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Autore: _YeongWonhi_    31/07/2012    6 recensioni
“Come un incidente può far incrociare due vite fino a farle intrecciare tra loro irrimediabilmente”
“[…] JunHyung raggirò velocemente l’auto e la vista che gli si presentò di fronte gli fece raggelare il sangue nelle vene. Il suo battito cardiaco accelerò al ritmo con il suo respiro che si faceva sempre più corto, mandandolo nel panico più totale, mentre l’angoscia saliva a più non posso.” [Cit. Prologo]
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!! Per chi ancora non mi conoscesse, io sono Alice. *si presenta imbarazzata* Ok, probabilmente vivete anche senza sapere il mio nome, ma avevo bisogno di un'introduzione che desse il via alla mia parlantina (?) Scommetto che vi ho già fatto passare la voglia di leggere, vero? *lacrimuccia* Prima che cominci a sclerare seriamente, ci tengo a precisare che i personaggi non mi appartengono (ma è questione di poco perchè ho in progetto una fuga in Corea per rapirli. Ovviamente, quando saranno qui in Italia, organizzerò un party e sarete tutti i benvenuti *lo dice convinta*), e di conseguenza tutto ciò che leggerete è solo il frutto della mia immaginazione da sclerata incallita. Credo di aver già fatto abbastanza la scema, quindi vi lascio alla lettura! Spero possa essere di vostro gradimento! ;) Le recensioni (positive o negative che siano) sono più che ben accette (Nb: sono innocua e non cannibale, non vi succederà niente,xD.) Ok,avevo detto di aver già detto abbastanza scemate, ma è più forte di me. Buona Lettura!! Kisses, Alice...

_Prologo_

Crystal non amava particolarmente andare a scuola, ma, come sempre si sentiva ripetere, era l’unico suo dovere e per questo doveva rispettarlo. Così frequentava l’ultimo anno, nonché terzo, delle Scuole Superiori.

Non era né la ragazza più popolare dell’istituto, né la secchiona di turno. Diciamo che rientrava nella categoria “normale”, per così dire, ovvero faceva parte di coloro che non venivano considerati minimamente, in quanto privi di doti particolari, che si trattasse di bellezza sovraumana o intelligenza fuori dal comune e chi più ne ha più ne metta.

Ma la cosa non le dispiaceva affatto, anzi, amava passare indiscreta tra la folla che si accalcava nei corridoi della scuola ai cambi dell’ora o durante l’intervallo.

Crystal era una ragazza semplice e alla mano, la sua famiglia aveva origini europee, più precisamente tedesche e italiane. I capelli erano castano chiaro e ondulati, con qualche riflesso dorato all’altezza delle scapole.

I suoi lineamenti richiamavano molto quelli infantili da tanto che erano delicati e rotondi, e, come se non bastasse, le lentiggini le ricoprivano il naso all’insù che si ritrovava, dandole un aspetto da eterna bambina.

Le labbra carnose si incurvavano quasi sempre in un sorriso aperto e gentile, segno inconfutabile della sua solarità perenne. Anche i suoi occhi color nocciola ridevano spesso, dando un tocco in più a quell’allegria contagiosa di cui era la protagonista.

Anche quel dannato giorno era andata a scuola, ed in quel momento stava tornando a casa dopo un’intensa mattinata dedicata allo studio.

Si fermò al semaforo, aspettando che scattasse quel benedetto verde, dandole così il via libero per proseguire il tragitto. Quando ciò avvenne, partì con qualche attimo di ritardo, e, senza alcun preavviso, sentì qualcosa urtare la sua ruota posteriore.

Quello che successe dopo fu praticamente inevitabile. La ragazza perse la presa sul manubrio e di conseguenza anche l’equilibrio, cercò di recuperare il controllo della bicicletta ma non ottenne nessun risultato. Senza quasi rendersene conto cadde sull’asfalto con la bici addosso.

Un dolore lancinante si impossessò della sua testa, e,se avesse avuto il fiato necessario, probabilmente avrebbe gridato con tutto quello che aveva in corpo, ma il respiro era diventato irregolare, rendendole impossibile persino sussurrare.

La vista le si annebbiò in poco tempo, tutto intorno a lei cominciò a divenire sempre più sfocato, fino a rendere tutto buio.

Ora vedeva solo il nulla e sentiva terribilmente freddo. Ciò voleva significare solo una cosa…o stava morendo o stava semplicemente perdendo i sensi.

Simultaneamente, il suo tamponatore, una volta accortosi del danno che aveva appena fatto, inchiodò con la macchina al semaforo, provocando una reazione a catena dietro di sé e il suono dei clacson tutto intorno.

Fregandosene, scese di fretta dal veicolo, lasciando addirittura la portiera aperta e la chiave inserita, per raggiungere la ragazza che aveva visto cadere a causa sua.  Così raggirò velocemente l'auto e la vista che gli si presentò di fronte gli fece raggelare il sangue nelle vene.

Il suo battito cardiaco accelerò al ritmo con il suo respiro che si faceva sempre più corto, mandandolo nel panico più totale, mentre l’angoscia saliva a più non posso.

Si inginocchiò accanto alla ragazza priva di sensi, spostando la bicicletta dal suo corpo, mentre una folla si stava formando intorno a loro.

-“Qualcuno chiami i soccorsi!” gridò il ragazzo, prendendosela con i guardoni che se ne stavano lì con le mani in mano a fissare la scena.

Vide più persone afferrare il cellulare e avviare una chiamata, così tornò a controllare le condizioni della “vittima”.

Aveva una ferita non troppo profonda sulla fronte, dalla quale fuoriusciva ancora del sangue che si accumulava su quello già secco. I capelli erano appiccicati al suo volto, così JunHyung le scostò qualche ciocca per esaminare meglio i danni.

Non ne capiva niente di tagli o pronto soccorso, ma gli sembrava di capire che la situazione non era delle meglio. Controllò il suo respiro, per vedere se era ancora viva, e, con suo sollievo, si accorse che il suo petto continuava ad innalzarsi ad intervalli abbastanza regolari.

Senza pensare, si tolse la maglietta che indossava per cercare di limitare la fuoriuscita del sangue, tamponando leggermente la ferita e rimanendo così in canottiera. 

Le afferrò la testa, appoggiandola sulle proprie gambe, in modo da tenerla un po’ rialzata. Rimase in quella posizione finché non arrivarono i soccorsi e…la polizia.

Cristo! Da quando aveva visto quella ragazza cadere dalla bicicletta, la preoccupazione lo aveva investito con tanta velocità da fargli dimenticare che la colpa era sua e, probabilmente, sarebbe potuto finire nei guai.

In quel momento si avvicinarono due uomini con una barella, pronti a prendere la ragazza. Ma, nello stesso istante, furono raggiunti anche da due poliziotti che cominciarono subito a fargli domande sull’avvenuto.

-“Scusate non capisco nessuna delle vostre domande.” ed era vero, era confuso e non riusciva a cogliere il senso delle loro parole. “Vi dispiacerebbe seguirmi in ospedale per interrogarmi? Mi sento in dovere di andare con quella ragazza.”

I due uomini in divisa annuirono comprensivi con un cenno del capo, ma lo guardarono fino a che non salì definitivamente sull’ambulanza.

-“Posso venire anche io?” domandò, prima che i volontari chiudessero gli sportelli posteriori.

-“E tu saresti?” chiese a sua volta uno di loro.

-“Sono il ragazzo che l’ha tamponata e l’ha soccorsa aspettando il vostro arrivo.” disse.

-“Non dovresti essere con la polizia?” continuò l’altro, assumendo un espressione contrariata.

-“Hanno acconsentito ad interrogarmi in ospedale affinché potessi accompagnare la ragazza.”

-“D’accordo, allora sali.”

JunHyung non se lo fece ripetere due volte e con una specie di balzo salì sull’ambulanza per poi sistemarsi in un angolo. Improvvisamente si ricordò di aver lasciato la macchina in mezzo alla strada e si maledisse mentalmente, ma, in quel momento, aveva altri problemi per la testa. Forse, ci avrebbe pensato la polizia alla sua auto, altrimenti… pazienza.

Lungo tutto il tragitto non poté fare a meno di fissare quella ragazza che, tutto sommato, non aveva la più pallida idea di chi fosse. Era completamento devastato dal senso di colpa. Se avesse aspettato un attimo prima di partire e avesse prestato più attenzione a chi aveva di fianco a quest’ora non sarebbe stato lì.

-“Come sono le sue condizioni?” chiese.

-“Non troppo gravi, ma nemmeno buone. Ha un taglio abbastanza profondo sulla fronte, potrebbe aver subito una commozione cerebrale e temo che abbia un braccio rotto, per non parlare di qualche contusione nell’intera parte destra del corpo, ovvero quella dell’impatto.”

-“Ce la farà?” domandò ancora, in preda all’ansia.

-“Ma certo! Non è sul punto di morte se è questo che vuole sapere, quindi si tranquillizzi, altrimenti avremo un paziente in più.”

JunHyung trasse un sospiro di sollievo, ma era ancora in pena per quella povera ragazza, così si mise ad ascoltare ciò che si stavano dicendo i volontari.

-“Una volta arrivati in ospedale dovremmo contattare un suo familiare o qualunque persona a lei vicina per avvertire dell’incidente. Potresti guardare se nelle tasche ha un cellulare o un portafoglio?”

Li osservò mentre cercavano un oggetto necessario da cui trarre informazioni sulla ragazza, e notò che trovarono entrambe le cose da loro citate.

-“Lei la conosceva?” si sentì domandare.

Così alzo il volto per rivolgere la propria attenzione su colui che gli aveva appena rivolto la parola.

-“No, è la prima volta che la vedo.” rispose prontamente.

Nel suo tono di voce era ben percepibile un velo di tristezza. Non sopportava l’idea di aver fatto del male ad una ragazza. Aveva paura… e si stava lasciando controllare da essa, sprofondando nel timore più totale.

Inutile dire che i sensi di colpa lo stavano ancora torturando, costringendolo a fare respiri profondi per non cedere ad una crisi di panico.

Fu questione di un altro paio di minuti e raggiunsero la loro destinazione. La ragazza fu portata via sotto lo sguardo devastato di JunHyung, il quale aspettò pazientemente, nell’atrio dell’ospedale, l’arrivo dei poliziotti che lo avrebbero interrogato.

Quando quest’ultimi arrivarono, non si persero in chiacchiere ed andarono subito dritti al dunque.

-“Credo sia più opportuno se ci segue in sede per l’interrogatorio.” lo informò quello che sembrava avere più esperienza sul campo, vista anche la certa età che dimostrava.

-“D’accordo.” acconsentì il giovane ragazzo, infilandosi le mani nelle tasche e seguendo i due uomini fino alla loro macchina.

All’apparenza poteva facilmente sembrare strafottente. Ogni cosa in lui pareva richiamare su di sé quell’etichetta.

Il suo modo di vestire, con jeans strappati o pantaloni larghi e maglie appariscenti. Per non parlare degli occhiali da sole che gli coprivano mezzo volto, nascondendo i suoi occhi, e che metteva anche quando non vi era alcun bisogno, o  dei giacchetti di pelle che indossava in rare occasioni ma che amava.

La sua camminata quasi strascicata, ma sicuramente decisa.

Le posizioni che assumeva ogni qualvolta che si fermava, con le braccia incrociate al petto o il peso tutto su una gamba.

L’espressione sicura di sé e fiera che indossava sempre, e gli dava un’aria di apparente superiorità.

Le sue labbra che, regolarmente, si stendevano in un sorriso malizioso ed arrogante.

Ma c’era un elemento che stonava in tutto il contesto circostante…i suoi occhi. Se si osservavano bene si poteva notare, senza difficoltà, che celavano verità devastanti. Lo si poteva capire dall’intensità dello sguardo e dalla luce malinconica che vi viveva quotidianamente.

Mai avrebbe permesso a qualcuno di vedere la sua debolezza. Mai.

A suo parere, però, quel giorno aveva vacillato parecchio.

Si era visto il suo lato più sensibile, si erano percepite le sue paure e i suoi timori. Non poteva permettere che ciò accadesse di nuovo, ma dubitava che avrebbe resistito a lungo.

Ciononostante era sempre rispettoso verso il prossimo e, a differenza di come suggeriva il suo aspetto, non era mai andato contro alla legge, fino ad ora, o compiuto atti illegali. Non aveva nemmeno mai provato a fumare, e non si era mai ubriacato.

Voleva solo apparire forte emotivamente, per impedire che gli venisse fatto di nuovo del male. Ma, dentro, era solo un ragazzo fragile che cercava forza nelle cose materiali.

“L’apparenza inganna…” non c’era frase più azzeccata per descriverlo.

   
 
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