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Autore: Nefelibata    31/07/2012    2 recensioni
'Si, perchè il castano, con quell'aria da bambino negli occhi e un sorriso a metà tra l'affettuoso e il malizioso, stava fissando, tra tutti, proprio me.'
Pairing: Larry
Conteggio parole: 2385
Rating: giallarancio
Note: AU! (Non si capisce cosa sia Louis)
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi mi appartiene.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incense

I don't care what clothes you wear, it's time to love and I don't care.
You know I'm gonna find a way to let you have your way with me.
And if I was running,
and if I was crying,
and if I was scared,
you know I'm gonna find a way to let you have your way with me.
[Safetysuit – Find a way

"Non credo nel destino, ma non posso fare a meno di pensare che la prima volta che incontrai quei laghi che erano i suoi occhi, la prima volta che il limpido e cristallino azzurro si scontrò con l'inquieto e tormentato verde, i nostri cuori già si appartenevano."   


La prima cosa che pensai appena giunto alla piccola e modesta chiesa di Holmes Chapel fu che quella non era la giornata giusta per un funerale. 
A dirla tutta un funerale non centrava nulla in quel giorno in cui il sole riscaldava la cittadina, circondato da un azzurro e limpido cielo.
Nemmeno le campane che intonavano una malinconica melodia e la chiesetta grigia e tetra, circondata da un'imponente cancellata in ferro battuto riuscivano a conferire un aspetto triste alla situazione.
Tutto intorno sembrava gridare gioia e non potei fare a meno di pensare che era giusto così, che anche io in fondo all'anima festeggiavo.
Perchè, nonostante tutto, quella morte era stata una salvezza.
Quel lurido uomo non poteva che meritarsi un funerale del genere, accerchiato da persone false che, con l'espressione più drammatica che riuscivano ad ottenere, facevano le condoglianze a mia madre con frasi fatte del tipo "è stata una grande perdita per tutti noi".
Se mi concentravo potevo sentire gli amici di famiglia chiacchierare tra di loro.
"Mi chiedo come farà Anne adesso, senza un soldo" dicevano.
Bella domanda, la stessa che mi ponevo dalla scorsa domenica.
"Guardatela, è distrutta, poverina." sentii mormorare da un qualche mio parente.
Girai lo sguardo verso mia madre.
Sì, era proprio distrutta, pensai, mentre dispensava tristi sorrisi a degli amici.
Era distrutta perchè nonostante i lividi, nonostante le lacrime, nonostante i debiti, lei amava ancora mio padre.
Glielo si leggeva negli occhi.
E forse era proprio questo il motivo per cui ignorava le bottiglie vuote che trovava nel giardino di casa, le numerose volte che alla domanda "Anne, sei piena di lividi, che ti è successo?" la risposta obbligata era "Sono caduta dalle scale", e le altrettante volte che le amanti di suo marito si presentavano a casa sua, senza il minimo pudore, chiedendo di vedere l'uomo.
Ignorava lo sguardo di suo padre pieno di odio, irritazione, disprezzo per il semplice motivo che lei in quegli occhi vedeva ancora il ragazzo che l'aveva fatta innamorare, dolce e divertente.
Pensava a tutti i momenti passati insieme, guardava le foto del loro matrimonio e del mio battesimo, e si imponeva di andare avanti.
Lo faceva per me.
E ora che lui se n'era andato per sempre, stroncato da un'infarto, saremmo potuti tornare a vivere, a sorridere, come una famiglia.
O almeno così sarebbe stato, se mio padre non ci avesse lasciato senza un centesimo e coperti di debiti fino al collo.
Anne lavorava come casalinga, ma ciò che guadagnava non sarebbe bastato a coprire le spese.
Avrei dovuto cercarmi un lavoro, sarebbe stato l'unico modo per andare avanti.
E quella gente falsa, accecata dal denaro, materialista senza scrupoli, non sapeva nulla di tutto questo.
Loro vedevano in mia madre una semplice vedova rimasta sul lastrico.
Ma io vedevo una donna coraggiosa e indistruttibile.
Si, nemmeno questo l'avrebbe distrutta, sarebbe andata avanti, a testa alta, con il sorriso, come sempre.
A volte mi stupivo di come l'amore possa cambiare le persone, condizionare le loro scelte e le loro emozioni.
L'amore prima regala il sorriso e poi lo strappa dal viso.
L'amore prima costruisce una casa e poi la butta giù.
L'amore prima ti acceca e poi fa in modo che tu apra gli occhi.
L'amore prima ti riempie il cuore e poi lo lacera.
L'amore prima ti spinge a terra e poi ti impone di rialzarti, più forte di prima.
Entrammo dentro l'edificio e i miei occhi saettarono verso la bara di mio padre che, aperta, giaceva sotto all'altare.
Io e mia madre ci accomodammo nella prima panca, senza lacrime, senza rimpianti, nulla.
Lei ostentava indifferenza, ma dai suoi gesti che ormai riconoscevo si poteva percepire tutto il dolore confinato al sicuro dentro di lei, che la consumava nonostante il sorriso sempre intatto.
Il prete iniziò con il suo monologo, e mi venne da sorridere perchè mio padre non si meritava altro che l'inferno.
Lui che, per anni, l'aveva fatto vivere a noi.
Ma rimasi impassibile.
Al momento di sfilare davanti alla bara mi sembrava quasi di leggere i pensieri di tutti quegli occhi che scrutavano il corpo inerme di mio padre.
"Figlio di puttana, mi devi un sacco di soldi. Ma non ti preoccupare, li tirerò fuori dalla tua famiglia, in un modo o nell'altro. Glieli farò sputare, se necessario" sembrava dire un suo collega con lo sguardo.
"Come hai potuto lasciare tua moglie e suo figlio? Hanno bisogno di te" pensava mia zia, inconsapevole di ciò che succedeva a casa nostra da ormai due anni.
"Ti auguro di marcire in quel cimitero dove nessuno verrà mai a trovarti se non per sputare sulla tua tomba, stronzo." gli dissi invece io mentalmente, rivolgendo una veloce occhiata di disprezzo a quel corpo pallido e senza vita, prima di voltarmi e tornare al mio posto, impassibile, come sempre.
Tutto di quella cerimonia mi stava disgustando.
Dalle parole del prete ai discorsi dei colleghi di mio padre che per anni si erano finti suoi amici per ingraziarselo a scopo unicamente finanziario.
Nonostante l'odio nei confronti di quell'uomo spregevole, ero schifato dal loro comportamento.
E pensare che la maggior parte delle persone, in quella chiesa, era esattamente come loro mi fece salire un conato di vomito.
Dovevo uscire da lì, al più presto, non centravo nulla su quella panca, tra quella gente piena di soldi, in un luogo così maledettamente ostile.
Cercai con gli occhi una porta secondaria per sparire senza farmi scoprire.
Fu allora che lo vidi, quella figura che se ne stava attaccata con la spalla allo stipite della piccola porta laterale.
Era un ragazzo, non molto alto, con i capelli castani e gli occhi azzurri, vestito in modo originale: maglietta a righe bianche e blu, bretelle e pantaloni rossi aderenti che gli fasciavano il fisico tonico.
Non potei fare a meno di pensare che fosse bellissimo, io, che di ragazzi bellissimi ne avevo visti anche troppi, visto quelli che, con l'intento di arrivare a mio padre e ai suoi soldi, ci provavano spudoratamente con me.
Ma prima che potessi soffermarmi a guardarlo meglio mi accorsi di una cosa: mi aveva già preceduto.
Si, perchè il castano, con quell'aria da bambino negli occhi e un sorriso a metà tra l'affettuoso e il malizioso, stava fissando, tra tutti, proprio me.
Appena colse il mio guardo, il suo sorriso si allargò e lentamente, quasi con fare sensuale, sparì dietro la porta ancora aperta lasciandomi confuso.
Improvvisamente quell'aria piena di false parole, false lacrime, bugie e insulti che popolava la chiesa tra i fiori che coronavano l'altare non mi sembrò più così amara, perchè mi scontrai con una dolce e pericolosa verità: quel ragazzo misterioso, quella meravigliosa creatura che era arrivata e poi sparita quasi fosse un miraggio o una presenza innaturale, in qualche modo mi aveva fatto capire che dovevo seguirlo.
E un'altra realtà, ancora più pericolosa, con cui dovetti fare i conti era che l'avrei accontentato.
Cercando di non farmi vedere da nessuno sgattaiolai fuori dalla panca e mi diressi fuori da un mondo che non mi apparteneva, tra denaro e inganni.
C'erano grandi alberi piegati di lato dal fresco venticello circondati da pilastri in marmo.
Centinaia di foto, centinaia di nomi, centinaia di fiori colorati, centinaia di storie diverse.
E tra poco, tra quelle foto, ci sarebbe stata quella di mio padre.
Mi beai di quella sensazione di fresco sulla pelle, chiusi gli occhi e assaporai l'aria libera dal forte odore di incenso che mi aveva invaso le narici fino a pochi secondi prima.
Cercai con lo sguardo il ragazzo con gli occhi del cielo, ma di lui nessuna traccia.
Presi a camminare tra le tombe, sperando di trovarlo dietro la chiesa.
Non deluse le mie aspettative. Appena svoltato l'angolo era lì, spalle al muro, sguardo perso all'orizzonte, braccia incrociate al petto.
Appena percepì la mia presenza, non si girò a guardarmi, ma piuttosto sorrise.
<< Sapevo che saresti venuto >>
La sua voce era musica per le mie orecchie, leggermente femminile, pulita, limpida.
<< Oh, e sentiamo, per quale motivo ne eri così convinto? >>
<< Perchè eri attratto dal ragazzo misterioso, non è forse così? >>
Sgranai gli occhi.
Aveva fatto centro.
Lui, che di me non sapeva nemmeno il nome, mi aveva letto nel pensiero.
<< In verità sarei uscito comunque, non ne potevo più di stare la dentro >>
<< Era tuo padre ? >>
<< Cosa? >>
<< L'uomo nella bara, era tuo padre? >>
<< Se così si può definire.. >>
Evidentemente capì che non era un argomento di cui avevo voglia di parlare, perchè rimase in silenzio.
<< Perchè volevi che ti seguissi? >>
Inizialmente non rispose, ma si girò a guardarmi.
Era davvero bello, i suoi occhi contenevano chissà quali segreti mai svelati, chissà quali gioie e dolori, un miscuglio di sentimenti, un groviglio di emozioni.
Lentamente venne verso di me, che mi ero tenuto a distanza, e mettendomi una mano sul fianco, si avvicinò al mio orecchio facendomi rabbrividire.
<< Perchè tu, ragazzo riccio, mi attrai >> Soffiò sulla mia pelle.
Persi un battito, forse due.
Non sapevo cosa rispondere, anche lui mi attraeva, non c'era bisogno di dirglielo, l'aveva capito sin dal momento in cui aveva incontrato i miei occhi.
<< Sai, amo i tuoi ricci >> continuò quello, ritornando con il viso davanti al mio.
Prese ad accarezzarmi i morbidi capelli che mi ricadevano sul viso, incorniciandolo.
<< Amo i tuoi occhi, parlano di te >>
Mi guardò negli occhi, facendoli sgranare, l'incontro tra il mio sguardo e il suo fu una scarica elettrica, c'era l'universo lì dentro.
<< E le tue labbra, così soffici.. >>
Detto questo mi sfiorò le labbra con l'indice e ne tracciò i contorni.
Io faticavo a respirare, ma non riuscii a resistere.
<< Baciale >> dissi semplicemente.
Lui inizialmente sembrò sorpreso dalla mia presa di iniziativa, ma poi sorrise soddisfatto e posò le sue labbra sulle mie, baciandomi all'inizio dolcemente e sensualmente, ma poi con passione, quando inserì la lingua e, sfiorandomi il palato, incontrò la mia.
In quel bacio dimenticai tutto.
Dimenticai l'uomo che era dentro l'edificio, il motivo per cui ero qui, e la donna, che seduta davanti a lui, piangeva lacrime d'amore.
Dimenticai gli sguardi inespressivi di tutte quelle persone, dimenticai quell'odore nauseante e tutte quelle parole.
C'eravamo solo io e quel ragazzo senza nome.
Aveva azzerato la mia mente, aveva fermato il mio cuore.
Sembrava fosse venuto a salvarmi, forse era un angelo.
Ma, chiunque fosse, non aveva intenzione di fermarsi.
Senza ulteriori parole mi sbattè contro il muro dove, poco prima, era appoggiato e, senza mai far staccare le nostre labbra e continuando a far danzare le nostre lingue, scese con la mano, accarezzandomi prima il collo, poi il petto, ed infine gli addominali scolpiti da sotto la camicia.
A quel punto scollò le sue morbide labbra dalle mie e leccandosele, prese a torturare il collo, lasciando baci e morsi sulla sua strada.
Nel frattempo la sua mano era scivolata nei boxer.
Non si stupì di trovare il mio membro già eretto e, continuando a lambirmi il collo e alternando baci sulle labbra, iniziò ad accarezzarlo con una lentezza fastidiosa, quasi volesse farmi soffrire appositamente.
Non riuscii a trattenere un gemito e lo vidi sorridere a quel suono.
Afferrò la mia erezione ed iniziò a pompare sempre più velocemente.
Tra noi c'era come un taciturno accordo, sembrava stesse cercando di leccarmi le ferite, di alleggerire le mie pene, di risollevarmi dall'oblio in cui mio padre mi aveva spinto, e la cosa migliore e allo stesso tempo pericolosa, era che ci stava riuscendo.
Con lui non c'era bisogno di parole, di false promesse, di suoni sputati senza alcun sentimento.
Con un semplice bacio ci eravamo detti tutto, il silenzio era il nostro linguaggio.
Inconsapevolmente, aveva già distrutto la barriera che non lasciava entrare i sentimenti, portandomi ad uno stato di confusione, eccitazione ed estasi. Come se fluttuassi, come se galleggiassi e senza rendermente conto, ero già suo, gli avevo lasciato il mio cuore, consapevole che, nelle sue mani, sarebbe tornato, forse, a battere.
Continuò il suo lavoretto senza fermarsi portandomi, infine, a venire tra le sue dita con un gemito strozzato.
Un guizzo di divertimento passò in quegli occhi inespressivi.
Mi lasciò un'ultimo lento bacio dopodichè mi guardò negli occhi.
Dopo avermi sorriso si girò e fece per allontanarsi.
Ma io non avevo intenzione di lasciarlo scappare, lui mi aveva salvato, aveva ridato speranza al mio cuore nero, mi aveva portato per pochi minuti in un altro mondo, dove il male era solo un ricordo.
Anche se di angelico non aveva nulla oltre all'aspetto, anche se le caratteristiche erano quelle di un diavolo tentatore, egli era divino.
<< Aspetta! >>
Lui si girò verso di me per nulla sorpreso.
<< Potrò rivederti ancora? >>
Si aprì in un sorriso.
<< Dipende da te. Forse, se mi desideri, mi rivedrai >>
Sorrisi anch'io a quell'affermazione.
<< Io comunque sono Harry >>
<< Piacere, Harry >>
E con un ultimo sorriso si girò e iniziò a camminare
Sapevo perchè sorrideva. 
Perchè in fondo sapeva che l'avrei cercato, che avrei fatto di tutto per rivederlo. Sapeva che sarei persino andato a trovare mio padre nella speranza di incontrarlo.
<< Non mi hai detto come ti chiami! >>
Gridai quando era ormai molto distante.
<< Louis >> rispose semplicemente lui con il mio stesso tono di voce.
Sorrisi a quel nome che già mi rimbombava nelle orecchie.
Louis. Louis. Louis.
Ancora non lo sapevo, ma era lo stesso nome che per giorni mi avrebbe offuscato la mente.
E per la seconda volta nella giornata, Louis sparì senza lasciare nulla dietro di se a parte quei brividi che ancora non mi avevano abbandonato.

Oh si, ti rivedrò, angelo mio, perchè ancora non lo sai, ma mi hai riportato il sorriso.
Perchè mi hai insegnato ad amare.
Perchè ho visto il paradiso grazie ad un semplice bacio.
Ti rivedrò perchè ti desidero, con tutto il cuore.
Ti troverò Louis, in un modo o nell'altro, perchè tu possa salvarmi ancora.

*
Okay, preparatevi ad una nota più lunga della os stessa, perchè ho così tante cose da dire che sono sicura che dimenticherò qualcosa.
Chi ha già letto qualche mia os sarà d'accordo con me sul fatto che questa os è completamente diversa da tutte le altre che ho scritto, per molte cose:
Innanzitutto è la prima volta che mi concentro più sulla trama che sui sentimenti.
Poi, come avrete notato, non sviluppo solo il tema dell'amore, ma accenno anche alla violenza sulle donne e alla falsità e l'ipocrisia della gente.
Poi, è la prima volta che faccio questo uso delle descrizioni.
Penso anche che sia la prima volta che, nella mia os, i One Direction non esistono e sono normalissimi ragazzi.
Nelle altre os i miei personaggi già si conoscevano e già si amavano, qui invece descrivo l'incontro e il colpo di fulmine di Harry.
Ci ho messo una settimana tra l'idea, lo schizzo, la battitura, le varie modifiche giornaliere, la ricerca delle immagini e tutto, e di solito le mie storie le scrivevo di getto in 5 minuti. 
Ed, per ultima ma non meno importante, è la prima volta che i miei personaggi fanno porcate.
Insomma, sappiate che giudico questa os la migliore di tutte quelle che ho scritto.
L'idea è nata da uno strano sogno che ho fatto.
Mi piace un sacco l'idea della morte associata a quella dell'amore e della rinascita.
E questa canzone dei Safetysuit corona alla perfezione il racconto.
Mi piace un sacco Louis associato al concetto di "Angelo", non solo per il fatto che Harry non sa nulla di lui e per il fatto che "scompare" , ma anche perchè ha in qualche modo "salvato" Hazza, e lo sfondo della chiesa da come l'impressione che quel ragazzo sia stato mandato da Dio.
Il titolo, "incenso", non centra molto con la os, infatti all'inizio volevo chiamarla "Occhi del cielo", ma a parer mio l'incenso riporta subito all'idea della chiesa, della morte e di Dio.
Vi devo avvisare che molto probabilmente questa sarà l'ultima os che posto per un po' di tempo.
Vado in vacanza? Macchè, ho deciso di darmi ad una long-Larry.
So già che verrà una schifezza e sappiate che è un'idea campata per aria, ma cazzo si, accetto la sfida.
Ora penso di aver finito.
Un'ultima cosa:
Io e due mie amiche abbiamo aperto una raccolta di Slash ispirate alle canzoni dei Bon-Jovi, se vi va date un'occhiata e magari lasciate qualche recensione, ecco il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1171854&i=1
Ci vediamo probabilmente con la long.
Un bacio
Nicole

 


 


 

  
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