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Autore: Assasymphonie    01/08/2012    2 recensioni
« Andiamo. »
« Sì, /magister/. »
{ POV Antonio / Inquisitore }
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Magister.
Personaggi: Antonio Fernandéz Carriedo.
Rating: Arancione.
Note dell'autore: One-shot / Storico / Introspettivo / Drammatico.
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Magister.


Un periodo nero, per la Sacra Chiesa Cattolica Romana. Un esilio disturbante per tutta la curia e il papato, chiuso in una prigione dorata ad Avignone, così lontana dal centro del mondo quale era Roma a quel tempo, in una penisola appestata da malattie, pessimi principi ed eresie.
L'intera Europa era piena del loro formicolare, dalle più famose alle più abbiette: catari, valdesi, spiritualisti, francescani corrotti dalla loro folle idea di povertà tanto da spingerli a seguire i grandi dispensatori di erroneo sapere.
Raimondo Lullo, frate Olivi, solo alcuni dei nomi appartenenti alle micce che avevano acceso fuochi terribili in Francia e alle porte dei Pirenei, in quella Castiglia troppo vicina ad Avignone per poter essere ignorata.
Troppo vicina al Papa.
Troppo vicina a lui.
Veniva chiamata la Cattolicissima Spagna e non si faceva troppi problemi nel mostrarlo apertamente, il rappresentante di quel regno baciato eternamente dal sole e dalle acque di un freddo oceano e di un caldo mare interno. La croce era il suo baluardo, Cristo il suo tetto, Dio la sua arma con cui colpire gli infedeli che osavano sporcare il suolo della sua terra con le loro nequizie demoniache.
Non poteva sopportarlo. Sarebbero bruciati su pali di legno e le loro ceneri alzate ai cieli come espiazione e sacrificio nei confronti di quel Dio che avevano offeso in modo così brutale e reiterato. Grazie al fuoco sarebbero stati purificati e le loro anime sarebbero ascese da Lui, che li avrebbe perdonati per i peccati commessi. Questo era il suo compito, doveva esserlo, lo sarebbe stato.

*

Camminava lungo la navata dell'immensa chiesa, nei domini papali ad Avignone. Si era spostato di tanto, troppo per i suoi gusti, ma ad un ordine impartito dal pontefice stesso non vi era altra risposta che un piegare di testa ed un onore troppo grande per poter essere calcolato. Papa Innocenzo VI era stato chiarissimo dall'altro del suo scranno, gli occhi piccoli ed acuti dietro ad una barba bianca e folta, segno di saggezza e di bontà d'animo. Doveva muovere lui gli eserciti di Dio, gli inquisitori che gli avrebbero dato la possibilità di piegare e spezzare la schiena degli eretici di Spagna.
« Siate attento, Antonio. Gli errori dei subordinati ricadono sempre su coloro che li comandano. »
Le ricordava bene quelle parole, e ricordava ancora meglio il sorrisino che aveva dovuto nascondere tra le pieghe delle labbra piene e morbide, pena di essere scomunicato all'istante. Oh, come lo sapeva bene, quel ridicolo gioco di responsabilità che ancora una volta lo avrebbe visto protagonista. Gli inquisitori non sono dissimili dai soldati, anzi. Ma non lo aveva detto, semplicemente si era limitato ad alzare gli occhi verdi sulla figura del papa e ad annuire, con fare grave che non era proprio affatto della sua indole.
« Ne sono consapevole, Eminenza. Siate sicuro che comanderò a dovere i soldati di Dio che Voi mi affidate. »
Deferenza, rispetto, verso il papa di quel tempo come a tutti coloro che lo avevano seguito. Non si sarebbe mai sognato di dire di no ad un ordine papale, tanto più che combaciava quasi perfettamente con le sue esigenze.
Il suono degli stivali di cuoio lavorato interrompeva dolcemente il silenzio della chiesa così immersa in un sonno che sarebbe terminato solo con la messa santa, tra un paio di ore.
In quel momento non vi era nessuno, se non lui.
Le mani abbronzate erano divise tra le due parti del suo ruolo complicato: la destra stringeva il manico di una grossa arma, un'alabarda dal manico di legno e le lame bipenni che scintillavano alla luce dei moccoli delle candele sparse in tutta la struttura tozza e solida. La mancina, invece, era serrata sul petto chiuso in una marsina color del sangue più scuro, lo scintillio di un oggetto tra le dita. Un crocefisso d'oro, pesante e ingioiellato, dono del papa per compiere la sua missione.
Gli occhi verdi vagavano socchiusi lungo gli inginocchiatoi vuoti e impolverati, mentre la luce proveniente dalle alte vetrate colorate, rappresentanti le vite dei santi e la Via Crucis del Cristo Redentore giocava con i capelli ricci e scuri, scoprendo riflessi color del rame che altrimenti sarebbero rimasti nascosti dietro un velo di buio.
Persino gli zigomi, alti e ben formati, tendenti più al riso che al pianto in quel momento possedevano una durezza e un'esprezza facilmente ritrovabili in qualsiasi domenicano o inquisitore di quel tempo.
Lui era al mondo, rappresentate di una Nazione gloriosa, per portare avanti la volontà di Dio: fare in modo che la Spagna vincesse ogni guerra, ogni bestialità, per meritarsi il titolo di Cattolicissima. La sua vita intera sarebbe dovuta servire a quel sacro scopo, qualunque fossero le avversità che si sarebbe trovato davanti.
Ora l'altare apparve vicino in modo innaturale, così come i gradini che avrebbero portato ad esso irradiato dalla luce e sormontato da un crocefisso di legno scuro, con inchiodata sopra la sagoma di pietra del Cristo sofferente, l'agnello che toglie i peccati dal mondo.
Lo sguardo di Antonio si perdette qualche attimo per osservare quelle fattezze serene e sofferenti al medesimo tempo; gli occhi socchiusi, i rivoli di sangue che scendevano dalla corona di spine crudeli, la ferita al costato, la posa morente e i chiodi nelle mani e nei piedi.
Tutto lasciava intendere una profonda sofferenza ma anche una lieta novella, poiché col suo sacrificio l'umanità è stata completamente pulita, resa candida, mondata dai peccati commessi fino a quel fatidico momento. Un battesimo ancestrale, grande, glorioso e terribile.
Un clangore nel silenzio testimoniò il cambiamento di posizione da parte di Antonio, ora il viso rivolto verso terra, l'arma poggiata sul marmo chiaro e le mani insieme giunte a stringere il crocefisso sul petto ciondolante. Era caduto in ginocchio sui gradini, le labbra schiuse a baciare e a mormorare contro il metallo prezioso.
Preghiera.
Prima dell'atto.
« Pater noster qui es in caelis; sanctificetur Nomen Tuum, adveniat Regnum Tuum, fiat voluntas Tua, sicut in caelo et in terra. »
Un latino diverso, dall'accento straniero e non puro come la Santa Madre Chiesa desidererebbe: ma il furore e l'amore con cui il Regno Spagnolo pronuncia quelle frasi non può che essere amato, venerato, scolpito eterno nella pietra migliore.
Una preghiera sola, una assoluzione preventiva.
« Panem nostrum cotidianum de nobis hodie, et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostri, et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a Malo. »
Le nocche, per la forza con cui andavano a stringersi sul metallo, erano sbiancate ma ad Antonio non importava.
Nel nome di Dio avrebbe affidato quegli eretici al braccio secolare, avrebbe aiutato le loro anime a tornare sulla retta via senza perdersi mai più.
« Amen. »
Quello era il commiato migliore, il saluto perfetto che si potesse dare al Cristo sofferente; puntellandosi grazie all'alabarda, Antonio si risollevò girando i tacchi verso il portale d'uscita, senza guardarsi indietro.
Aveva una missione, non poteva permettersi alcuna distrazione; al sole che irradiava il davanti della chiesa si sovrapponevano figure vestite di bianco con scapolari neri, rigide tonsure e carichi di libri antichi.
Li poteva già vedere, domenicani. Il suo esercito.
/Esercito della Fede/.
« Andiamo. »
« Sì, magister. »

.Fine.

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Nata tutto perché sto leggendo Cherudek, uno dei romanzi di Valerio Evangelisti.
Ho sempre visto più Antonio che Gilbert nelle vesti di magister dell'inquisizione, e questo non è che un piccolo scorcio.
Nulla di pretenzioso.
Allego note per i nomi utilizzati all'inizio, un beso -?- <3


   
 
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