a lasciare con passo lento le abitazioni nella solita routine quotidiana.
Due ragazze stavano percorrendo un tortuoso sentiero perso tra gli alberi ancora bagnati dalla rugiada mattutina.
“Miss Asthon, aspettatemi!E’un terribile errore incamminarci nel bosco da sole, vi prego torniamo indietro!” gridò la seconda “Vostro padre non sarebbe affatto felice se sapesse dove ci troviamo” e dopo un attimo di silenzio aggiunse “Per non parlare di vostra madre.”
Rin si fermò improvvisamente volgendo lo sguardo verso la compagna.
“Mio padre è troppo occupato con il suo lavoro mentre mia madre..bhe..non lo saprà mai visto che si trova a Londra dai parenti. Quindi non c’è nulla da temere!” Sentenziò con un tono a cui non si poteva replicare.
In effetti, come si può arguire dalla conversazione, le redini della famiglia Asthon erano inusualmente tenute con grande fermezza dalla moglie: una donna imponente, dal carattere fermo e deciso; l’appartenenza ad una nobile famiglia traspariva dalla fierezza del volto che conservava ancora le vestigia di un’antica bellezza che il tempo non era ancora riuscito a cancellare e dal suo perenne impegno a mantenere intatto l’onore della famiglia anche con mezzi non proprio ortodossi.
Mr. Asthon, invece, era un uomo di piccola statura ma dalla mente sveglia, abituata a dirimere questioni di ogni tipo; le origini borghesi, coadiuvate dai trucchi appresi nell’esercizio del mestiere di avvocato, gli suggerivano saggiamente di tenersi lontano da ogni possibile conflitto con la moglie: così era costretto a esercitare il suo dominio solo nella la polverosa biblioteca e vicino banco dell’imputato.
La figlia, Rin Asthon, perennemente oppressa e intimorita dall’autorità materna, aveva sviluppato un carattere remissivo e affettuoso: come il fiore nato in un terreno ostico appare più bello e prezioso, così lei risplendeva nel tetro grigiore delle mura domestiche.
Usciva raramente di casa a causa della salute cagionevole; passava le lunghe giornate inginocchiata davanti al grande camino a leggere romanzi, a causa dei quali aveva sviluppato una grande vena romantica, pericolosa per una giovane della sua età totalmente estranea al confronto con la vita reale.

“Ecco Kagome, siamo arrivate” esclamò Rin indicando con aria trionfante una piccola fontana seminascosta dalla vegetazione.
“Questa è la ‘fontana della sirena’ bambina.”
Queste parole improvvise fecero voltare all’unisono le due giovani impaurite: a pochi passi di distanza stava una vecchia signora i cui lunghi capelli bianchi circondavano un viso sul quale i segni del tempo avevano lasciato le loro indelebili tracce. Gli occhi, ormai ciechi, erano velati da una patina bianca e fissavo sempre un solito punto, come se fossero i soli capaci di scorgere cose precluse ai vedenti.
“Chi siete signora?” chiese Kagome balbettando leggermente per lo spavento.
“Kaede era il mio nome” rispose la donna con voce bassa e melodiosa “un tempo servitrice dei Ravenswood, padroni della contea…adesso…adesso sono solo una vecchia che attende la fine delle sue sofferenze: troppe sventure hanno visto questi occhi ormai ciechi, troppo dolore ha sopportate questo mio povero cuore per poter vivere ancora a lungo”.
Rin, colpita da tali accenti, abbassò per un lungo istante lo sguardo, non riuscendo a sostenere la vista del viso della donna rigato dalle lacrime; ma, fattasi coraggio, le rivolse la domanda che non le aveva dato requie della notte precedente.
“Cosa sapete dirmi riguardo a questa fontana?”
La vecchia chinò leggermente il capo, come se tentasse di far riaffiorare dalla mente ricordi ormai oscurati dal trascorrere del tempo; infine, con voce che pareva più un sussurro, cominciò il racconto.
“E’ un’antica leggenda , narra di una donna che era divenuta l’amante di un Ravenwood; erano soliti incontrarsi proprio qui, in segreto; passavano le ore tra colloqui e giuramenti d’amore, convinti che quegli istanti di felicità fossero eterni….Un giorno però..”ma non riuscì a continuare, le parole vennero soffocate da un’ inusuale moto di pietà per una donna mai vista; ma, riscossasi subito, riprese con maggiore trasporto “..l’uomo, convinto che l’amante lo tradisse, la uccise. Nessuno sa se quel sospetto fosse vero e meno..l’unica cosa certa è che quella fontana è la sua tomba, dove riposa per l’eternità piangendo il suo triste destino”.
Le giovani, colpite dalla tragica storia, si avvicinarono istintivamente al luogo dove si era consumato un gesto così atroce, come se si aspettassero di veder sorgere da un momento all’altro il pallido fantasma che aveva tormentato il riposo di Mrs. Asthon la notte precedente.


Quando Rin si volse per ringraziare la vecchia delle informazioni datele si accorse con grande stupore che era sparita così misteriosamente come era arrivata. L’insostenibile silenzio era rotto solo dallo scrosciare dell’acqua che il sole nascente tingeva con riflessi sanguigni.
  
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