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Autore: redhales    01/08/2012    3 recensioni
Entrò senza far rumore, l’ambiente completamente al buio, illuminato appena dalla flebile luce dei lampioni che penetrava dall’esterno attraverso le tende tirate a metà. E poi lo vede. Un corpo esile era adagiato sul divano, in parte nascosto da una coperta; giaceva su un fianco, la testa affondata in un enorme cuscino. Gli occhi chiusi ed il lento movimento del petto gli fecero capire che stava dormendo profondamente.
(Adam/Tommy)
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehm ciao ^^ Ok, è la prima fanfiction che pubblico su Adam (in realtà prima di questa ho scritto altro ma è ancora work in progress u_u) quindi siate buoni con me! Non so come mi sia venuta l'idea per questa robaccia, ma mi piaceva e ho provato a immaginare qualcosa... Comunque spero sia di vostro gradimento, magari se lo è me lo fate sapere con una recensioncina, se non ve gusta amen, vi posso capire e me ne farò una ragione u_u
Voglio precisare che (purtroppo) i personaggi non mi appartengono e i fatti di cui ho scritto non sono reali. Chiedo perdono per gli eventuali errori, ho controllato e ricontrollato ma c'è sempre qualcosa che mi sfugge >_<
Buona lettura!

 
Freddo. Era la prima sensazione che ricordava di aver sentito sulla sua pelle appena aperti gli occhi. Dopo un viaggio estenuante era tornato a casa esausto, era riuscito giusto a raggiungere la camera da letto, a togliersi jeans e maglietta e a spalancare la finestra per poi crollare sul letto a due piazze, sentendo i muscoli rilassarsi e le forze abbandonarlo un po’ alla volta. Senza neppure rendersene conto si era addormentato.
Il concerto (se così potevano definirsi le date del suo mini tour promozionale) della sera prima era stato elettrizzante, tanto che per un attimo gli era sembrato di essere tornato indietro nel tempo ad uno dei live del glorioso Glam Nation Tour. Ma i tempi d’oro erano passati, e lui sperava, a volte riuscendo anche ad esserne fermamente convinto, che l’anteprima del suo prossimo tour poteva essere l’anticipazione di qualcosa di assolutamente grandioso e spettacolare. Quanto gli era mancato esibirsi con la sua band, sentire il pubblico in delirio sotto al palco! Quanto gli era mancato il brivido del live, guardare negli occhi i musicisti per far capire loro le sue esigenze in un nanosecondo , sentire la musica pompargli nelle vene fino a farlo agire senza pensare alle conseguenze! Ma cosa gli importava poi delle conseguenze? Lui era Adam Lambert, lui poteva! Al diavolo tutto il resto! Gli era mancato far impazzire le fan con un semplice movimento del suo corpo o con una nota un po’ più alta, e gli era mancato avvicinarsi a Tommy lasciando che lui si  strusciasse contro il suo corpo robusto, o afferrargli i capelli mentre pizzicava con le sue fantastiche dita le corde della chitarra e…no! Si costrinse ad eliminare quei pensieri poco casti dalla sua mente: aveva dei progetti per la serata, ancora non sapeva quali di preciso, ma di sicuro non avrebbe sprecato le energie appena recuperate per una semplice fantasia!
Distolse i pensieri dal suo Kitty, cercando di concentrarsi sulla bellezza dei viaggi in pullman che, per quanto fossero stancanti, restavano una delle occasioni per stare tutti insieme, parlando del più e del meno o facendo qualcosa di stupido solo per il gusto di sentirsi liberi da ogni inibizione. Era ciò che avevano fatto la notte precedente: dopo il concerto, mentre tornavano in pullman a Los Angeles, erano rimasti svegli tutta la notte, prima scambiandosi opinioni ed emozioni riguardo lo show, poi ridendo e prendendosi in giro tra di loro non appena qualcuno chiudeva gli occhi per cercare un po’ di riposo. Si erano addormentati, sfiniti, alle prime luci dell’alba, a poco più di un’ora dall’arrivo a casa. Era una grande, splendida, chiassosa famiglia. Una famiglia in cui mancavano i genitori che li rimproveravano e li mandavano a letto presto, ed era proprio ciò che li faceva stare meglio tra di loro: la libertà dalle costrizioni.
Così, non appena era tornato a casa in tarda mattinata, l’unico suo pensiero era recuperare il sonno perso e si era lasciato cullare dolcemente dall’abbraccio di Morfeo, svegliandosi solo alle sette di sera. La porta e la finestra aperte contribuivano a creare un delizioso venticello, nonostante fosse piena estate. All’inizio doveva essere stato gradevole ma con il passare delle ore e il tramontare del sole il corpo di Adam, coperto solo da un paio di mutande, aveva perso calore.
Non aveva voglia di alzarsi, ma doveva. Un brivido di freddo provocato da una folata di vento leggero lo fece scattare verso la finestra per chiuderla. Ormai era in piedi, tanto valeva darsi una sistemata! Aprì il cassetto della biancheria, ne tirò fuori un paio di mutande pulite, poi si diresse verso il bagno, non prima di urtare il dito piccolo del piede sinistro contro l’angolo dell’armadio, lasciandosi sfuggire qualche imprecazione. Così, zoppicando appena, raggiunse il box della doccia e, spogliandosi del tutto, vi si fiondò dentro. Regolò il getto dell’acqua calda, lasciando che il suo corpo freddo ritornasse ad una temperatura normale. Alzò la testa verso il getto, aprendo la bocca e lasciando che l’acqua scivolasse in essa, per poi scendere lungo il suo mento e sul corpo. Abbassò di nuovo la testa, in modo che l’acqua picchiasse sulla parte posteriore di essa e sulla nuca.
Non vedeva né sentiva Tommy da quella mattina, quando si erano salutati dopo essere scesi dal pullman e aver recuperato le loro valigie. Adam si era offerto di accompagnarlo a casa ma lui aveva risposto che ci avrebbe pensato Isaac e gli aveva consigliato di andare a farsi una bella dormita, prendendolo in giro per le occhiaie causate dalla notte in bianco. Adam aveva sorriso perché sapeva che in realtà a Tommy quelle occhiaie piacevano, così come piaceva ogni altro punto o difetto del suo corpo, quindi gli aveva posato un leggero bacio sulle labbra, gli aveva scompigliato gentilmente i capelli ed era tornato a casa. Sorrise sotto il getto d’acqua, ricordando la scena di non molte ore prima, ma improvvisamente un’immagine si fece spazio nella sua mente: le labbra di Tommy, invitanti, e il suo corpo nudo contorcersi sotto il suo tocco esperto. Girò di scatto la manopola dell’acqua e un’ondata fredda lo investì.
Rimase così un paio di minuti, cercando di eliminare ogni pensiero dalla sua mente, poi uscì velocemente dalla doccia, si asciugò con l’asciugamano che aveva poggiato sul lavandino e si infilò le mutande pulite. Prese un altro asciugamano e lo usò per frizionarsi i capelli, rendendoli un po’ più asciutti di prima, sebbene ancora gocciolanti. Restò qualche minuto così, vagando per casa come uno zombie, scendendo al piano di sotto, passando dall’ingresso alla cucina per cercare qualcosa in frigo per poi richiuderlo senza aver preso nulla, trasferendosi in salotto dove accese la tv e la spense subito istericamente, ritornando infine al piano superiore, nella camera da letto.
Si sedette sul bordo del letto, lo sguardo perso nel vuoto, ma dopo poco si rialzò di scatto come se fosse stato scottato e aprì l’armadio, tirando fuori diversi vestiti. Alla fine optò per un jeans stretto nero ed una camicia chiara: adorava quel contrasto di colori! Si guardò allo specchio, i capelli ancora umidi che gli ricadevano a piccole ciocche sugli occhi. Poteva andare. Infilò le scarpe , afferrò l’iPhone dal comodino e si diresse in fretta verso la porta principale. Ad ogni passo la sua destinazione diveniva sempre più ovvia: casa di Tommy.
Arrivato all’ingresso stava per aprire la porta ed uscire, ma si ricordò qualcosa, quindi fece dietrofront e corse in salotto, dove aprì un cassetto e tirò fuori una chiave, riponendola nella tasca dei jeans. Impaziente, uscì di casa, salì in auto e si immerse nell’immenso traffico. Non sapeva dove Tommy si trovasse o cosa stesse facendo,  se fosse uscito o stesse in casa a dormire o guardare la televisione. Sapeva solo che voleva vederlo, sentire il suo profumo, il suo calore, il suo respiro.
Voleva fargli una sorpresa, per questo aveva preso le chiavi dell’appartamento di Tommy. Aveva la copia di quelle chiavi da tempo, ormai. All’inizio dovevano essere per le emergenze. Emergenze che poi si erano trasformate in piacevoli sorprese, intrufolandosi in casa del ragazzo quando sapeva che era fuori e facendogli trovare al suo ritorno una casa al buio illuminata dalle fiammelle di tante piccole candele o un bagno trasformato momentaneamente in centro benessere con tanto di musica come sottofondo. Solo per lui. Adam si nascondeva in un angolo della stanza dalla quale però riusciva a vedere la porta d’ingresso, e quando Tommy rientrava tratteneva per un attimo il respiro, sorpreso, coprendosi la bocca con la mano. Poi scorgeva Adam nella penombra e gli si avvicinava sussurrando “Ancora queste sdolcinerie? Quando la smetterai di fare il romantico?”. Però mentre lo diceva sorrideva e Adam lo sapeva che in realtà apprezzava. Piacevano ad entrambi quelle “cosa romantiche da coppiette etero”, come le definiva Tommy, ma non lo ammettevano. Infatti neanche il tempo di controbattere che si ritrovava le braccia di Tommy al collo, la lingua dell’altro invadere la sua bocca in un dolce ringraziamento, dissetandosi di quel sapore che non lo avrebbe mai stancato.

Mezz’ora dopo era sotto casa di Tommy. Faticò un po’ per trovare un posto per l’auto, soprattutto in quell’orario, ma dopo qualche giro attorno l’isolato riuscì a parcheggiare e si diresse a grandi passi verso il palazzo. Trovò il portone socchiuso. Meglio. Entrò e salì velocemente le scale. Quando si ritrovò davanti alla porta dell’appartamento poggiò l’orecchio su di essa per cercare di captare qualche rumore dall’interno. Nulla, solo il silenzio. Pensò però che Tommy potesse essere a letto, quindi mise la chiave nella toppa e la girò lentamente. Entrò senza far rumore, l’ambiente completamente al buio, illuminato appena dalla flebile luce dei lampioni che penetrava dall’esterno attraverso le tende tirate a metà. E poi lo vede. Un corpo esile era adagiato sul divano, in parte nascosto da una coperta; giaceva su un fianco, la testa affondata in un enorme cuscino. Gli occhi chiusi ed il lento movimento del petto gli fecero capire che stava dormendo profondamente.
Mentre gli si avvicinava, Adam ebbe un piccolo sussulto:  la chioma rosa aveva lasciato posto ad un taglio molto più corto e scuro, con un ciuffo appena accennato che ricadeva sugli occhi del ragazzo. Adam si mise seduto sul pavimento davanti al divano e strinse gli occhi per cercare di vedere meglio il nuovo colore dei capelli. Castano scuro, o almeno così sembrava. Erano almeno due settimane che Tommy pensava di modificare ancora una volta taglio e colore di capelli, cambiando mille volte idea e chiedendo consigli a chiunque: quando si parlava di capelli diventava davvero intrattabile. Ma Adam non immaginava che si fosse deciso una volta per tutte, né tanto meno che proprio quel giorno li avrebbe tinti e tagliati. Erano una coppia aperta e tutto, sì, ma gli sarebbe piaciuto essere stato informato prima. Era andato lì per fargli una sorpresa, e invece la sorpresa gliel’aveva fatta proprio Tommy.
Si alzò e andò in cucina a prendere una birra, bevve un sorso e ritornò al suo posto con la bottiglia in mano. Se la stava prendendo per una sciocchezza, era patetico, ma ripensò ai capelli rosa che rendevano il suo fidanzato dannatamente sexy. Non che non lo fosse adesso, ma il precedente colore faceva scattare qualcosa in lui, aveva qualcosa di troppo eccitante. Finì tutta la birra, mise la bottiglia da parte e si avvicinò ancora un po’ al divano. Cominciò ad accarezzargli la testa. Aveva intenzione di fare un sacco di cose, ma gli dispiaceva svegliare Tommy quando dormiva così beatamente. Quindi appoggiò la testa al divano mentre con la mano continuava il lento movimento sulla testa dell’altro, divenendo quasi meccanico man mano che il sonno cominciava ad impadronirsi di Adam. Proprio mentre stava per addormentarsi, un rumore lo fece sobbalzare. Si rizzò a sedere, la mano ancora sul corpo dell’altro e si voltò verso la porta aperta, fonte del rumore di poco prima.
“Cazzo, i ladri” pensò. Ma i ladri non hanno le chiavi di casa e infatti ecco comparire poco dopo Tommy sull’uscio, carico di borse della spesa. Aspetta. Tommy??
-Ma che…?- Adam si voltò verso il ragazzo sul divano e poi di nuovo verso quello che era appena entrato, che ora stava allungando la mano verso l’interruttore della luce. Due Tommy.
“Cazzo,” pensò Adam, “se una bottiglia di birra mi fa questo effetto, allora il mio cervello è fottuto alla grande.”
Intanto il ragazzo in piedi aveva acceso la luce e aveva spalancato la bocca a ciò che si trovò di fronte. La sua espressione era scioccata, ma ci si poteva intravedere un pizzico di delusione. Adam non capiva la reazione del ragazzo, pensò che in quella stanza l’unico sconvolto doveva essere lui! Non è cosa di tutti i giorni trovarti davanti il tuo fidanzato e il suo clone. Forse stava diventando pazzo, o forse era solo un sogno.
Il Tommy dai capelli rosa mutò espressione: ora era decisamente furioso. Gli puntò un dito contro.
-Adam Mitchel Lambert!- lo minacciò. -Giù le mani da lui. Subito!-
Adam si rese conto di esser ancora a terra con il braccio sulle spalle del ragazzo moro e con uno scatto si alzò e si allontanò.
La voce quasi urlante di Tommy aveva svegliato il suo sosia, che si stava stropicciando gli occhi mentre si alzava. Ora Adam lo guardò meglio: in quella posizione non aveva notato che il ragazzo aveva i capelli leggermente più lunghi dove invece il suo Tommy li aveva quasi completamente rasati; poteva notare le braccia prive di tatuaggi che fino a poco prima erano nascoste dalla coperta; inoltre, ora che il ragazzo era sveglio, riusciva a vedere i suoi occhi, di un acceso verde smeraldo. Il ragazzo si alzò stiracchiandosi, poi si rivolse ad Adam.
-Tu devi essere il famoso Adam!- gli tese la mano -Piacere, mi chiamo Jake. Sono il coinquilino di Tommy. Quando eravamo ancora nell’utero, ovvio.-

                                                                                            
~ ~ ~ ~ ~

Un’ora dopo Adam era steso sul suo letto, nella sua casa, e stringeva a sé il corpo di Tommy. La testa del suo ragazzo era sul suo petto e lui annusava il profumo di balsamo emanato dai suoi capelli. Rosa.
-Quando avevi intenzione di dirmi che hai un gemello?- chiese piano Adam, inebriato dal profumo che stava respirando.
-L’avevo dimenticato- rispose Tommy, distrattamente.
-Andiamo Tommy, come si fa a dimenticare di avere un fratello? Un gemello, poi! E’ praticamente la tua metà!-
-Sei tu la mia metà!- esclamò Tommy, voltandosi e piazzandogli una bacio sulle labbra.
Adam sorrise, ma era deciso a continuare ad incalzando fin quando non avrebbe parlato.
-Dimostrami che siamo in grado di fare un discorso serio anche quando siamo in crisi d’astinenza. Parlami.-
Tommy esitò, ma poi si alzò e si mise sul letto seduto sulle ginocchia, rivolto verso Adam. Quest’ultimo si sollevò, poggiando la schiena alla testiera del letto, in modo da trovarsi faccia a faccia con Tommy.
-E’ stato tutto complicato sin dall’inizio- parlò piano Tommy. -Solitamente la gente è abituata a pensare a due fratelli come uno la metà dell’altro, una mela divisa in due, che si completano le frasi a vicenda. Per noi non è mai stato così.-
Fece una pausa, durante la quale si fissò le mani, poi riprese a parlare.
-Praticamente litigavamo sin da quando eravamo nella pancia di mamma. Siamo completamente diversi, due opposti. E non siamo mai andati d’accordo. Lui trovava da ridire riguardo ogni cosa che facevo. Da piccoli dormivamo nella stessa camera ma io passavo più tempo in quella di mia sorella che nella mia. Il fatto è che si è sempre isolato dal resto della famiglia, sin da piccolo. A scuola poi fingeva di non conoscermi, nonostante fosse a dir poco evidente la nostra somiglianza. Comunque a quattordici anni ha iniziato a frequentare una nuova compagnia che un po’ alla volta l’ha portato sulla cattiva strada. Insomma, non che prima fosse un santo! Di quel periodo ricordo poco, un po’ perché ero già immerso nella musica, un po’ perché non mi fregava molto di ciò che facesse. E quando avevamo sedici anni è andato via di casa. Diceva che si sarebbe fatto una vita migliore altrove perché noi gli impedivamo di realizzare il suo sogno, che tra l’altro non abbiamo mai saputo quale fosse. Da allora l’ho eliminato dalla mia vita. Mi sembrava di aver sofferto abbastanza per un fratello a cui cercavo di trasmettere amore e da cui ricevevo in cambio solo cattiveria. E sai quando si è fatto vivo? Due anni fa. Due anni fa, Adam! Per tredici anni abbiamo aspettato che ritornasse a casa o che mandasse almeno un biglietto di auguri per Natale. Non sapevamo neppure se fosse ancora vivo. E appena ha saputo, non so come, della malattia di papà è ritornato, il bastardo, fingendo di voler bene a tutti, sperando di rientrare nei destinatari dell’eredità.-
Si bloccò e abbassò lo sguardo per nascondere la delusione e la rabbia.
-Oh, Tommy…- Adam prese le mani del ragazzo tra le sue, stringendole. Quel ragazzo simpatico che aveva conosciuto poco prima era diventato così odioso dopo quella triste storia.
Tommy guardò Adam dritto negli occhi, cercando un po’ di forza per continuare il suo racconto, quella forza che solo quegli occhi blu potevano trasmettergli. E la trovò.
-Quando papà…bhè, quando è successo, Jake è andato via di nuovo. In quel po’ di tempo che è rimasto da noi siamo riusciti a capire che aveva vissuto in diverse città, per poi stabilirsi a Las Vegas. Lì ha scoperto il gioco d’azzardo. Giocava e perdeva. E’ sempre riuscito a risanare i debiti, però. Non so con quali soldi. Per noi solo altri due anni di silenzio, ma stavolta ero contento di non averlo più tra i piedi e nei pensieri. Dopo aver avuto la prova definitiva del suo egoismo mi sono reso conto di non aver perso nulla d’importante. Ma stamattina quando sono tornato a casa l’ho trovato in cima alle scale che dormiva, sul pavimento. Ha detto di aver chiesto l’indirizzo a dei miei amici. Mi ha raccontato che ha perso il lavoro e non può pagare alcuni debiti, così è dovuto andar via da Las Vegas. Pensavo mi avrebbe chiesto soldi, invece mi ha solo detto che non sapeva dove andare. Mia sorella non lo aiuterebbe mai e mia mamma ha sofferto troppo, sarebbe un’ennesima delusione vederlo ritornare da lei per poi guardarlo andare via senza sapere se ritornerà. Non sapevo cosa fare, Adam…-
-L’hai fatto restare?- chiese Adam sbalordito.
Tommy non rispose, ma continuò a guardare Adam negli occhi, parlandogli con lo sguardo.
-Cazzo, Tommy. Per anni hai subito la sua arroganza e ora lo accogli in casa tua così, su due piedi?-
-E’ pur sempre mio fratello, Adam! Nessun’altro lo aiuterebbe. E poi si tratta solo di poco tempo, almeno fin quando non trova un nuovo lavoro.- Si fermò, poi riprese a parlare, questa volta lentamente. –Voglio provare a ricominciare. Non dico fidarmi di lui, non ci riuscirei mai, ma tentare di ricostruire un rapporto perlomeno civile.-
Adam lo scrutò, poi sorrise.
-Hai un cuore grande Tommy Joe, sai?-
-Altrimenti come farei ad amarti così tanto?- rispose Tommy con un mezzo sorriso.
-Ma smettila!- Adam gli arruffò i capelli, -Nessuno farebbe quello che stai facendo.-
Restarono così per un po’, a guardarsi con un sorriso, senza parlare. Perché quando c’erano quegli sguardi, le parole erano inutili.
Poi Tommy parlò.
-Guai a te se ti vedo di nuovo toccarlo in quel modo- mise su un finto broncio. Adam rise di cuore.
-Credevo fossi tu, lo giuro!-
-Certo, con quei capelli orribili! Stai tranquillo, non correrai mai il rischio di confonderci. Jake ha dei gusti tremendi in fatto di look!-
Risero ancora. Poi Adam attirò a sé Tommy lentamente fin quando le loro bocche si incontrarono dando vita ad una dolce lotta di lingue. Si assaporarono con calma nonostante i loro corpi fossero in fibrillazione; le dita di Tommy andarono a cercare quelle di Adam per stringerle in un indistricabile intreccio. Non avevano fretta, avevano tutta la notte a disposizione. Dopo un po’ i baci iniziarono a divenire più voraci, esigenti, affamati, mentre le dita di Adam si sciolsero dalla stretta per tuffarsi sotto la maglietta di Tommy.
-Aspetta- sussurrò Tommy. Si mise a sedere, prese il cellulare dal comodino, compose velocemente un numero e portò il telefono all’orecchio, in attesa della risposta.
-Jake, ho dimenticato di avvertirti che stasera non torno- lanciò uno sguardo lussurioso ad Adam, poi riprese a parlare. –Mi auguro di trovare la mia casa nelle stesse condizioni in cui l’ho lasciata, altrimenti puoi considerarti sfrattato all’istante.
Adam riuscì a sentire una risata dall’altra parte del telefono, seguita da qualche parola. Poi Tommy salutò e chiuse la chiamata.
-Allora, dove eravamo rimasti?- chiese con tono provocante. Si adagiò sul corpo di Adam e ricominciò a baciarlo, poi rotolò di lato, invertendo le loro posizioni.
Adam aveva desiderato quel corpo per giorni. Quando erano col resto del gruppo non riuscivano mai a trovare un momento per stare da soli. Quando erano in hotel dopo i concerti c’era sempre qualcuno che bussava alla sua porta, anche se erano le quattro di mattina, e lui e Tommy erano costretti ad interrompersi e a rimandare i loro progetti per quando sarebbero tornati a casa. E ora Adam voleva solo prenderlo e soddisfare i suoi desideri. Ma quella sera sentì che aveva qualcosa da farsi perdonare, non sapeva cosa di preciso. Aver scambiato il fratello di Tommy per lui? Per fortuna gli aveva solo accarezzato la testa, ma se Tommy non fosse arrivato cosa sarebbe successo? Nulla, si disse. Avrebbe subito notato che quel ragazzo non era il suo amore. E poi non sapeva nemmeno se Jake si sarebbe approfittato di lui fingendosi suo fratello. Preferì non pensarci, ma di qualsiasi cosa si trattasse doveva farsi perdonare. E lo fece nell’unico modo a cui riusciva a pensare in quel momento, nel suo letto con l’uomo che amava. Tenne il corpo di Tommy stretto a sé e scivolò sulla schiena, trascinando il corpo minuto sul suo.
-No.- disse Adam, dolcemente ma con decisione, -Stavolta tu-
Tommy sorrise. Ok, forse aveva un fratello egoista che si stava prendendo gioco di lui, ma sapeva che gli sarebbe bastato avere il suo uomo accanto, scambiare solo uno sguardo con lui per sentirsi compreso e al sicuro.
   
 
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