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Autore: pinefertari85    15/02/2007    9 recensioni
-Ti amo Edward.- -Ti amo Bella.-
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ notte. Il mio sguardo si perde nel brillare dei lampioni, che riflettono luci e ombre lontane. Tra di loro, il suo volto.
-Cosa ci fai qui a quest’ora?- Sembra domandarmi, il suo solito sorriso sulle labbra, gli occhi colmi di tenerezza, la sua voce dolce che scivola come seta sulla mia pelle.
-Ti stavo aspettando-, sono tentata di rispondergli. Ma non parlo, forse per paura che un suono, uno qualsiasi, farebbe svanire quell’incanto.
Il vento gelido mi accarezza il viso, scompigliandomi i capelli in un movimento fin troppo familiare, e in quel vento sento la sua mano delicata che mi sfiora, le sue dita leggere su di me.
-Dovresti rientrare-, sussurra la sua voce contro il mio orecchio.
Non ancora. Ti prego.
Lasciami godere ancora un po’ di questi attimi, quando il tempo sembra fermarsi e ogni cosa intorno a me diviene sfocata, come parte di un altro mondo. Ogni cosa eccetto il tuo viso, il tuo bellissimo viso, come una luce in mezzo alle tenebre.
Un richiamo troppo dolce perché io possa ignorarlo.
-Tra poco-, sussurro, gettando la testa all’indietro, sperando che la tua mano mi sfiori di nuovo. Sperando che tu torni da me.
Toccami ancora. Ti supplico.
Da quanto tempo non sento più le tue mani su di me? Da quanto non sento la tua voce che mi parla? Che mi dice “ti amo” come solo tu sapevi fare? Da quando hai deciso che era troppo pericoloso per me starti accanto. Che era troppo rischioso. Non vuoi farmi soffrire, hai detto. Non vuoi che io rinunci alla mia vita per te. Perché finiresti col privarmi di qualcosa di importante. Un matrimonio alla luce del sole. Una passeggiata nel parco. Dei figli.
Credi davvero che potrei accettare dei figli nati da qualcun altro? Che potrei accettare l’idea che un altro uomo mi abbia violata, che qualcun altro che non sei tu è entrato dentro di me?
Mai.
Meglio la morte, allora, dimenticarsi di ogni cosa, anche del dolore.
Dimenticarsi di soffrire, di aver provato qualcosa di diverso dalla felicità di starti accanto. E mentre la vita mi abbandona, scivola da me, vedere di nuovo il tuo viso, per l’ultima volta.
Devo ammettere che è allettante.
Ma sono una vigliacca. Non avrei il coraggio di farlo. No, perché tu sei là fuori, chissà dove, e io spero ancora di poterti incontrare un giorno.
Ne ho bisogno, ho bisogno di questa speranza, per non cadere a pezzi.
Qualcosa si incrina dentro di me.
Lacrime che ho trattenuto per tanto, troppo tempo, scorrono sulle mie guance finalmente libere. Un fiume in piena che mi sommerge.
Il dolore è troppo forte. E’ quasi qualcosa di fisico, la sensazione che mi brucia dentro. Un fuoco inarrestabile, fiamme che mi divorano, che solo tu puoi spegnere.
Abbracciami.
Ancora una volta. Ancora un istante.
La mente torna involontariamente alla nostra ultima conversazione. Lo so, tendo inevitabilmente a farmi del male. Me l’hai sempre detto. Ma sono sopraffatta dai ricordi, in un modo per cui non è più possibile una via d’uscita. Non si può tornare indietro.
Ricordo quello che mi hai detto.
“E’ necessario. La mia ossessione per te sta diventando un rischio troppo alto.”
“Stai cercando di dirmi che quello che provi per me non vale il pericolo che dobbiamo affrontare?”
“No. Sto dicendo che io non ne valgo la pena.”
“Sciocchezze.” Liquidai così le tue paure, mentre cercavo di nascondere il tremito alle mani. Quella tua frase mi aveva colpito più in profondità di quanto immaginavo. Un buco nell’anima.
“Per favore... non rendermi tutto più difficile.” Mi dicesti.
Ma non ero intenzionata ad ascoltare le tue suppliche, perché sapevo che in un modo o nell’altro, prestandoti attenzione, avrei ceduto. Lo facevi per il mio bene, in fondo. “Lo farò, invece. Non posso pensare ad un mondo in cui tu non esisti.”
“Pensi che io potrei? Pensi forse che io non sia distrutto, tanto e più di te?”
“Più di me? Non credo proprio”.
“Più di te. Sono io che, pur amandoti come nessun altro al mondo potrebbe fare, sto volontariamente decidendo di lasciarti.”
“Non sei obbligato”, sussurrai. Avevo gli occhi colmi di lacrime, e stentavo a parlare. Ma il mio sguardo era fermo, la mano che stringeva la tua decisa. Non ti avrei lasciato andare. Non quella notte.
“Bella... ti prego.”
“Mi stai chiedendo di lasciarti uscire dalla mia vita. Di rinunciare all’amore per sempre.”
“No, non per sempre. Troverai qualcun altro.”
“Non ti dimenticherò.”
“Forse no... ma avrai una vita migliore di quella che potrei offrirti io. Migliore di quella che ti aspetta accanto ad un vampiro. Un mostro.”
Scossi la testa. Le lacrime che mi rigavano le guance brillavano nei tuoi occhi, il mio dolore riflesso nel tuo sguardo.
“Non posso...”
Ma non è servito a niente. Te ne sei andato, quella notte stessa. Non ti ho più rivisto, non ho più saputo niente di te. E dopo quasi un anno, il dolore continua ad essere straziante. Un compagno fedele. Non amato, quel dolore insopportabile, ma se non altro non mi ha mai tradito.
E’ la prova evidente che ti amo. Che non ti dimenticherò mai. Che non mi rifarò una vita, mai, se non al tuo fianco.
E tu, maledetto vampiro dall’anima dannata, che hai rubato il mio cuore e te ne sei andato... dove sei adesso?
Guardo ancora una volta i lampioni, la loro luce dorata mi ricorda i tuoi occhi di topazio, fissi nei miei per il più dolce degli sguardi.
Avverto il freddo pungente, ma questo significa solo che non è ancora il momento di rientrare.
Chiudo gli occhi, e immagino quella carezza gelida trasformarsi in te, il tuo corpo di marmo premuto contro il mio, comunione di anime.
Perché è sempre stato così tra di noi, perché prima ancora delle nostre labbra, erano le nostre anime a cercarsi, a sfiorarsi... a rincorrersi. Dolce tortura, ricordare tutto questo.
Pensare a come sarebbe, la mia vita, se tu fossi ancora qui.
Probabilmente in pericolo, come ripetevi sempre. Sicuramente felice, come io ti ho sempre detto.
E sapere che tu sei da qualche parte, a vegliare su di me. Mio angelo custode, invisibile e misterioso. Mio unico amore, per sempre.
Tu, così perfetto, così impenetrabile, oscuro e misterioso. Così dolce.
-Ti amo.- sussurro al vuoto, e il vento sembra rispondermi; e ha la tua voce.




...dolce tortura
Paura come quella sera
Indeciso sul baciarti o meno
A parlare sul divano ore
La prima volta che assaggiavo il tuo sapore
E già ne ero strettamente dipendente
-sshh-
Cotto immediatamente
Ed era tipo "Che ci importa di domani? Stringimi le mani"
Ma i baci non risolvono i problemi
E ora non ci sei
domani è già arrivato
E brucia dentro, sai, anche se ero preparato
E cadono parole come pioggia sulla strada
Forse verrà domani il sole che le asciuga.





E’ ora di rientrare. Con un ultimo sospiro, mi avvio verso le scale.
-Bella?- una voce che mi chiama. Un’illusione, sicuramente. Ma la presenza dietro di me è solida, reale.
Mi volto, e in quel momento il vento si placa del tutto. Non un suono.
-Tu-, sussurro. Di nuovo quel sorriso, che mi fa impazzire. Di nuovo la tua voce.
Parla. Parla ancora, ti scongiuro. Lasciami sentire di nuovo quel suono limpido e musicale.
-Io.-
-Cosa ci fai qui?-
-Ti osservavo. Come sempre. Come tutti i giorni, tutte le notti. Non ti ho mai lasciato, Bella.-
Chiudo gli occhi, e quando li riapro non ci sei più. Le tue mani mi abbracciano da dietro, il tuo petto contro la mia schiena, freddo, gelido come la morte, ma capace di trasmettermi un calore che, con la morte, non ha niente a che vedere.
-Perdonami- mi dici in un sussurro.
Cos’altro posso fare? Sono troppo debole per arrabbiarmi con te. E non voglio nemmeno. Non ora che ci siamo ritrovati, dopo tanto tempo.
Non oggi.
Ci sarà tempo per parlare, per spiegarsi. Per raccontarci le cause che ci hanno portato ad allontanarci. Che ti hanno spinto a lasciarmi. Ma non adesso. Adesso voglio solo abbracciarti, sentirti così vicino a me da non esserci spazio per nient’altro, se non i nostri corpi fusi insieme.
Mi giri verso di te, il tuo volto è una maschera di dolore, un velo di antica malinconia che ti incupisce gli occhi.
Il tuo sorriso è tirato. Quasi finto, sotto quella maschera. Ma i tuoi occhi sono sinceri.
-Promettimi che non te ne andrai-, ti imploro, gli occhi di nuovo colmi di lacrime, un misto tra dolore e gioia.
Ti sfioro il viso con un mano. La tua pelle è fredda, ma non più dell’inverno che ci circonda. Morbida, liscia come un velo, seta sulla pelle.
Il tuo sorriso si apre sotto le mie dita, e allunghi una mano ad asciugarmi le lacrime.
-Te lo prometto.-
Cominci a raccontare. Mi dici che il dolore è stato troppo forte. Che la tua vita senza di me non era più che mera esistenza.
Sorrido. Ho provato le stesse cose.
-Mordimi, Edward.-
Ti irrigidisci, ma è solo un attimo. Le tue braccia tornano a circondarmi.
-Si. Lo farò. Sono troppo egoista per lasciare che la tua vita scorra senza di me.-
Mi prendi in braccio, e mentre ci avviamo verso casa, appoggio la testa sulla tua spalla. Ti abbassi a sfiorarmi le labbra con il più lieve dei baci. La tua lingua scivola umida sul mio collo.
Una puntura.
Il veleno che entra in circolo.
Ora sarò come te.
-Ti amo Edward.-
-Ti amo Bella.-





FINE
  
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