Parlo di quello che non esiste,
un qualcosa di insano
oltre i giorni,
perduti nel sole troppo caldo.
Se sulla mia schiena
Ora lo sento freddo,
sarà solo colpa mia.
Una ferita sanguinante,
ed una cicatrice che non
scompare,
lasciano il vuoto senza repisro,
languido nella melma dei
ricordi.
Dagli alberi carmini
Volteggiano leggiare
La danza
di foglie morte,
e il vento canta tra i rami.
Il pizzo della nebbia,
lattea e luminosa,
contende
lo splendore
alle lucciole bianche.
E nella penombra glaciale
Di un'aurora
serafina,
respira sulle vostre labbra,
con un bacio di ghiaccio
la
neve.