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Autore: ellephedre    30/07/2012    14 recensioni
Primo episodio: dopo che Rei ha visto Mamoru 'al naturale' nel bagno di casa sua, mentre lo ospitava, Usagi è ancora risentita. Nel discolparsi Rei le fa venire un dubbio atroce: il suo ragazzo è perfetto, vero? Perfetto anche 'al naturale'?
Secondo episodio: Usagi è diventata una bambina per colpa di ParaPara. Come reagisce Mamoru?
'Dreaming Usagi', come il tema portante della quarta serie di Sailor Moon.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta serie
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Dreaming Usagi

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


2 - Adulta?
Durante l'episodio 158, quando ParaPara fa scambiare i corpi di Usagi e Chibiusa.

"Mamo-chan."
Usagi come bambina di otto anni era dolce come una bomba a orologeria: se provavi ad accarezzarla, lei esplodeva d'affetto. Alla stessa età di Chibiusa, Usagi dimostrava due anni di meno e un'innocenza che lo faceva sentire male: davvero aveva mai baciato una ragazza con una mente così pura e un'indole tanto infantile? Non era un insulto, solo una constatazione: alla vista delle caramelle sul tavolo Usagi aveva iniziato a saltellare proprio come faceva quando aveva un metro d'altezza in più, leccandosi le labbra con la lingua sbarazzina. Vederla in forma di bambina aveva dato tutto un altro significato a quel suo modo di comportarsi: Usagi in realtà era candida come una bambina delle elementari, persino più innocente della loro futura figlia.
"Mamo-chan?"
Lui deglutì. "Cosa c'è?" Dovette abbassare lo sguardo fino a sotto la cintura per vedere il viso di lei.
Usagi si era attaccata alla sua gamba. "E se non tornassi più come prima?"
Lei lo disse con una vocetta che gli fece venire voglia di prenderla tra le braccia e confortarla. Si trattenne. "Non dire sciocchezze."
"Per ipotesi. Tu cosa faresti?"
"Non avrai paura di rimanere in questo stato per più di un altro giorno, vero? Troveremo una soluzione." Dovevano essere ottimisti. Doveva esserlo lui, o sarebbe impazzito.
Usagi sfoderò un broncio piccolo e delizioso, infelice. "Ti troverai un'altra ragazza, vero? Non mi aspetterai."
Lui sospirò mentalmente. "No, Usako. Certo che ti aspetterei."
"E se ci vogliono altri dieci anni? Poi tu saresti trooooppo vecchio per me." Lei scoppiò in una risatina estatica che gli fece salire un brivido lungo la schiena.
"Che stai dicendo?"
"Niente, niente... ma tu sei l'unica persona per cui non vorrei restare così. È tanto bello non avere preoccupazioni. Il mio unico compito a questa età è giocare."
Parlava lei, o la mente di una bambina di otto anni? La mise alla prova. "Credo sia ora che tu faccia una dormita. Non sei stanca?"
Lei sgranò gli occhi, poi rise e sbadigliò. «È vero! Che bello, Mamo-chan mi mette a dormire!»
L'entusiasmo lo tranquillizzò: sicuramente Usagi era influenzata dall'incantesimo che le avevano fatto, anche nel carattere.
La mise nel centro del suo letto, mentre Chibiusa leggeva un libro e lo guardava di soppiatto con un sopracciglio alzato. Ora lei era tutta gambe lunghe e compostezza da adulta, grande nel corpo come in fondo lo era sempre stata nell'animo. Mamoru era felice di averla conosciuta da piccola: vedendola tanto simile ad Usagi sarebbe stato molto più severo con lei e i suoi capricci. Ora desiderava che tornasse piccola: per quanto potesse essere grande nei propositi e nella volontà, Chibiusa doveva a se stessa ancora qualche anno per diventare grande sul serio.
"Mamo-chan, mi racconti una favoletta?"
Lui evitò la cascata di braccia. "Come?" Guardò Usagi e le mani che uscivano tenere dalle coperte che lui le aveva rimboccato.
"Una favoletta. Per dormire."
Mamoru guardò il soffitto. Non sto per raccontare la favola della buonanotte alla mia ragazza. Questa è una bambina piccola. "Hm..."
"Per favore!"
Sconfitto, cedette. "Okay."
Usagi fece un balzo sotto le coperte troppo grandi, finendo sdraiata di lato. Lo guardava estasiata, in attesa.
"Allora..." cominciò lui. "C'era una volta una... una... principessa."
"Sììì!"
Principessa? Se le bambine erano ossessionate da figure regali, era colpa di padri privi di immaginazione.
Ma lui non era il padre di Usagi!
"La principessa si chiamava Serenity, vero?"
"Ehm... sì. Serenity era una principessa allegra e generosa col suo prossimo. Aveva delle guerriere che la proteggevano e la spronavano a studiare per diventare più saggia. Ma lei era... particolare."
"Le piaceva mangiare tanti dolci!"
"Uh, sì. Anche se non leggeva molto, era intelligente a modo suo. Un giorno..." Ci pensò su. "Un giorno la principessa Serenity fece il bagno in una fonte incantata e si trasfornò in un coniglio."
Usagi aveva stretto gli occhi grandi. "Un coniglio?"
"Sì, un consiglio bianco con le orecchie a punta e le guance paffute. Aveva il segno di una luna sulla fronte, ma siccome era coperto dal pelo tutto bianco che la principessa si era guadagnata nella trasformazione, Serenity non riusciva a parlare."
Usagi lo stava ascoltando con attenzione e lui dovette inventarsi in fretta il resto della favola.
"Serenity saltellò per la sua Luna in lungo e in largo, facendo amicizia con molti piccoli animali. Furono loro a dirle che per tornare ragazza lei doveva volare sulla Terra. Serenity si fece accompagnare sul pianeta da una... da una cicogna spaziale."
"Eh?"
Lui non si lasciò interrompere. "La gentile cicogna la depositò sul balcone di un palazzo molto grande, tutto bianco. Lì la piccola Serenity coniglio venne trovata da un principe."
Ad occhi chiusi, Usagi sorrise.
"Il principe capì che Serenity era un dono della Luna, e la accolse tra i suoi animali. Egli era un principe moderno che aveva deciso di lavorare come... come veterinario. Si affezionava molto ai suoi pazienti e, poiché aveva una casa grande, ne ospitava tanti. Durante i giorni che passarono, il principe - che si chiamava Endymion - vide con quanta cura il coniglio della Luna cercava di confortare e rimettere in salute gli altri animali. Man mano che Serenity si rendeva protagonista di buone azioni, il segno sulla sua fronte diveniva più visibile ed ella riprendeva capacità umane. Il mormorio del suo canto si levava nella stanza, facendo sentire bene i suoi amici animali e il principe, che si addormentava al suono del motivo intonato da lei. Così cresceva l'affetto che provavano l'uno per l'altra. Una sera, nel cielo comparve la Luna piena. Il coniglietto Serenity si era addormentata sul cuscino del principe Endymion. Avvenne una magia: il loro amore silenzioso diede forza alla Luna, che ritrasformò Serenity in un'umana. Il principe si svegliò, la vide, e.... e insieme decisero di passare il resto della loro vita a gestire la clinica veterinaria. Sposandosi, naturalmente. E... e vissero felici e contenti, sulla Terra."
Usagi era crollata dal sonno, e la sua favola non aveva fatto fine migliore: non era riuscito a raccontare di un finale romantico con Chibiusa che sorrideva da lontano ascoltandolo.
Si alzò e con un sospiro andò da lei. "Tu hai bisogno di una mano coi compiti? La scuola non sparirà come la vostra magia, e per lunedì tu sarai già tornata come prima."
Chibiusa ridacchiava a bassa voce. "Non preoccuparti, non ha alcuna voglia di frequentare le superiori. Non sono pronta."
Ecco, almeno la sua futura figlia si stava dimostrando normale.
"Col tempo diventerai più bravo a raccontare le favole, farai pratica con me."
Sì, ma tra molti anni. "Allora, se non ti serve aiuto per i compiti... esco a comprare qualcosa da mangiare. Non pensavo di avere ospiti per cena stasera." Un trio insolito: lui, la sua futura figlia che dimostrava quindici anni e la sua futura moglie che ne dimostrava sei.
Si arrese alla preghiera. Fa' che questa situazione non duri oltre domani, o sarò rovinato.

"Mamo-chan."
Sorrise alla voce adulta di Usagi: la battaglia che le aveva ridato il suo aspetto adulto era appena terminata. Non ci era voluta nemmeno una giornata intera perché le cose tornassero alla normalità.
Invaso dalla felicità, acchiappò Chibiusa prima che potesse scappare via. La prese in braccio e la sua veste Sailor lo solleticò sul collo.
"Ehi!" si lamentò lei, sorprendendolo. "Mamoru, mettimi giù! Ormai sono grande!"
Come?
Soddisfatta, Usagi scrollò le spalle. "E così questa marmocchia non si sente più una bambina?"
"Marmocchia sarai tu! Io me ne vado a casa, mi accompagnano le ragazze." Come fosse diventata un'adolescente, Chibiusa marciò via fiera con le Inners.
Mamoru non riuscì a capacitarsene.
"Finalmente" sussurrò Usagi. "Doveva venire questo giorno, ha smesso di volerti stare attaccata tutto il tempo. Ehi, non sarai mica deluso?"
Un po' sì. E ora con chi sfogava quello che Usagi gli aveva fatto provare tutto il pomeriggio? Aveva sperato in Chibiusa: era lei quella giusta da coccolare, perché era una vera bambina. Ma ora non lo era più?
Usagi aveva incrociato le braccia, in volto un broncio. "Buh. Perché non coccoli me? Male non mi fa."
Lui comprese. "Oggi... lo stavi facendo apposta?"
"Chi lo sa..."
"Usagi."
"Coccolami e te lo dico."
"Io non coccolo te, io ti..." Cercò di farsi venire in mente la parola giusta, senza successo.
"Non sai cosa dire perché tu mi niente, troppo spesso." Gli mostrò la lingua, un gesto divertito, un poco debole. "Per questo oggi ho fatto la bambina. A proposito, racconti favole strane."
Lui fu felice del buio: non si poteva vedere che era quasi arrossito.
Usagi ebbe pietà e gli prese la mano. "Ma sono favole troppo dolci. Vuoi che da sposati facciamo i veterinari?"
"Meglio i medici."
"Io poi svengo davanti a una siringa."
Mamoru ne sorrise.
"Mamo-chan?"
"Hm?"
"Tra poco, davanti a casa mia, prima di andartene... Tu mi... qualcosa?" Per favore.
Usagi gli piaceva grande per tanti motivi. "Io qualcosa, promesso."
Lei sorrise e lo invitò a saltare in alto, verso il cielo.
Era veloce e coraggiosa, fiera. Per quella sera, lui qualcosa che l'avrebbe fatta sentire felice di essere grande, ma non troppo. Usagi era ancora giovane a quindici anni, ma per fortuna non ne aveva avuti dieci, o cinque, quando lo aveva incontrato. Perché allora lui avrebbe dovuto aspettare per essere felice, e aspettare ancora, e quell'incubo era quasi diventato vero quel giorno.
A metà strada, lei si fermò sul tetto di un palazzo. "Non ce l'hai con me per oggi, vero?"
Sorridendo, lui la strinse forte e procedette a qualcosare con lei senza pensieri.

FINE



NdA: dovevi venirmi l'ispirazione per un'altra storiella su questa serie, è ricca di episodi succosi :) Spero che abbiate gradito.
ellephedre




   
 
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