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Autore: Christine23    02/08/2012    9 recensioni
Si disse che Draco Malfoy fosse finito ad Azkaban perché colpevole di aver amato troppo. Di un amore malato e lancinante. Di quelli che ti logorano e ti consumano lentamente il cuore fino a lacerare la tua stessa essenza.
Altri, per lo più, si limitarono a dire che il giovane Malfoy avesse perso la ragione.
Vi furono anche quelli che mostrarono sentimenti di pietà verso il folle: i più spregevoli.
Vittima tra le vittime. Era questo Draco Malfoy.
Una pedina, un burattino del destino, manipolato e comandato da una mano invisibile, che aveva messo in scena la più grande tragedia di tutti i tempi.
Di cui l’indiscutibile protagonista altra non era stata che l’impietosa gelosia.
Seconda classificata al Contest "I'm forever yours, FAITHFULLY" indetto da Psiche_ sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Nickname: Labyrinthum
Titolo: This is not a story about forgiveness
Personaggi: Draco/Hermione, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Harry Potter

Genere: drammatico, angst, triste
Capitoli: prologo, primo capitolo e secondo capitolo.

Avvertimenti: OOC.
Rating: arancione
Nda: penso che questa sia una storia terribile sotto ogni punto di vista. È pessimistica, priva di un qualsiasi messaggio positivo. Ho voluto appositamente non approfondire il rapporto di Draco e Hermione, non raccontare il loro innamoramento e le ragioni per cui questo è avvenuto, per spostare l’attenzione su altri temi portanti della storia; quali la vendetta, l'ossessione, la gelosia e la morte.  Doveva essere cruda e diretta,  perciò spero di essere riuscita nel mio intento. Ho menzionato Blaise Zabini come Mezzosangue. Non so quale sia l'effettivo status del personaggio, ad ogni modo ho segnalato l'OOC.
Introduzione:
Si disse che Draco Malfoy fosse finito ad Azkaban perché colpevole di aver amato troppo. Di un amore malato e lancinante.  Di quelli che ti logorano e ti consumano lentamente il cuore fino a lacerare la tua stessa essenza.



 

 

This is not a story about forgiveness

 

 

Prologo

 

 

 

 

Il corpo di Desdemona era ancora caldo, quando Otello alitò sul suo candido collo. Le mani tremavano, incontrollabili, madide di sudore e sangue.
Eppure non vi erano macchie scarlatte su quella pelle lattea. Giaceva sul letto, beata, come una Madonna; i riccioli dorati le incorniciavano il volto dall’aspetto angelico e ricadevano composti, come cascate schiumose, lungo il petto, come se nessun essere umano sulla terra avesse mai avuto l’impudenza di violarla col suo tocco.
Era splendida. Splendida e terribile.  Nemmeno la morte era riuscita ad intaccare la sua bellezza. Non erano rimasti segni della disperata lotta. Era un quadro immortale per i semplici occhi mortali di Otello.
Fissò le proprie mani, imbrattate di sangue. Sangue che solamente lui poteva vedere.
Sarebbe stata sua per l’eternità, nessuno avrebbe più potuto infettarla con mani indegne. La sua bellezza e la sua giovinezza non sarebbero mai appassite.
Accarezzò le sue guance, una volta deliziosamente rosee, e si chinò sulle labbra per suggellare la sacra promessa con un bacio.
Presto l’avrebbe raggiunta e sarebbero stati di nuovo insieme. Per sempre.
Afferrò il pugnale che teneva accuratamente nascosto nel lembo dello stivale e sorrise di follia.


Vi prego, quando narrerete questi tragici avvenimenti, parlate di me quale io sono; non attenuate nulla, non scrivete nulla per malizia. Dovrete dire allora di uno che amò senza saggezza, ma con troppo amore, di uno non facile alla gelosia, ma che istigato, giunse alla follia estrema. Di un uomo la cui mano, come farebbe un povero indiano, gettò via una perla più preziosa di tutti i suoi tesori.

[Otello. W. Shakespeare]

 

 

 

Si disse che Draco Malfoy fosse finito ad Azkaban perché colpevole di aver amato troppo.
Di un amore malato e lancinante.  Di quelli che ti logorano e ti consumano lentamente il cuore fino a lacerare la tua stessa essenza.
Altri, per lo più, si limitarono  a dire che il giovane Malfoy avesse perso la ragione.
Vi furono anche quelli che mostrarono sentimenti di pietà verso il folle: i più spregevoli.
Vittima tra le vittime. Era questo Draco Malfoy.
Una pedina, un burattino del destino, manipolato e comandato da una mano invisibile, che aveva messo in scena la più grande tragedia di tutti i tempi.
Di cui l’indiscutibile protagonista altra non era stata che l’impietosa gelosia.
Erano in pochi, però, a conoscere tale versione dei fatti.
E questi l’avrebbero taciuta fino alla fine delle loro miserabili vite.
«Malfoy, hai visite» annunciò una guardia, percuotendo le sbarre della cella con un bastone.
Draco non si voltò nella sua direzione, rimase accovacciato sul letto logoro con le gambe raccolte al petto, assorto nei propri pensieri.
Un labirinto circolare, privo di ogni via di fuga, iniziante e terminante nello stesso identico punto.
La cella si aprì: la persona che entrò fece ridondare elegantemente il ticchettio delle proprie scarpe, sicuramente munite di tacchi.
«Non vieni a salutarmi?» emise una voce femminile dal tono mellifluo.
«Che diavolo sei venuta a fare qui?» soffiò di rabbia Draco, che doveva aver già capito l’identità della visitatrice.
Daphne Greengrass era avvolta in un cappotto che la copriva fino alle caviglie. Questo lasciava intravedere solamente le scarpe rosse - il colore del sangue - che indossava; il cappuccio era adornato da una pelliccia bianca di aspetto regale, mentre le mani erano coperte da lunghi guanti dello stesso colore.
I capelli erano raccolti in uno chignon, dal quale sfuggivano due boccoli, le cui punte sfioravano l’altezza del seno.
I lineamenti del suo viso erano dolci, talmente perfetti da sembrar esser stati scolpiti da uno scultore greco; nessuno avrebbe potuto accostare quel viso a quello di un demonio.
«Io posso farti uscire, Draco. Basta che tu dica una parola e sarai un uomo libero» in un attimo gli fu alle spalle, accarezzandogli lascivamente il collo con la punta dell’indice.
Draco le artigliò il polso con violenza, non curandosi dei suoi gemiti di dolore, e si girò di scatto.
«A che prezzo?» sibilò a denti stretti, annebbiato dall’ira.
«Sai bene quale» replicò lei in tono piccato, strattonandolo per liberarsi.
Draco non la lasciò andare, aumentò dolorosamente la forza con cui teneva stretto il suo polso, e la trafisse con occhi impregnati di disprezzo.
«Preferirei baciare un Dissennatore piuttosto che venire a letto con te» veleno puro uscì dalle sue labbra, accompagnato da uno sputo in piena faccia che evidenziò ancora di più il disgusto che provava nei suoi confronti.
Gli occhi celesti di Daphne tremarono, rossi di collera, e sarebbero stati colmi di lacrime, se solo lei fosse stata una creatura in grado di piangere. Di piangere realmente, non per recitare una parte.
«Che tu marcisca all’inferno» i tratti del suo viso, prima eleganti e composti, divennero deformati a tal punto che Draco credette di aver di fronte a sé la moglie di Satana in persona.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- L’immagine iniziale non è opera mia, è stata realizzata da Hakigo, che è davvero bravissima con il Photoshop (pubblicità time)
- Per il prossimo capitolo dovrete aspettare Lunedì.

 

   
 
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