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Autore: MrYamok    02/08/2012    0 recensioni
Maka vive in un mondo come il nostro, e, ogni mattina, scruta dalla finestra della sua camera per accertarsi che un grande pianoforte a coda nero sia sempre nello stesso posto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Black wood among the ruinsParte seconda

Let's fly away~

 


 -A chi diavolo serve una stupida cosa chiamata “Amore”, huh! Non certo a me!- dici scocciata –Non certo a Maka Albarn.
È come un traino, e tu sei il bue.
Dici così, forse per alleviare quel peso che per poco non ti fa perdere i sensi.
Un maledettissimo traino, maledettamente pesante. Eccessivamente pesante.
E tu non sai come fare, a togliertelo di dosso.
Ti fermi per strada, con le mani infilate nelle tasche del giaccone, e il bavero che ti copre la bocca dal frantumarsi.
-Nevica.- mormori. È Novembre, ma di solito non nevica in questo periodo.
Sarebbe più razionale che nevicasse a Dicembre, ma forse è solo l’illusione che hanno tutti; come se a Dicembre dovesse nevicare per forza! 
Pensieri… nient’altro.
Che sto pensando?, ti chiedi.
-Ma cosa sto facendo?- dici, quasi a ripeterti, il più debole possibile, –Perché sono scappata? Soul…-, intenta a guardare il cielo da una pozzanghera.
Ti chini per terra, avvolgendo le braccia intorno al petto, e stringi, finché non gridi per lo sforzo e per il dolore. Allora ti rialzi in piedi e ti rimetti a vagare controcorrente nella folla.
-Non mi serve, non mi serve, non mi serve…- 


Rumore. Sentiva rumore, intorno a lui.
Non capiva. Cos'era successo, perchè la gente lo fissava così strano e perchè il cielo sembrava così argentato quel giorno.
Le nuvole si muovevano, così dolcemente; gli parevano panna.
Scorrevano lungo il cielo, lasciandosi dietro un delizioso profumo, e disegnavano dolci prelibati e sogni di bambini mai viziati.
Perchè era per terra? Ah, giusto...
-Vedi di ricordartelo bene, idiota!-
Quando Maka era scappata in mezzo agli studenti stupefatti, lui aveva dato di matto.
Matto? Non era forse già matto sin dall'inizio?
-Sfigato malato...-
Già, era così che la gente lo vedeva: come uno sfigato malato.
Avevano paura. Però erano anche irrimediabilmente attratti. La pazzia è contagiosa, dopotutto.
Soul si rialzò lentamente, mentre qualcuno provava ad aiutarlo.
Una ragazza.
-Tranquilla. Ce la faccio.-
-No, invece. Dammi il braccio.-
-Davvero, tutto a posto.-
-Senti un po', carino. Hai appena ricevuto un destro dalla persona sbagliata con cui dovevi sfogarti, non credo che tu sia molto lucido. E come se non bastasse hai spezzato il cuore alla mia amica, per cui, se provi a dirmi un'altra volta che non ti devo aiutare, ti do volentieri un sinistro per completare l'opera.-
-Huhu, davvero diretta.-
-E non hai visto niente.- disse Blair ironica.
Soul riuscì a mettersi finalmente in piedi, mentre si appoggiava alla ragazza.
La folla si diradava, e restavano solo loro due sullo sterrato. E la moto.
-Ah, la moto...-
-Te l'hanno rigata.-
-Perfetto.- ridacchiò Soul -Perfetto...- 


Che cosa stai cercando così disperatamente? 
Da qualche parte, nel tuo animo, sai di non essere l'unica a cercare. Sai di non essere l'unica folle ragazzina che legge libri senza fine, addormentandosi su di essi, o che annusa l'odore della colla lungo le rilegature. 
Sai anche, che in quella strada di città impetuosa non sei sola; e in effetti è proprio così. 
È pieno inverno, e quelli che scorrono di fianco a te sono orde di impiegati rassegnati, che si riversano nelle strade labirintiche, e piene di smog. 
E tu cammini, imperterrita, dopo un'allucinante conversazione con un teschio di Homo Sapiens. Sei uscita di fretta, impettita, come se fossi stata costretta a fare qualcosa controvoglia.  
Da piccola ti ricordavi di odiare i broccoli: una volta te li avevano fatti mangiare a forza, con tuo padre che ti imboccava, e dopo cinque secondi li avevi rigurgitati insieme a tutto il resto. Non avevi più mangiato broccoli in tutta la tua vita. 
E ora l'unica cosa che ti viene in mente è Soul. Chi era Soul? Da dove veniva? Chi era veramente
Ma questo, nessuno sembra saperlo. In qualche modo, immagini che la risposta sia custodita dentro il suo pianoforte, come se fosse un cassetto della sua anima. 
Dopo quel pomeriggio al cimitero di Saint Creek, eri rimasta come immobilizzata da una patina su tutto il corpo che ti avevano soffiato addosso. 
Avevi visto qualcosa, nel suo modo di suonare, di affascinante e, come se i fulmini potessero cadere in una giornata senza nuvole, era stata colpita in pieno, e ti eri innamorata. 
Chi lo sa perchè. Forse non ne esisteva veramente uno di “perchè”, forse non devi neppure cercarlo. 
E allora ti aggiri, come un'anima in pena, nel quinto girone dell'inferno cittadino, e fai finta di cercare. 
Immagini che prima o poi, da quella folla scorrente, spunteranno dei vividi capelli bianchi; e allora   avrai un tuffo al cuore. 
Guarderai in quella direzione, ma le persone ti travolgeranno, mentre tu gridi disperatamente -Soul!-, e allora lui si girerà, ti vedrà, e sorridendo ti verrà incontro, aprendo la folla come fosse una tenda. 
E allora vi bacerete, senza sapere bene come fare, perchè d'altronde voi non avevate mai baciato prima nessuno seriamente. 
Un bacio, come quelli dei film in bianco e nero che guardi con un cuscino abbracciato al petto e il cuore in gola. 
-Oh, mi scusi.- 
Qualcuno ti ha urtata; ti sei fermata in mezzo alla folla. 
Tiri su col naso, e non ti importa che tu stia per metterti a gridare lì in mezzo, perchè tanto ti prenderanno per pazza o per una poveretta malconcia. 
Alzi il viso al cielo e cominci a urlarlo. E come antilopi, tutti si voltano, ma continuano a camminare. 
Continui a urlarlo, come un parola magica, come una parola d'ordine. Forse può davvero accadere una magia o aprirsi una porta anche nella realtà; non lo sai. 
-AH, ECCO DOV'ERI!
Ti prendono il polso e ti strattonano. Alzi il viso, rosso e martoriato dal pianto e ti rimetti a piangere più forte di prima. 
Soul ti sta trascinando per la folla a forza, come se tu fossi una bambina capricciosa. 
-Lasciami, idiota!- gli sbotti piangendo, ma non ti fermi. 
-Ah, sorellina! Non sai quanto ti ho cercato! Non devi più allontanarti per comprare il gelato da sola, te lo compro io!- e scoppia in una risata fragorosa. 
Tu invece continui a lasciare goccioline salate sull'asfalto nero, mentre ripeti un po' il suo nome e la parola idiota, come fosse un cognome. 
Uscite da quella strada stracolma e finite lungo un parcheggio pieno di auto usate e nuove. 
Ti prende per i fianchi, senza che tu te ne renda conto, e ti mette sul sedile della sua moto ridicolmente arancione, poi ti infila un casco malamente e infine sale anche lui. 
Partite con una sgommata, e se non fosse per il busto di Soul cadresti all'indietro, ma riesci ad afferrarlo in tempo. 
Eppure, anche se lo abbracci più del dovuto, anche se ti appoggi alla sua schiena, incredibilmente larga, non sai smettere di singhiozzare, e un po' ti viene da ridere. 
Rimani un po' incerta, se buttarti su una risatina amara o ricadere nel pianto libero, e in effetti non sai deciderti; fai un po' uno, un po' l'altro. 
Infine rimani in silenzio, con solo il rumore assordante e fastidioso del motore della moto che ti rimbomba nelle orecchie. 
Noti, che è verde, ma che la moto è ferma, e allora mormori sperando di essere sentita -Soul, è verde.- e la moto riparte subito, come attraversata da una scossa. 

 

 
   
 
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