Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ale    14/02/2007    1 recensioni
“A volte si era sentito perduto in quel mondo così diverso. Avrebbe addirittura preferito tornare ad Azkaban pur di ritornare nel mondo in cui era nato, in quello dove aveva spadroneggiato, dove era il Grande Malfoy.” Qualcuno dice che certe esperienze fanno maturare. Ma sembra proprio che per Draco Malfoy questo non valga. Benché ridotto a vivere per strada e messo davanti alla disfatta della sua famiglia, desidera ardentemente ritornare nel mondo magico, mondo dal quale è stato estromesso. Lo desidera così ardentemente da cogliere al volo la prima occasione per ritornarvi, anche se l’occasione consiste nell’aiutare gli Auror con certi vampiri ribelli…
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo undici

Carissimi lettori,

ci siete ancora?! Avete visto?! Mi sono fatta viva prima dell’ultima volta! Ci ho messo solo tre mesi a scrivere questo capitolo!

Spero che vi ricordiate cosa è successo l’ultima volta, perché le cose si stanno ingarbugliando ancora un pochino. Ma non vi preoccupate: se continuerete a leggere, tutto si chiarirà!

Fatemi sapere cosa ne pensate e fatemi l’in bocca al lupo per lunedì 19: ho il mio primo esame orale!

Un abbraccio virtuale a tutti!

_______________________________________________________________________________________

 

Ringraziamenti:

 

Eli: dovrei chiederti i diritti d’autore per il riassuntino iniziale, lo sai?! Ovviamente sto scherzando!! ^___^ Hai visto, te l’ho spedito appena ho potuto! Hai trovato l’ultimo capitolo un po’ ansiogeno… spero non mi ucciderai quando arriverai alla fine di questo! Comunque, sì: Ted è il Guardiano! Ta-dan! Colpo di scena! Dimmi che almeno questo è riuscito, perché temo che sulla storia del regalo tu ci abbia azzeccato! Sono contenta che ti piacciano i Vampiri, ma che ne pensi degli altri cattivoni?! E, comunque, non preoccuparti: tutto si risolverà alla fine e ti assicuro che Ted non ha alcun dubbio se scegliere Ginny o anello. E credo che tu sappia quale sarà la sua scelta finale… ^^ Mi raccomando, fammi sapere se ti è piaciuto questo mio ultimo! Ci tengo! Baciotti e grazie per il bel pomeriggio passato insieme! W Londra!!

 

Vale: tesorissima! Stavolta ti ho fatto aspettare meno: sono stata brava, no? No, non eri fumata: Ted è proprio il Guardiano! E ora dovrà scegliere tra Ginny e l’anello (ma noi non ci preoccupiamo del buon senso del mio ragazzotto, vero? ^^). Ti prego: dimmi cosa te ne pare della scena tra loro due! Sai, quando scrivo di loro cammino un po’ sulle uova: sono una coppia così inusuale… spero che non sembrino troppo strani… Vorrei anche sapere cosa ne pensi di Natasha: oggi rivelo la sua identità, anche se non è quella che pensavi tu. Ti piacerà? Chi lo sa? Come ogni volta ti ringrazio per il tuo supporto ed il tuo aiuto tecnico e stavolta aggiungo che incrocio le dita per quello che sappiamo noi! Anche se sono sicura che tutto andrà in porto! Grazie per il bel pomeriggio: facciamolo più spesso! W Londra!!

_______________________________________________________________________________________

 

E ora… buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Capitolo undici

 

 

 

 

 

 

 

Crucio!”

L’urlo che ne seguì echeggiò per lungo tempo nella sala di pietra, rimbalzando tra le pareti.

Si udì un sospiro scocciato. “Dobbiamo continuare ancora per molto, Signor Nott? Perché non vuole parlare?” Gli occhi rossi indagarono il viso pallido del giovane.

Ted strinse i denti. Gli ultimi spasmi di dolore che ancora circolavano in corpo. “Voglio… vedere… la ragazza.” ingiunse nel modo più autorevole che gli riuscì di utilizzare.

“Ascoltami bene, ragazzino,” lo prese per il bavero uno dei due Vampiri preposti alla sua tortura. “Il nostro Signore ti ha fatto una domanda ed esige una risposta, chiaro?” gli urlò in faccia.

L’alito che sapeva di morte lo fece tossire. “Voglio vederla, prima.” disse, tentando di frenare il tremore, provocato da tutte quelle Cruciatus che gli avevano distribuito a piene mani.

Vladeck il Flagello si massaggiò la fronte con due dita. Ma perché doveva essere così testardo questo benedetto Guardiano, si chiese. “Va bene, fategliela vedere.” concesse. “E tu lascialo andare: non ne posso più di tutti questi urli. Mi sta facendo venire il mal di testa.” si lamentò, sedendosi sul suo trono.

Il Vampiro che lo teneva per il bavero lo lasciò cadere come un sacco sul pavimento umido, mentre il suo compare scompariva nelle ombre che sembravano voler inghiottire la stanza da un momento all’altro.

Steso a terra, Ted respirò pesantemente, concentrandosi sull’addensarsi del suo fiato, per distrarsi dal forte dolore che lo avviluppava tutto. Pensò che non sarebbe stato mai più in grado di muoversi, ma si sorprese della velocità con cui riuscì a voltarsi, quando sentì un rumore di passi diffondersi nella sala.

E non spingere, brutto scimmione!”

Nel sentire la sua voce non seppe se ridere o piangere dalla gioia. Ma vederla lo lasciò senza fiato: era sporca e pallida, ma stava bene. Stava bene.

Anche Ginny lo vide ed anche lei restò senza fiato, ma per ben altri motivi. “Ted! Che ci fai qui? Che ti hanno fatto?” gridò, tentando di raggiungerlo, ma venendo fermata dal Vampiro che la scortava. “E lasciami, tu!” si divincolò, ottenendo ben pochi risultati.

“Come vedi, lei sta bene. Anche troppo.” commentò Vladeck, continuando a massaggiarsi la fronte. “Il mal di testa mi sta uccidendo, se mi concedete l’eufemismo: dimmi dell’Anello.

Ted lo guardò, imponendosi di non distogliere lo sguardo dalle iridi color sangue. “Giura che la lascerai andare.” disse.

Vladeck rilasciò il ruggito che gli era rimasto in gola da quando il Guardiano si era dimostrato più ostinato del previsto. In un attimo gli fu di fianco e con il piede gli schiacciò il viso contro il pavimento. Ignorando il grido della ragazza, premette con più forza. “Come osi, piccolo verme, impormi condizioni? Se non parli giuro che la uccido!” ringhiò, calciandogli le costole con la punta della scarpa.

I polmoni di Ted si svuotarono d’aria e lui rantolò nel tentare di immetterne di nuova. Ginny gridava e piangeva, tentando di districarsi dalla presa di ferro del Vampiro.

“Parla, Guardiano.” La voce di Vladeck aveva recuperato la fredda calma di prima. “O questa donna farà una brutta fine.” disse, prendendo in una mano il viso di Ginny e scuotendolo.

Ted parlò con una voce roca e spettrale. “Durante una notte di luna piena dovrò trovarmi nel punto centrale del tempio sotterraneo. Lì potrò farti vedere la strada.”

Vladeck lo scrutò attentamente, per valutare se avesse detto o meno la verità. “Quand’è la prossima notte di luna piena, Lyron?” chiese, rivolto all’uomo rimasto nell’ombra fino a quell’istante.

“Tra due sere, mio Signore.” L’uomo dalla cicatrice sul volto si inchinò viscidamente.

Il Flagello emise un sospiro che somigliava incredibilmente ad un ringhio. “Portateli via. Non voglio rivederli prima di dopodomani.

Uno dei due Vampiri si caricò in spalla Ted, troppo debole per camminare, mentre l’altro conduceva una recalcitrante Ginny lungo oscuri corridoi dalle pareti di roccia viva, dove rimbombava il gocciolio dell’acqua.

La loro meta fu una stanza dal mobilio un tempo probabilmente di lusso, ma ora consunto e sudicio. Senza troppe cerimonie, Ted fu gettato sul letto e la porta venne richiusa alle spalle di Ginny, che poté sentire distintamente il rumore di una chiave girata nella toppa.

Si avvicinò al letto e fissò il viso cinereo del ragazzo. Si sedette e gli prese una mano.

Lui riaprì gli occhi che aveva socchiuso. “Mi dispiace. Ginny, ti assicuro che…” Ma lei scosse la testa.

“Riposati, ora. Abbiamo tempo per le spiegazioni.” Gli strinse la mano per rassicurarlo.

“Oh, Ginny…” sospirò, perdendo i sensi.

*

Ginny… Maledizione, perché proprio lei?

La colpa di tutto era sua, solo sua! Ma come diavolo gli era venuto in mente di incoraggiarla nel diventare la Custode di Nott? Perché era così stupido?

Harry lanciò un’occhiata di sfuggita a Ron, che aveva lo sguardo perso nel vuoto e le mani congiunte sotto il mento, le labbra strette in una linea talmente severa da sembrare scomparire all’interno del viso.

In quel momento avrebbe desiderato prendersi a schiaffi, ma questo non avrebbe risolto la situazione.

Strinse i pugni. Chissà cosa avrebbero potuto farle quei Vampiri? Al solo pensiero lo stomaco gli si contorse dolorosamente. Poi, la rabbia prese il posto dell’angoscia al pensiero di Nott. Perché non aveva detto di essere il Guardiano dell’Ultima Chiave? Perché non si era rifiutato di averla come Custode? Lui conosceva i rischi a cui Ginny andava incontro! E perché, ogni volta che pensava nessuno lo guardasse, le lanciava quelle occhiate languide? Non lo sapeva che Ginny era la sua ex-ragazza?

Il Colonnello Ligget continuava a parlare senza sosta, spiegando gli ultimi avvenimenti, ma Harry non lo stava ascoltando, perso com’era nei suoi pensieri.

Ma Signore, sarebbe una pazzia!” l’esclamazione di un Capitano lo fece tornare alla realtà.

Harrison, non c’è altro modo.” dichiarò con autorevolezza Ligget.

“Signore, c’è sempre la Polisucco e…” provò a convincerlo un altro Capitano.

“Pensi che, durante un probabile scontro, uno dei miei Auror abbia il tempo di mettersi a bere una pozione?” lo fermò il Colonnello.

Uno degli Auror anziani prese la parola. “Però ci sono Metamorfomaghi addestrati per queste evenienze.

Ligget scosse il capo. “No, devo farlo io. Coleman mi conosce troppo bene per essere ingannato.

“Non è nemmeno detto che ci sia! Sarebbe troppo pericoloso anche per lui: gli costerebbe la candidatura a Ministro. si intromise un Tenente.

Il Colonnello si permise un sorrisetto amaro. “Sono sicuro che sarà lì: non si perderebbe per nulla al mondo la visione in diretta di una mia sconfitta.

Ma noi non permetteremo che ciò accada, Signore!” scattò in piedi Harrison.

“Però il luogo dello scambio è a nostro sfavore: ci sono molte postazioni da cui possono tendere imboscate. freddò gli animi un altro degli Auror più anziani.

“Possiamo sfruttarlo anche noi.” affermò una voce un po’ esitante. Tutti gli occhi si voltarono verso una ragazza seduta tra Ligget ed Aylmer, la cui presenza era passata totalmente inosservata agli occhi di Harry. Aveva il volto color cenere, come se avesse la nausea, e la luce artificiale del Ministero disegnava cerchi scuri attorno ai suoi occhi, facendola assomigliare vagamente ad un panda.

Non ricordava di averla mai vista prima di allora…

La vide deglutire, forse nervosa di aver raccolto l’attenzione di tutti i presenti, e girarsi verso Aylmer, che le fece cenno con la testa di continuare. “Conosco bene il porto e so che di notte la zona ovest è riparata dalle ombre di alcune strutture. Solitamente vi sono accatastati anche diversi container, che potrebbero offrire un buon nascondiglio. Si fermò, un po’ insicura, ma Ligget le sorrise con fare paterno. “Una piccola delegazione di quattro o cinque Auror potrebbe scortare il Colonnello al luogo dello scambio, mentre la maggior parte dei rinforzi potrebbe rimanere nascosta nella zona ovest in attesa del segnale.”

Ci fu un silenzio tombale. Poi i dissensi cominciarono ad irrompere.

“Quattro o cinque Auror?! Cosa ti salta in testa, ragazzina?!

“Che cosa insegnano adesso al Corso di Addestramento: come organizzare missioni suicide?”

“Ma chi è che ha fatto entrare una recluta?!

“Mettere così in pericolo l’incolumità del Colonnello, ah!”

Lei abbassò la testa di fronte a tutte quelle critiche, ma Ligget batté con forza un pugno sulla tavola. “Adesso basta!” gridò, interrompendo ogni parola. Lanciò loro un’occhiata di rimprovero. “Io sono d’accordo con la recluta Calenda: Coleman non farebbe entrare un uomo di più nel suo covo. Dovete ricordarvi che la situazione è molto delicata e dobbiamo procedere con cura.

Qualcuno era ancora scettico. “Ma, supponendo di seguire questo piano, come potrebbe fare la squadra di rinforzo ad intervenire in modo tattico e tempestivo se non conosce il luogo?”

“Utilizzando questi.” Finalmente Aylmer prese la parola, mostrando a tutti un paio di occhiali dalle lenti oscurate. Di fronte alla perplessità dei colleghi, spiegò. “È un dispositivo che consente di scannerizzare un’area chiusa e di spedirne la pianta ad un Oloproiettore, anche se quest’ultimo si trova a diverse centinaia di metri di distanza.

Cosa ne dite, Signori? Approvate?” chiese Ligget. Anche la recluta si azzardò ad alzare la testa.

Ci furono ancora brontolii, ma tutti, chi più convinto chi meno, dichiararono il loro assenso. “Chi farà parte della sua scorta, Signore?” chiese il Capitano Harrison, uno dei primi ad approvare il piano.

Aylmer ne avrà la guida.” rispose immediatamente Ligget. “E, visto che sei così interessato Harrison, ci sarai anche tu. Kendall,” si voltò verso il Capitano della Squadra di Coordinazione Armi Magiche. “sei in squadra. Anche tu, Potter.” si rivolse ad Harry. Di fronte allo sguardo interrogativo di Ron, scosse la testa. “No, Weasley, preferisco che tu abbia il comando dei rinforzi e che Li sia la tua seconda.”

Guardò tutti i suoi Auror seduti in quella sala, tutti in attesa di conoscere l’ultimo nome. Gli occhi di Ligget brillarono nel girarsi verso la recluta. “Vorrei che partecipassi anche tu, Calenda.

Lei lo fissò a bocca aperta. Come la maggior parte dei presenti, d’altronde.

Il Colonnello si tirò i baffoni. “Il Tenente Morgan mi ha parlato molto bene di te e so che sarebbe contento se ci fossi anche tu nella squadra per il suo recupero.” Si schiarì la gola. “Allora, ragazza mia: sei dei nostri?”

La giovane aveva ancora la bocca aperta, ma si affrettò a richiuderla. Per un attimo parve spaesata, ma poi lo fissò con una certa determinazione. “Sìssignore.”

“Bene, allora è deciso. Li, Weasley: mi fido di voi per la scelta degli altri componenti della squadra.”

Il tramestio di sedie segnò la fine della riunione.

Prima che Harry e Ron si avviassero verso i loro uffici, Aylmer comunicò loro che si sarebbero mossi per le sei di quella sera.

Mentre Harry stava preparando le ultime cose, sentì due voci discutere animatamente nel corridoio.

Ma sei impazzita? È troppo rischioso!” diceva una voce maschile.

“Ho già detto di sì e non posso rimangiarmi la parola data!” ribatté una voce femminile.

“Certo che puoi farlo: ti sei appena diplomata e non sei mai stata su un campo di battaglia in vita tua!”

“E questo cosa vorrebbe dire?! È stato il Colonnello in persona a chiedermelo!”

Ora, non che Harry avesse l’abitudine di origliare, né tanto meno spiare le persone, ma quei due stavano urlando proprio a pochi passi dalla porta del suo ufficio e lui voleva solamente capire chi fossero i due litiganti. Così aprì uno spiraglio, giusto per vedere chi fossero.

Il ragazzo lo riconobbe come Philip Dodget, una delle reclute che aveva portato con sé durante l’attacco al Ministero. La ragazza era la recluta che aveva partecipato alla riunione e che avrebbe fatto parte della scorta di Ligget.

Dodget le prese un braccio e lo strinse, fissandola arrabbiato. “Se non lo fai tu, giuro che ci vado io a dire al Colonnello di sostituirti con un Auror più esperto!”

“Voglio solo dare una mano, ma perché non lo capisci?!” sibilò lei, tentando di mantenere la voce bassa. “Continui a trattarmi come se fossi una bambina!”

“Questo perché pensi come una bambina, Raine! Ma come puoi anche solo pensare di essere d’aiuto?! Sei solo una recluta alla sua prima missione sul campo!”

Raine si divincolò dalla sua stretta, guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure. “Pensa quello che ti pare, Philip. Io vado e tu non puoi fermarmi.” Detto questo, girò sui tacchi e si incamminò verso l’altro capo del corridoio.

Dodget grugnì il suo disappunto. Poi la rincorse. “Raine! Aspetta!”

Harry richiuse la porta. Anche lui aveva gli stessi dubbi di Dodget sull’utilità della ragazza in quella missione. Con un sospiro, si chiese se quella sera tutto sarebbe andato secondo i piani…

*

“Quanto tempo ancora dovrò stare qui?” brontolò per la centesima volta Draco.

Hermione alzò gli occhi al cielo e si morse le labbra per non rispondergli troppo male.

“Uffa… Granger, non sei di alcuna compagnia. Al momento è gradita perfino la tua voce gracchiante.

Hermione strinse i pugni. “Malfoy, potresti finirla? Ho mal di testa.”

“Ma perché non posso semplicemente andare a casa?!

“Per quanto gradirei anch’io che tu fossi a casa tua ed io a casa mia, purtroppo mi è stato chiesto di tenerti d’occhio. spiegò Hermione, tentando di riprendere la sua lettura.

“Il San Mungo non mi è mai piaciuto. E poi non vedo perché dovresti controllarmi: dove pensi che possa andare con delle costole non ancora risanate?” si lamentò Draco. “La Guaritrice è una despota: pretendeva di curarmi con un incantesimo doloroso, ti rendi conto? Negli ospedali dovrebbero fartelo passare il dolore, non aggiungerlo!”

Hermione chiuse di botto il libro: tanto con tutte quelle lamentele non sarebbe riuscita ad andare oltre la prima pagina. “Ok, Malfoy: cosa vuoi?”

Lui sogghignò. “Qualcosa da mangiare ed un tè caldo.”

Lei digrignò i denti, ma si sforzò di alzarsi dalla sedia. Almeno sarebbe stata senza quella voce martellante per qualche minuto, pensò.

Proprio mentre stava per chiudere la porta, Draco gridò: “Ah, il tè lo voglio senza zucchero e con un cucchiaino di latte. Mi raccomando, Granger: solo un cucchiaino e il latte deve essere screm…”

Hermione chiuse la porta con forza per non sentire i suoi sproloqui.

*

Si sfregò le mani per scaldarle. Maledizione, faceva troppo freddo per stare fuori! Stava persino tremando!

Una vocina le suggerì che forse non era per il freddo che stava tremando. Che forse aveva ragione Philip.

Strinse gli occhi e ricercò la faccia dell’amico tra gli Auror di rinforzo. Quando anche lui si voltò a guardarla, la fissò con una smorfia di rimprovero dipinta sul viso.

Raine emise un verso scocciato e girò il viso dall’altra parte.

Dovresti metterli più spesso, lo sai Thea?”

Piantala, Harrison.”

“No, no! Dico sul serio: ti danno un’aria così provocante…”

Se dici un’altra parola, giuro che ti ammazzo!”

Il Capitano Kendall e il Capitano Harrison stavano battibeccando come ragazzini. Si concentrò su di loro per evitare di pensare.

“The… ahia! Ma non ho detto niente!”

Ma stavi per dirlo!”

“Piantatela voi due! State facendo troppo rumore.”

“Scusa, Arden. Sai che Harrison è un idiota.”

Ma non è ver… ahia!”

Raine si morse le labbra per evitare di scoppiare a ridere.

“Basta! Se continuate così non ci accorgeremo se Potter sia tornato o meno dal suo giro di ricognizione!”

Infatti sono qui già da un po’.”

Il Capitano Potter si tolse il Mantello dell’Invisibilità, rendendo nota la sua presenza.

“Allora?” chiese Arden, scambiandosi un’occhiata con Ligget, avvicinatosi in quel momento.

“La situazione è più o meno come ce l’aspettavamo: un paio di scagnozzi all’entrata e niente di più.” spiegò il Capitano Potter. “Sicuramente il resto della banda ci aspetta dentro.

“Avete sentito, ragazzi?” Ligget si girò verso la maggior parte degli Auror. “Voglio che siate pronti ad entrare in azione non appena il Capitano Kendall vi spedirà la piantina del luogo, sono stato chiaro?”

“Sissignore!” bisbigliarono gli Auror.

Weasley, mi affido a te.”

Il Capitano Weasley annuì col capo, scambiando uno sguardo con il Capitano Potter.

“Bene, allora possiamo andare.”

Raine deglutì a vuoto, prendendo il suo posto dietro il Capitano Kendall e il Capitano Harrison. Di fianco a lei, il Capitano Potter guardava avanti. Sembrava aver altro per la testa.

I loro passi risuonavano nell’innaturale silenzio del porto. Pareva che persino la notte stesse trattenendo il fiato.

Man mano che si avvicinavano ai due scagnozzi a guardia della porta, Raine sentì la sua risolutezza affievolirsi per far posto alla paura. Cominciò a rimpiangere di non aver dato retta a Philip.

“Ehi.” Un bisbiglio alla sua destra catturò la sua attenzione. Era il Capitano Potter. “Respira.” le suggerì, l’ombra di un sorriso che gli fluttuava sulle labbra.

Raine rilasciò il respiro che inconsciamente aveva trattenuto, facendogli scuotere la testa con un sorriso più convinto. Lei abbassò gli occhi, sentendosi una stupida.

“Siamo qui per lo scambio.”

La voce di Arden le fece rialzare la testa. Non era tempo per perdersi in inutili ripensamenti: ormai era in ballo e doveva ballare. Il pensiero di Bruce le diede forza.

“Prego.”

La piccola delegazione entrò. Solo uno dei tanti magazzini del porto. Almeno apparentemente. Rabbrividì vistosamente nel passare tra i due tirapiedi di Coleman.

“Oh, ecco i nostri cari Auror!” La voce di Slen li accolse, divertita ed insolente. Eccolo lì, alto e segaligno, con la sempre presente sigaretta in bocca, davanti ad un gruppo relativamente ristretto di uomini.

Raine avrebbe tanto voluto cancellargli dalla faccia quel ghigno soddisfatto.

E lì accanto, con i polsi legati, la bocca imbavagliata… “Bruce!” mormorò Raine, fissando sconvolta il collega imprigionato.

Slen rivolse l’attenzione a lei. “Oh, l’incantevole Natasha! Oppure preferisci che ti chiami Raine? Sono contento che anche tu ti sia unita alle danze!” sogghignò, sbuffando una spessa nuvola di fumo.

“Siamo venuti qui per fare uno scambio, non per parlare del più e del meno.” si intromise Arden. “Ecco, abbiamo portato il Colonnello.”

Slen fissò Ligget, grattandosi con fare distratto la guancia, ispida di barba non fatta. “Devo controllare che non ci siano trucchi?” chiese languidamente, spostando lo sguardo indolente su Arden.

“Sono io. Non ho Polisucco addosso e non sono in grado di mutare il mio aspetto. Improvvisamente Ligget lanciò un’occhiataccia alla vetrina dell’ufficio che dominava la grande sala. “Diglielo anche tu, Coleman!” esclamò in quella direzione.

Slen ridacchiò, facendo ondeggiare la sigaretta. “Non so cosa le fa pensare che un certo signor Coleman sia qui, Colonnello. Comunque, siamo qui per affari, no?”

Raine trattenne nuovamente il fiato, mentre con la coda dell’occhio scorse il Capitano Potter stringere la bacchetta sotto il mantello, il Capitano Kendall analizzare la stanza con lo speciale congegno senza attirare l’attenzione e il Capitano Harrison accostarsi a lei. Arden e Ligget mantennero una calma glaciale.

Le due controparti si fissavano con astio malcelato. Troppo presi per notare i movimenti quasi impercettibili di Bruce

Poi, tutto avvenne in un lampo. Ligget aveva appena mosso un piede verso Slen che Bruce si tolse il bavaglio ed urlò: “È una trappola!”. Dove il Colonnello stava fino ad un istante prima, c’era una grande bruciatura da fattura.

Solo un attimo, poi si scatenò l’inferno.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ale