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Autore: LOListheway    02/08/2012    2 recensioni
«Sai cosa ti dico, Louis? Che sono stufo. Stufo di rimanere in questo fottuto armadio. È buio qui dentro e sto cominciando ad essere claustrofobico. Voglio uscire, Lou. Voglio poter stare con te. Voglio baciarti alla luce del sole. Voglio che Eleanor esca per sempre dalla nostra vita. » ‘in vino veritas’, dicevano gli antichi romani.
«Cosa c’entra adesso Eleanor?»
«C’entra e come, Louis - cominciai allora ad alterarmi - come puoi chiedermi cosa c’entri?»
«No, davvero, Harry. Non ti sto capendo! Cose c’entra lei con noi?»
«C’entra perché sono maledettamente geloso di lei. TU mi dai motivo di essere geloso di una donna,cristo! Una dannatissima donna. Louis davvero, non ti capisco a volte! Dici che mi ami, che se continui a farti vedere in giro con lei lo fai solo per noi, che non ti interessa niente di lei ma alla fine ti ritrovi sempre a ridere e scherzare con lei. Quando la chiami al telefono o ti chiama lei passate ore a chiacchierare e a ridere come se foste grandi amici, o peggio. Come se foste davvero la coppia felice che tutti credono che siate. »
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre #Gaylimpics del #THEGAYS, Sempre team Hufflepuff. Prompt scelto: - dobbiamo smetterla-
QUESTA è la cosa più !angst che abbia mai scritto. Seriamente. Mi stava prendendo a male quandoho cominciato a scriverla! C'è da considerare che l'idea di scrivere una cosa del genere mi era venuta in mente ad aprile ( e l'avevo anche iniziata senza però dargli più di tanto peso) e ho preso in considerazione l'idea di finirla quando ho letto il prompt che ho scelto. Stava benissimo con questa storia!
Bene, vi lascio alla OS. Larry, naturalmente.

P.S. la dedico alla mia giorgina che in questi mesi mi ha assillato parecchio per convincermi a finirla. Enjoy Honey, è tutta tua <3



‘Don't believe everything you hear’
Le ultime parole che una persona stanca pronuncia prima di soccombere al peso dell’ingiustizia. Una persona stanca di combattere per qualcosa che il resto del mondo considera sbagliato, contro natura, stanca di combattere da sola per un amore a detta di molti impossibile.
Chi è poi che si permette di dire queste cose? Non dovrebbero esistere gli omofobi. L’amore non è contro natura. Niente è contro natura se la natura stessa lo permette.
Sarà che con Louis io mi sento sempre al posto giusto, sarà che ogni volta che siamo sul palco e ci guardiamo intonando il ritornello di More than this sento che al mondo non potrà mai esserci qualcuno che io riesca ad amare più di quanto ami lui.
Forse lo amo talmente tanto che a volte mi chiedo se lui mi ami veramente.
E se questo fosse un sentimento a senso unico? E se per lui non fossi altro che una scocciatura? E se amasse quella Eleonor più di quanto ami me?  E se...? E se...?
Dio quanto mi da al cazzo quella ragazza.
Quando Paul ci convocò per chiarire alcune cose e stabilire alcune dinamiche, ovvero per vietarci di fare mosse azzardate e costringerci a non dire niente per nessuna ragione al mondo, mi sentii morire.
 
«Non me ne frega un cazzo di quello che fate, di cosa provate o cosa pensate» disse inespressivo «Mi interessa soltanto che questa cosa rimanga segreta. Meno gente sa, meno rischio c’è che si sappia in giro.»Ci guardò dritto negli occhi alternano tra me e Louis uno sguardo duro.
«Parliamoci chiaro, ragazzi- riprese dopo qualche minuto avvicinando il busto verso di noi e poggiando i gomiti sulla scrivania di mogano-non che a me freghi qualcosa della vostra relazione. Anzi, mi fa piacere in un certo senso. Però pensateci: se uscisse fuori una notizia del genere potrebbe essere un disastro per il marketing. Perdereste molti fan e ora come ora non potete permettervelo. Siete ancora dei novellini nel mondo della musica. Pensate a Ricky Marti: ha aspettato anni e anni prima di annunciare al mondo la sua omosessualità! »
Il suo discorso era giusto, ma non riuscii a far altro che abbassare lo sguardo sui miei piedi. La tristezza si impossessò di me, prepotente. Era come se io fossi una colomba e mi avessero tappato le ali. Subito sentii la mano morbida di Boo allacciarsi alla mia e mi ricordai di non essere solo, per lo meno.
«Possiamo andare Paul?» chiese allora il mio ragazzo in uno dei suoi rari momenti di serietà.
«Certo andate pure.»
Ci alzammo insieme, tenendoci ancora per mano. Eravamo alla porta ormai quando un’ultima frase del nostro manager mi fece gelare il sangue nelle vene. «Ah, Louis.Ho dimenticato di dirti che ti ho trovato una copertura perché  in qualche modo bisogna smentire tutte queste storie su di voi che girano. Domani alle cinque fatti trovare qui in ufficio. Te la presento .»
 
Niente fu più lo stesso da quel momento in poi. Potevamo essere noi stressi in poche occasioni e così il nostro amore di trasformò in gemiti rubati nel silenzio delle fredde camere d’albergo durante il tour inglese, poche ore a settimana durante il tour americano e litigate su litigate accompagnate da ingenti quantità di alcool durante il breve periodo in Australia e Nuova Zelanda. Mi da tremendamente fastidio la situazione in cui ci troviamo adesso. Ora l’amore dei primi tempi sembra scomparso, volato via tra un esibizione e l’altra, tra un bacio rubato dietro le quinte e una sfuriata nei camerini. Per non parlare poi del fastidio che mi da quella barba che sta in mezzo ai coglioni ogni tre per due perché, intendiamoci, per essere una persona che non esiste me la ritrovo troppe volte pronta a mettermi i bastoni tra le ruote.
 
Gli ultimi raggi del sole filtravano pigramente tra le tende chiare della camera d’albergo di Sidney mentre io e Louis ce ne stavamo placidi sul letto, intenti semplicemente a chiacchierare un po’ e a farci qualche coccola. Il tempo per stare soli in quel periodo era pochissimo, ma ce lo facevamo bastare.
«... e poi le fan sono rimaste ad aspettarci sotto al tetto mentre noi ce ne stavamo lì con i piedi a penzoloni in attesa di aiuto! » la risata di Louis si diffuse leggera nell’area della stanza subito seguita dalla mia.
« Fortuna che sei tornato intero boo bear… non avrei potuto vivere senza di te!»
«… e poi controllando su twitter abbiamo visto che ‘Zouis temple run’ era diventato un trend mondiale! Che spasso, Harreh!»
«A dir la verità questo Zouis non è che mi abbia fatto impazzire» dissi allora io facendo l’offeso.
«Sei geloso, Hazza?»sghignazzò.
«Geloso? Io? Ma ti pare?!»incrociai anche le braccia girando il viso dalla parte opposta.
«Oh, si! Mi pare e come mio piccolo Harreh»
Rimase a fissarmi per qualche secondo tenendo un sorriso malandrino stampato sulle labbra.
Dio!
Come potevo resistergli anche solo un secondo di più?
«Hai vinto, stupido Tommo! Sono parecchiogeloso. Contento adesso?»
«Parecchiocontento»
I suoi occhioni blu si puntarono dritti nei miei e in quel momento pensai che il suo viso tenero da bambino fosse l’opera più perfetta dell’intero creato.
Lentamente le sue labbra fine si avvicinarono alle mie. Soltanto un battito di cuore ci divideva quando la suoneria fastidiosa del cellulare di Louis interruppe il nostro momento.
Un verso di disappunto uscì dalla bocca di Louis che nonostante tutto si mise seduto sul lette e rispose.
« Pronto» disse passandosi la mano sinistra tra i capelli scombinati a opera d’arte.
« Ehi lou!» una voce tanto fastidiosa quanto la suoneria uscì metallica dallo speaker del cellulare.
Cosa non le era chiaro del suo ruolo di ragazza copertura? Non aveva nessun diritto di chiamare il mio ragazzo quando cazzo le pareva. Non aveva diritto di fare niente con lui, tranne quelle poche uscite pubbliche che il management imponeva loro. E anche lì, comunque, avevo imposto dei limiti: niente baci, niente strette di mano, niente troppa vicinanza e soprattutto niente confidenza. Lei veniva pagata per essere qualcuno che a tutti gli effetti non esisteva. Un personaggio inventato di sana pianta, buono soltanto a coprire al mondo qualcosa che io invece volevo urlare a pieni polmoni.
«Ehi El! Tutto bene?» chiese gioviale la voce di Louis.
Ma in che squadra giocava?
Non riuscivo proprio a capirlo: certe volte sembrava giustamente scocciato dalle sue chiamate inopportune, altre invece rispondeva e felice e passava ore a raccontarle cosa era successo. Una volta era anche stato un intero pomeriggio ad aspettare una sua chiamata.
«Si, qui tutto bene! Lo sai  che ieri io e Zayn ci siamo persi in giro per Sidney e abbiamo dovuto seminare le fan?... è stato esilarante!»
Non ce la feci più. Pensai di stare per scoppiare. Non poteva stare seriamente raccontando a quella lì la sessa cose che aveva detto a me qualche minuto prima, utilizzando lo stesso tono felice per giunta.
La serenità che avevo provato fino a quel momento andò a farsi fottere.
Ero geloso, si. Gelosissimo a dirla tutta.
Le ultime parole che rivolsi a Louis quella sera furono passi pesanti e frettolosi e il rumore della porta sbattuta violentemente.
 
«Zayn, hai da fare stasera?» chiesi appena incontrai il moro nel corridoio.
«No, veramente no - rispose quello – cosa avevi in mente Hazza?» chiese poi malandrino.
«Andiamo a ubriacarci, Malik»
«Non me lo faccio ripetere due volte, Styles»
«Ci vediamo tra mezz’ora qui. Non fare tardi»
 
La musica mi rimbombava nel cervello come se in realtà stesse suonando direttamente nella mia testa. Seduto su uno dei divani di pelle nera del privè che era stato riservato per me e Zayn continuavo a fissare il liquido ambrato contenuto nel mio bicchiere come se potesse darmi tutte le risposte che cercavo.
«Per quanto continuerai a piangerti addosso, Harreh?» sbottò ad un certo punto il moro senza ottenere da me alcuna risposta «dico davvero, amico. Lascia perdere quella checca del tuo ragazzo per stasera. Lascia perdere tutti i tuoi problemi esistenziali e lascia perdere anche quel povero jack daniel’s che guardi insistentemente da un quarto d’ora. Buttalo tutto giù e fottitene, Hazza» fissò per qualche secondo lo sguardo ambrato nei miei occhi cercandovi e trovandovi un pizzico di vita in più. Sapeva che l’unico modo per farmi reagire era usare un tono provocatorio. Le provocazioni sono sempre state il mio punto debole.
« Si vive solo una volta, Harry»
 
Bruciava, bruciava da morire, ma più scendeva giù verso lo stomaco più sentivo il bisogno di berne ancora. Ormai stavo bevendo quello che, da quanto potessi ricordare in quello stato, doveva essere  il quarto bicchiere di whisky. Bevevo. Ballavo. Bevevo ancora  e poi continuavo a ballare.
Louis era un ricordo lontano e Eleanor non esisteva più.
Tutto quello che mi interessava in quel momento era il Jack Daniel’s nel mio bicchiere. Ridevo. Ridevo a lungo. Ridevo per qualsiasi cosa. Mi sentivo così leggero e felice!
Problemi? Cosa erano  i problemi? Non esistevano problemi in quel momento. Proprio come  non esisteva Eleanor Calder.
Tutto ciò che riuscivo a pensare in quel momento era il fatto che una sola vita è troppo breve per sprecarla a disperarsi per l’amore. Pensavo che l’amore alla fine non fosse così importante, anzi, che non fosse importante per niente. L’unica cosa per cui valeva vivere mi sembrava il whisky. Il whisky e le luci stroboscopiche.
«Si vive solo una volta!» urlavo tra una risata e l’altra e Zayn sembrava pensarla allo stesso modo.
 
 Non so cosa successe esattamente quella sera. Forse ad un certo punto le guardie del corpo ci riportarono di peso in albergo sotto gli occhi di un Paul esasperato e forse tra risatine varie gli urlai «Si vive solo una volta!». Una cosa la ricordo bene però.  Ricordo esattamente lo sguardo di Louis prima preoccupato, poi sollevato e ancora arrabbiato.
 
«Dove sei stato?»
Come se non lo sapesse. Probabilmente su twitter non si parlava d’altro.
Voleva sentirselo dire. Voleva sentirsi dire che ero stato ad ubriacarmi  con Zayn perché ero geloso, perché ero arrivato al limite e perché volevo dimenticare per un po’.
Vaglielo a spiegare,però. Non riuscivo a pensare coerentemente, come pensava che sarei riuscito a dargli una risposta soddisfacente?
Avevo decisamente l’aspetto di una persona molto ubriaca. E lo ero,ubriaco. Parecchio. Troppo forse, ma non sufficientemente da non capire più un cazzo.
«Cosa vuoi, Louis?» riuscii ad articolare dopo essermi sciacquato più volte il viso con acqua fredda.
Lui, appoggiato allo stipite della porta del bagno con le braccia incrociate in modo poco virile, mi guardò storto. Si permetteva anche di guardare storto, ora!
Mi stavo innervosendo. Come si permetteva di fare l’offeso? Lui! Non aveva ancora capito che se stavo così era tutta colpa sua? Che l’avevo fatto solo per dimenticare? Che non riuscivo più a sopportare quel limbo in cui eravamo stati confinati con la forza?
Non riusciva a capire che ormai quel noi era diventato il mio inferno?
All’apparenza caldo e accogliente ma in realtà freddo, castigatore e malvagio.
«Sai cosa ti dico, Louis? Che sono stufo. Stufo di rimanere in questo fottuto armadio. È buio qui dentro e sto cominciando ad essere claustrofobico. Voglio uscire, Lou. Voglio poter stare con te. Voglio baciarti alla luce del sole. Voglio che Eleanor esca per sempre dalla nostra vita. » ‘in vino veritas’, dicevano gli antichi romani.
«Cosa c’entra adesso Eleanor?»
«C’entra e come, Louis - cominciai allora ad alterarmi - come puoi chiedermi cosa c’entri?»
«No, davvero, Harry. Non ti sto capendo! Cose c’entra lei con noi?»
«C’entra perché sono maledettamente geloso di lei. TU mi dai motivo di essere geloso di una donna,cristo! Una dannatissima donna. Louis davvero, non ti capisco a volte! Dici che mi ami, che se continui a farti vedere in giro con lei lo fai solo per noi, che non ti interessa niente di lei ma alla fine ti ritrovi sempre a ridere e scherzare con lei. Quando la chiami al telefono o ti chiama lei passate ore a chiacchierare e a ridere come se foste grandi amici, o peggio. Come se foste davvero la coppia felice che tutti credono che siate. » L’alcool mi fece sputare con una violenza inaudita tutte queste parole che per troppo tempo mi ero tenuto dentro. Mi sentivo come un treno in corsa. Probabilmente c’era anche del vapore che usciva dalla mie orecchie.
Mi guardava con gli occhi spalancati. Era sorpreso. Non avrebbe mai pensato che sarei potuto arrivare provare tutto quel risentimento. Louis non aveva messo in conto il fatto che anche io, Harry Styles, ero capace di provare emozioni diverse dal piacere. Forse ogni tanto si dimenticava del fatto che l’amore non è un gioco semplice, che in amore non esistono regole, non c’è razionalità e tutto è guidato dalla passioni.
Si poteva dire tutto di me. Che fossi imbecille,viziato, capriccioso, persino prepotente a volte. Ma che non fossi passionale proprio no. Ormai il senso di smarrimento post ubriacatura era quasi svanito e mi sentivo molto più padrone di me stesso.
« è inutile che mi guardi così, Louis. Forse mi sono illuso del fatto che mi conoscessi più di chiunque altro ma non è così. Stasera Zayn ha dimostrato di conoscermi più di te. Avevo solo bisogno di staccare la spina e lui mi ha aiutato.»
«Dobbiamo smetterla di prenderci in giro Louis. Forse dovremmo sul serio farla finita di soffrire così tanto.» 
Alzai gli occhi e incontrai i suoi blu come il cielo, lucidi e addolorati come mai li avevo visti, pronti a piovere lacrime. Non potevo farcela. Non riuscivo proprio a essere arrabbiato con lui.
Le passioni sono forti, forti quasi quanto il whisky. Ti annebbiano il cervello ma soprattutto sono incomprensibili. Proprio come il Jack Daniel’s. Bruciano. Bruciano da morire, ma c’è qualcosa che ti spinge a volerne sempre più. Ti fanno diventare irrazionale: mentre il cuore mi diceva fare la scelta gusta, di stringerlo forte a me la mente mi consigliava di fregarmene per una volta, di fargli provare anche solo un briciolo di quello che provavo io da un paio di mesi. Per una volta vinse la parte cattiva di me. Lo guardai ancora una volta negli occhi e senza trasmettergli alcuna emozione girai i tacchi e lasciali la stanza. Ancora una volta Louis Tomlinson si ritrovò a fare i conti con il rumore di una porta sbattuta.
Quella notte scoprii di essere anche maledettamente orgoglioso.
 
 
 Qualche ora dopo, bussando alla porta della sua camera, capii anche che l’orgoglio è un sentimento stupido. Fa fare cose insensate e ci rende tutti un po’ masochisti: insomma, solo un pazzo si priverebbe di qualcosa che ama con tutto se stesso per comportarsi da finto freddo. L’orgoglio non porta da nessuna parte. Io quella notte ce l’avevo una direzione, invece. Volevo sentire le braccia di Louis stringermi, volevo sentirgli dire che andava tutto bene, volevo sentirgli dire che mi amava.
Un paio di occhi rossi e gonfi mi aprirono la porta e nel giro di pochi secondi mi ritrovai stretto nell’abbraccio che desideravo.
Ero imbecille,viziato, capriccioso, persino prepotente a volte ma ero anche innamorato e si sa che l’amore può farci cambiare fino a diventare l’opposto di noi stessi.
Ero lì, di fronte al ragazzo che amavo più di ogni altra cosa armato di umiltà. Lo strinsi forte e lo guidai all’interno della stanza chiudendo con un piede la porta. Dovevamo parlare e dovevamo farlo tranquillamente ma prima dovevamo saziarci l’uno dell’altro. Era un bisogno fisico e mentale che si era annidato in ogni angolo dei nostri corpi, in ogni circonvoluzione dei nostri cervelli.
Le parole potevano aspettare mentre le mani avide non riuscivano a fare a meno di toccare ogni centimetro di pelle raggiungibile. Lo sentivo, sentivo il mio bisogno d’amore premere duro contro il mio inguine.
Mentre scagliavo la sua maglia dall’altra parte della stanza sentivo le sue dita frenetiche sbottonarmi i jeans. Mentre le mie dita scendevano lungo il suo addome spingendosi anche oltre l’orlo dei pantaloncini rossi passo dopo passo arrivammo alla testata del letto.
Le labbra ormai si cercavano. Gli occhi incatenati non avevano l’intenzione di interrompere il contatto per nessuna ragione al mondo.
Aria. Cos’era? Non lo sapevo più, ma di sicuro non era vitale come la presenza  di Louis.
 
Quando ci svegliammo la mattina successiva ci ritrovammo abbracciati e legati dalle lenzuola bianche. Dopo aver chiamato il servizio in camera  per la colazione cominciammo ad affrontare quel discorso che rimandavamo da ormai troppo tempo.
Gli spiegai con calma che non riuscivo più a vivere nell’ombra. Gli dissi chiaro e tondo quello che pensavo di Eleanor. Gli ricordai che lei non era niente per lui, che vederli insieme mi faceva male e gli confessai che a volte mi sembrava che non facesse poi tanto finta di tenere a lei più del normale.
Con gli occhi lucidi e il cuore in mano replicò dicendomi quello che pensava…
 
«Hai pienamente ragione, Harry » teneva gli occhi bassi, come se avesse paura di guardarmi dritto negli occhi  «Pensi che per me sia facile vivere in tutta quest’ombra? Pensi che provi piacere nel nascondermi, nel nasconderci dal mondo intero? Non è facile, Harry, e tu lo sai quanto me…  forse più di me » il suo tono di voce era intriso di dolore. «Sai benissimo che se fosse per me in questo momento saremmo a baciarci per strada senza importarcene delle telecamere, dei paparazzi, delle fan.»
Alzò improvvisamente gli occhi azzurri come il mare fissandoli nei miei. Erano occhi lucidi, erano occhi innamorati, erano occhi sofferenti. «Harry, vorrei solo trovare il modo di farti capire una volta per tutte che è te che amo, è te che voglio al mio fianco per il resto della mia vita.» La sincerità delle sue parole fu disarmante. «Aiutami Harry. Dimmi cosa devo fare per fartelo capire, ti prego.» finì.
«Amami Louis» sussurrai disperato sulle sue labbra.
 
Forse a volte la chiave di tutto è aspettare. Se si ha la pazienza necessaria per affrontare tutti gli ostacoli che la vita ci pone, alla fine si viene ricompensati. Anni fa ero arrivato ad un punto di non ritorno. Pensavo che non ci fosse niente più per cui combattere, pensavo di non avere nessuna speranza per ritrovare la strada della felicità, pensavo che tutta quella storia clandestina alla fine mi avrebbe portato a soccombere.
In tutti gli anni passati a nascondere agli occhi del mondo la mia relazione con Louis però ho capito che non bisogna mai lasciare che la paura di fallire si impossessi di noi impedendoci di andare avanti per la nostra strada. Se anni fa avessi mollato ora di sicuro non mi ritroverei a fissare quell’angelo dagli occhi blu e i riccioli scuri dondolare sull’altalena di casa nostra ridendo gioiosa.
«Papà guardate come arrivo in alto!» aveva urlato la sua vocina dolce come quella di Louis.
«Vedo tesoro! Tieniti forte con le mani però!» le avevo sorriso in risposta per poi stringere forte la mano di mio marito.
Esiste sempre una ragione per andare avanti. Esiste sempre un lieto fine. Bisogna solo continuare a combattere perché il vissero felici e contenti è dietro l’angolo.
  
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