Fanfic su artisti musicali > Simple Plan
Ricorda la storia  |       
Autore: EleRigoletto    31/07/2012    1 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Ciao ragazzi, sono tornata dalla mia vacanza al mare.
Mi sono divertita un mondo, ma questo non mi ha impedito di continuare a scrivere, così ho avuto un’idea su questa F. F
Se leggete, capirete tutto …
 
Il mare, le onde, il caldo che ti accarezza la pelle, i nuovi amori, le nuove amicizie … tutte cose fantastiche che trovi solo al mare.
Già, il mare, quel posto in cui mi sono sempre rifiutata di andare, però ora è tutto cambiato, ho incontrato una persona speciale e le cose hanno preso, diciamo, una piega diversa.
Ok, la smetto di fare la vaga e arrivo subito al succo …
No, visto che mi sto divertendo a scrivere, vi racconterò tutto dall’inizio, però, commentate alla fine, così vi godrete la storia.
Oh, scusate, mi sono persa così tanto in chiacchere, che non mi sono presentata.
Mi chiamo Avril Leen, ho vent’ anni e vivo in Quebec con mia madre, mentre mio padre vive a Montreal con mio fratello maggiore, che ha venticinque anni.
Hanno divorziato appena avevo compiuto cinque anni.
Mia mamma lavora in un ristorante, dove è la titolare, mentre mio padre ha uno studio discografico di cui si occupa di cercare nuovi talenti.
Ora basta raccontarvi dalla mia vita, ripartiamo dal giorno in cui tutto ha preso una via diversa …
22 Luglio ---
Ero in camera mia ad ascoltare la musica, non mi interessava nulla di quello che c’era fuori, la cosa importante era restare fissa dentro casa, tanto lì, nessuno mi avrebbe ferito.
Stavo mettendo a posto le pareti piene di poster dei miei gruppi rock preferiti, buttando qualche gingillo vecchio, cercando di riordinare la scrivania.
Di colpo, aprì la porta mia mamma con un sorriso radioso e restò ferma sullo stipite della porta.
Mia mamma ha quarantasette anni, è molto bella, ha i capelli biondo cenere, gli occhi celesti, veste sempre elegante, simpatica, gentile, sempre ordinata, tutto il contrario della figlia.
Io ho i capelli rosso fuoco, presi da mio padre, occhi verdi e porto l’apparecchio; solitamente cerco di apparire una persona più ordinata, ma non ci riesco, il disordine è parte di me.
Non mi accorsi subito della sua presenza, così per qualche minuto restai con gli occhi chiusi, distesa sul letto, fino a quando mia madre non emise uno strano rumore, il solito che usava per chiamarmi.
Mi tolsi le cuffie dell’I pod, la guardai per capire cosa volesse, ma non parlava, così decisi di incominciare io la conversazione.
“Cosa c’è? Se cerchi, di nuovo di costringermi ad uscire per strada, sai come la penso.
Non concluderesti niente.” Incrociai le braccia, alzandomi più su, verso i cuscini.
“No, non è per quello, anche se ti farebbe molto bene.
Sono qui perché tuo padre deve andare via per un mese in Inghilterra per questioni di lavoro.
Marc è da solo in casa e, visto che deve andare al mare in California con degli amici, ha chiesto se vuoi andare anche tu … Non rispondere subito, pensaci.” Indicò il telefono che aveva in tasca, un altro dei suoi modi bizzarri per dire di avvisarla.
Ci pensai su.
“Odio il mare, nessun posto è brutto come le spiagge, ma ti prometto che farò del mio meglio per valutare la situazione.” Gli sorrisi, lei corse ad abbracciarmi.
“Grazie. Oh, guarda che ora si è fatta, devo correre al lavoro, non andare a letto tardi, ok?”
Prese la giacca e  mi baciò la fronte, io la salutai ridendo e andai in sala a guardare la televisione.
Non c’era niente di bello in tv, tutto noioso come al solito, quando vidi sullo schermo, guarda caso, il mare della California.
Io adoro tutti i posti del mondo, tranne quelli che hanno il mare; Mi fa ricordare il giorno in cui i miei genitori hanno iniziato a litigare in una stanza di un Albergo.
Non so il posto, ma mi ricordo solo che feci dei tuffi in mare con mio fratello.
Ero molto piccola e non sapevo bene che cosa dicessero, ma sapevo che non prometteva nulla di buono.
Tutti pensieri ricorrenti a quel giorno, a quell’anno in cui divorziarono.
Dopo qualche minuto spensi la tv e mi squillò il telefono.
Era mio fratello.
“Che vuoi Marc?” sghignazzai leggermente.
“Hey pulce, sempre educata, eh?”
“Certo, con il mio stupido fratellone, non potrei fare di meglio.
Comunque, hai bisogno di qualcosa?” ritornai seria.
“No, tranquilla, solamente un’informazione, la mamma ti ha avvisato di papà e del mio programma?”
“Si …” tossì all’idea.
“No, non fare così, può dimostrarsi un’opportunità nuova, provaci.
Io e i miei tre amici, quelli del rolling, partiamo il ventisei, se te la senti vieni, se no amen.” Gli piaceva sempre mettermi alle strette con i suoi convincimenti.
Non risposi.
“Avril, devi dirmelo in questo preciso momento che vado a prendere i biglietti in stazione.
Posso contare su di te? Sai, in California ci sono tanti ragazzi carini e anche tanti ristoranti di suschi.”
“In tutti i posti ci sono ristornanti che fanno il suschi.
Cavolo, lo sai che adoro la cucina giapponese e non direi mai di no ad un assaggio.”
“Allora vieni, dai, alloggeremo in casa di Darker, il mio amico … sono simpatici e molto sexy, se ti interessa.” Ci mettemmo a ridere.
“Quando sei scemo? Allora, non lo so, non ne sono convinta del tutto.”
“Non voglio sforzarti, però ti chiedo solo di provare a venire, poi se ti annoi ti riaccompagno a casa.”
Mio fratello aveva sempre fatto tanto per me, dirgli di no, non mi andava.
Decisi di approvare la “cosa”.
“Prepara i biglietti che tra quattro giorni si parte!” urlai dal telefono.
“Davvero ti ho convinto? Oh grazie, ora scappo che sono arrivati i ragazzi; prendo i biglietti, ciao, ti voglio bene.” Attaccò rumorosamente.
Rimisi il telefono al suo posto e avvisai mia madre con un messaggio che, ovviamente, mi scrisse tante serie di domande, eccone alcune:
‘ Dov’è finita mia figlia? Chi sei? Ne sei sicura, non è che dopo mi chiami per farti venire a prendere?
Che metodi di ipnotizzazione ha usato Marc per farti cambiare idea?’
Gli scrissi il necessario e gli dissi che entro il giorno dopo avrei fatto la valigia.
Corsi sotto le coperte, lasciando sulla scrivania il cellulare di modo da non usarlo per tutta la notte.
Il sonno non arrivava, così, decisi di pensare a tutte le cose positive che potevano esserci nel andare via per solo un mese.
Alla fine mi addormentai tra questi pensieri tanto rassicuranti.
Il giorno dopo, mi svegliai con un tocco di qualcuno.
Mia madre mi toccava le spalle per cercare di “rianimarmi” come diceva sempre.
Mi alzai da sotto le coperte e la guardai, io dovevo avere tutti i capelli arruffati e delle borse sotto gli occhi, lei era impeccabile in tutto.
Avete presente le pubblicità del Mulino bianco dove c’è la mamma di diecimila bambini che si alza alle tre del mattino per imbandire la tavola per la colazione?
Sì, quella che anche appena sveglia è già tutta truccata e senza un capello fuori posto.
Ecco, mia madre è uguale, solo che lei si alza e si prepara per essere così.
“Tesoro, ti sei ripresa dallo shock di ieri?” mi diede un colpo sulla spalla.
Io la fulminai con lo sguardo.
“Mamma, alla fine non volevi che partissi?” gli chiesi, naturalmente la domanda era retorica.
“Si, certo, solo che da quando è successo quel che è successo, tu non ci sei più voluta andare ed è strano che solamente Marc sia riuscito, in un tentativo, a convincerti.” Mi guardò seria.
Io le sorrisi leggermente “Non è stato Marc, o almeno non direttamente.
Lui ha sempre cercato di farmi venire con papà, ma ho sempre rifiutato; Mi ha aiutato in qualsiasi situazione ed il minimo che possa fare è accontentarlo per un mese.” Mi alzai e mi preparai i vestiti,andai in bagno a lavarmi, chiudendo la conversazione con mia madre.
Indossai gli unici panni che volevo lasciare a casa per il viaggio, dei pantaloni strappati di jeans sbiaditi e una maglietta nera con su uno scheletro.
Andai in cucina a preparare la colazione, mia madre si sedette e, prima che potessimo parlare, suonò il telefono di casa.
Rispose mia madre, doveva essere qualcuno di importante per farla girare verso di me con uno sguardo sorpreso.
“ Ti vogliono al telefono.” Mi porse l’aggeggio elettronico e andò via, lasciandomi parlare.
“Chi parla? Sono Avril.” Risposi educatamente al mittente.
Con un tono altezzoso, mi rispose una voce maschile “Lo so chi sei, se no non ti avrei mica chiamato.
Ciao, sono David, un amico di tuo fratello, mi ha detto di dirti che la partenza è posticipata al venticinque a causa dei ritardi dei voli.”
“Cosa? Ma mi stai dicendo che dopodomani dobbiamo partire?” gli domandai, senza ombra di apparire sconvolta.
Lui sorrise dall’altra parte della linea “ Sì, ti veniamo a prendere noi e partiamo dall’ AEREOPORTO alle dieci del mattino.”
“Ok, dove mi passate a prendere e a che ora?”
“EMH. Alle sette ti fai trovare sotto casa tua, verrò io e poi andremo a raggiungere gli altri.
Ora devo andare, Ciao Avril, ci vediamo dopodomani!”
“Ciao.”
La telefonata terminò nel migliore dei modi.
Mia mamma sbucò dalla porta scorrevole della cucina.
“Che ha detto l’amico di tuo fratello?” mi sorrise.
Mi grattai la testa “Partiamo tra due giorni e mi viene a prendere sotto casa.”
Mi sedetti e gli spiegai tutto quello che mi aveva detto il ragazzo, parola per parola.
Dopo di che, andai in camera a preparare la valigia.
Mia madre mi portò dal garage, una valigia nera a trolley; ci misi tutti i vestiti e le scarpe, fino a riempirla quasi del tutto.
La lasciai vicino alla porta di casa.
Mentre mia madre era a lavoro, restai in casa a scrivere.
Ormai il grande giorno era vicino, lasciai stare la mia mente e riposai, fino ad addormentarmi in un sonno profondo.
Andai a letto presto quella sera, verso le dieci e trenta, ma lo stress era troppo e decisi di porre fine a tutti quei pensieri inutili.
La giornata seguente, passò lentamente, con mia madre che mi avvertì di tutti i plausibili pericoli da evitare e delle discussioni sui soldi; si assicurò perfino di chiamare personalmente Marc per dirgli di tenermi d’occhio.
Era più stressata mia madre che io, così la rassicurai e la mandai a lavorare sollevata, salutandola, visto che non l’avrei rivista per più di un mese.
Non riuscii proprio a dormire per l’agitazione di non svegliarmi in tempo per la partenza e le solite pare mentali che si possono avere prima di un viaggio.
 
 
 
Ciaoo, siate clementi vi prego, questo è il primo capitolo di una storia che continuerà …
Se tutto andrà bene e se sarete così gentili da esprimere un parere, continuerò con questa F. F
 Ringrazio  chi  commenta sempre o chi semplicemente legge!!
Un bacio da Ele!! ;)
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Simple Plan / Vai alla pagina dell'autore: EleRigoletto