I
can’t change.
<<
Se potessi afferrare i tuoi
desideri
come quelli che al buio tu mi sussurravi
questa volta saprei farli volare più su. >>
Aveva detto che
io e lui saremmo stati
più importanti della band, dei manager, di Paul e le sue
regole, delle fan,
aveva promesso che tutto sarebbe cambiato e che la nostra relazione
fosse stata
finalmente pubblica. Eppure ora faceva la sua solita sfilata mano per
mano con
Eleanor, in televisione, mentre un giornalista di Mtv gli chiedeva
quanto
grande fosse il loro amore, e il mio pagliaccio allargava le braccia
più che
poteva.
Il loro amore però non era così grande quando
Louis entrava nel mio letto, e
continuava a sminuire ad ogni bacio che ci eravamo scambiati; il loro
amore non
esisteva, me l’ero preso io da molto tempo ormai.
Però Louis non lo aveva
capito, ogni volta diceva di ricambiare, ogni volta diceva che mi
amava, e ogni
mattina usciva dal mio letto per andare da Eleanor, ed io ogni giorno
rimanevo
solo in una casa che era troppo grande per me; e non mi rimaneva altro
che
farmi male. Era stupido, ma la solitudine in quelle ore lontano da lui
mi
opprimeva, e solo il sangue scivolarmi giù per il corpo mi
faceva distrarre, la
testa dolorante, o i lividi sulle gambe in un certo senso mi facevano
bene.
Avevo bevuto qualcosa come una bottiglia di vodka alla fragola, ed una
al
limone, mi sentivo morire, la testa pulsava ad un ritmo irregolare, e i
miei
occhi continuavano a chiudersi per poi riaprirsi dal dolore. Mugolai
quando capii
che ero steso sul pavimento, su una penna che mi si era conficcata
nella
schiena, cercai di toglierla, ma era inutile non ce la facevo. Le
braccia e le
gambe erano pesanti, e l’alcool mi aveva inebetito
completamente. Non capivo
cosa stesse succedendo, desideravo solo farla finita una volta per
tutte; Louis
avrebbe capito, si sarebbe finalmente sposato e avrebbe vissuto la sua
vita
normale insieme ad Eleanor. Io ero un essere umano in più,
uno di quelli che se
muoiono nessuno se ne accorge, ero uno scherzo di Dio o
chissà cos’altro. La
porta di casa si aprì,
da bravo stupido
l’avevo lasciata aperta, e qualcuno entrò, forse
un ladro, forse una fan
impazzita. Sorrisi, all’idea di uno dei miei manager che
cercava di spiegare il
motivo della mia sbronza ad una ragazzina.
- Harry, ma cosa?! – Una voce arrabbiata riempì
l’intera stanza, era la voce
calda di Zayn, perché era qui? Cercai di aprire almeno un
occhio per accertarmi
che fosse lui, ma persino le palpebre pesavano. Con uno sforzo e un
mugolio
riuscii a guardarlo in viso; aveva un’espressione
corrucciata; lui sapeva di me
e Louis, era stato lui a convincerci a ‘provare’,
ma non sapeva del mio dolore,
non sapeva cosa si provava a vedere il proprio ragazzo fingere ogni
giorno con
uno scopettone malefico, no, non sapeva cosa significava veder il
proprio cuore
distruggersi in mille frammenti taglienti, ogni volta che quegli occhi
blu
guardavano lo scopettone con tutta
quell’intensità, lui non poteva saperlo.
Perrie non l’aveva mai tradito, o almeno non ancora; e
soprattutto Perrie non
era un uomo. Una volta che riuscii ad aprire gli occhi mi ritrovai in
braccio a
lui, mentre cercava in malo modo di posarmi sul letto; sbuffavo mentre
lui si
prendeva cura di me quasi fosse un dottore. E non lo faceva
perché cantavamo
insieme o perché avrebbe vinto un bonus, lo faceva
perché era mio amico, e l’amicizia
era forse l’unica cosa che poteva portarmi via da questo giro
viziato; anzi l’unica
cosa che poteva salvarmi era Louis.
- Sbrigati a
lavarti, avevi promesso che
mi accompagnavi.- Continuò con tono duro, dove dovevo
scortarlo? Lo guardai
male, non riuscivo a tenere gli occhi aperti figuriamoci ad alzarmi,
lui sbuffò
e mi caricò in spalla. Sapevo che non era un bel segno, mi
buttò in malo modo
nella vasca, per poi buttarmi l’acqua addosso sebbene io
avessi ancora i
vestiti, sbuffai di mal’umore. E tutto ad un tratto la
stanchezza cronica sembrò
svanire, stupido Zayn.
- Idiota,
l’acqua è congelata!- Urlai
quasi arrabbiato, quasi perché nessun altro avrebbe fatto
una cosa del genere
per me, nessun altro tranne Louis che ora era troppo occupato a
starsene con la
sua bella quanto finta fidanzata. Iniziai a spogliarmi e poi decisi a
lavarmi,
mentre il moro mi aspettava in cucina. L’acqua quasi bollente
sfiorava a
perfezione i miei muscoli, quasi scottandoli. Per ordine dei manager in
quest’ultimo
mese dovetti fare un sacco di palestra, di corse, di muscoli, e di
sfide. Per
me non cambiava molto, o con la pancia o senza ero il solito
problematico con
una vita fra la merda e il paradiso. Uscii presto, e misi i primi
vestiti che
trovai, tra le mani mi capitò una canotta a righe di Lou, la
strinsi a me, come
avrei voluto che sarebbe stato assieme a me. Zayn mi fece strada verso
e
sbuffando ci entrai, non sapendo ancora la destinazione.
- Scendi, bell’addormentato.- Mi svegliò il bel
moro, lo guardai torvo e lo
seguii in un enorme edificio dove facevano i tatuaggi. Un uomo sulla
trentina,
muscoloso, e alto, molto simile ad una montagna fu subito pronto ad
accogliere
Zayn, sembravano amici da tanto. Ci fu una breve presentazione, e
presto
lasciai il mio amico per andare da un altro uomo molto simile ad una
montagna.
- Fate tatuaggi anche senza prenotazione?- Chiesi ad una bella ragazza
che
stava in segreteria, mi guardò maliziosa e poi
urlò un nome, poco dopo uscì il
presunto Bob, si parlarono e infine mi fece segno di poter entrare. Lo
guardai
sorridente.
- Cosa vuoi ragazzo?- Mi chiese curioso mentre disinfettava
l’ago, fui subito
intimorito da quell’arnese, ma poi presi un respiro
l’avevo già fatto e non mi
aveva fatto tanto male.
- Vorrei una scritta.- Gli
spiegai bene
cosa volevo, e dopo un suo ghigno gli diedi il polso. Chiusi gli occhi,
e l’ago
penetrò la mia pelle candida. Cercai di non indurire anche
se era difficile, ed
era quasi come farsi tanti vaccini, uno dietro l’altro. Dopo
circa quaranta
minuti finì, e mi mise una benda sul nuovo tatuaggio, lo
pagai ed andai da Zayn
che probabilmente intuì già tutto.
- Harry, finalmente!- Erano circa le sette di sera quando Louis mi
buttò le
braccia al collo stringendomi più che poteva, ora mi avrebbe
detto che con
Eleanor era stato un inferno, che lei non aveva i miei occhi verdi, e
che ad
ogni ‘ ti amo’ detto pensava a me. Peccato che era
sempre la stessa solfa, e
non gli credevo più.
- Harry non mettermi il broncio.- Sussurrò prendendomi con i
fianchi, non
opposi resistenza era inutile, mi bloccò con il suo sguardo
colorato da un
perfetto blu corallo, sentii il respiro mancarmi, ed il cuore perse
qualche
battito.
- Ogni volta che ho detto ti amo ho pensato a te.- Mi
sussurrò all’orecchio,
sfiorandomi con le sue perfette e rosee labbra il collo; dei brividi mi
percorsero tutto il corpo. Era giusto? Tagliarsi, farsi male, drogarsi
e bere,
solo per un amore sbagliato, un amore reso possibile solo da baci e
bugie.
Ghignai, lui se ne accorse, e mi strinse un po’ di
più a sé, mi aggrappai alla
sua schiena, senza lasciarlo andare, sorrise e mi accarezzò
il capelli.
- Me lo dici ogni volta.- Sussurrò allontanandomi ancora
inebetito dal suo
inebriante profumo che mi riempì i polmoni, mi
guardò sorpreso dalla mia
reazione; di solito mi baciava e finivamo per fare l’amore.
- OGNI
VOLTA MI PROMETTI AMORE, ED AMORE NON E’ MAI.- Inizio ad
urlare, probabilmente i ragazzi che vivevano a
poca distanza da noi ci sentivano, ma non m’importava
più di tanto. Volevo solo
liberare la rabbia che da mesi ormai si era impadronita di me, e mi
corrodeva
dentro, ogni organo che trovava, il fegato, i polmoni, il cuore, ormai
dentro
di me non c’era più niente, ma solo vuoto, un
deprimente e triste vuoto
incolmabile. Cercava di avvicinarsi, di scusarsi, di promettere qualche
altra
falsità, ma basta, stavolta non ci avrei creduto.
- Io avevo un sogno, uno solo. E non è mai stato diventare
famoso e incidere
dischi, era poter dire a mia mamma ‘ lui è il mio
fidanzato.’ Poter uscire con
te mano per mano, come tu fai con Eleanor. Poterti baciare in un parco,
sotto
la pioggia dove facciamo la pace. Poter essere libero
d’amarti, e invece tu hai rovinato
tutto, con i tuoi
sotterfugi e bugie. Mi hai costretto a mesi di dolore, a serate buttate
in una
bottiglia di vodka, ed ora anche a questo.- Finii amaro continuando ad
urlare,
piano staccai la benda da polso con paura di farmi male, anche se al
dolore ci
ero abituato, ci aveva pensato Louis ad addestrarmi. Il castano
indietreggiava
sorpreso, mentre mi guardava sconvolto, come se non sapesse quanto io
soffrissi. Prese il polso, e lesse con avidità ogni singola
frase per poi
ghignare. ‘ I can’t change.’ Ed era vero,
anche se volevo non potevo cambiare
il mio essere, potevo solo nasconderlo sebbene ciò mi distruggeva. Non facevo
altro che sorridere
davanti i fan e alle interviste dicendo quanto fossi felice, mai detta cazzata
più grande. In meno di una
giornata mi ritrovavo a dire ‘ sono felice’
più di cento volte, e mai una volta
che fosse vero. Lou abbassò lo sguardo, si diete un colpo in
testa, e poi si
avvicinò sorridente.
- Pensi che per me
sia facile? Mia mamma
che mi dice di sposare una persona che io in realtà odio,
una band che deve
mantenere la propria identità, e lotte continue contro tutti
per poterti dare
un abbraccio in un
intervista. Cazzo,
Harry. Anche io soffro, anche io mi sto distruggendo, ma non mi faccio
tatuare
la pelle, non mi scaravento contro i muri, e non mi taglio le braccia;
soffro e
sto zitto, perché per ora viviamo in un mondo dove non si
può ancora parlare. E
ciò non cambierà domani, nessuno si
batterà mai per i gay, e tantomeno lo faremo
noi. Siamo destinati ad amarci in confini ben definiti, e non
è colpa nostra.
Non voglio che tu stia così male, ed è da due
anni che cerco di far tutto per
far si che a te non arrivino gli aggiornamenti su twitter o giornali su
noi
due. Ti ho sempre protetto, e tutte le volte che ti ho detto ti
amo
non ho mai mentito.
Ed è vero, poter essere noi solo in questa camera da letto
è angosciante,
triste, ed ingiusto, ma questo è il mio prezzo da pagare per
avere le tue
labbra, per svegliarmi e trovarti avvinghiato a me, per abbracciarti
quando sei
triste; questo è il nostro prezzo da pagare per amarci. Non
è colpa nostra, la
colpa non è di nessuno, tantomeno del mondo che è
ingiusto. Siamo così, e se
vogliamo continuare ad amarci io devo giocare a fare l’etero,
e tu devi stare
zitto davanti le telecamere; ma quando sei con me sfogati piccolo mio,
dì tutto
ciò che ti tieni dentro, io sarò sempre pronto ad
accoglierti, a darti ragione
e a combattere per te. Sono il tuo porto sicuro non un nemico.-
Sussurrò infine
cercando d’avvicinarsi a me, me
ne stavo
per terra rannicchiato tra me e me sconvolto. Louis
non mi aveva mai tradito, era sempre
stato con me, ma silenziosamente ed io non lo sapevo, lo guardai
stupito e lui
mi baciò delicatamente.
- Non è solo la tua guerra, è la nostra guerra.
– Mi sussurrò poco prima di
addormentarmi, mentre mi accarezzava i capelli , sorrisi. Forse
stavolta era
sincero, e forse aveva anche ragione. Stavamo combattendo la nostra
guerra, che
prima o poi avremmo vinto senza il dovere di cambiare.
Angolome: Ok, questa è la mia seconda OS sul
fandom Larry, ed è anche molto
diversa dalla prima. E’ – come avrete capito-
ispirata al nuovo tatuaggio di
Harry che mi ha fatto pensare molto, probabilmente e per Louis, o
probabilmente
per tutto il mondo della musica in generale. Non so. Nella prima parte
Harry e
come disperato, e soprattutto si sente solo, mentre alla fine ha
scoperto che
in questi due mesi non è mai stato solo, ma con lui
c’è sempre stato il suo migliore
amico, nonché ragazzo.
Ok, non ha né capo né coda,
ma spero vi
sia piaciuta.
Lisa.