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Autore: alecter    01/08/2012    3 recensioni
SPOILER SECONDA STAGIONE “Non complicarmi la vita, dai. Lo so che tra te e Stiles, nonostante nessuno dei due lo ammetta e nascondiate tutto con questa sorta di odio morboso, c’è qualcosa. Qualcosa che non è odio, bensì tutt’altro. Non lo avresti salvato in svariate occasioni altrimenti, rischiando la tua stessa vita. E lui anche. Non penso avrebbe tenuto qualcuno per due ore a galla in una piscina, combattendo con tutte le sue forze, se non fosse importante per lui”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Rabbia.
Era sempre stata quella la sua ancora, il suo appiglio quando la luna piena era alta nel cielo e tirava fuori da sotto la sua pelle il lupo mannaro.
“Trova la tua ancora, qualcosa che ti tenga a terra quando la trasformazione giunge” gli aveva detto sua madre quando era un ragazzino.
Ricordava ancora la sua prima trasformazione, l’esperienza più dolorosa che potesse mai sperimentare. Più dolorosa di un pugnale al petto, di un proiettile in testa.
Con il tempo, la vita gli aveva portato via tutto, i genitori, la sorella, la possibilità di vivere una vita normale.
La rabbia era diventata più forte del dolore.
La rabbia gli dava la forza di andare avanti, era carburante per lui.
Non si può fare affidamento sulle emozioni però, quelle ti tradiscono sempre, così come le persone.
Il carburante prima o poi esaurisce sempre, e se le sue riserve di rabbia sembravano all’inizio essere infinite, con il tempo scoprì che non era così. Dovevano essere alimentate.
Quando era tornato a Beacon Hill di fonti da cui attingere rabbia ne aveva trovate a volontà.
La morte di sua sorella, suo zio, Kate. E poi c’era lui, la sua scorta di rabbia infinita. Stiles.
Avrebbe staccato a morsi la sua testa ogni volta che lo vedeva e sapeva che la cosa era reciproca, sebbene Derek avrebbe potuto farlo realmente.
Quella sera però la rabbia che ribolliva sotto pelle era dovuta al tradimento di Scott.
Non si fidava di nessuno, non lo avrebbe mai fatto, eppure il fatto che Scott li avesse traditi, barattati per rimanere nelle grazie di Gerard, in qualche modo aveva ferito il suo orgoglio.
L’amore aveva completamente annebbiato la mente di Scott, ormai lo sapeva.
“Cosa faremo? Gliela farai pagare?” disse Isaacs, seduto a terra nel loro covo. Derek era in piedi, spalle al muro.
Aveva pensato parecchio a cosa fare con Scott, se lasciare che il suo desiderio di vendetta prendesse il sopravvento o se pensare alle cose più importanti, come il Kanima.
“Ci sono altre priorità al momento. Il Kanima è ancora in giro, non sappiamo ancora come ucciderlo. Potrebbe attaccare da un momento all’altro” disse poi. Non avrebbe lasciato che i suoi sentimenti prendessero il sopravvento, come aveva fatto Scott.
“Gliela farai sempre passare liscia, eh?” esclamò poi Isaacs. Derek si voltò verso di lui, sorpreso.
“Non posso mettermi a correre dietro a Scott in questo momento. Ha deciso di fidarsi di Gerard piuttosto che di noi. Pagherà, forse senza che ci sia bisogno del nostro intervento. Non ci si può mai fidare di un cacciatore. Agiscono secondo una mentalità diversa da quella umana. Non provano compassione per quelli come noi”, lui lo sapeva bene. Kate gli aveva fatto provare sulla sua pelle cosa voleva dire fidarsi di qualcuno e poi essere pugnalato alle spalle.
“Inoltre contro Jackson potremmo avere ancora bisogno di lui. Seppure traditore, è pur sempre più forti di te e Erica messi assieme” continuò. Isaacs fece una smorfia ma rimase in silenzio. Sapeva che Derek aveva ragione.
“Pensi che dovremmo richiamarli e montare un piano?” chiese poi Isaacs.
Derek non fece in tempo a rispondere, il suo telefono iniziò a squillare. Lo prese in mano e guardò stupito il numero che appariva sullo schermo.
“Chi è?” chiese Isaacs. Derek lo guardò poi tornò al telefono.
“Stiles” disse sovrappensiero Derek.
“Sempre lui di mezzo. E’ incredibile come riesca sempre a trovarsi nel mezzo di situazioni che non lo riguardano” commentò il ragazzo.
Derek gli lanciò un’occhiata che bastò ad ammutolirlo, poi rispose al telefono.
“Cosa?” disse solamente. Dall’altra parte sentì solo dei sospiri affannati e poi un sussurro.
“Derek? Derek, aiuto” sentì sussurrare nel silenzio assoluto.
“Stiles? Cosa succede? Che diavolo succede?” disse Derek. Dall’altra parte di nuovo sospiri.
“Il kanima, è qui. Ha preso Scott. E’ ancora qui, da qualche parte. Lo sento muoversi” sussurrò di nuovo Stiles dall’altra parte del telefono.
“Dimmi dove sei, ora” quasi urlò Derek. Isaacs si era alzato in piedi.
“A casa di Scott. Ti prego sbrigati, non so cosa fare, non ti avrei chiamato altrimenti” ci fu uno strano rumore e poi la chiamata cessò.
“Cosa succede?” chiese Isaacs che intanto si era avvicinato a Derek.
“Jackson. Ha preso Scott. Potrebbe attaccare anche Stiles.” Derek era preoccupato, sovrappensiero, con mille immagini nella testa e nessuna idea di cosa fare.
“Se andiamo solamente io e te contro Jackson, ci farà fuori, lo sai” disse Isaacs. Derek lo sapeva, il Kanima era troppo forte per loro e non c’era tempo di chiamare Erica e Boyd.
Quei pensieri però erano passati in secondo piano; non poteva lasciare Stiles e Scott lì a morire. Non poteva lasciar morire la sua scorta di rabbia.
“Avremo altre occasioni per uccidere il Kanima” disse Isaacs.
“Non possiamo lasciarli morire così” esplose Derek, “Non posso” disse ancora scuotendo la testa.
“Ei, non è tuo dovere proteggerli sempre, ok? Non possiamo rimetterci la pelle solamente perché non sono capaci di fare altro che non ficcarsi nei guai!” Isaacs stava entrando nel panico. Aveva paura, non voleva rimetterci la vita solamente per provare a salvare quei due idioti.
Derek rimase in silenzio, con la consapevolezza che ogni attimo che passavano a rimuginare su cosa fare, Stiles era più vicino alla morte.
“Rimani qui. Io vado” disse alla fine andando verso la macchina.
“Cosa? No! Non puoi andare da solo! Ti ucciderà” urlò Isaacs, ma rimase fermo immobile nella sua posizione, con i piedi incollati al terreno per la paura.
Derek aveva messo in moto la macchina ed era partito a tutta velocità verso casa di Scott.
Nella sua mente balenavano flash di immagini che avrebbe voluto eliminare. Sprazzi di sangue. Stiles a terra. Scott dilaniato dagli artigli del Kanima.
Cosa avrebbe fatto una volta arrivato lì? Sapeva di non avere molte possibilità contro di lui.
Quando giunse alla casa, la porta principale era spalancata e la casa messa a soqquadro. Si acquattò a terra e camminò in silenzio nel salone principale alla ricerca di Scott e Stiles.
Un’ombra passò di fronte a lui. La coda del Kanima si muoveva nell’aria a pochi centimetri da lui. Rimase immobile, senza respirare, fino a che il Kanima non passò oltre.
In quel momento doveva salvare i suoi amici, uccidere Jackson era fuori discussione.
Cercò di ascoltare i rumori che lo circondavano, alla ricerca del respiro spezzato ed impaurito di Stiles. Quando lo trovò, al piano di sopra, si dovette trattenere dal correre. L’istinto di protezione, totalmente irrazionale, che aveva nei confronti di quel ragazzino, lo avrebbe fatto finire dritto dentro una tomba prima o poi.
Salì le scale lentamente, appiattito contro il muro, cercando di vedere dove si trovasse Jackson.
Quando arrivò in fondo al corridoio, vide Stiles steso a terra, paralizzato. I suoi occhi si guardavano attorno spasmodicamente alla ricerca di qualcuno. Quando incontrarono gli occhi di Derek, quasi sorrise.
L’alpha gli fece cenno di non parlare non appena vide le sue labbra muoversi; poi gli si avvicinò e lo prese sulle spalle.
Doveva portarlo fuori di lì, immediatamente. Quando arrivarono all’ingresso, la coda del Kanima si frappose tra di loro e la porta.
In pochi secondi Derek si ritrovò davanti gli occhi giallastri del Kanima. Lasciò Stiles a terra e provò a combattere. Non sapeva quando sarebbe sparito l’effetto della paralisi, ma poteva solo sperare che Scott comparisse e portasse via di lì il suo amico.
Derek provò ad azzannare il Kanima, ma senza molto successo. Quell’abominio sembrava non solo essere dotato di forza immane e velocità, ma era anche immune a qualsiasi tipo di attacco.
Ad un certo punto una seconda ombra si fece avanti nel buio e colpì a sua volta il Kanima. Derek riuscì solamente ad intravedere la lama di un pugnale che trafiggeva la fronte della bestia e gli occhi pieni di terrore di Stiles.
Il Kanima rimase confuso per qualche istante, in cui Derek riuscì solamente ad urlare a Stiles di correre fuori.
Il ragazzo però si limitò solamente a fare qualche passo indietro, facendo ruggire Derek con rabbia.
Poi, come se qualcuno lo avesse chiamato, il Kanima si voltò, rimase immobile e poi sparì nella notte. Derek rimase sorpreso a fissare davanti a sé, dove fino a poco prima c’era il Kanima.  Il suo respiro affannato si stava calmando.
“Wow, abbiamo rischiato di brutto  eh” disse poi Stiles. Derek digrignò i denti. Sapeva che quello era solamente un modo per nascondere la paura, ma davvero non riusciva a capire come riuscisse a ficcarsi in casini simili.
“Perché ogni volta che c’è qualcosa di pericoloso in atto, tu ci sei sempre nel mezzo?” disse poi sibilando tra i denti.
“Bè nessuno ti obbliga a venirmi a parare il culo ogni volta, sai? Posso cavarmela da solo!” urlò Stiles.
Derek si alzò in piedi e gli andò incontro. Stiles iniziò ad indietreggiare.
“Ah si? Puoi cavartela da solo? Allora perché mi hai chiamato?” giunto contro il muro, Stiles rimase fermo immobile con le spalle alla parete, il respiro quasi inesistente.
Derek era a pochi centimetri da lui, la sua scorta personale di rabbia.
Eppure, lì, davanti a lui, in quello spazio infinitesimale che li separava, non era la rabbia l’emozione che lo teneva ancorato a terra.
“Perché.. perché ero nel panico. Non sapevo cosa fare” balbettò Stiles.
“E cosa ti fa pensare che sarò sempre pronto a correre quando chiami? A rischiare la mia vita per  te? Perché dovrei morire per te, eh?” Derek cercò di riportare la rabbia a galla, ma senza molto successo. Gli occhi di Stiles lo guardavano feriti e lui dentro si sentiva andare in pezzi.
“Grazie per essermi venuti a cercare” irruppe Scott. Derek si allontanò di scatto da Stiles.
“Ringrazia che sono venuto a salvarvi. Senza di me a quest’ora sareste probabilmente morti” disse Derek, i pugni stretti lungo i fianchi.
“Perché corri sempre qui, eh? Il fatto è che tu non riesci a stare fuori dai guai e appena se ne presenta qualcuno ti ci devi buttare a capofitto” urlò Stiles che aveva ritrovato un po’ del suo coraggio.
Derek si voltò a guardarlo con la voglia di dilaniarli la gola, ma quando i loro occhi si incrociarono la rabbia si spense di nuovo.
“Meglio che me ne vada” disse poi e si incamminò verso la macchina.
Mentre apriva la portiera sentì dei passi dietro di lui.
“Aspetta” Scott lo aveva raggiunto, “Grazie per essere venuto. Anche se so che non lo hai fatto per me”.
Derek si voltò a guardarlo, confuso.
“Cosa stai dicendo, Scott?” chiese.
Scott si guardò attorno, era imbarazzato, non sapeva cosa dire.
“So che sei venuto per Stiles. E’ il mio migliore amico. Certe cose le capisco senza che me le dica” disse Scott con le guance rosse.
“Non riesco a capire dove tu voglia andare a parare” ribadì Derek. Scott sbuffò.
“Non complicarmi la vita, dai. Lo so che tra te e Stiles, nonostante nessuno dei due lo ammetta e nascondiate tutto con questa sorta di odio morboso, c’è qualcosa. Qualcosa che non è odio, bensì tutt’altro. Non lo avresti salvato in svariate occasioni altrimenti, rischiando la tua stessa vita. E lui anche. Non penso avrebbe tenuto qualcuno per due ore a galla in una piscina, combattendo con tutte le sue forze, se non fosse importante per lui” Derek rimase a bocca aperta. Non solo perché le ultime parole di Scott effettivamente avevano senso, ma perché iniziava a sentire che anche il resto del discorso per lui non era qualcosa di assurdo, bensì reale. Non lo aveva mai ammesso consciamente, ma i suoi sentimenti per Stiles erano qualcosa di più dell’odio profondo. La sua scorta di rabbia in realtà era una fonte di passione e adrenalina.
Alzò lo sguardo e vide Stiles immobile sulla porta d’ingresso. Non poteva aver sentito i loro discorsi, né poteva averli immaginati.
“Questa lotta continua tra voi due, finirà per consumarvi a vicenda. Qualcuno di voi due finirà per ferirsi gravemente, e dico fisicamente. Dovete trovare un equilibrio, parlare. Non farlo per me. Fallo per lui” concluse Scott, allontanandosi dalla macchina. Nonostante in quel momento avrebbe voluto ucciderlo per averlo tradito, Derek si rese conto che il ragazzo aveva ragione.
Rimase di fronte alla portiera della macchina in attesa, non sapeva bene di cosa.
Stiles scese le scale e andò verso Scott. Derek rimase lì, come se con la forza del pensiero sperasse di inviare una sorta di messaggio nella mente di Stiles.
Alla fine il ragazzo si voltò e lo guardò.
Scott era tornato in casa intanto, mentre loro due rimanevano in silenzio a fissarsi nel buio.
Stiles iniziò ad avvicinarsi a Derek, lentamente, quasi avesse timore di fare una mossa sbagliata.
Quando furono abbastanza vicini, iniziarono a parlare entrambi, contemporaneamente. Derek si ammutolì e attese che fosse l’altro a parlare.
“Ok. Allora.” Non sapeva più cosa dire. Se la sua arma vincente era il sarcasmo, ora neanche quella lo aiutava, messo a nudo con i suoi sentimenti in bella mostra.
“Io, non lo so cosa sta accadendo ok? Però, credo che tutto questo debba finire. Insomma, io e te, sempre a prenderci per i capelli. Tu che rischi la vita, io, insomma” Stiles continuava a fissarsi i piedi. Alla fine Derek fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di fare e che tantomeno Stiles si sarebbe aspettato facesse.
Si avvicinò a lui e premette le sue labbra contro le sue. Era un bacio semplice, ma che esprimeva tutto quello che entrambi avrebbero voluto sputare fuori e non riuscivano a tradurre in parole.
Derek strinse le sue mani sulle guance di Stiles mentre il ragazzo, inizialmente immobile come una pietra, iniziò a rilassarsi.
Quando le loro labbra si separarono, si fissarono negli occhi, senza dire nulla.
“Niente più botte in testa o cazzotti?” disse alla fine Stiles per smorzare quel silenzio insopportabile. Derek scoppiò a ridere.
“Non ci scommetterei” disse poi. Stiles si lasciò cadere tra le sue braccia e rimasero così, probabilmente per ore, anche se sembrarono giorni.
 

   
 
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