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Autore: alicerovai    02/08/2012    4 recensioni
Un'intensa nebbia angoscia gli abitanti di Duckburg. C'è paura, malinconia: è come se dovesse accadere qualcosa, ma nessuno riesce a capire cosa. Un agonia terribile attanaglia tutti.
Cosa accadrà? Riusciranno a ritrovare la luce?
Nota: i personaggi sono visti come umani. Di conseguenza le emozioni sono più intense, più reali.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre Amelia, inseguita da Christine, teneva la mano serrata con la numero uno racchiusa al suo interno, l'auto di Goldie riportava al deposito Scrooge e Battista.

Il maggiordomo malediceva la limousine in panne lasciata in mezzo alla neve non poco distante dalla fattoria, e ricordava con dannazione l'ultima volta che non aveva potuto portarla a fare la revisione.

Non era dispiaciuto per la macchina in per sé, bensì per sé stesso, che in quel momento si sentiva terribilmente a disagio, come poche ore prima quando Goldie l'aveva fatto salire in auto.

Se la limousine non si fosse guastata, a causa della mancata revisione, lui ora sarebbe stato nella sua auto con Scrooge, tranquillo e a suo agio.

Quel silenzio, invece, gli tamburava le orecchie e lo faceva rodere d'imbarazzo.

Non parlano.

Non dicono niente.

È peggio di tutto, questo silenzio!

Se parlassero sarebbe un po' meglio.

E invece...!

In più c'è questo Edward che fischietta... Dio come lo odio.

Ma come fa?!

 

 

« Dove andrai adesso? »

Battista si tirò su di colpo e guardò Scrooge, che aveva appena parlato.

Sia ringraziato il cielo...!

Goldie, come Battista, non si era aspettata questa domanda.

Ma non si volle dimostrare sorpresa. Tornò ad avere lo sguardo ghiaccio di sempre.

« Io... tornerò nel Klondike. Dove vuoi che vada. » le si era seccata la gola, d'improvviso.

Evitò lo sguardo di Scrooge, che abbassò il proprio immediatamente. « Già. Che domanda stupida. »

Goldie lo guardò con la coda dell'occhio. Capì che aveva sbagliato tono.

« No, non era una domanda stupida. Era una domanda ovvia. »

Scrooge alzò lo sguardo.

Il resto del viaggio, con sommo dispiacere di Battista, proseguì in silenzio, interrotto solo dall'imbarazzante fischiettio di Edward e dei clacson delle altre auto quando entrarono in città.

L'autista di Goldie, senza mai smettere di fischiettare, parcheggiò precisamente davanti alla porta del deposito.

Battista aprì subito il suo sportello e ne uscì velocemente, andando a suonare con impazienza il campanello, sperando che Miss Quackfaster si sbrigasse ad aprirgli.

Scrooge rimase alcuni secondi in auto.

I due si guardavano senza trovare delle parole da dirsi.

A Scrooge ne vennero in mente solo due, per niente adatte alla situazione.

« Buon Natale » piegò gli angoli della bocca ma tornò subito serio.

Indugiò ancora un secondo, per poi uscire dallo sportello lasciato aperto da Battista.

Goldie non disse nulla. Lo osservò scendere dall'auto e entrare nel deposito.

Edward smise finalmente di fischiare e le rivolse la parola.

« Direzione aereoporto, signora? »

Goldie rimase in silenzio.

 

 

 

 

 

 

« Ecco qua, Brigitta »

Daisy finì di sistemare il cuscino dietro la testa dell'amica, che la stava guardando tristemente.

« Non dovevi disturbarti... » mormorò con voce roca.

« Sssh! Non parlare, non sforzarti. E io non mi sono affatto disturbata, credimi se te lo dico »

Brigitta sorrise appena. « Non ho... salutato nessuno. Nemmeno... Scrooge »

Daisy tornò seria. « Non pensare a lui, ora. Non pensare a niente. Dormi e basta... fra un po' è Natale e devi essere felice »

Brigitta si sentì un groppo in gola. « Non dirmi che è Natale, ti prego. Non...dirmi niente. »

Daisy le accarezzò una guancia, sistemandole un ciuffo ribelle.

« D'accordo, Brigitta. Buona notte » le sorrise per un'ultima volta, poi si alzò, e lentamente andò a spegnere la luce.

Brigitta rimase a occhi chiusi nel buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Presto, Gennarino! »

Amelia stringeva sempre di più la numero uno, andando a una velocità supersonica.

Sapeva bene che quella che stringeva nella mano era la cosa che più desiderava a questo mondo, e che non le ci sarebbe voluto niente a cambiare direzione, verso il Vesuvio, dove senza essere per una volta rincorsa da Scrooge avrebbe potuto fonderla per diventare la donna più ricca della Terra.

Ma non era quella la volta, non era quella l'occasione.

Quella volta la numero uno sarebbe tornata a Scrooge, per mano sua, e sua soltanto.

Perché c'è il tempo per il bene e il tempo per il male, e lei sapeva che non sarebbe stato giusto derubare Scrooge quella sera stessa... Giusto, concetto che Christine non conosceva, perché come Amelia le aveva detto prima, era spietata...

All'improvviso la scopa di Amelia traballò.

Era quasi sopra a Duckburg, e il deposito era poco lontano.

Ma Christine voleva la numero uno ed era disposta a tutto pur di averla nuovamente fra le mani.

Amelia andava giù, senza riuscire a capire perché la sua scopa non rispondeva più ai suoi ordini; per fortuna ricordò velocemente un incantesimo che avrebbe liberato la sua scopa dalla maledizione che le aveva scagliato Christine, che evidentemente era molto vicina.

La scopa tornò a volare normalmente e Amelia non si fermò per bloccare Christine, proseguiva per la sua strada.

Ma la voce di Christine le girava intorno.

« E sarei io quella spietata? Tu sei una disonesta! Mi hai rubato la numero uno con uno sciocco stratagemma! » la sentiva tuonare attorno a sé.

« Uno stratagemma che ha funzionato, mi sembra! » ribatté Amelia, cambiando improvvisamente direzione, con un taglio netto ad angolo retto verso destra, per poi andare sempre verso il deposito.

Le due non si vedevano. Ma si lanciavano incantesimi alla cieca, ed è il metodo più pericoloso di tutti. Un incantesimo può colpirti senza preavviso magari in un punto debole, magari no, non lo puoi sapere.

« E poi, sì, tu sei una spietata e io non sono una disonesta! Io non ho avuto la vigliaccheria e la faccia tosta di derubare Scrooge in una serata così! Sapevi che era distratto... sapevi che avresti avuto vita facile e che stasera sarebbe risultato semplicissimo rubarla. Sei una vigliacca... »

Un incantesimo mancò di un pelo Amelia, che rabbiosa non cambiava direzione.

 

 

 

 

 

 

 

« Signora, mi devo avviare all'aereoporto di Duckburg? » ripeté Edward, perplesso.

Goldie continuò a rimanere in silenzio, stavolta guardando la città immersa nella notte.

Sospirò piano, pensierosa.

« Che data è oggi, Edward? » chiese poi.

L'autista rimase un po' interdetto. « Oggi... oggi è il 10 dicembre, signora. »

Goldie spostò lo sguardo dagli alti grattacieli alle villette illuminate, sempre in silenzio.

Pensava.

Passarono molti secondi prima che Edward, un po' spazientito, ripetesse la solita domanda.

« Mi scusi signora, ma cosa devo fare? »

Goldie sussultò lievemente, da quanto era rimasta assorta nei propri ricordi.

« Io... » tornò a guardare il deposito.

Strinse la labbra e si convinse.

« Edward, tu puoi andare » disse, aprendo lo sportello della macchina e uscendone.

L'autista si voltò, senza capire.

« Ma... andare dove? E lei, dove sta andando? »

Goldie non gli rispose, era già alla porta e stava suonando il campanello.

Edward sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.

« E mo' che faccio? » sbuffò ancora, mettendo in moto l'auto.

 

 

« C'è Goldie Glittering qui fuori. Credo voglia entrare » disse con discrezione Miss Quackfaster a Battista, già in camicia da notte pronto a dimenticare quella serata.

Il maggiordomo chiuse gli occhi, alzando la testa verso il soffitto.

Poi, lentamente, si voltò e guardò la segretaria, senza dire nulla.

« Non credo che riuscirai a mandarla via. Falla entrare, no? » disse poi.

« Mi sto chiedendo se il principale... »

« Il principale la farebbe entrare, lo sai benissimo »

Un attimo di silenzio.

« Tu cosa pensi? »

Battista aggrottò le sopracciglia. « In che senso? »

« Voglio dire, secondo te cosa vuole? »

Battista rise piano.

« Non farmi domande retoriche, per favore. Falla entrare... e poi vai a letto. Non dovrai far altro »

Miss Quackfaster si morse il labbro inferiore, sorrise e fece entrare Goldie.

 

 

 

Scrooge era stanco.

Già in veste da notte, era pronto a farsi una bella dormita, deciso a dimenticare tutto, ben consapevole che il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare tutto e tutti.

Cercò di non pensare a Goldie, ignorando il fatto che la stessa stava salendo di corsa le scale per andare da lui.

La porta si aprì di colpo spaventandolo, e con sua somma sorpresa vide Goldie, che si fermò un attimo sulla soglia.

I due si guardarono per pochi secondi, poi Goldie gli corse incontro e lo baciò con passione.

Quando smise, Scrooge la guardò sconcertato.

« Goldie...? »

« Scrooge, io... ti ho mentito »

« Su cosa? »

« Non me ne tornerò nel Klondike. Non ora. Non posso farlo »

Scrooge la spinse delicatamente più in là, staccandola da sé.

« Cosa sei venuta a fare qui? » le domandò improvvisamente freddo.

Il tono di voce colpì Goldie, che in un attimo ritrovò tutta la rabbia e la tenacia della sua gioventù.

« Oh, nulla che ti riguardi » disse fra i denti e con i pugni stretti. « Anzi, adesso me ne andrò. Scusa il disturbo. » le lacrime le erano quasi salite e sentiva come un pugno nella gola. La rabbia era così tanta che non sapeva contenerla.

« Ma prima, » disse avvicinandosi a lui, « questo è per te! » e gli tirò un forte schiaffo.

Con una smorfia addolorata si voltò, decisa ad andarsene per sempre.

Scrooge, massaggiandosi la guancia dolorante, la guardava.

Troppe volte l'aveva vista andare via, troppe volte aveva sbagliato su di lei, troppe volte aveva commesso errori di cui tuttora si pentiva.

Tutti quegli anni erano passati a vuoto, e questa era la sua ultima occasione e lo sapeva.

Strinse i pugni.

Al diavolo!

Fermò Goldie per un braccio, lei si voltò, le prese il volto fra le mani e la baciò.

Lei ricambiò.

Dimenticarono la nebbia, la neve, il freddo, la città spenta, le lacrime, la festa, il Natale, la tristezza, la rabbia, la notte, l'autista, il maggiordomo e la segretaria, il deposito, tutto, ogni cosa, ogni attimo fu dimenticato per concentrarsi su quel momento, per viverlo a pieno.

Si amavano come non accadeva da tempo, in quella sera nella Valle del Fosso dell'Agonia Bianca, come fosse la prima volta, e in effetti lo era, era la prima volta dopo tanti anni.

Si desideravano con la consapevolezza che così facendo tutto sarebbe andato distrutto, appena gli altri li avessero scoperti.

Scrooge, mentre teneva per la vita Goldie, in piedi e con il letto alle spalle che gli sembrava così vicino, così dannatamente vicino, pensò a Brigitta, alle sue lacrime, agli anni in cui l'aveva conosciuta, pensò alla promessa che le aveva fatto giorni addietro, pensò di averci creduto davvero, e tuttora ci credeva ma in quel momento non riusciva a fermarsi, non poteva e non voleva farlo.

Pensò a Donald, ai suoi nipotini, e in un angolo remoto della sua mente si chiese cosa avrebbero pensato di lui, pensò alle sue sorelle, a sua madre e a suo padre, pensò a quei giorni tristi e solitari, in cui pensava proprio a lei, a Goldie, in quella buia villa. Pensò alla lettera lasciata nella neve, pensò al ricciolo di capelli d'oro tenuto dentro l'enorme baule, pensò che forse l'indomani sarebbe finito il mondo, ma che a lui non gliene importava, perché lei era l'unica cosa che gli era mancata e adesso l'aveva, lì davanti a sé.

Caddero sull'enorme letto, ormai certi di non poter più tornare indietro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Daisy aveva sentito Brigitta piangere.

Aprì la porta della sua camera e accese la luce, correndo a vedere cosa stava accadendo alla sua amica.

Brigitta si era rintanata sotto le coperte, tremante. Singhiozzava.

« Brigitta, che succede? Dimmi tutto... » Daisy si sedette sul letto, sorridendo paziente.

« Daisy, cosa mi sta accadendo? Prima... prima non piangevo! Andavo avanti e ce la facevo, non mi arrendevo, mentre adesso, adesso è come se mi fosse crollato il mondo addosso. Non mi interessa più nulla, nemmeno della nebbia, vorrei solo che Scrooge non si fosse dimenticato di me. Perché è così, lo so che è così! E... e poi... » si voltò, mettendosi a sedere. Daisy vide una lacrima scenderle sul volto.

« … Ho come la sensazione che sta accadendo qualcosa, in questo momento, al deposito. Non è un attacco dei nemici, non è nulla di malvagio, ho solo la certezza che se lo verrò a sapere starò male io, e io soltanto. Oh, Daisy... vorrei tanto che non fosse accaduto nulla stasera! Vorrei tanto poter tornare indietro! »

La bionda ruppe in pianto, tenendosi il volto fra le mani e tremando dai singhiozzi.

Daisy la abbracciò, non trovando alcuna parola per poterla consolare.

« Brigitta... io posso solo dirti che dovresti riposare e per stanotte dimenticare tutti e tutto. Al mattino ti sentirai meglio e se vuoi, andremo dallo zio per capire cosa sta accadendo »

Brigitta si liberò dall'abbraccio, scuotendo la testa fortemente. « No, io non voglio sapere cosa sta accadendo! Non andrò al deposito, so che per il mio bene non devo andarci. E domattina nulla cambierà, ci sarà sempre la solita nebbia, sempre il solito freddo! È finita, Daisy! Rassegnati! Sono stanca di combattere! Tanto... stanca... »

Daisy adagiò Brigitta sul letto, dicendole di dormire, sebbene anche lei avesse uno strano presentimento.

Quando chiuse la porta della camera, notò dalla finestra del salotto che strane luci volteggiavano in cielo, come fossero incantesimi. Ma non riusciva a vedere nessuno, perciò decise di tornarsene in camera propria a dormire una volta per tutte.

 

 

 

 

 

« Zio, non vieni a letto? »

Donald si voltò distrattamente.

Huey, Dewey e Louie lo stavano guardando, già in pigiama.

Sorrise e annuì.

« Andate a dormire, ora arrivo »

Udì i loro passi farsi sempre più lontani e sentì la porta della loro camera chiudersi.

La radio mandava musica, i giornalisti facevano finta di nulla.

Ma la nebbia gli pareva aumentata, e la sua inquietudine con essa.

Fissava, con i gomiti appoggiati sul davanzale della finestra, il deposito e quella luce che si era improvvisamente spenta nell'ufficio dello zio.

Alzò lo sguardo al cielo, a cercare stelle che non c'erano.

Si domandò se erano ancora oltre quel muro di nebbia, belle come sempre, oppure erano svanite così come tutte le sue speranze. Si domandò della luna, chiara e lucente luna.

Si domandò del bellissimo cielo blu e delle bellissime nuvole bianche, si domandò degli uccelli, delle aquile, persino delle zanzare.

Si chiese dove erano finiti gli uccelli, se erano in salvo al di là della nebbia, se mai c'era un al di là, si chiese dove sarebbero finiti loro, poveri e miseri umani, che tanto si gonfiavano il petto ma che poi, con niente, gli si sgonfiava subito, si ripiegavano su sé stessi intimoriti e tremolanti.

Senza smettere di guardare il cielo si immaginò i mille modi in cui il mondo, l'umanità poteva avere fine. Pensò a tutti i film che trattavano l'argomento e gli vennero immagini di guerra, bombe atomiche, esplosioni, fuoco. Ma nessuno aveva parlato di nebbia e di freddo. Qualcuno aveva sì detto che fra milioni di anni il mondo si sarebbe prima riscaldato e poi raffreddato per morire, ma erano milioni di anni, nessuno aveva parlato di Natale, di inverno, di neve, di nebbia.

Sentì l'impulso di voler rompere qualcosa, dalla rabbia che aveva per gli umani e per sé stesso, che aveva riso all'inizio di quel tunnel, non credendoci.

Stupido! Stupido, stupido!

Quando imparerai?

Quando impareremo?

Mai!

Siamo destinati a ripetere gli stessi errori all'infinito!

Passandosi la mano fra i capelli, con una smorfia dipinta sul volto, batté forte il pugno sul davanzale, stringendolo.

Scosse la testa.

Poi una luce gli apparve davanti, in cielo.

Alzò la testa, ma era tutto di nuovo grigio.

Un'altra luce.

Un'altra, e un'altra ancora!

Donald strinse gli occhi per poter vedere meglio.

Erano sopra il deposito.

 

 

 

 

Un incantesimo colpì in pieno petto Christine, pietrificandola a mezz'aria. E siccome la pietra non è leggera, la strega, con tanto di scopa, cadde giù.

Amelia modificò l'incantesimo che le aveva fatto assicurandosi che quando sarebbe caduta non si sarebbe perlomeno frantumata in mille sassolini. Non le andava di averla sulla coscienza, avrebbe fatto i conti con lei dopo aver rimesso la numero uno al suo posto.

Così si avviò al deposito, decisa a mettere fine a quella vicenda.

 

Quando la strega si trovò davanti alla finestra da cui sarebbe entrata, si ricordò dell'allarme anti strega creato da Archimede.

Non se ne preoccupò, perché sapeva di essere in buona fede e avrebbe spiegato tutto con orgoglio a Scrooge.

Una sensazione strana la pervase quando entrò nel deposito, nel buio e nel silenzio delle stanze che conosceva ormai da anni, ma che stavolta avrebbe attraversato tranquillamente, con la numero uno nella mano, pronta a metterla nella sua teca, quella teca che tante volte aveva sollevato per prelevare proprio l'oggetto che ora aveva in mano.

Camminava al buio senza vedere dove metteva i piedi, ma un po' di luce riusciva a filtrare dalle poche finestre che c'erano e non ci fu bisogno di rischiare usando la magia.

Era al piano di sopra. Sotto i suoi piedi c'era un tappeto che non ricordava. Passò davanti alle porte delle camere, ricordò che quella di Scrooge era la terza prima delle scale che scendevano.

Vi passò davanti, silenziosamente.

Pensò di svegliarlo, così per dargli la moneta nella mano, e nemici come prima. Avrebbe evitato di far scattare l'allarme, di fare un gran baccano inutile e soprattutto di dover inalare l'odore dell'aglio nella teca, che le dava alla nausea.

Aprì piano la porta della camera, ed era già pronta ad accendere la luce quando si accorse che Scrooge non era solo.

Dalla luce lieve della finestra poté intravedere la sagoma di una donna che dormiva accanto a lui, e dopo lo stupore iniziale, la riconobbe come Goldie Glittering, la donna della festa che aveva recuperato nella foresta insieme a lui e Brigitta.

Ancora stupita, rimase alcuni secondi come per accertarsi di aver visto bene.

Poi richiuse la porta lentamente, senza far rumore.

Questo non l'aveva previsto.

Avrebbe dovuto mettere la moneta nella teca e l'allarme sarebbe comunque scattato.

Non si sentiva di svegliare Scrooge in un momento così intimo, sarebbe stato da carogne e lei non lo era.

Mentre scendeva le scale, si disse che non era necessario mettere la numero uno nella teca, sarebbe bastato metterla sulla scrivania e far finta di niente, e al diavolo la gratitudine, cosa se ne sarebbe fatta? Lei non era tipa da inchinarsi ai complimenti e non li voleva nemmeno. E poi chissà se Scrooge glieli avrebbe fatti, orgoglioso com'era. In ogni caso, non le importava. A quel punto voleva soltanto tornare a casa a riposarsi con Gennarino, stanco come lei.

Arrivò finalmente nell'ufficio con tanto di teca. Si chiuse la porta dietro e fece un passo.

L'allarme scattò di colpo, acuto.

Non ho nulla da temere, pensò senza agitarsi, metterò la numero uno sulla scrivania sperando di non trovarci aglio. Poi me ne andrò. Se arriverà Scrooge gli spiegherò tutto, non importa.

Non ho motivi per preoccuparmi.

 

 

Scrooge si era svegliato di soprassalto; l'allarme era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato quella notte.

« Che succede, Scrooge? » gli chiese Goldie vedendo che si vestiva in fretta e furia.

« Resta qui, non ti muovere » le ordinò, prendendo in mano la vecchia spingarda classica e correndo alla porta.

L'allarme aveva svegliato mezza città.

Daisy, nello spavento, urtò la lampada sul comodino facendola cadere in mille pezzi. Si guardò attorno spaventata e realizzò che era l'allarme del deposito.

Si infilò le scarpe in fretta, a tentoni nel buio della camera.

Si mise un cappotto pesante sopra la vestaglia da notte e si affacciò in camera di Brigitta, che si era svegliata immediatamente.

« Vado a vedere al deposito! Tu resta qui e dormi! » le disse, chiudendo subito la camera e correndo alla porta per uscire di casa.

Brigitta non si addormentò. Era troppo agitata per rilassarsi.

Anche Donald stava correndo al deposito.

Non era riuscito ad andare a letto ed era rimasto fino ad allora a guardare quelle strane luci in cielo e il deposito, quando era scattato l'allarme.

Allora era corso a mettersi il cappotto, ringraziando sé stesso di non essersi ancora messo in pigiama.

Aveva preso la 313, e, insieme a Daisy, era l'unico a correre a velocità proibite sulla strada.

Aveva un brutto presentimento che non sapeva spiegarsi.

 

 

 

« Tu! »

Amelia si voltò di scatto.

Scrooge era armato. Aveva acceso la luce dell'ufficio ed aveva la camicia sbottonata in alcune parti.

Il suo sguardo era fermo sulla mano di Amelia, chiusa in un pugno. Poi lo spostò sulla teca, vuota.

E credette di aver capito tutto.

« I miei complimenti, sei riuscita ad avere l'audacia di derubarmi stanotte » il tono freddo e secco stupì non poco Amelia, che era pronta a spiegargli tutto. Ma Scrooge non la fece parlare.

« Sai, hai scelto proprio la notte più sbagliata di tutto l'anno per intrufolarti qui! » la rabbia gli stava montando addosso come una belva feroce.

Non poteva credere che un essere umano, anche se magico, potesse aver pensato di approfittare così della situazione. Ma se c'era una cosa che lo mandava ancora più in bestia era il fatto che avesse interrotto la sua intimità con Goldie. Quelle erano state le uniche ore felici di tutti quei giorni e l'idea che fossero state interrotte così bruscamente da uno stupido allarme scattato per tentativo di furto dalla sua nemica che per di più lo aveva salvato dal freddo poco prima, gli facevano venire un nodo alla gola, una rabbia che lo faceva esplodere. Avrebbe voluto spaccare tutto. Avrebbe voluto fregarsene e tornare a dormire, ma ormai era tutto rovinato, l'unica cosa positiva che gli era capitata era stata spezzata, nel modo più banale e spiacevole possibile.

E la colpevole era lì davanti a lui.

La rabbia era tanta che si tramutò in lacrime, che si guardò bene dal mostrare.

« Perché mi fai questo, Amelia? Perché? » chiese quasi in un sussurro, guardandola negli occhi.

Amelia poté finalmente trovare le parole da dirgli, quando vide che non aggiungeva alcuna parola.

« Io non ti ho derubato. Se anzi vuoi saperlo, ti stavo riportando la numero uno, che era stata rubata da un'altra strega. »

Scrooge guardò la fattucchiera.

Una parte di sé avrebbe voluto crederle, ma non ci riuscì. Era troppo arrabbiato, troppo frustato per poterle credere, era così convinto che ormai era tutto negativo e sbagliato, che non accettò la verità, che era stata positiva con lui almeno una volta.

In quel momento, arrivarono Daisy e Donald con il fiatone. Si bloccarono sulla porta, senza parlare.

Dietro di loro, Battista aveva in mano dell'aglio, pronto a ogni possibile attacco. Aveva sentito Amelia camminare per le stanze, e si era subito armato, dicendo alla segretaria di tornarsene a casa.

Scrooge diede una veloce occhiata dietro di sé, chiedendosi se non fosse arrivata anche Goldie.

La vide arrivare subito, di corsa e preoccupata. Sorpassò due sospettosi Daisy e Donald e arrivò al suo fianco.

Amelia la squadrò dall'alto al basso. Si era vestita velocemente, aveva i capelli sciolti e le mancava il rossetto che aveva avuto fino alla festa.

La strega, improvvisamente, si sentì completamente a disagio. Decise di dare la numero uno a Scrooge in fretta, per andarsene di lì, visto che già sapeva troppe cose che non avrebbe voluto sapere.

« Sto perdendo tempo qui. Tieni la tua numero uno, e nemici come prima » Amelia aveva aperto la mano con la moneta dentro porgendola a Scrooge.

Lui non la prese, si limitò a guardarla.

« Chi mi dice che non ci sia un trucco dietro? » disse, freddo.

Amelia non si mosse di un millimetro.

« Te lo dico io. Prendila, se vuoi » ripeté.

Scrooge rimase immobile.

« Amelia, tu non sei altro che una strega. Spietata e crudele. Molte volte ho provato a fidarmi di te, ma mi sono dovuto ricredere. Mi hai ingannato e derubato, usando tutte le tattiche possibili e inimmaginabili! Mai mi sarei potuto aspettare tutto questo da una persona sola! Hai sempre qualcosa da nascondere! Sei una delle mie peggior rivali. In più, stanotte vieni qui, derubandomi, come se nulla fosse. E adesso, mi menti anche.

Sei una persona orribile, Amelia. »

La strega sbarrò gli occhi.

La numero uno cadde a terra con un tintinnio sordo, sotto lo sguardo di tutti.

Goldie guardò la strega. Vide i suoi occhi assottigliarsi, farsi di sangue. Era piena d'ira, non aveva mai visto qualcuno offendersi così. Ma non seppe darle torto.

La fattucchiera si avvicinò a Scrooge, fissandolo negli occhi.

« Sarà bene che tu accetti la realtà, Scrooge McDuck. Io non ho rubato la numero uno. Io non mento, io non sono spietata, non così, non da poterti derubare adesso. E non permetterti di parlarmi così. Non permetterti di dirmi chi sono io e come sono, nemmeno tu lo sai. »

Si voltò, pronta a volare via dalla finestra.

« Ah, e un'ultima cosa » aggiunse poco prima di prendere il volo. « Io qui non sono l'unica a nascondere qualcosa. Tu non avresti mai detto loro che quella donna ha passato questa notte con te, non è vero? » e con una smorfia, volò via con Gennarino.

Nella stanza rimase il silenzio.

Scrooge teneva lo sguardo basso, senza osare guardare nessuno.

Nemmeno lui sapeva come si sentiva.

Aveva capito di aver sbagliato tutto, e questo lo aveva rovinato.

Goldie era al suo fianco. Affranta, si mise a sedere su una poltrona davanti alla scrivania, tenendosi la testa fra le mani, senza proferire parola.

Daisy e Donald capirono che dovevano andarsene.

« Ehm... Zio, noi... io... » farfugliò Donald, senza sapere dove guardare. Alzò la testa per guardare lo zio. Era in piedi, teneva gli occhi chiusi come in uno stato catatonico.

« Scusa il disturbo. Pensavamo... » provò a dire ancora senza finire la frase.

Scrooge aprì gli occhi, scuotendo lentamente la testa. « Mi dispiace. Siete venuti fin qui per niente. Tornate a casa, sarete stanchi... » mormorò, appoggiandosi alla scrivania.

« S-sì » balbettò Daisy.

Donald la prese per il braccio, salutando Battista che a sua volta preferì tornarsene silenziosamente nella propria camera.

Daisy, con un lieve sussulto, si voltò ancora, fermandosi.

« Zio, non diremo nulla a nessuno » gli mormorò.

Scrooge la guardò, senza sorridere.

I due andarono via definitivamente.

 

 

 

 

 

E' andata via.

Le ho spiegato che non potevamo rimanere insieme.

Ciò che è successo stanotte mi ha cambiato. Ma mi ha fatto anche sbagliare su Amelia.

Lei si è vendicata nel modo più giusto.

Avrebbe mantenuto il segreto, se solo non le avessi detto quelle cose orribili.

Mi vergogno di me stesso.

E ora, ora che accadrà? È quasi mattina. Sono le 4 del mattino forse, ma naturalmente non ci sarà nessuna alba, non ci sarà nessun sole, nessun mattino. Invece del nero ci sarà il grigio.

Come sempre.

Goldie si è arrabbiata. Ma anche lei ha capito, condivideva quello che le ho detto.

Avrei voluto baciarla, averla mia ancora una volta, ma non ho potuto.

Qualcosa ha rovinato tutto.

Piangeva.

L'ho sentita.

Come molti anni fa, quando la mandai via, lei piangeva.

È troppo orgogliosa per farlo davanti a me. Lo ha fatto di nascosto.

Anch'io lo sto facendo di nascosto.

E sono qui a chiedermi se domattina ci sarà sempre la solita nebbia. Oppure non ci sarà nessun domani. Lo vorrei tanto.

Dopo stanotte non riesco a immaginarmi un'altra notte o un altro giorno.

Vedo solo buio.

Vorrei fosse così.

Vorrei finisse tutto adesso, una volta per tutte.

Però...

Non posso dire che l'ultima notte della mia vita non sia stata la più felice. Dovrebbe sempre essere così, si dovrebbe sempre chiudere in bellezza.

Ero felice fino a poche ore fa.

Perciò, di cosa mi lamento alla fine?

Qualcosa è cambiato in me stanotte.

Il cambiamento ha avuto inizio da quando è apparsa questa nebbia, e stanotte ha avuto fine.

Sono felice, nonostante tutto.

Adesso il mondo può davvero finire, per quanto mi riguarda.

Certo, vorrei avere Goldie qui con me, ma non si può chiedere tutto.

Perciò va bene così.

Che venga la morte.

Non ha importanza.

Adesso posso chiudere gli occhi, per non riaprirli mai più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di Spheater!

 

Mmmh, il capitolo 8 è piaciuto molto.

Non credo che questo sia al suo pari, ma pazienza. Mi rifarò con l'ultimo.

Mi raccomando, non perdetelo!

Intanto recensite, mi mette di buon umore e mi aiuta a scrivere bene... :P

 

 

 

  
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