Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Miss_Nothing    01/08/2012    0 recensioni
Dopo essermi dilettata a scrivere "pensieri di una ragazza suicida" ho voluto rappresentare un altra drammatica storia. Una storia che prende le sue radici da fatti reali trasformati in un racconto per aver la consapevolezza di chi sono veramente i mostri. E come Giulia direbbe: i veri mostri non escono di notte ma con l'augurio della luce del sole. Chi penserebbe mai che un mostro scelga il calore dei raggi invece che la protezione delle tenebre? Nessuno. Ed è proprio per questo che si credono intoccabili.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un tempo credevo nelle favole. Come tutti i bambini in fondo. Credevo e trasformavo la mia realtà in una favola e fu quello che feci anche allora. L’oratorio era diventato il mio castello mentre Giacomo il re che mi salvava dalla mia povertà. È difficile ora provare a spiegare come la mia mente ragionasse. È difficile spiegare come la prima parte del dramma era diventata favola. Difficile spiegare tutto di quell’anno. Ma ci proverò. Scusate le frasi semplici, l’immaturità della mia persona e a volte le frasi scontate ma questa è la mia storia e non saprei altrimenti come raccontarla con i miei mezzi.
Trasformare un ricordo in parola, tessere frasi su un foglio bianco e dare un significato ad ogni linea nera è qualcosa di complicato. Ognuno può vedere qualcosa di diverso attraverso le parole. Le parole sono un portale. Un portale che cancella l’ignoranza e cerca d’istruire. E se in questi anni la pedofilia viene taciuta pensate nei miei come dev’essere stata nascosta.
 
A volte basta solo un gesto per rovinare una vita. A me è bastato un bacio. Un bacio che io ho ricambiato e che ha fatto capire all’uomo nero che potevo essere il suo nuovo giocattolo. All’inizio mi sembrava di risentire sulle labbra quel flebile tocco. Spesso avevo allontanato mio marito per questo ma lui era paziente. Sapeva che per me ci voleva tempo. Sapeva che non doveva sforzare i tempi.
 
<< Sei molto bella >> Mi disse Giacomo per poi spostarmi una ciocca rossa dal viso. Sentivo le mie guancie in fiamme mentre abbassavo lo sguardo e mi stringevo nella felpa firmata che lui mi aveva regalato.
<< Lo sai tenere un segreto Giulia? >> Mi chiese con quel tono da cosa importante.
<< Si >> Affermai con un sussurro. Poi lo vidi avvicinarsi mentre mi teneva il viso fermo con le mani. Posò le sue labbra trent’anni sulle mie dandomi così il mio primo bacio. Non me lo diede con la lingua. Almeno non questo.
Era un test. Voleva vedere solo quanto poteva nutrirsi. Si nutrii di me fino ad arrivare all’osso. Si nutrii di me in tutti i modi possibili rubandomi così momenti che non avrei potuto rivivere.
L’unica persona o meglio l’unico oggetto che seppe del bacio fu il mio diario. Sì, sapevo mantenere i segreti come un madre sa accudire il figlio.
Ma riavvolgiamo un attimo il nastro e vediamo intanto cosa è successo a mia madre.
 
Fingevo di leggere una rivista di gossip. Non mi piaceva a dire il vero ma era solo una copertura per poter ascoltare i discorsi delle infermiere e dei dottori. Avevo imparato con mio padre a captare le informazioni reali che si scambiavano e smettere di credere alle false speranze che mi davano.
Mia madre riposava da due settimane nel suo letto d’ospedale. Dormiva quasi tutto il tempo e si svegliava solo per qualche ora pronta ad ascoltare i miei discorsi. O meglio pronta a fingere di ascoltarli tutti.
Intanto io vivevo da zia Rosa che mi spingeva a passare sempre più tempo con Giacomo.
Zia Rosa diceva sempre << Un uomo di chiesa non può essere malvagio quindi puoi passarci quanto tempo vuoi >>
Povera illusa. Giacomo era malvagio fino al midollo persino i suoi peli erano ricolmi di malvagità.
Ma allora lui era considerato come un Gesù sceso in terra. Si spendeva per la comunità, per i ragazzi, per tutti. Balle. Era solo una copertura montata a dovere per poter cacciare.
 
<<  Povera Giulia >> Commentò un infermiera. Ed eccola la prova che aspettavo. Quel povera Giulia sospirato con compassione, tristezza quasi dolore. Quel povera Giulia me lo porto ancora dietro. Lo risento, come se fosse portato dal vento, ogni volta che vedo mia madre.
Quel povera Giulia è uno dei tanti motivi per cui mi sono lasciata così manipolare da lui.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Miss_Nothing