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Autore: thesunflower    02/08/2012    6 recensioni
E' una storia semplice, questa. Racconta di due ragazzi che s'incontrano, s'intrecciano e s'innamorano. Più banale di così?
Tutto ha un inizio, che in questo caso è anche la fine.
Non so se darò mai un seguito a queste parole, ma lo spero vivamente.
In ogni caso, 'buona' lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è qualcosa d'inspiegabile, e lievemente inopportuno, nel modo in cui Thomas bacia la mia mano, le labbra calde sulle nocche dure e sporgenti. Sento un fremito alla base della nuca, ed alzo gli occhi al cielo, seccata.
«Lo sai che potresti restare.»
«Rebecca, per favore, non iniziare.»
Quando nomina il mio nome in quel modo teso ed impaziente, un sussurro trapela dalla mia bocca socchiusa e sollevo lo sguardo, incontrando subito il suo, le iridi scure tempestate di lentiggini gialle. Il sole calante soffia i suoi raggi scarlatti attraverso le grandi ed alte finestre che costeggiano il perimetro della stanza, raggiungendo anche i capelli di Thomas ed illuminandoli di un dolce color caramello. Mi mordo il labbro superiore, mentre osservo il profilo duro del ragazzo che mi sta affianco: il naso dritto che si lascia andare alle labbra morbide e carnose, gli zigomi alti da dove partono gli occhi grandi e lucenti, come la neve d'inverno appena caduta, e le ciglia nere, lunghissime e sottili, che rischiano di accecarmi ogni volta che mi avvicino al suo viso, per baciargli la fronte. Sento un'ombra d'angoscia risalirmi piano, partendo dai piedi e salendo – implacabile – fino al petto, stringendomi il cuore in una morsa fredda. Vorrei dirgli molte cose, che mi mancherà, che desidererò la sua bocca da impazzire, che vorrò ascoltare la sua voce allegra al mio risveglio e la sua mano calda alla sera, ma sono fatta così: più la situazione richiede parole e promesse e più la mia bocca si secca ed il mio cervello si annebbia, lasciandomi in un silenzio imbarazzante e frustante. Ora, però, in questo luogo enorme e luminoso, mi sento capita. Lui mi conosce, sa come sono. Sento le sue dita affusolate stringere le mie, in un abbraccio che vorrei non far smettere mai. Gli sorrido, lentamente, e cerco di trasmettergli – con lo sguardo malinconico ed azzurro – ciò che vorrei dirgli a voce, ciò che vorrei stampare con un inchiostro indelebile sul suo petto.
«Stai tranquilla. Non sto andando in guerra; ed in ogni caso, c'è Skype. Potremo fare delle conversazioni interessanti via webcam, non trovi?»
Mi fa l'occhiolino in quel modo che trovo irresistibile ed infantile allo stesso tempo ed annuisco, un tantino più sicura di me e della situazione che mi sta intorno.
Mi stringo nelle spalle coperte dalla leggera maglietta di cotone verde e cerco di stamparmi un sorriso sul volto, allontanando con un gesto seccato della mano un pensiero che mi attraversa la mente, come una mosca molesta. Non mi sono mai sentita così impotente e viva e costernata, mentre il suo palmo scorre sulla mia colonna vertebrale, facendo scivolare i polpastrelli sulle ossa della mia schiena piegata.
Una voce metallica si erge sui nostri tocchi e richiede attenzione, planando nell'aria come un'eco impossibile da ignorare. Thomas annuisce, gravemente, il mento abbassato di qualche millimetro e coperto da una scura e corta peluria. Gli passo una mano sulla barba, controllando il tremore che mi sta per avvinghiare. Quando lui si alza, i jeans chiari gli cadono dai fianchi in una mossa che – già lo so – tormenterà i miei sogni da stanotte in poi; cerco di stargli dietro, seguendo con gli occhi il suo corpo in movimento e la valigia blu notte che cammina al suo fianco, obbediente e pesante. Arrivato al check-in, si gira e mi avvolge in un abbraccio che sa di caldo e di casa, ed il suo profumo mi inebria le narici, innalzandosi fino ad un punto indecifrabile della mia testa.
«Quanto mi mancherai, Welsh. Il tuo broncio mi perseguiterà notte e giorno, già lo so.»
Sorrido di gusto e sorpresa, sentendo dalla sue labbra le stesse tre parole che ho pensato io, un attimo prima.
«Divertiti. E cerca di non fare troppo casini, in mia assenza.»
Mi alza il viso con l'indice ed il suo sguardo è incredibilmente serio e pesante da sostenere. Io annuisco, debole e silenziosa. Mi alzo sulla punta dei piedi e lo raggiungo con le labbra, cercando di essere ferma e decisa nel gesto. E' uno strano modo di conversare, alle volte, un bacio. Può essere più eloquente di mille parole e più tagliente di mille schiaffi.
Quando la voce metallica risuona nuovamente, questa volta con una certa allerta, Thomas si stacca, mugugnando appena.
«Sei così silenziosa, oggi, Rebecca. Ma quando vuoi sai farti capire alla perfezione.»
Mi sorride luminoso ed il suo viso, nella luce asettica dell'aeroporto, i capelli ricci che gli ricadono sulla fronte, mi appare come la cosa a cui tengo di più al mondo. La sua mano si stacca dalla mia schiena con difficoltà e si dirige immediatamente alla testa, domando la chioma ribelle. Annuisce, negli occhi neri una promessa troppo importante da essere trasformata a parole. Io gli sorrido di ricambio, provando una morsa allo stomaco nel vederlo allontanarsi da me e dal mio corpo piccolo e malinconico. Ad un certo punto, quando penso di stare per scoppiare a piangere, si gira e mi fa l'occhiolino, come al suo solito, ammiccante e bellissimo. Io scoppio a ridere, istintivamente, e mi porto una mano sugli occhi, per proteggermi dai raggi rossi del crepuscolo. Dopodiché, gli urlo ciò che mi è rimasto celato nel petto per tutto il giorno, viaggiando assieme a me nel taxi giallo e sporco.
«O'Connell, io ti aspetterò. Sempre.»
Non saprò mai se mi ha sentito, la sua schiena è così rilassata ed elegante sotto la camicia a scacchi. Lo vedo scomparire dietro ad una porta d'acciaio, ed il trolley lucido è l'ultima cosa che vedo, prima di voltarmi e tornare a casa.
Stanotte sarà difficile addormentarmi, ma sono alquanto fiduciosa, nonostante la partenza del ragazzo che amo. La mia pelle sembra già reclamare la presenza di Thomas ma io la ignoro, risalendo sullo stesso taxi giallo e sporco di pochi minuti prima.

  
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