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Autore: nevaeh    02/08/2012    2 recensioni
!OneShot partecipante alle prime #TheGayslimpiadi. Giorno #2: PROMPTS! (THG!AU general prompts)
Non posso farcela, Louis. Non posso entrare in quell'Arena. - Harry aveva ormai cominciato a piangere, per sé, per i suoi genitori, per Louis e per loro.
No, no, no, amore guardami. - Louis lo cullò per qualche istante tra le sue braccia, poi gli asciugò le lacrime con la punta delle dita e lo fissò dritto negli occhi – tu puoi farcela. Tu devi farcela, Harry, mi hai capito? E quando tornerai staremo bene, saremo felici. Io sono qui, Harry. Mi senti? -
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '#thegayslimpiadi'
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Titolo: Quando sarai lontano

Pairing: Larry

Prompt: paura

Conteggio caratteri: 809

Totale punteggio: 10

 

Quando sarai lontano

 

Quando pronunciarono il suo nome, Harry non ne rimase troppo sconvolto. Se lo sentiva, e aveva già salutato sua madre e sua sorella. Non ebbe il coraggio di girarsi verso di loro, addossate alla parete della loro piccola casa intonacata di bianco, però. Per un momento volse lo sguardo verso il mare, di cui si sentiva l'odore. Avrebbe voluto bearsi della brezza un'ultima volta, prima di essere portato via; che bello sarebbe stato bearsi della sconfinata massa di blu e delle onde e delle barche e degli uccelli. Invece, sullo spalto di legno costruito in tutta furia dai pescatori poche ore prima, Harry cercò con lo sguardo nella folla, mentre veniva portato via, e fissò gli occhi in quelli di Louis. Dopo non riuscì a capire più nulla. Venne spogliato dei suoi abiti e gli venne dato un pantalone e una maglia pulita, di un colore indefinibile ma comunque migliori dei vestiti del lavoro che indossava ancora. Nella stanza in cui lo avevano messo ad aspettare c'era una finestra, e lui l'aprì ignorando i sorveglianti che marciavano appena un piano più sotto. Non si vedeva il mare, da lì, ma per un istante Harry si sentì più vicino alla sua terra e alla sua casa di quanto si fosse mai sentito in tutta la sua vita. Cos'era la vita, nel distretto? La pesca, la scuola, Louis che lo baciava di nascosto mentre riparavano le reti, ancora la pesca e ancora Louis. Cosa avrebbe fatto nell'Arena? Perché non poteva avere nemmeno il diritto di salutare la spiaggia che lo aveva visto crescere?

D'un tratto la porta di legno scattò, e un pacificatore strattonò Louis per farlo entrare – avete un minuto. -

I due rimasero distanti per un istante, a guardarsi. In quell'occhiata parlarono di paure, di sogni, di incertezze, di dolore. Con una sola occhiata Louis gli disse che lo amava, e con una sola occhiata Harry gli fece xapire di non essere nulla senza di lui. E poi, non riuscirono più a stare lontani, e si catapultarono l'uno tra le braccia dell'altro.

- Non posso farcela, Louis. Non posso entrare in quell'Arena. - Harry aveva ormai cominciato a piangere, per sé, per i suoi genitori, per Louis e per loro.

- No, no, no, amore guardami. - Louis lo cullò per qualche istante tra le sue braccia, poi gli asciugò le lacrime con la punta delle dita e lo fissò dritto negli occhi – tu puoi farcela. Tu devi farcela, Harry, mi hai capito? E quando tornerai staremo bene, saremo felici. Io sono qui, Harry. Mi senti? - il più piccolo annuì, ma le guance continuavano ad essere bagnate – io sono qui, e non mi importa del Capitol e di nessun altro. Ti amo, e sarò qui e crederò in te. Tu andrai in quell'Arena e sopravviverai, mi hai sentito? Sopravviverai e tornerai qui, da me e dalla tua famiglia. - il tono del maggiore, che prima era solo protettivo, piano diventò di supplica, fino a quando una lacrima non rigò anche la sua guancia.

Fu il turno di Harry di asciugargliela, con un bacio – pensa a mia madre e a mia sorella, mentre sono nell'Arena e se dovessi... -

- No, Harry. Non dirlo nemmeno. -

- E se dovessi morire, - continuò Harry, alzando un po' la voce per la rabbia – aiutale, falle stare bene. -

Louis annuì, mentre un'altra lacrima gli scivolava fino al mento. Il pacificatore entrò in quel momento nella stanza, facendo capire a entrambi che il loro tempo era finito. Louis gli lasciò un ultimo bacio sulle labbra, salato e amaro, poi si girò e si avviò verso l'uscita.

- Pensa a me. - disse d'un tratto girandosi, mentre veniva strattonato dalla guardia – quando avrai paura. Pensa a me e andrà tutto bene, io... - ma non riuscì a continuare, perché la porta si chiuse alle sue spalle e Harry rimase solo nella stanza.

 

Solo nella forerta, Harry non riusciva a pensare a nulla. Il pesce che era riuscito a pescare era quasi finito, non si vedevano sorgenti d'acqua da nessuna parte. Harry capì che sarebbe morto, se non di fame o di sete dal Tributo del Distretto 11 che lo seguiva da quel pomeriggio. Per un momento ebbe paura, poi pensòall'odore del mare la notte mentre uscivano a pesca, alle risate di sua sorella la sera davanti al fuoco, alle persone che amava e che lo guardavano sui maxi schermi nella piazza del mercato. Pensò a Louis, ai suoi occhi e alla sua voce e ai suoi baci. Pensò che ne avrebbe voluto uno in quel momento, e capì che doveva guadagnarselo, quel bacio. Si alzò, cercando di non fare rumore, e prese un sasso appuntito che si portava dietro da giorni. Non sapeva se avrebbe vinto o meno i Giochi, ma doveva provarci. Per lui, per Louis, per loro.

 

N.A. !OneShot partecipante alle prime #TheGayslimpiadi; THG!AU. Il titolo è ripreso dalla canzone di Jovanotti.

   
 
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