HOW IT SHOULD HAVE ENDED

“Com'è tenerlo in braccio?”

La voce bassa e intenerita di Simon dalla soglia strappò un sorriso appena accennato a Kamina che, nella penombra del salotto di casa, mormorava una lieve ninnananna e cullava tra le proprie braccia un fagottino dalle guanciotte paffute e rosate, il cui pugnetto era puntato in alto e aggrappato alla camicia di flanella bianca del più anziano tra i due uomini presenti nella stanza.

“E' strano ma incredibile...” mormorò Kamina con voce quasi rotta dall'emozione: “Sembra così piccolo...”

Il passo strascicato e stanco di Simon si avvicinò a lui e il peso dell'altro fece sprofondare un poco il cuscino su cui il più anziano dei due era seduto; poi, la testa del più giovane si poggiò contro la sua spalla e, nella luce fioca che proveniva dal caminetto ormai spento, Kamina vide la mano pallida e sottile del fratellino allungarsi verso il nasino piccolo del neonato che l'ex comandante della Brigata Gurren teneva saldamente stretto a sé.

“Com'è stato addormentarsi tra le braccia dello zietto Kamina, Naakim-kun?” le dita snelle di Simon andarono a sfiorare le guanciotte del figlio che, nel sonno, si accoccolò maggiormente contro il corpo dello zio e al contempo, con la manina libera, andò ad afferrare il primo dito del padre capitatogli a tiro.

Per parecchi minuti, il giovane uomo restò in quella posizione, con la fronte contro la spalla del suo “aniki”, con le palpebre che minacciavano di crollare miseramente ma con le pupille che saettavano a ogni minimo movimento del fagottino profondamente addormentato.

“Dovresti andare a riposarti anche tu, otooto. Non hai una bella cera.” notò l'altro con un sussurro preoccupato: “Ci penso io a metterlo a letto, dovresti andare da Nia e vedere se la febbre è scesa.”

Nel torpore che precede il sonno, Simon mugolò qualcosa di inintelligibile che strappò una risata appena accennata a Kamina: “Davvero, Naakim-kun non sarà temibile come Thymilph, no? Vai a dormire, fratellino. Da adesso in poi, sarà compito dello zietto occuparsi di lui.” sorrise incoraggiante, dando un buffetto scherzoso sulla nuca di un Simon già del tutto crollato nel mondo dei sogni.

Nel frattempo, Naakim sembrava essersi svegliato e fissava Kamina con espressione assonnata.

Il maggiore gli diede un bacio sulla fronte prima di alzarsi – non prima di aver messo il più comodo possibile il bell'addormentato – e depositare il nipotino nella piccola culla montata accanto al divano: “Fai il bravo, non vogliamo svegliare papà, vero?” sogghignò, chinandosi su di lui con qualcosa stretto tra le mani, un pendaglio che, alla luce morente delle braci, sembrava brillare di luce propria, un verde brillante.

“Questa è di papà, non romperla. E' la trivella con cui ha sfondato il cielo per afferrare i propri sogni.” gli disse con voce velata di infinita tenerezza, presentandoglielo davanti agli occhi.

Con un gorgoglio eccitato, il piccolo allungò le manine per afferrare l'oggettino che gli ballava davanti agli occhi: “Torno subito.” lo rassicurò Kamina, allontanandosi di qualche passo per avvicinarsi al divano su cui aveva lasciato, accoccolato su sé stesso, Simon.

Poi, senza il minimo sforzo, fece passare le proprie braccia sotto le ascelle e le ginocchia del fratellino per prenderlo in braccio: “E' ora di andare a letto, otooto!” annunciò, prima di abbandonare la stanza.