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Autore: QueenVLondon    03/08/2012    3 recensioni
OS della precedente “Bon Voyage”.
Ormai è trascorso quasi un anno da quando Katie ha casualmente incontrato il suo idolo, Robert Pattinson, durante un lungo volo verso New York. In quella occasione la ragazza gli aveva dato il proprio contatto Skype, certa che l'attore lo avrebbe gettato nel primo cassonetto disponibile.
Ma se così non fosse?
E se Robert avesse conservato per tutto quel tempo il numero della ragazza?
E se decidesse di chiamarla per sfogarsi?
Dal testo:
“Katie?”
“Sì. Ci sono. Cioè, sono io!”, risposi con il cuore in gola.
Mi tremavano le mani e stavo sudando più di quanto mi fosse consueto. E di certo la colpa non era del caldo.
Stavo davvero parlando con Robert Pattinson! Di nuovo.
“Ehm... Sono Robert...”, precisò l'uomo dall'altra parte del computer.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: la mia ultima intenzione è speculare sul dolore altrui. Tuttavia, la situazione mi è sembrata adatta per il proseguimento della mia precedente OS.

Spero vi piacerà.

A dopo per i commenti!

 

 

Rilessi la stessa riga per la milionesima volta. Non riuscivo proprio a capire le assurde teorie di Immanuel Kant sulla bellezza ideale. Che senso avevano tutti quei discorsi sul bello, il sublime, etc?

Lancia un'occhiata scontenta al manuale di filosofia e lo chiusi.

Di solito non avevo difficoltà a studiare, ma era il 26 Luglio e l'afa era mortale. Per quale assurda motivazione i professori si ostinavano a fissare gli appelli della sessione estiva fino al 30 Luglio? Era ovvio che, arrivata a quella data, non avessi voglia di concentrarmi sui libri, mentre la maggior parte delle mie amiche erano già al mare.

A completare il quadro generale avevo imposto a me stessa un atto di forza: non avrei perso tempo su nessun social network fino al superamento di questo esame. L'unico lusso che mi ero concessa, onde evitare di impazzire, era stato Skype.

Per fortuna dalla settimana seguente sarei stata totalmente libera di divertirmi! E, soprattutto, sarei partita per la vacanze.

Diedi l'ennesima occhiata all'orologio: segnava ancora le 5PM, così accarezzai l'idea di andare in cucina a prendere un gelato dal congelatore. Ma, prima che potessi alzarmi, vidi che Elisa, una mia compagna di corso, mi stava chiamando. Afferrai le cuffie e presi la sua telefonata.

Anche lei era in piena crisi studio, così le ricordai- ma forse volevo solo ricordarlo a me stessa- che mancava davvero poco alla fine del nostro tour de force!

Parlammo per un paio di minuti, dopodiché la salutai e andai nell'altra stanza a godermi il mio gelato.

Quando tornai nella mia camera, soppesai l'ipotesi di riaprire il libro, ma la mia attenzione fu attirata da una scritta sullo schermo del computer.

Avevo una nuova richiesta di contatto.

La osservai perplessa: non proveniva da nessuno che conoscevo e, per di più, il nome in questione era un insieme disordinato di cifre e numeri.

Di solito rifiutavo le richieste del genere, ma stavolta incomprensibilmente mi ritrovai a premere “aggiungi”.

Perché lo avevo fatto?

L'utente che avevo appena accettato, mi chiamò dopo pochi istanti. Ero un po' indecisa, ma alla fine rimisi le cuffie e presi la chiamata.

“Ciao”, disse in inglese una voce maschile, che non riconobbi.

In realtà mi sembrava famigliare, però non ero in grado di collegarla ad un volto in quel momento.

Fra l'altro, quanti uomini inglesi conoscevo? Il numero si riduceva praticamente a zero.

“Ciao”, risposi, cauta.

Ma con chi stavo parlando?

Silenzio dall'altra parte.

Forse aveva sbagliato persona: di certo non ero l'unica Katie iscritta su Skype. Forse si era confuso a causa dei numeri. Oppure è un pazzo maniaco, mi suggerì la mia vocina interiore.

Avrei fatto bene a riattaccare. Subito.

Stavo per farlo, quando la voce parlò di nuovo, lasciandomi senza fiato.

“Mi dispiace di averti chiamata, Katie...”.

Il mio cuore si bloccò quando LUI pronunciò il mio nome. Poi fece un doppio salto mortale.

Come diamine avevo fatto a non riconoscere QUELLA voce?! La SUA voce.

Lo studio doveva avermi fritto il cervello. Completamente.

Ma cosa ben più importante: stava succedendo davvero?

Forse mi ero addormentata con la testa sul manuale e stavo sognando tutto. Perché in nessun altro caso Rob avrebbe voluto chiamarmi.

Era trascorso quasi un anno dal giorno in cui lo avevo visto per la prima volta su quell'aereo. Lo stesso che mi aveva portata a New York da Sara, la mia migliore amica. Si era trattato di una coincidenza davvero molto fortunata. Avevo passato uno dei momenti più belli della mia vita, quei momenti che sogni ad occhi aperti con la consapevolezza che non potranno mai succedere a te. Non a me. Non con LUI...

Ed invece mi era successo.

Dovevo aver esaurito la mia dose di fortuna.

E allora com'era possibile che stesse accadendo quello che stava accadendo?

“Katie?”

“Sì. Ci sono. Cioè, sono io!”, risposi con il cuore in gola.

Mi tremavano le mani e stavo sudando più di quanto mi fosse consueto. E di certo la colpa non era del caldo.

Stavo davvero parlando con Robert Pattinson! Di nuovo.

“Ehm... Sono Robert...”, precisò l'uomo dall'altra parte del computer.

Rimpiansi di non aver ancora aggiustato la webcam.

“Sì, scusa! Non ti avevo riconosciuto subito!”, dichiarai, imbarazzatissima.

Avevo le guance in fiamme: forse era un bene che non avessi la webcam.

“Figurati... Mi dispiace... Non so neanche perché ti ho chiamata”.

Ah. Ecco!

Proprio come pensavo: aveva sbagliato persona.

Mi sentii male di fronte a quella prospettiva, ma se non altro adesso ci stavo parlando. Non potevo lamentarmi. Magari sarei riuscita a tenerlo al telefono per un paio di minuti: non chiedevo altro che sentire ancora la sua voce.

La mia mente tornò alla notte che avevamo passato su quell'aereo, alle nostre mani vicine, alla sua testa poggiata sulla mia spalla. A LUI. L'uomo che non conoscevo, ma a cui tenevo più di quanto fosse sensato.

“Non credevo mi avresti mai chiamata ormai...”, gli confessai senza pensarci.

“Già... Neppure io”.

“In effetti immaginavo che avessi gettato il mio contatto ancora prima di uscire dal JFK”, aggiunsi con un sorrisino, che lui non poteva vedere.

“Stavo per farlo”, si lasciò sfuggire.

Rimasi un attimo in silenzio a soppesare le sue parole.

Voleva buttarlo, però non lo aveva fatto. Era già qualcosa.

Ma perché?

Avrei quasi voluto chiederglielo, ma non volevo essere invadente, né spingerlo a riattaccare. Così aspettai che parlasse di nuovo. Amavo il suono della sua voce.

“Ti ho interrotto? Forse stavi facendo qualcosa di importante...?”, mi chiese con un tono molto strano.

“No!”, risposi immediatamente. “Stavo solo studiando... Cioè ho finito”.

“Sicura? Se hai da fare...”.

Neppure se il palazzo fosse andato in fiamme mi sarei mossa da quel pc, figuriamoci se avrei preferito studiare piuttosto che parlare con LUI!

“Sì”.

“Okay”.

Mi resi conto che il suo accento era molto più americano rispetto all'anno precedente. Probabilmente dipendeva da tutti i mesi che aveva, stava, passando in California.

Trascorsero un paio di minuti di totale silenzio. Non mi ero mai sentita a mio agio senza che nessuno parlasse...

Ora che mi fermavo un secondo a riflettere, mi accorsi che non era solo il suo accento ad essere diverso, era proprio il suo tono di voce. Sembrava incredibilmente spento. Sofferente.

“Robert, tutto bene?”, gli domandai con un filo di voce, sperando di non fare la figura della deficiente.

“Cosa stavi studiando?”, mi domandò con lo stesso tono piatto.

“Filosofia... Kant in particolare”, gli risposi con un sospiro. “Di solito la trovo interessante, ma non con 40° all'ombra!”, gli spiegai.

Perché mi sentivo così bene parlando con lui?

Maledissi di nuovo di non avere la webcam.

Quanto avrei dato per vedere il suo volto...

“Già, non è l'ideale”, convenne con un minimo di vitalità in più.

Mi sembrò quasi di sentire un accenno di risata in sottofondo.

“Rob... Stai bene?”, gli chiesi di nuovo un po' preoccupata.

“Sì... No... Non ne ho idea”, rispose infine con voce strozzata.

Mi sembrò quasi di sentirlo di gemere. Iniziavo a preoccuparmi davvero.

“Rob...”.

“Senti, potresti soltanto raccontarmi qualcosa?”, mi domandò, interrompendomi.

“Qualcosa?”

“Sì”.

“Okay...”.

Rastrellai il cervello alla ricerca di un argomento ed alla fine dissi la prima sciocchezza che mi venne in mente. Gli raccontai delle mie vacanze imminenti a Barcellona, del corso di spagnolo che avevo iniziato apposta per l'occasione e del terribile esame che stavo preparando. Poi gli dissi qualcosa anche a proposito dell'ultimo film che avevo visto al cinema: ero certa che non gliene importasse nulla, e forse non mi stava neppure ascoltando, ma continuai imperterrita a parlare per quasi mezzora.

“Sai- gli dissi, quando anche l'ultimo discorso fu concluso- forse non lo ricordi, ma anche l'altra volta ho chiacchierato per un bel po'. Dovresti messaggiarmi in anticipo, così potrei prepararmi qualcosa di più interessante da dire!”

Stavolta lo sentii chiaramente ridacchiare.

Sorrisi a quel suono.

“Ho letto che andrai a girare il prossimo film in Iraq”, esordii, sperando che adesso fosse lui a parlare.

“Sì. Se potessi partirei adesso”, dichiarò.

Sembrava vagamente infastidito, forse addirittura irato.

Accidenti.

Forse non avevo tirato fuori un buon argomento...

“Scusa, non volevo essere invadente”.

Stavo per riprendere il mio monologo, quando improvvisamente Rob parlò con un tono totalmente diverso.

“Stare a Los Angeles non è una buona idea...Per me... Adesso”.

Non avevo idea di cosa significassero le sue parole, ma le pronunciò con una sofferenza tale da farmi sentire la necessità di essere lì con lui per abbracciarlo.

“Potresti andare da un'altra parte”, mi azzardai a suggerirgli.

“Già... Penso proprio che lo farò. Non hai navigato molto in internet di recente, eh?”

“Ehm... No”.

“Bene”, disse con un sospiro.

Tamburellai le dita sulla tastiera. Mi sembrava che volesse parlare, ma per qualche ragione si stava trattenendo dal farlo. Forse non era convinto di potersi fidare di me... Però era stato lui a chiamarmi, non il contrario.

Cosa voleva da me?

Un consiglio?

Da me?!

Impossibile.

Era evidente che fosse scosso, ma quale poteva esserne il motivo?

Forse potevo fare una breve ricerca su internet...

Oddio. Stavo parlando come una pazza. Effettivamente forse chiedere a lui sarebbe stato più pratico e veloce.

Inoltre, gli avevo già fatto capire che non avevo idea di cosa stesse parlando...

“Quindi ti sei persa la mia pubblica umiliazione. Penso che tu sia la sola persona sul globo”.

Ma di cosa stava parlando?

Mi sentii gelare il sangue.

Ergo il suo problema era sulla bocca di tutti. Non avevo idea di cosa si trattasse, ma mi sentii immediatamente dispiaciuta per lui.

“Posso farti una domanda personale, Katie?”, mi chiese dopo un po'.

“Certo”, acconsentii, confusa.

“Hai mai tradito qualcuno?”

Tutto mi sarei aspettata meno che questo.

Robert Pattinson mi aveva appena chiesto se ero stata un'adultera?

No. Certamente dovevo aver sbattuto la testa contro la tastiera.

“No”, risposi senza rifletterci.

Non avevo mai copiato neppure ad un compito in classe. Di certo non avevo mai tradito il mio ragazzo con un altro.

Che senso avrebbe avuto? Se avessi voluto lasciarlo lo avrei fatto e basta, senza mettere una terza persona in mezzo.

Realizzai improvvisamente che c'erano solo due ipotesi possibili e, dal momento che pur non conoscendolo non lo ritenevo capace di una simile bassezza, rimase solo un'altra possibilità.

“Mi dispiace, Rob. Sul serio”.

Mi aspettavo che smentisse, ma lui non lo fece. Anzi. Non disse proprio niente per interi minuti.

Kristen Stewart lo aveva tradito?

Impossibile, disse la stessa vocina.

Era vero che lei non mi era mai piaciuta particolarmente a causa dei suoi modi poco garbati e che non la ritenevo una brava attrice, ma quale donna avrebbe mai tradito un uomo come lui?

D'accordo. Io non lo conoscevo, ma avevo visto la sua gentilezza coi fan, i suoi modi rispettosi, la sua dolcezza. Tutto in lui pareva urlare: speciale. Probabilmente lui era il solo a non esserne pienamente cosciente.

Non sapevo come stavano davvero le cose fra loro, nessuno poteva saperlo, ma cosa avrebbe potuto spingere una donna a ferirlo a tal punto?

Era evidente che lui era innamorato di lei: si capiva dal modo nel quale la guardava. Una luce che non avevo mai visto negli occhi della sua compagna.

Mi sentii male pensando a quanto dovesse soffrire in quel momento.

Non avevo il coraggio di chiederglielo, ma speravo che almeno non lo avesse saputo dai giornali, o da qualcuno del suo staff... Sperai che lei avesse avuto almeno la decenza di dirglielo di persona e di scusarsi fino alla sfinimento.

Rob non si meritava davvero un gesto simile.

“Non ho mai concepito il tradimento. C'è qualcosa di più deprecabile? Se non vuoi più stare con una persona, diglielo! E se ami quella persona... Che senso ha tenere in piedi due storie... Relazioni...?”

Non sapevo davvero cosa dire. Avrei voluto avere una perla di saggezza da usare al momento, ma avevo la mente vuota. Riuscivo solo a pensare che, se mi fossi trovata faccia a faccia con Kristen in quel momento, le avrei sputato in un occhio.

“Pensi che... Tu riusciresti a perdonare qualcuno se...?”, riprese Rob.

Feci un profondo respiro prima di rispondere.

Era una domanda che avevo posto a me stessa più di una volta... Domanda con cui speravo di non dovermi mai trovare troppo vicina.

“Non lo so”, gli dissi sincera.

“Già”, gemette.

Volevo davvero fare, o dire qualcosa per confortarlo.

Ma cosa si aspettava da me?

“Penso che dipenda, dipenderebbe da quanto tenessi a quella persona. Da quanto ho investito in quel rapporto. Da quanto la amo e da quanto lei si dimostri pentita”.

“E ti fideresti di lei?”, mi domandò, dopo qualche istante di silenzio.

“Non lo so”, dissi, scuotendo involontariamente la testa. “Ma non è una decisione che qualcuno, o quella persona, dovrebbe prendere al posto mio”, aggiunsi pacata.

Non so perché avessi pronunciato quelle parole, ma ormai era troppo tardi per rimangiarmele.

Erano lì, che galleggiavano fra di noi.

“Dovresti prenderti del tempo per rifletterci. Con calma”.

“E se non avessi tutto quel tempo?”, ribatté Rob, con uno strano tono.

“Beh... Allora penso che dovresti trovarlo. In qualche modo”, dissi. “E' la tua vita. Nessuno può scegliere a parte te”.

“Certo”, concordò con un sospiro.

“Mi dispiace, Rob. Sul serio”, ripetei.

“Grazie, Katie. Non dovrei farti perdere tutto questo tempo. Hai un esame da preparare”.

“Non è tempo perso”. Non con te, aggiunsi mentalmente.

“Sì, beh... Devo andare adesso”, riprese Rob.

“Okay...”, dissi, deglutendo a fatica.

Non volevo che riattaccasse.

“Ehm...”.

“Beh, allora in bocca al lupo per il tuo esame di filosofia”, disse dopo un paio di istanti.

“Rob! Aspetta”, gridai.

Perfetto: avevo appena fatto la figura della fan idiota. Maledizione.

“Sì?”, mi domandò lui, confuso.

“Qualunque cosa tu deciderai... Di fare... Meriti di stare con qualcuno che ti ami davvero. Per quello che sei. Che ti rispetti e che tenga davvero a te”.

Perché ti importa così tanto di me, Katie? Voglio dire... Non mi conosci nemmeno. Perché ti interesso?

“Non lo so. E' così e basta”, risposi con un sorriso.

Come potevo spiegare a Robert Pattinson la ragione per la quale mi importava di lui?

Non la conoscevo neppure io. Forse non c'era una motivazione. Tenevo a lui, tutto qui. Era così difficile da capire? Forse per gli altri lo era. Forse persino, e soprattutto, per lui. Ma non per me.
Tenevo a quell'uomo. Volevo solo che fosse felice.

“Grazie per avermi chiamato”, gli dissi, consapevole che difficilmente avrei riascoltato la sua voce.

“No, grazie a te. Davvero. In bocca al lupo per i tuoi studi”, ripeté.

“Crepi, grazie. Ciao Rob”, lo salutai, col cuore in gola.

“Ciao Katie”.

Era andato. Offline. Era finita. Non avrebbe mai richiamato. Lo sapevo perfettamente.

Rimasi a fissare lo schermo, col cuore che batteva a mille, sperando davvero di aver fatto qualcosa per lui stavolta.



Eccoci di nuovo!
Da dove cominciamo?
Penso che ogni fan di Rob, almeno una volta, abbia pensato a lui in questi giorni e così ho voluto dare almeno a Katie la possibilità di dimostrargli quanto tenga a lui.
Ho cambiato idea diverse volte sul finale mdi questa storia, ma alla fine ho pensato che fosse giusto che il Rob della fanfiction si rendesse conto del vero affetto di Katie nei suoi confronti.
Spero che la lettura vi sia piaciuta!
Buone vacanze!
Kisses
Vale

 

  
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