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Autore: kaos3003    16/02/2007    3 recensioni
Al termine della Guerra non esiste un lieto fine, il mondo Magico conosce la pace, ma Harry ha dovuto pagare per tutti. Rinchiuso nel suo mondo interiore si racconta ad uno sconosciuto. O forse no.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di ritorno con un nuovo lavoro.

Ringrazio di cuore Stateira per aver letto e corretto questa storia. Grazie mille, mi hai aiutata tantissimo.

Chiedo scusa a coloro che leggono "Devil Rose", in questo periodo ho avuto alcuni problemi e non ho potuto ultimare il nuovo capitolo, ma presto dovrebbe vedere la luce. Aspettatemi^^.

 

-Come sta oggi?-

Mi sveglio all’improvviso e mi rendo conto che sono le quattro del pomeriggio. Ho dormito per dodici ore e il primo suono a raggiungermi è la tua voce.

Avrei preferito continuare a dormire.

Mi giro sul fianco e fisso il vetro che ci separa. È buffo pensare che tra me e il mondo ci siano solo pochi centimetri di un materiale tanto delicato, così fragile da poter essere distrutto con un pugno; centimetri che nella mia mente sono diventati metri, mentre il vetro si faceva sempre più cemento.

Da una parte io e dall’altra il mondo, ma in fondo è sempre stato così, io in prima linea e dietro i coraggiosi, gli eroi della guerra. Lui forse era l’unico a cercare una via di mezzo…o stava tra la calca della seconda linea? Boh, penso dipendesse dal momento.

Appena oltre la mia muraglia vi stagliate, come spettatori curiosi davanti ad una bestia rara, tu e quegli uomini dal camice verde inamidato.

Osservo attentamente i tuoi gesti, cercando di dedurre un discorso che non riesco a sentire, e la colpa è vostra, quando parlate lo fate sempre troppo piano perché io riesca a sentirvi, per questo sono costretto a lavorare d’immaginazione, cercando nelle vostre espressioni e nei vostri movimenti le parole che mi servono.

Hermione diceva sempre che il linguaggio del corpo è fondamentale nella comunicazione. Secondo lei dallo sguardo e dalla postura si potevano capire molte cose del carattere di una persona; sosteneva che fosse possibile smascherare i bugiardi solo guardando i movimenti delle loro mani.

Sì, lei leggeva tutto nei gesti delle persone, ma chissà se aveva capito che la sua vita era finita, quando il braccio di Mcnair si sollevò.

La tua mascella si contrae, i pugni si stringono e le unghie lasciano solchi sul palmo delle mani. Chissà cosa ti staranno dicendo.

Probabilmente si ostinano con quella teoria della regressione nel mutismo selettivo, forse sono tornati all’idea di un’infantile richiesta d’attenzioni o ipotizzano possibili danni celebrali dovuti alla caduta.

Ormai conosco a memoria queste patetiche scuse, ma un giorno riusciranno ad inventare qualcosa di nuovo, e allora ci divertiremo.

Quando mi tornerà la voglia di parlare ti chiederò di portarmi una copia del DSM*, sono sicuro che tra le sua pagine troverò una nuova sindrome; potrebbero chiamarla “La sindrome di Potter”; questa sì che sarebbe una bella medaglia alla memoria, altro che l’Ordine di Merlino che hanno ricevuto Hermione e Fred.

Vediamo, quali potrebbero essere i sintomi?

Adesso non ho voglia di pensarci, quando avrò di nuovo il bisogno di sentire la mia voce te lo chiederò, sono sicuro che saprai meglio di me quali sono gli aspetti negativi dell’essere Harry Potter.

Mi sono stancato di tradurre le vostre parole, penso che tornerò a tormentare un po’ le mie bambole.

Prenderò queste due, sono le mie preferite, e fra l’altro sono le uniche che ho accanto al letto, per prendere le altre dovrei alzarmi e camminare fino all’armadio, e non ne ho voglia. In questo momento non sento il bisogno di fare tante, troppe cose.

La prima è fatta con un pezzo di juta imbottito di cotone, sulla testa le hanno messo un groviglio di lana marrone. Io la chiamo Hermione e parlo con lei.

Dici che è strano? In fondo sono stato costretto a parlare con tanti idioti, perché non potrei farlo con una bambola?

Le si sta staccando un occhio, stanotte dovrò lasciarla sul comodino, così i folletti potranno ripararla senza rischiare di essere visti.

Tutti sanno che i folletti odiano essere visti dagli uomini, per questo nessuno sa che i miei balocchi sono una loro creazione.

Come faccio a saperlo? Ieri ho chiesto all’infermiera chi avesse cucito tutte quelle bambole, e lei ha riso, dicendo che sono stato io e che sono proprio bravo, ma io non ricordo, quindi posso essere stati anche dei folletti, forse dei folletti sotto l’effetto della Polisucco.

Dimmi Hermione, la pozione Polisucco ha qualche effetto sui folletti?

Per sicurezza ti appoggio subito sul comodino, o rischio di dimenticarmene, e visto che ora non posso più parlare con te, parlerò con Draco.

Adoro Draco, con quella sua morbida lana gialla sulla testa e il fazzoletto nero allacciato come una veste, anche se a volte improvvisamente non sembra più la sua divisa scolastica, ma diventa una tunica come quelle dell’antica Roma. E io so che quelli sono i giorni in cui vuole giocare.

Ti ho mai parlato dei giochi di Draco?

Dovrò ricordarmene, il giorno in cui parlerò ancora.

Finalmente la porta si apre e tu entri, mentre dietro di te i guaritori continuano con la loro infinta serie di raccomandazioni.

Non si deve stancare.

Se lo vede agitato esca e chiami qualcuno, in qualsiasi caso accanto al letto troverà il campanello. Non gli dia zuccheri, lo rendono estremamente nervoso.

Non disperi se non collabora, la terapia procede bene, ma richiede tempo.

Terapia. Parlo con una che potrebbe essere considerata matta quanto, se non più di me, e vengo imbottito di farmaci tutto il giorno. Una gran bella terapia, tenermi buono e farmi impazzire fino al giorno in cui mi suiciderò, liberando il mondo della mia ingombrante presenza di Salvatore Matto.

Parlano ancora, e io comincio ad innervosirmi; non mi piace quando rimangono troppo a lungo nella stanza, perché di solito questo preannuncia qualche strano passo avanti nel mio processo di guarigione.

Sposto lo sguardo lungo il perimetro della camera. Nonostante sia qui da tempo tutto è rimasto immutato dal giorno in cui sono entrato.

Che senso ha rimanere in un posto se nessuno può sapere che ci sei?

Quando non ci sarò più nessuno saprà che questa è stata la mia stanza, che per anni è stata la mia casa e la mia prigione. Sarà come appena fabbricata, asettica e bianca, la culla del niente, pronta per la sua prossima vittima.

Ancora non se ne vanno, e i vostri discorsi mi annoiano. Sarebbe tanto grave, se mi mettessi a ballare con Draco?

Finalmente escono, e rimaniamo soli.

- Ciao Harry, come stai?-

È strano, tutti mi chiedono come sto anche se non sono malato, non nel senso fisico del termine almeno, ma nessuno ha il coraggio di chiedermi cosa sento.

Sono chiuso in questa stanza da tre mesi, e nel mio silenzio da un anno, e nessuno mi ha ancora chiesto cosa sento.

Lo vuoi sapere? Mi sento la vittima e so di essere il carceriere, sento di essere l’ambiguità che diventa consapevole di se stessa.

Un giorno ti rivelerò tutto questo, e il giorno in cui lo farò scoprirai un mondo diverso da quello che conosci.

Prendi la sedia e l’accosti al letto, mi afferri una mano e cominci a baciare ogni dito, un bacio su ogni falange, tre sulle dita e due sul pollice, una vecchia conta per bambini, un piccolo rituale che mi dà sicurezza.

Intanto io ti accarezzo i capelli con l’altra. Li hai appena tagliati, sanno di menta ed eucalipto, e sono morbidi.

Così morbidi e biondi mi ricordano Draco, anche lui usava sempre quello shampoo, e i suoi capelli odoravano sempre di menta; anche i cuscini della mia camera finivano per avere quel profumo e io affondavo il viso nella trama di cotone rosso quando lui era lontano.

Veniva spesso nel mio dormitorio, aspettavo che gli altri ragazzi scendessero per la cena e solo allora lo facevo entrare.

Era pericoloso, c’era sempre il rischio che i miei compagni tornassero da un momento all’altro, sarebbe potuta arrivare perfino la McGrannit se, non vedendomi a cena, fosse salita a controllare la mia salute. Era rischioso, e per questo ci piaceva.

Come puoi ben immaginare, alla fine ci scoprirono.

La prima volta che Ron lo sorprese nella nostra stanza aveva i boxer calati fino alle ginocchia ed io avevo il viso premuto sul suo inguine.

Credo che fosse una bella scena da vedere, Hermione e le altre ragazze sospiravano sempre nel ricordarla, ci trovavano romantici, i novelli Romeo e Giulietta, dicevano. Ma c’era anche chi avrebbe voluto partecipare, e trovava semplicemente eccitante pensare a noi mentre ci accarezzavamo e lasciavamo parlare le nostre lingue.

Calì una volta confessò, sotto gli effetti di una sbornia, che spesso si masturbava pensando a quelle immagini, e che veniva a spiarci sotto le docce degli spogliatoi. La maggior parte delle volte con lei c’era Lavanda.

L’unico commento del mio migliore amico fu, invece, un tonfo; era svenuto sul pavimento. Dubito che avesse trovato romantica o eccitante quella visione.

Credo che Hermione abbia dovuto lanciargli un Oblivion per farlo tacere, anche se alla fine sembrò aver accettato la cosa o, meglio, fu costretto ad accettarla.

A volte le fidanzate possono essere le peggiori belve.

Tu mi ricordi molto Draco, avete gli stessi capelli e gli stessi occhi grigi, e anche il colore della pelle è lo stesso, e ti posso giurare che credevo impossibile trovare qualcuno con la pelle pallida quanto la sua.

Forse è per questo che ti lascio fare.

Forse è per questo che non mi oppongo quando mi scagli sul letto e ti getti addosso a me, cominciando a baciarmi con rabbia.

Mi baci, e intanto le tue mani scendono frenetiche a sbottonare la casacca del pigiama, le sento accarezzarmi ferocemente l’addome, e so che domani avrò parecchi graffi da spiegare. Potrei dire che sono caduto…no, l’ho già fatto lunedì; che mi sono ferito da solo…già, manca solo che suggerisca una mia possibile tendenza autolesionista, e comunque ho usato questa scusa mercoledì.

Beh, mi inventerò qualcosa domattina, ora voglio provare ad immaginare che tu sia Draco, ma è difficile.

Lui era uno stronzo, un egocentrico, un ragazzino viziato, è vero, non sarò certo io a negarlo, ma era tutto questo solo fuori da letto, perché quando stavamo sotto le lenzuola lui diventava un uomo, deciso e dolce, pronto a proteggere anche me, che nella vita sapevo solo difendere, ma non capivo come si chiedeva protezione.

Improvvisamente mi accorgo di essere completamente nudo sotto i tuoi assalti. Vorrei chiederti quando mi hai tolto i pantaloni, ma credo che non lo farò. Ormai l’hai fatto e non servirebbero a nulla i mie tentativi di temporeggiare.

Non mi ero accorto che avessi uno zaino con te, ma ora posso vederlo, mentre lo apri per prendere il lubrificante. Nemmeno tu sei così stronzo e pazzo da penetrarmi a secco.

Lascio che le tue dita arrivino al mio ano e che entrino in me senza preoccuparmene; ho cose più importanti di cui curarmi.

È già da un po’ che cerco con lo sguardo Draco, ricordo che lo tenevo in mano quando hai aperto la porta, e che l’ho lasciato cadere sul copriletto per accarezzarti i capelli. Forse è caduto sotto al letto quando mi hai spinto violentemente.

Ti sento uscire da me, devi aver finito e io non mi ero nemmeno accorto che tu avessi iniziato. Ma sono felice, ho ritrovato Draco, è sotto la poltrona, e dovrei alzarmi per prenderlo.

-Cosa guardi?-

Potrei dirtelo, forse allora ti alzeresti e recupereresti il mio tesoro, ma ciò vorrebbe dire raccontarti tutto di quel pomeriggio e dei miei incubi.

I dottori ti dicono tante cose, elencano tutti i farmaci con il loro esatto dosaggio, ti descrivono il mio disagio nel loro linguaggio impenetrabile e vuoto, ti chiedono continuamente soldi, nascondendosi dietro la scarsità delle attrezzature e mie necessità immaginarie.

Dicono tante cose, ma dubito che ti parlino delle mie notti; non credo che ammettano di avermi legato per tenermi buono, tu non sai nulla dei miei incubi.

La guerra è finita, e tutti dormono sereni nelle loro case, ma io no, tutte le notti io devo tornare in quel cimitero per assistere alla morte di Cedric, e poi sono in una stanza circolare, e Sirius cade oltre un velo; torno su quella torre e fisso il corpo di Silente cadere nel vuoto, e infine posso essere su quel campo di battaglia a fissarmi, sprezzante e fiero, assassinare un uomo.

Un giorno ti spiegherò meglio, ora sono troppo stanco.

Tu mi fissi negli occhi per l’ultima volta e poi ti alzi; mi spiace che tu ne vada, mi fa piacere avere compagnia di tanto in tanto.

Non ti trattengo, avrai la tua famiglia, una moglie che ti aspetta a casa… hai anche dei bambini?

Mi piacerebbe vedere le loro foto un giorno. Perché domani non le porti?

Dopo pochi minuti sei nuovamente di fronte a me, fra le mani reggi Draco.

Eri solo andato a recuperarlo, avevi capito che era lui quello che volevo.

-Ora devo andare.- dici accarezzandomi i capelli e scompigliandomeli leggermente. –Torno domani, va bene?-

-Porti Draco domani?-

Non capisco perché i tuoi occhi siano diventati tristi, ora sembrano più che mai i suoi.

È per questo che apprezzo le tue visite, ogni giorno spero che ci sia anche Draco, guardo e spero di vederlo parlare con te e con i medici. E poi mi porti sempre dei cioccolatini, i dottori non vogliono che li mangi, ma tu riesci sempre a portarmene uno o due di nascosto perché sai quanto mi piacciono.

Mi baci la fronte e sento le tue lacrime scendere sulla mia pelle.

-Domani viene, è una promessa.-

L’orario delle visite è finito e l’infermiera viene a prenderti, per poi chiudersi la porta alle spalle e darle un giro di chiave. Hanno sempre paura che mi faccia male, qui.

Io sono felice, so che domani verrà, poco importa se ora quella stupida ti scambia per lui e ti chiama signor Malfoy.

Oggi non mi arrabbierò per questo, perché hai promesso che domani verrà il mio Draco e io non voglio altro per stasera.

 

 

 

 

*DSM: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, pubblicato dall’APA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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