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Autore: FallingInLove    01/08/2012    3 recensioni
Il tratto svelto ma attento, la mano decisa, l'amore che trapelava da ogni sillaba; Dann lasciò correre i polpastrelli fin dove la sua altezza gli consentiva di giungere.
Era certo di non aver mai visto niente, parlando in termini d'arte, di più espressivo: nessun thriller, nessun horror che avesse saputo appassionarlo così tanto; nessun quadro intrinseco di così tanto significato; nessuna musica che avesse mai sentito così viva, così reale così vera anche dentro di sé; nessuna bandiera che avesse mai espresso così tanto amore per una città, una Nazione. Niente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Never Too Far Away'
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PAC! PAC!

Dann si rivoltò nel letto, infastidito da quel rumore che aveva appena interrotto il suo sogno.
E che sogno..
Era piuttosto confuso, ma qualcosa era riuscito a capire. C'era una ragazza con uno strano vestito addosso; era in autostrada e guidava verso Viareggio con un sorrisetto misterioso sulle labbra. Sembrava che sapesse che lui la stava osservando e ne appariva.. contenta.
PAC! PAC!
Mah.. Dann si tirò il piumone fin sopra la testa e ripensò intensamente al sogno, sperando così di poterlo riprendere riaddormentandosi in pochi istanti.
Se solo non ci fosse stato quel rumore..
PAC, PAC, PAC!
Ma come, diventava ancora più insistente? Ma che diavolo era?
Con uno sbuffo irritato, Dann decise di alzarsi e, nel momento stesso in cui tirò via le coperte, l'aria fredda dell'inverno, nonostante le finestre della camera fossero chiuse, lo investì.
Accese la luce, stropicciandosi gli occhi: ok, aveva 14 anni ma il buio gli metteva ancora una certa ansia. Era un amante dell'horror, ma soltanto se i mostri rimanevano stampati fra le pagine dei libri.
PAC, PAC, PAC!
Si accorse con disappunto che il rumore veniva dalla finestra, o meglio, dalla serranda chiusa dietro di essa; si avvicinò con cautela.
-Chi c'è? -chiese ad alta voce, sentendosi ancora intontito. Nessuna risposta.
Avrebbe dovuto tirarla su?
Forse era il caso di svegliare i suoi genitori.. lanciò uno sguardo all'orologio, che segnava le cinque e mezza del mattino e, ripensando alla faccia stanca di sua madre della sera prima, decise di rinunciare.
PAC, PAC, PAC, PAC!
Che diamine, qualunque cosa sia non si dà per vinta!
Così, con gesti rapidi per evitare di cambiare idea all'ultimo momento, tirò su quella serranda; aspettò qualche istante poi, aprendo la portafinestra, uscì in terrazzo.
-Ce ne hai messo di tempo! -fece una sussurro irritato che proveniva da sotto; Dann allora si sporse, ma aveva già riconosciuto la voce dell'amico -Saranno due ore che prendo a sassate la tua finestra, Bell'addormentato nel bosco!
-Ma perché? -gli domandò allora con lo stesso tono -Stavo dormendo beatamente!
-Me ne sono accorto! -rispose Michele, nell'oscurità -Dai, scendi
-Cosa?
-Non mi avrai mica fatto fare tutta questa strada per niente!?
-Ma sono le cinque!
Lui scrollò le spalle -Un sacco di volte abbiamo fatto anche più tardi, che ti prende? I tuoi dormono, no?
-Sì che dormono -rispose lanciando una rapida occhiata verso la propria stanza e avvertendo i piedi, muniti soltanto di un leggero paio di calzini, congelarsi a poco a poco -Ma che cosa sei venuto a fare?
Molte altre notti Dann e Michele avevano attuato queste “fughe” per andare a qualche concerto, o fare il bagno in spiaggia, o semplicemente ritrovarsi con altri amici; ma in quel momento in cui Michele si presentava lì senza preavviso e senza motivo, Dann aveva in testa solamente il proprio letto.
-Oh, andiamo ma sei un bischero! -insistette Michele -Scendi e lo saprai, no?
Dann sospirò. Erano migliori amici da quando si conoscevano, e ormai lui era sveglio e con nessuna possibilità di sognare ancora quella misteriosa ragazza: perché non seguire Michele a questo punto?
-Aspettami lì -si risolse, immaginando il sorriso dell'amico che, nell'ombra, non riuscì a scorgere.
Tornò in camera e prese al volo le chiavi di casa dal comodino, per poi uscire nel corridoio attento a non far scricchiolare la porta, e arrivando infine alla scarpiera: tastò con le mani fino a quando non trovò le proprie Adidas. Tirandole fuori ne rovesciò però molte altre, e il rumore di tacchi e suole che cadevano a terra si propagò attraverso le mura della casa.
Qualche istante di silenzio, in ascolto: nessun rumore dalla camera da letto.
Tirando un sospiro di sollievo, Dann si mise le scarpe e arrivò al portone; si accorse di non aver preso la giacca quando ormai lo aveva aperto ma, ripensando a quanto gli fosse già andata bene con la scarpiera, decise di non sfidare ulteriormente la sorte: uscì così, solamente in pigiama, in una delle notti più fredde di quell'inverno.
-Prendi questo -lo accolse Michele porgendogli il casco; solo allora Dann vide il motorino accostato sul ciglio della strada di fronte e rimpianse ancora di più la propria giacca, abbandonata sulla sedia in camera sua
-Dove andiamo? -chiese seguendo l'amico
-In Darsena -rispose lui
-E cosa mi devi far vedere in Darsena?
Michele sorrise, un lampo di furbizia negli occhi -La mia creazione -Dann aggrottò le sopracciglia e l'altro si sciolse in una fragorosa risata -Capirai tra un po'
Mentre Michele metteva in moto, Dann notò delle macchie di vernice bianca sulla sua giacca
-Ma cos'hai combinato?
-Ti piacerà -niente, più ermetico che mai.
Dann rinunciò e trovò che mettere da parte la curiosità non fu affatto difficile: tutte le sue energie erano impegnate nell'impedire che il suo corpo morisse di freddo. L'aria gelida, sferzata al ritmo di 70 all'ora nelle strade deserte di Viareggio, gli arrivava addosso come una pugnalata forte e costante; ragionò molto sull'opzione di uccidere l'amico, ma poi desistette.
Arrivarono sul Viale Europa, e Michele girò verso la spiaggia; costeggiarono tutto il muraglione finché fu possibile poi, proseguirono a piedi. Il mare quella sera era piatto: faceva un freddo cane, ma l'aria era tanto ghiacciata quanto immobile e nessun'onda spezzava quella tranquillità.
Strizzando gli occhi, Dann poteva già cominciare a vedere qualcosa -Ma che..?
-Aspetta -lo bloccò Michele, entusiasta -Da vicino è ancora meglio
E aveva ragione.
Dann rimase estasiato, rileggendo più volte, il collo all'insù, da sinistra verso destra -Sei.. sei un cazzo di vandalo! -commentò ammirato e Michele rise di soddisfazione -è spettacolare -aggiunse poi avvicinandosi per toccarla con mano.
Viareggio in te son nato in te spero morire”: questa la scritta che troneggiava fiera sul muraglione, probabilmente perfettamente visibile anche da chilometri di distanza. Solo la “V” era grossa dieci volte Dann, forse di più.
Il tratto svelto ma attento, la mano decisa, l'amore che trapelava da ogni sillaba; Dann lasciò correre i polpastrelli fin dove la sua altezza gli consentiva di giungere.
Era certo di non aver mai visto niente, parlando in termini d'arte, di più espressivo: nessun thriller, nessun horror che avesse saputo appassionarlo così tanto; nessun quadro intrinseco di così tanto significato; nessuna musica che avesse mai sentito così viva, così reale così vera anche dentro di sé; nessuna bandiera che avesse mai espresso così tanto amore per una città, una Nazione. Niente.
Stephen King, Botticelli, Dalì, Freddy Mercury.. agli occhi di Dann, Michele aveva appena battuto tutti.
-Come? -chiese Dann a bassa voce guardando confuso l'amico
Michele sorrise -Una scala, qualche contorsione e un mutuo per la vernice -rispose lui allegramente -Cosa ne pensi?
Per lui era importante l'approvazione (in questo caso meglio dire l'ammirazione) dell'amico. Dann era più piccolo di lui di qualche mese, l'aveva conosciuto al mare, gli aveva insegnato a fare breakdance e ad andare in motorino: era il suo fratello minore in questo senso ma, spesso e volentieri, nella loro amicizia, era il maggiore a ricercare l'appoggio dell'altro.
Dann annuì, lanciando un'altra occhiata estasiata alla scritta, poi batté una pacca sulla spalla dell'amico -O ti arrestano o ti fanno un monumento
Entrambi scoppiarono a ridere
-L'ho fatta grossa, eh? -domandò retoricamente Michele
-In tutti i sensi -confermò Dann -questa la vedono anche da Roma!
-E ce la invidiano, caro mio!
-Andiamo a vedere come si vede dal molo -propose Dann -anche perché meno stiamo qui meglio è -aggiunse guardandosi intorno circospetto
I due ripresero il motorino e, poco dopo, osservavano l'opera dal molo.
-Certo che avresti potuto chiamarmi -si lamentò Dann -Sarebbe piaciuto anche a me entrare nella storia di Viareggio
-Macché storia: voglio restare anonimo! Mica sono scemo: torniamo sempre al discorso della galera
Dann scrollò le spalle -Secondo me piacerà subito a tutti i viareggini; almeno, tutti quelli che la sentono come te
-Sentono cosa?
-La voglia di appartenere per sempre a questa città -Dann alzò la mano -Io sono il secondo, dopo di te
Michele rise -Sì, ma figurati se il sindaco, o chi so io, permetterebbe mai che un “vandalismo” -mimò le virgolette con disprezzo- del genere rimanga impunito. Perché loro ovviamente lo considereranno un graffito da lavare via
-Che ingiustizia
-Già
-Comunque abbiamo un sacco di tempo -constatò fiduciosamente Dann -fra vent'anni, quando tutti adoreranno la tua opera, potrai uscire allo scoperto
Michele ci pensò un attimo, poi annuì -Si, a 34 anni sarò ricco e famoso
-Mi sembra una bella prospettiva
-Puoi dirlo! Tu sarai il mio socio in affari
Scosse la testa -No, ti sbagli: io sarò diventato un surfista di fama mondiale
Michele alzò le mani -Giusto, mi ero dimenticato
I due risero.
-Chissà dove saremo sul serio a 34 anni -vagheggiò Michele.
Una sensazione d'ansia inspiegabile si impadronì improvvisamente di Dann: per un istante, ebbe la sensazione che non ci fosse più molto tempo, che qualcosa di irrefrenabile corresse svelto, silenzioso e terribile verso di loro.. ma fu solo un istante.
-Sta albeggiando -notò a un tratto Michele
Dann allora si voltò, verso i monti, dietro i quali si stava diffondendo una tenue sfumatura di rosa nel cielo già azzurrognolo; un'altra alba a Viareggio, un'altra nuova giornata di sole per la cittadina. Provò poi a guardare in direzione del grosso e alto orologio sulla passeggiata, ma era impossibile vederne le lancette.
-Sono quasi le sette -lo informò allora Michele, che aveva seguito il suo sguardo
-Ok, mi serve decisamente un passaggio a casa -fece allora Dann -Tra poco suonerà la sveglia dei miei
Michele annuì -Andiamo; se ti scoprissero mi sentirei in colpa
Dann però, prima di avviarsi seguendo l'amico, lanciò un'ultima occhiata all'orizzonte, dove sarebbero rimaste impresse per sempre quelle parole: “Viareggio in te son nato in te spero morire”
-Che fai, non ti muovi? -lo incalzò Michele
Dann allora si voltò verso l'amico, un sorriso che andava da orecchio a orecchio -Sei proprio un bischero!





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Piccola one-shot che racconta una storia totalmente inventata anche se, la grande scritta sul muraglione esiste davvero qui a Viareggio :)
Cooooomunque, care lettrici!
Innanzi tutto do un caloroso benvenuto a chi ha scovato questa storia per caso! Spero che queste poche righe vi abbiano invogliate a leggere la trama principale rispetto alla quale, questo “capitolo” è un flashback, un ricordo vecchio di quasi 10 anni appartenente a Dann, il protagonista maschile di Qualunque orizzonte sceglierai, adesso studente universitario e surfista provetto ;)
Per chi invece sta già leggendo la storia, spero che abbiate gradito le numerose frecciatine (dalla misteriosa ragazza in macchina, a quella un po' più cupa sull'ansia di Dann riguardo a Michele) che riportano appunto alla trama principale.
Spero in ogni caso di essere riuscita a trasmettere l'amore che Dann e Michele provano per la loro città, la forza della loro amicizia, e la poesia di quella frase tratta da una poesia dedicata a Viareggio.
Un bacione a tutte quante, grazie per essere passate di qui! <3

  
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