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Autore: Miss_Nothing    01/08/2012    0 recensioni
Dopo essermi dilettata a scrivere "pensieri di una ragazza suicida" ho voluto rappresentare un altra drammatica storia. Una storia che prende le sue radici da fatti reali trasformati in un racconto per aver la consapevolezza di chi sono veramente i mostri. E come Giulia direbbe: i veri mostri non escono di notte ma con l'augurio della luce del sole. Chi penserebbe mai che un mostro scelga il calore dei raggi invece che la protezione delle tenebre? Nessuno. Ed è proprio per questo che si credono intoccabili.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo giorno di catechismo passò tranquillo e leggero come un pomeriggio estivo.
Era Ottobre e l’aria cominciava a raffreddarsi pronta per schiaffeggiarti il viso. Quel giorno ero come una piccola star. Giacomo mi elogiava e mi spronava a rendermi piacevole e bella agli occhi degli altri. Giacomo voleva rendermi come lui mi desiderava e io lo facevo fare. Mi sentivo tanto un pongo. Facile da manipolare e formare persino per i bambini.
Gli psicologi insistono su questo lato del mio carattere. Cercano di colmare il vuoto e di rendermi di pietra ma fino a ora sono stata di pietra solo poche volte. Per fortuna ho Matteo, il mio adorato marito. Non so come farei senza di lui. Di sicuro sarei divorata dalle belve che compongono quella che noi chiamiamo civiltà.
 
Giacomo mi abbracciò, un abbraccio che mi fece sentire amata. Un abbraccio che non avrei mai immaginato potesse diventare marcio.
<< Sono proprio contento che tu sia venuta >> Mi disse con la sua voce calda che ti trasmetteva una certa sicurezza.
<< Sono contenta anche io >> Borbottai con uno dei miei soliti flebili sussurri.
Ero e sono tutt’ora una persona chiusa, impacciata e timida. Aggiungiamo anche che era una situazione difficile e che avrei fatto qualunque cosa per un po’ d’attenzioni e amore. Mischiamo il tutto ed ecco a voi la preda perfetta. Quel giorno mi accarezzò anche il viso e fu proprio quel tocco che mi fece cadere tra le sue braccia. Anche mio padre mi accarezzava il viso in quel modo, con quella stessa flebile pressione quando fingevo di dormire aspettando che lui arrivasse per darmi la buonanotte.
 
Non so dirvi se mi ero innamorata di Giacomo. In fondo cosa può sapere dell’amore una bambina? Ma lui si era innamorato di me. E me lo ripeteva a volte. Per messaggio, si avevo il cellulare che lui aveva insistito regalarmi. Per telefono. O semplicemente quando mi baciava imboscati in un parco abbandonato.
 
A volte le persone hanno paura che io possa fare del male a mia figlia. C’è questo sciocco stereotipo che una persona vittima di violenza può diventare anch’essa un violentatore. Ma per la maggior parte dei casi non è così. Vedo molti psicologi anche oggi. Mi prescrivono gli antidepressivi. Sì sono depressa e a volte devo prendere anche un sonnifero per evitare di alzarmi gridando in piena notte e svegliare mia figlia e i vicini. È triste abbracciare la propria figlia e vedere le persone con il telefono in mano ad aspettare che io la baci appassionatamente o cominci ad eccitarmi. Mi disgusta il loro comportamento. Mi disgustano loro che un tempo non volevano credere a una bambina chiamata Anna.
Non ho denunciato Giacomo se non quando Anna cominciò la sua crociata. Aveva quindici anni quando Giacomo l’aveva utilizzata per i suoi giochi disgustosi ed era riuscita grazie a una famiglia solida e agli psicologi a trovare la forza per denunciarlo. Ammiro ancora Anna e a volte vado a casa sua con mia figlia che ho chiamato proprio come lei.
Ho dovuto aspettare cinque anni prima di vedere quel mostro dietro le sbarre. A volte chiedo ad Anna se ha avuto paura. Lei mi risponde che tutti hanno paura di affrontare la verità ma lei doveva farlo per evitare che quell’orco rovinasse altre bambine.
A volte rimpiango di non aver avuto quel coraggio. Lei non avrebbe subito nulla almeno.

 

  
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