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Autore: Shesburning    31/07/2012    0 recensioni
"Lui sorride, accende l’ultima candela e ripone l’accendino nei pantaloni. – No, tranquilla. E’ un regalo. –
Sorrido nella speranza di sapere qualcosa di più ma lui rimane in silenzio. Alla luce delle candele ha un’aria ancora più affascinante, e non posso fare a meno di fissarlo. Ma come ho fatto a innamorarmi di lui così in fretta? E lui come ha fatto a innamorarsi di me?"
Non so perchè, ma devo essere entrata nella mia fase smielata e romantica.
Vabbè, prima o poi mi passerà, ne sono certa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo appena entrati. Lui posa la valigia su una sedia mentre io trascino la mano sulla parete per cercare l’interruttore della luce. - E’ inutile – dice. – Non c’è corrente. - Allora mi fermo e mi metto ad armeggiare con la borsa. Dopo qualche tentativo trovo il mio telefono e cerco di rischiare l’ambiente. Il salone è immenso, invaso dall’odore di legna antica e affollato di mobili nascosti sotto teli bianchi. Ad uno ad uno, li scopriamo tutti. C’è un tavolo rifinito in oro, una libreria vuota e un bellissimo pianoforte placcato di nero. Dwight ci si siede e solleva il coperchio. Non è un pianista, però qualche nota la sa anche fare. Resuscita qualche melodia da sotto i tasti impolverati e mi strizza l’occhio. Io sorrido. - Dici che troveremo qualche cosa d’interessante? – Lui si ferma, richiude tutto e si volta verso di me. – Beh, lo spero. Sarebbe una bella delusione sennò, non trovi? – - Già. – mormoro, ma in realtà non trovo per niente. Per me il solo stare qui sola con lui cancella ogni possibile delusione. Arrancando nella penombra cominciamo a frugare tra i mobili, finché non troviamo alcune candele in un cassetto. Dwight tira fuori un accendino dalla tasca e le accende nelle mie mani. - Dwight…tu fumi? – Lui sorride, accende l’ultima candela e ripone l’accendino nei pantaloni. – No, tranquilla. E’ un regalo. – Sorrido nella speranza di sapere qualcosa di più ma lui rimane in silenzio. Alla luce delle candele ha un’aria ancora più affascinante, e non posso fare a meno di fissarlo. Ma come ho fatto a innamorarmi di lui così in fretta? E lui come ha fatto a innamorarsi di me? Non appena ci abituiamo alla strana luce rossastra che le candele diffondono decidiamo di esplorare il resto della casa. Perlustriamo le stanze centimetro per centimetro e più tempo passa più Dwight sembra ricordare. E’ pur sempre la casa in cui è cresciuto. Quando entriamo in una camera da letto, però, ci fermiamo. - Cosa c’è? – chiedo, quasi sussurrando. Non so perché, ma viene spontaneo abbassare la voce qui dentro. Dwight è a qualche centimetro da me, la candela stretta tra le dita e lo sguardo fisso su un letto ad una piazza. - Ci sono ancora le stesse lenzuola. – Dice chinandosi, la candela ancora in equilibrio. E’ bello vederlo immergersi ne ricordi. Nell’ombra vedo i suoi occhi brillare per l’emozione. – Guarda. – A mia volta stringo la candela e m’inginocchio accanto a lui. Passo la mano libera sulle lenzuola bianche. Sono un po’ impolverate, ma sembrano appena cambiate. A pochi centimetri da me, il collo di Dwight pulsa sotto il collo della camicia. Il suo odore si staglia sopra quelli della casa e improvvisamente mi ritrovo a respirare quel profumo familiare di cotone e cannella. E’ di questo che sa la sua pelle, ormai saprei distinguerla tra mille. C’è qualcosa di strano in questo posto. Qualcosa che si arrampica in un formicolio sulle mie braccia e mi fa tremare le labbra. Mi giro verso di lui e lo guardo, fisso sul suo letto da bambino, mentre la cera della sua candela si scioglie debolmente nel recipiente d’argento tra le sue mani. - Passiamo la notte qui. – Lui si volta e i suoi occhi incontrano i miei. Mi stanno urlando qualcosa come “sei impazzita?”. Ma io sono calmissima e sorrido. - Passiamo al notte qui. Noi due soli. Solo per oggi. – Mi fissa ancora per qualche secondo, poi qualcosa intacca la sua espressione incredula e tutto il suo volto si scioglie in un sorriso. Appoggia la candela a terra e mi sfila dalla mano anche la mia. Mi passa le braccia attorno ai fianchi e mi fa sedere sul letto, poi, con la naturalezza di chi non aspettava altro, scorre le dita lungo i bottoni della sua camicia e se la sfila, lasciandola cadere. Poi passa a me. Mi spoglia nella luce sempre più tenue ed sento la polvere a contatto con la mia pelle. Poi lui si china sopra di me. Non so per quanto tempo facciamo l’amore, so solo che alla fine la stanza è ripiombata nel buio. Quando mi risveglio siamo stretti nello stesso letto con la luce del sole che si fa strada attraverso le tende. Guardo a terra, dove sono atterrati i nostri vestiti. E lì, in un angolo un po’ più lontano, quello che resta di due candele accese. Un po’ di cera sciolta e il ricordo di una luce rovente. Sorrido. Esattamente come siamo noi.
  
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