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Autore: fila    01/08/2012    3 recensioni
Quando sei un tifoso di calcio italiano e sei costretto a convivere con uno spagnolo, la vita non è sempre facile. Vero Felix?
Per fortuna Aro sa risolvere ogni cosa...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Caius, Felix, Marcus, Santiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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A Veronica e ai suoi video ispiratori

 

 

Coppa del Mondo

 

 

«Santiago, mi stavo chiedendo, sai dov'è l'Honduras?» chiese Felix, con un sorriso beato stampato sul volto.

«L'ultima volta era nell'America del Sud, ricordi che ci siamo stati anche in missione?» replicò Santiago, stupito. «Ah, se ti basta così poco per consolarti della schiacciante sconfitta...» continuò, dopo aver letto sulla Gazzetta dello Sport "Honduras elimina a sorpresa la Spagna dalle Olimpiadi".

Felix ringhiò.

«Certo che con il caldo che fa in Italia un cappotto spagnolo... Com'è finita? Non ricordo bene. Quattro a zero, vero?»

«Brutto...» urlò Felix e si lanciò sul compagno d'armi.

L'urto ruppe la sedia su cui era accomodato Santiago e i due cominciarono a picchiarsi e a urlasi i peggiori insulti gli passassero per il cervello.

«Basta così!» ordinò una voce alle loro spalle. «Per un po' è stato divertente, ma ora mi stanno stancando tutti questi litigi!»

«Non è colpa mia, Signor Caius» dissero in coro i due contendenti, alzandosi di scatto dal pavimento.

«Non mi interessa di chi sia la colpa o chi abbia cominciato: è ora di finirla!» replicò, duro, Caius.

«Cosa sta succedendo?» chiese Aro ed entrò nella stanza. «Ancora, ragazzi?» aggiunse e spostò con un piede i resti della mobilia.

«Santiago stava insultando noi italiani: è colpa sua!» disse Felix con gli occhi bassi.

«Sei olandese, cabron» replicò Santiago.

«Sono italiano!»

«E da quando? Non vale il discorso che vivi in Italia da secoli!»

«Mio padre» rispose Felix, dopo averci pensato un po'.

«Tuo padre veniva dal Bel Paese? Non lo sapevo; molto interessante» commentò Aro con un sorriso divertito.

«Beh, veramente, dato il mestiere di mia madre... in fondo i capelli e gli occhi scuri li ho presi da lui. Poteva benissimo essere italiano, ecco» bofonchiò il grosso vampiro.

«Il ragionamento è ineccepibile: accordato. Da oggi sei italiano a tutti gli effetti» decise Aro con un sorriso. «Ora però vediamo di finirla con questa storia di cambiare i mobili ogni settimana; non voglio assolutamente battere i Cullen nella gara di chi distrugge più arredi. Se proprio dobbiamo stracciarli facciamolo in qualcosa di più... dignitoso!»

«Bastava dargli fuoco a tempo debito e non avremmo più problemi, fratello» interloquì Caius con un'occhiata da "te lo avevo detto".

«Così ci saremmo persi un interessante ibrido vampiro-umano-mutaforma, mio caro» rispose con un sorriso Aro. «Tutto a suo tempo» aggiunse.

«Calcio» disse Santiago.

«Prego?» chiese Caius, indispettito dall'interruzione.

«Sfidiamoli ad una partita di calcio, o soccer, come lo chiamano da quelle parti» chiarì la guardia.

«L'idea non è malvagia, sono secoli che non organizziamo un bel torneo tra vampiri!» trillò Aro gioioso. «L'ultimo è stato quella bellissima competizione del 1896, in cui abbiamo mostrato al nostro mondo cos'è una vera Olimpiade.»

Caius rabbrividì al ricordo. «Non penso che sia il caso di ripetere l'esperienza: cosa potrebbe mai eguagliare tale splendore?» tentò.

«Coppa del Mondo di calcio però sarebbe banale...» continuò imperterrito Aro, senza badare ai tentativi del fratello di dissuaderlo. «Ci sono!» esclamò alla fine e si colpì la fronte con il palmo. «Sono un genio!»

«Cosa ti sei inventato, questa volta?» sospirò Caius.

«C’è un gioco antico, un gioco senza regole, dove i compagni sono fratelli di sangue, e gli avversari nemici giurati. Quattro squadre, quattro colori, giocano per le proprie donne, vincono per il proprio quartiere» disse Aro con aria ispirata.

Tutti lo guardarono perplessi.

«Calcio Storico Fiorentino, è ovvio» spiegò.
«Grande idea, boss! La palla c'è, ma non ci sono quelle noiose regole che vietano di toccare l'avversario! Posso giocare anch'io, vero?» chiese Felix che visibilmente si tratteneva dal saltellare sul posto come una ragazzina isterica.

«Chiedi al Mister» rispose Aro.

«Chi sarebbe questo fantomatico allenatore?» chiese Caius, annoiato.

«Tu naturalmente, fratello! Pensa, avrai otto vampiri ai tuoi ordini e libertà di manovra contro tutte le squadre avversarie» rispose Aro.

«Quali squadre avversarie?» chiese Caius, con gli occhi che brillavano di curiosità.

«La nostra, una per il continente americano, una per quello africano, una per il continente europeo e una per quello asiatico» cominciò ad elencare Aro.

«Da quando l'Italia non fa più parte dell'Europa?» chiese Marcus alle loro spalle.

«Volturi contro il resto del Mondo, figo!» commentò Felix, sempre più entusiasta.

«In un torneo Volterra contro tutti, chi potrà mai arbitrare?» domandò ancora Marcus.

«Ma tu, naturalmente» rispose Aro giulivo. «Tra tutti noi sei quello che ha la fama di essere il più imparziale dei giudici.»

«Solo la fama?» chiese Marcus con un mezzo sorriso ironico. «Comunque non credo che sia corretto; suggerirei di proporre un arbitro per continente. In questo modo tutti si sentiranno tutelati e parteciperanno senza porre problemi.»

«Ecco, vedi che ho ragione? Sei l'arbitro perfetto! Ora lasciatemi andare, che ho una Coppa del Mondo da organizzare» disse Aro e si allontanò seguito da Caius e Felix che discutevano di formazioni, moduli e tattiche.

«Santiago»

«Sì, Signore?»

«Pulisci tutto: in fondo per il campione del mondo questo sarà un giochetto da ragazzi, vero?» chiese Marcus e si allontanò.

«In fondo mancano solo quattro anni al prossimo mondiale» pensò Santiago e con un sospiro andò a prendere scopa e paletta.

 

 

 

Note: Secondo Dragana, Ottonovetre e me, Felix e Santigo sono gran tifosi di calcio; per capire perché Felix (e Marcus aggiungerei) sia arrabbiato basta leggere «Lo spagnolo e la sua ombra, capitolo 5» di Ottonovetre.

L'Honduras ha eliminato la Spagna dalle olimpiadi.

Il Felix narrato è quello di Dragana e della sua «Storie dal nido degli avvoltoi».

Ringrazio Dragana per la chiaccherata ispiratrice, Vannagio per il betaggio al volo e chiunque abbia letto fino a qui.

  
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