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Autore: WhiteLady14    30/07/2012    2 recensioni
Premetto che è la prima fanfic che pubblico in assoluto e sono agitatissima! vi prego solo di essere clementi!
Oh, come avrete capito, sono una frana con i titoli, quindi vi chiedo perdono!
***
La Voayger è finalmente tornata sulla Terra e il Capitano Kathryn Janeway ha fatto una scoperta che non si sarebbe mai aspettata: è incinta!
Partendo dal presupposto che sua figlia è semplicemnte adorabile, riuscirà a convincere il padre - nonché l'uomo che ama - ad accettarle entrambe?
A voi il brivido della scoperta
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chakotay | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi citati non mi appartengono, ma sono dei rispettivi autori. Questa storia è scritta solo per dare un po’ di soddisfazione a tutti quei fan che, come me, non hanno mai digerito la C/7, che si oppone alla nostra (posso definirla nostra?) adorata J/C.
 
 
Kathryn Janeway posò un bacio sulla fronte della figlia e la osservò dormire tranquilla nella culla, i piccoli pugni chiusi e una specie di mezzo sorriso sulle labbra carnose.
La donna si lasciò sprofondare in quella che era diventata la sua poltrona preferita, a poca distanza dalla culla, e si perse nei ricordi, mentre guardava la sua bambina, la sua vita e il suo tesoro più prezioso.
Shannon Janeway era stata concepita pochi giorni prima che la Voyager affrontasse i Borg e tornasse nel Quadrante Alpha e, anche se detestava ammetterlo, Kathryn doveva ringraziare soltanto l’Ammiraglio Janeway se la piccola aveva potuto vedere la luce del sole: era stata lei a convincerla ad accettare i suoi sentimenti, infischiandosene delle gerarchie e dei protocolli, prima che fosse troppo tardi e la sua vita si riducesse solo alle lezioni all’Accademia e a qualche, peraltro raro, imbarco su una nave stellare qualsiasi.
Per una volta, Kathryn aveva provato a mettere da parte la propria razionalità e, inaspettatamente, ci era riuscita senza nemmeno un po’ di fatica; solo che, una volta tornata sulla Terra e scoperta la gravidanza, il coraggio le era mancato ancora e non ne aveva mai parlato con il padre della bambina.
Solo poche ore prima, aveva deciso che era arrivato il momento che Shannon avesse un padre, dato che la bambina stava per entrare nei sei mesi di vita. A prescindere dalle proprie insicurezze, Kathryn non avrebbe mai lasciato che sua figlia crescesse senza una figura paterna.
Così, quella sera, con la sua solita tazza di caffè bollente tra le mani per cercare di calmare l’agitazione che sentiva, stava aspettando che lui arrivasse.
 
Per decine di minuti il silenzio regnò sovrano sulla casa buia, illuminata solo dalle luci proiettate dalla Voyager, ancorata alla baia di San Francisco, che entravano dalle vetrate della terrazza, poi il suono del campanello fece irrigidire Kathryn, che posò il caffè – che si era anche raffreddato, come era sempre successo negli ultimi sette anni! – fece una carezza a Shannon e andò ad aprire.
Non appena si trovò davanti Chakotay e il suo sorriso mozzafiato, Kathryn sentì il cuore mancare un battito mentre, in un istante, le tornavano in mente più prepotenti che mai i ricordi di quell’unica notte che avevano avuto a disposizione: la dolcezza con cui lui l’aveva amata, ma anche l’urgenza nei loro gesti, la paura di non potersi sfiorare mai più unita all’angoscia della battaglia che li aspettava.
Nonostante questo, era stata la notte migliore della sua vita, esclusa quella che aveva trascorso con Shannon, poche ore dopo la sua nascita.
Ma anche quella volta c’era stata una leggera ombra intorno a lei, a ricordarle che Chakotay non c’era, che, per colpa unicamente sua, era con Annika e che per lui quella notte non aveva significato nulla.
Allora perché lo aveva chiamato? Accidenti!
Chakotay l’abbracciò dolcemente, interrompendo il corso dei suoi pensieri, per salutarla come aveva fatto quando si erano lasciati, sulla Terra, per andare ognuno per la propria strada.
-Sono contento di rivederti, Kathryn!, la sua voce bassa e calda vicino all’orecchio le scatenò mille brividi lungo la schiena e la donna appoggiò una guancia contro il petto del suo ex Ufficiale Esecutivo.
-Anch’io sono contenta di vederti, Chakotay., mormorò sciogliendo l’abbraccio e invitando l’uomo a sedersi accanto a lei sul divano.
-Allora, Kathryn, come ci si sente ad essere di nuovo a casa?
Kathryn sorrise. –Bene, molto bene, direi. La Voyager era una bellissima nave ed io ero e sono affezionata a tutto l’equipaggio, ma, sinceramente, non ne potevo più di viverci!
-Sono perfettamente d’accordo con te!
-E tu? Come te la passi? Come sta Annika?
Gli occhi ossidiana di Chakotay si fecero impercettibilmente tristi. –Ho rotto con Annika nove mesi fa. Eravamo troppo diversi, la storia non sarebbe potuta durare più di così.
Kathryn si sentì ancora più in colpa, soprattutto perché temeva di procurare un altro dolore a Chakotay rivelandogli di essere diventato padre di una bambina che probabilmente non aveva mai desiderato, così preferì rimandare. Ancora!
–Mi dispiace molto, pensavo foste felici insieme., in fondo, era sincera.
Chakotay scosse la testa. –Annika è molto giovane, senza contare che è pur sempre metà Borg e metà umana, e ha ancora molta carriera davanti a sé; oltretutto, siamo ancora in buoni rapporti e lei non ha, per fortuna, sofferto troppo della nostra separazione: anzi, ho saputo che, ultimamente, vede spesso Tuvok. Oserei dire troppo spesso…
Kathryn spalancò un istante gli occhi e scoppiò a ridere senza riuscire a fermarsi. –Non ci credo!, esclamò quando si fu calmata. –L’ex Borg e il Vulcaniano! Questa sì che è bella!
-E’ quello che hanno commentato anche Tom e Harry quando B’Elanna ce l’ha detto., Chakotay si fece improvvisamente serio, quasi preoccupato. –Tu stai bene, Kathryn?
-Sì, certo. Sono solo un po’ stanca.
-Sono così terribili i tuoi allievi dell’Accademia?
Kathryn avrebbe voluto rispondere di sì, lasciar cadere il discorso e non dire nulla di Shannon a Chakotay, ma capì che, poi, se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita.
–In realtà loro non c’entrano: è più di un anno che non insegno., disse perciò, a mezza voce, senza guardare l’uomo negli occhi. –Chakotay, ricordi quella notte, sulla Voyager, poco prima che tornassimo nel Quadrante Alpha?
Chakotay le strinse una mano. –Non l’ho mai dimenticata.
Quella semplice frase diede a Kathryn la forza per andare avanti e finire il discorso: -Io… sono rimasta incinta. Shannon è nata sei mesi fa.
Per alcuni, interminabili istanti, non si sentì alcun rumore e Kathryn desiderò morire, poi Chakotay le sollevò il viso e la costrinse a guardarlo negli occhi.
–Perché non mi hai mai detto niente?, la sua voce era ridotta a un sussurro, ma non c’era traccia di rimprovero nel suo sguardo.
-Perché non sapevo nemmeno io cosa dirti: tu stavi con Annika e sapevo che per te quello era stato solo un errore. In definitiva, avevo paura., ecco, lo avevo ammesso, aveva sganciato la bomba. Adesso poteva solo sperare che fosse raccolta prima che esplodesse.
Chakotay le passò il pollice sulla guancia, per asciugare quell’unica lacrima che le era scesa dall’occhio destro. –Tu non sei mai stata un errore, Kathryn. Mai. E guai a te se ti azzardi a pensare ancora il contrario!
Kathryn annuì e affondò il volto nella sua spalla, finalmente in pace con se stessa.
-Adesso posso vedere mia figlia?, Chakotay era emozionato, Kathryn glielo leggeva negli occhi.
Gli prese la mano, socchiuse la porta della camera di Shannon, stando attenta a non svegliare la piccola, e lo condusse accanto alla culla.
Chakotay abbassò lo sguardo su sua figlia. Era così simile a lui, con la stessa pelle bronzea, gli stessi capelli corvini, le stesse labbra piene; solo i lineamenti erano molto più morbidi, di certo un’eredità della madre.
La bambina si agitò nel sonno e Kathryn la sollevò dalla culla, porgendola a Chakotay, che la prese tra le braccia quasi con timore e la osservò a lungo, in silenzio. Poi Shannon, forse accorgendosi delle diverse mani che la tenevano, si svegliò e Chakotay ebbe un sussulto: aveva gli stessi occhi della sua Kathryn, grandi e chiari come due pozze d’acqua limpida, quegli occhi di cui si era innamorato non appena li aveva incrociati.
Quella scena si stava ripetendo, pressoché uguale, quasi nove anni dopo.
L’uomo restituì Shannon a sua madre, che la cullò fino a farla riaddormentare, preoccupata perché Chakotay non aveva ancora detto una parola e Kathryn temeva che rifiutasse la bambina e, di conseguenza, anche lei.
Improvvisamente, sentì due braccia cingerla la vita da dietro e le grandi mani di Chakotay la aiutarono a sostenere Shannon.
-Ti amo, Kathryn., mormorò Chakotay voltandole il viso per baciarla sulle labbra.
Kathryn non disse nulla, la risposta la sapevano entrambi, ma lì, tra le braccia di Chakotay, con Shannon che dormiva contro il suo seno, capì di aver finalmente trovato il suo posto.
  
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