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Autore: Lisbeth17    03/08/2012    5 recensioni
Missing Moment con protagonisti Bart, Ghiro e Andrea ambientato dopo il capitolo 19 della long story Meeting.
Una sera... Una cena...
Come ci si scopre amici!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Between the laboratory and the police'
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Friends will be friends

 

Bart PoV
 
Sonopadre.
Faccio ancora fatica a crederlo possibile, ogni tanto mi sveglio nel cuore della notte per voltarmi a guardare mia moglie che dorme accanto a me.
È bellissima, mi sento sempre così fortunato per averla incontrata; in maniera fottutamente egoistica sono grato a Giordana per la sua follia, per la sua noia, per il suo desiderio di brivido...
Altrimenti non l'avrei conosciuta mai, chissà come sarebbe stata la mia vita senza di lei?! Vuota e triste, come solo il saltare da un letto a un altro mi avrebbe lasciato, così la vedo oggi, oggi che ho incontrato lei.
Eleonora dorme serena, il ventre ormai sgonfio e il seno pieno. In barba a tutti quanti non sto facendo pensieri sconci, anzi mi alzo piano dal letto, attento a non svegliarla, per andare nella camera accanto. Andrea dorme sereno. Ha mangiato da poco e dovrebbe far riposare la madre per almeno un paio d'ore. È così piccolo e fragile e bellissimo.
Mio figlio, Andrea Dossena, sembrava così strano all'inizio, ma adesso la mia vita non riesce a prescindere da lui. Eleonora era già parte di me.
Andrea è entrato nella mia vita improvvisamente, durante la gravidanza facevo fatica a percepirlo come reale. Nonostante lo vedessi nell’ecografo, o lo sentissi muoversi nel ventre di Ele.
Non era vero, non era mio, o meglio non riuscivo a percepirlo in questo modo, era un pesciolino nella pancia di Eleonora, so bene che un bimbo di cinque anni svilupperebbe un pensiero più profondo di questo, ma è la vertà, che ci posso fare, così ho vissuto la gravidanza.
 
È diventato reale quel giorno al Ris, nemmeno sapevo che Eleonora sarebbe passata per farmi quella sorpresa, e ancora ho i brividi se ripenso al momento in cui ho varcato le soglie del laboratorio e l'ho sentita gridare.
Ricordo Ghiro che mi viene incontro e mi mette le mani addosso per calmarmi e Lucia che sembra più confusa di me.
Mi sono liberato del capitano riccio con un pugno del quale non vado fiero, mi sono scusato con lui per una settimana intera. Il Ghiro continua a dirmi che aspetta il giorno di potermelo rendere. Per poi arrivare nel laboratorio, Ele sudata e sofferente e una ragazza china tra le sue gambe che la incitava. Ero in trance, non ci stavo assolutamente capendo più niente.
Il primo grido del mio piccolo Andrea mi ha riportato alla realtà.
Mi sono sentito dire un sacco di cose in quel suo primo grido... Dai papà sto bene, finalmente ci sono anch'io.
Ed eccolo qui, di fronte a me, che dorme beato, con il mio naso e gli occhi di Ele.
Una mano sulla schiena si prende il flusso dei miei pensieri.
«Che ci fai sveglio? Ha mangiato da poco.»Mi dice mia moglie guardandomi dolcemente, da quando è mamma il suo sesto senso, si è acuito. Sente tutto, sente sempre, Andrea ed io siamo sempre protetti dalle sue amorevoli attenzioni.
«Lo so, volevo guardarlo, è così bello. Non mi sembra vero...»le dico stringendole la vita con le braccia.
«Ti assicuro che è verissimo... Andiamo a letto, che abbiamo ancora qualche ora di sonno prima che il principino reclami la sua poppata.»dice trascinandomi verso la stanza da letto.
È di una dolcezza infinita ed io mi riscopro sempre più perdutamente innamorato di lei. Mi spinge sul letto, sdraiandosi dolcemente sopra di me, sono sempre stupito quando mi mostra la sua intraprendenza, come quella prima sera, ormai ero cotto e lei come me, quando le nostre labbra però si sono unite, sono impazzito, potevo toccare il cielo con un dito e lo toccai.
Ringraziando Dio lo tocco ancora, ogni giorno. Ele mi bacia dolcemente, mentre io la stringo a me. Non andiamo oltre, è ancora presto, ci baciamo come due adolescenti per almeno mezz'ora quando ritrovo in qualche parte di me la lucidità necessaria per sciogliere quel contatto. Lei mi guarda ancora presa dalla passione mentre io le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio
«Vorrei che la mia signora dormisse un po'. Stai riposando davvero poco...»le dico continuando ad accarezzarle il viso, la sua pelle è così morbida.
«Sarà, ma io mi sento benissimo. Sono felice.» mi dice lei guardandomi dritto negli occhi.
Il suo sguardo mi scava dentro, fino a toccare le corde più profonde della mia anima. Mi toglie il fiato e mi fa sentire il bastardo più fortunato del mondo.
«Non sai quanto sono felice io…» le dico poco prima di andare a riprendermi le sue labbra.
Il mio buon proposito di farla riposare è andato letteralmente a quel paese, fortunatamente ci pensa Andrea a calmare i nostri bollenti spiriti.
Comincia a piangere ed entrambi scattiamo subito fuori dal letto per andare nella sua stanzetta.
Andrea non aveva fame, ma quando lo abbiamo portato nella stanza da letto con noi, sembrava particolarmente contento.
Non era intenzionato a dormire e dopo poco aveva preteso la sua poppata. Una volta che ha finito di allattare ho costretto Eleonora a letto a dormire, cosa non troppo difficile, poiché ha preso sonno non appena ha posato la testa sul cuscino, io ho preso Andrea e l’ho portato di là.
Ho preso la sua copertina per poggiargliela sulle spalle e siamo usciti sul balcone, l’aria era fresca, non troppo pungente, respiravo a pieni polmoni, sentendomi ritemprato respiro dopo respiro. C’era poco da fare, uomini più felici di me in quel momento non ne esistevano, o forse sì, uno sì, il mio piccolo Andrea sembrava davvero contento.
Si è addormentato tra le mie braccia mentre gli stavo raccontando di quanto la sua esistenza avesse cambiato la mia vita per il meglio, di quanto fosse bello fare il carabiniere ma quanto ancor più bello fosse essere suo padre, e di quanto la mia unica preoccupazione fosse ormai il suo benessere.
L’ho riportato nella sua stanza per metterlo nella culla, controllando che la radiolina funzionasse correttamente e me ne sono tornato a letto.
«Pensi di dormire un po’?» mi chiede Eleonora, con la voce impastata dal sonno, mentre mi stavo sdraiando accanto a lei.
«Ora dormo, ora dormo mammina…» le dico per prenderla in giro.
«Scemo!! Domani sera verranno a cena Andrea, Orlando e Daniele.» mi dice spingendomi lontano da lei fingendosi offesa, mentre cercavo di abbracciarla.
«Lo so, me lo ricordo…» le dico cominciando a farle il solletico.
«Sei così assorto oggi…» mi dice implorandomi con lo sguardo di smetterla.
«Sono padre, questa cosa mi entusiasma… e mi sta facendo diventare tremendamente riflessivo.» le dico invitandola a poggiare la testa sul mio petto e accogliendola tra le braccia.
«Ti vedo molto riflessivo e con un sorrisino ebete sul volto, aggiungerei.» mi dice la mia dolce mogliettina.
«Quanta dolcezza da colei che è la sola causa del mio ebete sorriso…» le dico io un po’ con il tono da sbruffone, e quando le dico questo, scoppiamo a ridere entrambi come due cretini e ci autocensuriamo per evitare di svegliare il piccolo Andrea.
 
Sono le otto di sera e casa mia è piena di gente, ancora mi sfugge il perché Lucia non abbia opposto resistenza, quando in tre le abbiamo chiesto di uscire per le sette, me lo godo semplicemente con il sorriso sulle labbra.
Orlando, Daniele ed Eleonora stanno facendo finta di apparecchiare mentre provano a svegliare Andrea piccolo.
Andrea grande ed io cuciniamo, questa benedetta ragazza cucina da Dio, non che Eleonora non sia brava, ma i piatti di Andrea la rispecchiano, sono eclettici come il suo umore, dolci come lei in certi momenti, e unici, cavolo lo stesso piatto è diverso se lo cucina in due giornate diverse.
«Ti stai fissando su?...» mi chiede lei vedendomi assorto.
«Sulla tua cucina e poi mi chiedevo come mai Lucia ci abbia lasciato andare in tre?!» le dico mentre lei mi passa altre patate da sbucciare.
«E dai mica può essere sempre stronza…» mi dice lei allargando le braccia.
«Non è che di solito sia così disponibile con Orlando o con te…» le ricordo io, cavolo Andrea questa cosa sembra non prenderla mai in considerazione, ho visto un paio di volte come Lucia si pone con lei e non è per niente carina. La cosa che però mi lascia sempre senza parole è come lei la giustifichi o difenda sempre, come se lo meritasse o non lo notasse, non so, o se Lucia fosse carina e gentile con lei.
«..tenente.. tenente…» dice lei per riportarmi alla realtà. «Smettila!! Sai che ti perdi un sacco a riflettere?! Sei sempre stato così?! Cavolo ogni tanto mi sembri Bianca…» mi dice dandomi una gomitata.
«Piano con gli insulti, Bianca è ferma sulla sua nuvoletta, io ci vado da quando è nato Andrea.» le dico facendole segno di calmarsi.
La vedo diventare un momento seria, è solo un attimo, quasi impercettibile se non fossi l’osservatore che sono.
Quell’ombra negli occhi me la riporta alla mente in altre occasioni. Per esempio quando tiene in braccio Andrea, è felice, lo so, c’è sempre però una piccola ombra nel suo sguardo e come un fulmine, un’idea mi passa per la testa. Le tocco il braccio per invitarla a guardarmi.
«Dea tu non puoi avere figli, vero?» le chiedo incurante del tatto e del fatto che probabilmente lei non volesse parlarmene, ma in quel momento mi è parso così chiaro il suo comportamento, i suoi occhi lucidi, quando veniva in ospedale e soprattutto nella nursery.
«Sì, in pratica sono sterile. Come… lo sai?» mi chiede a mezza bocca, non è infastidita o turbata dalla mia domanda, siamo diventati confidenti abbastanza velocemente, lei mi ha aperto la sua anima, permettendomi di scoprirla giorno dopo giorno.
«Hai un’ombra nello sguardo... ogni tanto, non so spiegartelo… ma che ne so… l’ho percepito come se lo avessi sentito …» le dico agitando le mani, in una tenevo una patata nell’altro il pelapatate.
«Dai, non ti agitare, era solo curiosità.» mi dice spingendomi con l’anca «Ero ti devo chiedere una cosa io.» mi dice voltandosi e guardandomi seria. «Sono stata molto egoista sposandolo, vero?» sembra davvero dispiaciuta.
«Sono sicura che lui lo sappia, perché non sei tipo da tenergli nascosta una cosa del genere, e ti ama follemente, a prescindere da questo.» le dico posando pelapatate e patate e guardandola seriamente.
«Ma lo vedi anche tu con Andrea?! Sarebbe un padre perfetto…» dice lei con gli occhi che si riempono improvvisamente di lacrime.
«Lo so, ma avete Tiia, e avete tante strade da tentare se davvero lo volete.» le dico io, cercando di consolarla, mi sta mostrando un suo lato che non conoscevo, e riesco a intravedere la voragine di dolore che le causa questa sua sterilità.
«Non è troppo propenso alla fecondazione assistita, non vuole che io mi torturi…» mi dice rimettendosi ai fornelli.
 
In quel momento il diretto interessato entra in cucina.
 
«Volete una mano?» chiede avvicinandosi ad Andrea e posandole un bacio sulla guancia.
Glielo leggo in faccia che ha capito che qualcosa non va nella sua signora.
«Non siete riusciti a svegliarlo?» gli chiede lei cercando di sviare il discorso, sperando che lui non noti il suo turbamento, ma è stata una mossa inutile, Orlando si volta per guardarmi ed io l’anticipo dicendogli «Vado a vedere se Eleonora a bisogno di una mano…» e lascio la cucina per dar loro un minimo di privacy.
 
Vado alla ricerca di Eleonora e la vedo sul balcone con Ghiro che sorseggia un succo di frutta, mentre lui si beve una birra.
Decido di ignorarli e tiro dritto, fino alla camera di Andrea. Il mio piccolo campione è sveglissimo, evidentemente non voleva essere sballottato. Non posso fare a meno di prenderlo in braccio e stringerlo al petto, quello che mi ha raccontato Andrea mi ha, in qualche modo, turbato.
Forse oggi, che ho il mio piccolo stretto tra le braccia, posso capire il dolore di chi lo vuole e non potrà mai averlo. Cavolo, Andrea mi piace sempre di più, la sua fragilità è la sua forza, e più la conosco e più capisco quanto sia perfetta per Orlando.
«Che succede?» mi chiede Eleonora allarmata entrando nella stanza.
«Niente.» le dico come un pessimo bugiardo, lei mi guarda storto ed io mi schiarisco la voce, cavolo non so nemmeno mentire a una donna adesso?!
«Niente, ho parlato con Andrea, stavamo chiacchierando… io sto bene!» le dico farfugliando qualcosa d’indefinito.
«Te l’ha detto?» mi chiede lei avvicinandosi a me.
«Tu lo sapevi?» le chiedo stupito.
«Sì, né abbiamo parlato non troppo tempo fa.» mi dice avvicinandosi a me e prendendo Andrea in braccio. «Le avevo promesso di non parlartene, mi ha detto che avreste avuto la vostra occasione, puoi perdonarmi?» mi chiede mia moglie, come se non l’avessi già perdonata, anzi, non me la sono per niente presa.
Ero molto contento del rapporto che Eleonora e Andrea avevano instaurato in così poco tempo, dopo la batosta presa con la sorella, Eleonora era un po’ sola.
C’ero io, certo, e la sua famiglia, noi ci saremmo sempre stati, ma faceva fatica a fidarsi delle persone. Quello che aveva condiviso con Andrea, il momento del parto così intimo e fondamentale, le aveva legate e i loro caratteri avevano poi fatto il resto.
Anche Andrea non era facile, non aveva amiche, credo che prima di Orlando non dedicasse troppo tempo alle amicizie o all’amore. Invece adesso, almeno una volta a settimana lei e mia moglie uscivano insieme, non che fossi entusiasta di sapere mia moglie in giro per locali con Andrea, ma ero felice del rapporto che stavano costruendo.
Ammetto di essere un pelino geloso, ma la gravidanza non ha lasciato alcun segno su mia moglie, se non un seno davvero splendido, e l’idea che qualcuno la guardi, m’infastidisce. Per fortuna ci sono i ragazzi, Orlando che è geloso peggio di me non mi molla durante queste serate per sole donne, e con Ghiro portano plystation, xbox e qualsiasi tipo di console inventata a casa mia e passiamo la serata insieme, come ragazzini.
«Sei arrabbiato?» mi chiede ancora mia moglie.
«Ma sei matta?! Assolutamente no! Quella donna mi piace sempre di più, sono contenta che sia nella tua vita, nella nostra e soprattutto in quella di Andrea.» le dico posando un bacio leggero sulla testolina pelosa di nostro figlio.
 
«E’ sveglio!!!» ci sorprende la voce di Ghiro alle spalle. «A me l’erede!» dice avvicinandosi a Eleonora che con molta attenzione le passa Andrea.
 
Ghiro Pov
 
Il piccolo Dossena è veramente adorabile.
Spesso dubito che sia veramente figlio di quel cazzone di Bart. È abbastanza bello, carino e dolce da associarlo tranquillamente a Eleonora, anche perché le particolari circostanze della sua nascita le ho stampate in mente…
Andrea che urla indicazioni, Orlando che mi fulmina con lo sguardo, ed Eleonora che grida e impreca.
Bart che estrarrebbe tranquillamente fuori la pistola, appena varca la soglia del Ris e sente Ele urlare, invece mi da un semplice cazzotto per raggiungere la stanza con Eleonora, la cosa allucinante era che io ero terrorizzato dalla reazione di Andrea. Mi aveva chiesto di bloccare il padre ed io non c’ero riuscito, inutile ricordare all’universo creato quanto possa essere violenta Nenè volendo, me la cavai bene, decise di risparmiarmi fortunatamente, probabilemente impietosita dall’occhio nero che mi aveva già lasciato Bart.
Quel parto improvvissato aveva scatenato purtroppo una serie di pensieri in Nenè. Pensieri che nemmeno Orlando riusciva a cacciarle via. Dio solo sa quanto ci ha provato, ma quell’amarezza nel fondo dello sguardo quando vede un bambino non gliela leva nessuno.
 
Una volta, era domenica, Orlando era di turno, poiché Lucia non lo lasciava mai libero sia il sabato sia la domenica, e siccome c’erano un po’ di bimbi influenzati in casa famiglia, avevano chiesto ad Andrea di non andare, cortesemente. Solo dopo che ogni operatore della casa famiglia, le aveva giurato su tutti i parenti in vita che Tiia stava bene, Nenè aveva acconsentito, cortesemente, a non andare in casa famiglia.
Eravamo solo noi due e di stare in casa non avevamo voglia, Orlando aveva fatto sparire i nostri fucili ad acqua dopo che una volta Andrea è scivolata sul pavimento bagnato, cadendo sulla gamba dove le avevano sparato, ricominciando a zoppicare per una settimana tipo.
Poichè, il tenente aveva sequestrato i nostri giochini e dopo aver tentato UNA partita a carte con Andrea, il cui culo non è commentabile, ho deciso di portarla allo zoo, c’era l’ipotesi mare, ma la rompiscatole era indisposta, quindi zoo.
Tanto di stare al chiuso non era cosa. Orlando, rosicando per il suo triste destino in ufficio, ci aveva gentilmente concesso la sua benedizione, mi ricordo che mancava ancora una settimana al matrimonio e lui aveva il terrore che Andrea scappasse, assolutamenti inutili le mie continue tranquillizzazioni, è in quell’occasione che ho cominciato a credere che il matrimonio, o i preparativi, rendessero le persone intelliggenti, dei cretini fatti e finiti.
Andrea era lapalissianamente innamorata persa e non avrebbe rinunciato tanto facilmente né a lui né al loro matrimonio.
 
Quella giornata allo zoo me la ricorderò sempre, anche perché le ho fatto milioni di foto, è terribilmente fotogenica quella ragazza.
Sembrava una bambina, aveva insistito perché ci comprammo i semini e le noccioline, mentre continuavo a guardarla stupito, lei si volta e mi confessa di non esserci mai stata, la prendo sottobraccio e le chiedo che cosa diavolo ha fatto nei tre/quattro anni passati a Roma prima di conoscere me, l’animatore delle sue giornate.
Lei si mise a ridere di gusto e guardandomi dritto negli occhi mi disse che aveva lavorato. Sempre e comunque, sabati e domeniche in commissariato, solo raramente faceva una pausa e prendeva il treno per andare a Milano per strigliare Riccardo, che secondo lei né faceva sempre una storta.
Mi sono guardato bene dal dirle quanto assomigliasse a Lucia la donna che mi stava raccontando.
Diciamo che non la infastidiva il comportamento che il mio capitano aveva nei suoi confronti, che personalmente trovavo insopportabile, quanto era gelosa di lei. Temeva il passato che aveva condiviso con Orlando, e tirava fuori una valanga d’insicurezze da far invidia a un terzo liceo femminile quando si trattava di lei.
Cose assurde, del tipo, se poi vuole tornare da lei? Oppure, se preferisce le bionde? Ancora, se si accorge che lei è meglio di me? O anche, e questa era la mia stronzata preferita, quella dove le mettevo una mano sulla collottola e la scuotevo, e se si accorge di non essere mai stato innamorato di me, e aver sempre amato lei?! A questo punto, presa per la collottola e una volta scossa, se era a mia disposizione un lavandino, le mettevo la testa sott’acqua.
 
Quel giorno allo zoo, non ricordo bene come cademmo sull’argomento Lucia, se ne uscì nuovamente con questa stronzata ed io le misi la testa sotto un nasone. Non so se avete presente a che temperatura esce l’acqua da un nasone a Roma?! Beh è gelida, un paio di gradi prima che diventi ghiaccio, l’urlo che tirò fece girare mezzo zoo e una guardia di sicurezza si avvicinò a noi chiedendoci se era tutto a posto. Continuava a guardarmi male, mentre Nenè completamente fradicia, cercava nella borsa il suo distintivo, incapace di smettere di ridere, invitandomi a fare lo stesso.
Dopo averci salutato e rimproverato con lo sguardo, la guardia di sicurezza si allontanò riluttante.
Ci sedemmo su una panchina al sole, così che Andrea potesse asciugarsi.
«Sei proprio matto…» mi disse con lo sguardo serio, fissando qualcosa che non capivo di fronte a noi.
«Questa volta quasi ci arrestano…» le dissi prendendole la mano, vedendola rabbuiarsi velocemente.
«Lei un figlio glielo potrebbe dare.» disse improvvisamente, quando io finalmente riuscii a mettere fuoco quello che aveva attirato la sua attenzione. Una donna china su un passeggino.
E poi voglio dire, è piccolo che non ne avrà mai memoria che te lo porti a fare allo zoo?! Per far star male l’amica mia?! Imprecai mentalmente.
 
«Qualora lei gli desse un asilo nido, lui non lo vorrebbe da lei, e se sei così cretina da dire una cosa del genere, forse è vero che merita di meglio. Non sembri sveglia.» le dissi incrociando le braccia al petto.
«Sei proprio un esagerato del cavolo… e mi potrai assecondare due o tre insicurezze alla vigilia del matrimonio?! Che stufoso che sei…» mi disse voltandosi di lato.
Lo squillo del suo telefono segnò la tregua, vista la scenata che Orlando le fece per telefono dopo che io gli avevo mandato una sua foto allo zoo. 

 


Forse il pantaloncino corto lo aveva fatto ingelosire un pochino.

Passai il resto del pomeriggio a evitare semi e noccioline che Andrea mi stava tirando.
Fu una giornata splendida, solo nostra, assolutamente divertente.
 
«Il mio piccolo omonimo…» è la voce di Andrea pensai. E tornai al presente, eravamo tutti e cinque a cena a casa Dossena… ah siiiii il cazzone!!!
Eccomi. Sono tornato al presente, mentre scappo da Andrea che vuole togliermi il piccolo dalle mani.
«Dai Nenè ho pedinato e importunato i genitori per averlo sveglio.» le dico implorante.
«Vuoi cenare? Allora fammelo tenere tre minuti.» mi dice folgorandomi con il mare dei suoi occhi.
Non amo Andrea, non è fisicamente il mio tipo, è oggettivamente una donna bellissima, la profondità del suo sguardo è notevole, la dolcezza e la sensualità che sa trasmettere può mandare ai matti, l’ho vista guardare Orlando in modi vietati ai minori; ma quando mi guarda in quel modo, con quella decisione, spogliandomi, svuotandomi e sorpassandomi, io, mi sciolgo.
Riscopro quanto la adoro e quanto voglio bene a questa ragazza e assecondo qualsiasi sua richiesta.
«Tieni. Ricattatrice di bassa lega…» le dico fingendomi offeso. Lei prende il piccolo, gli sussurra qualcosa all’orecchio e poi me lo riportà dicendo ad alta voce «Dossena padre, le patate e le carote da pelare.» gli dice in modo caporal maggiore e il cretino le fa il saluto milatare per seguirla in cucina.
Ele, Orlando ed io ci sediamo sul divano con Andrea finalmente sveglio.
 
Mi perdo per un momento nei miei pensieri mentre focalizzo la mia attenzione sulla voce di Andrea in cucina. Quasi senza rendermene conto, prendo la birra e mi avvicino alla cucina, mi fermo sulla porta e mi appoggio allo stipite.
Bart e Andrea, discutono, cucinano e si fanno un sacco di scherzi, poi Andrea, che non poteva avermi visto, si gira verso di me, mi regala uno di quei suoi fantastici sorrisi e si volta per tornare a cucinare.
 
Quando la mia piccola farfalla è morta c’è un posto nel mio cuore che si è spento, lo so, c’era un posto luminoso dentro di me, che poi non c’era più.
Flavia mi ha lasciato un vuoto incolmabile, il nostro rapporto era una cosa davvero importante per me. Non avevo mai avuto un rapporto così con una donna, un’amicizia così profonda e sincera. Voglio bene alle donne che ho attorno, ma nessuna è mai riuscita a darmi quello che mi dava Flavia. Lucia e Bianca, sono persone importanti per la mia vita, colleghe speciali, ormai siamo quasi una famiglia, di certo soffrirei se dovesse succedere loro qualcosa; ma l’abisso di solitudine provato con la morte di Flavia è qualcosa che nessuna è mai riuscita a colmare.
 
Finchè questo poliziotto schizzato è entrato nella mia vita.
 
Non è come Flavia, non potrà mai essere lo stesso, ma è proprio questo il bello della vita, le cose ritornano ma mai uguali, sempre diverse; la vita è in un continuo movimento.
Andrea è entrata nella mia vita come compagna del mio più caro amico, ed è diventata per me una sorella minore.
Non provo alcun tipo di attrazione sessuale nei suoi confronti, e non perché sta con Orlando, parliamoci chiaro sono un uomo, e come tale, formulo la metà dei miei pensieri con quello che ho in mezzo alle gambe, quindi se Andrea mi avesse ispirato mai qualche particolare voglia, donna o no di Orlando, non avrei certo potuto fermare quei pensieri.
 
È sempre stata per me altro, fin da subito, fin da quella prima sera che è venuta con Orlando a cena a casa mia.
La cosa che più mi aveva colpito in quell’occasione, era che lei mi stesse studiando, come io stavo studiando lei, stava cercando di capire se volevo bene davvero a Orlando, se sapevo essere contento per lui, se avessi mai potuto tradirlo; mentre io la guardavo cercando di capire se fosse sinceramente innamorata, se lo avesse potuto far soffrire, se lo stesse prendendo in giro, se si fidava di lui.
Entrambi, credo, avemmo la nostra risposta quando arrivò Lucia.
Quando stava lasciando casa mia, Andrea era mortificata, e sinceramente dispiaciuta di dover andar via, glielo leggevo in faccia. Nessuno si accorse di quando si avvicinò a me, poco prima di uscire, e sfiorandomi il braccio mi disse «Mi dispiace davvero, ma io non posso restare.». In quel momento vidi la profondità del suo sentimento e la verità delle sue parole, le sussurrai «Avremo un milione di occasioni.» e capii che anche lei aveva avuto tutte le risposte cercate in quella serata di studio reciproco.  
 
Ed è entrata nella mia vita, quel vulcano vivente, come una sorella, come una confidente, come un’amica, come un angelo, e so chi ringraziare per questa fortuna, la mia farfalla, che devi avermi visto, forse troppo solo, o forse finalmente pronto, di nuovo.
 
«Tutto bene capitano?» mi chiede Orlando posandomi una mano sulla spalla.
«Mi stavo capacitando di quanto sono fortunato ad avere un’amica come tua moglie.» gli rispondo sinceramente, non è più geloso di me, finalmente ha capito cosa mi lega a lei.
«Sono veramente contento di sentirtelo dire.» mi dice guardandomi e sorridendomi quando il vulcano erutta per l’ennesima volta.
«Vabbè che avete lavorato, siete stanchi e tutto quello che vi pare, ma che dite, ce la date una mano a portare in tavola?! La cena è pronta.» dice Nenè voltandosi a guardarci con Bart.
«Agli ordini.» le rispondiamo in coro.
 
E così ci sedemmo a tavola tutti quanti, Andrea aveva mangiato e stava nel suo passeggino, non dormiva, quindi, prima di cominciare a mangiare mi alzo improvvisamente dal tavolo per avvicinarmi allo stereo.
«Musica, ci vuole un po’ di sana musica.» dico mentre cerco qualcosa nel mio ipod.
 
Quando la canzone che volevo parte, io sono già seduto a tavola, Andrea alza il viso per guardarmi e sorridermi appena riconosce la canzone.
Bart, che ha riconosciuto il brano, fa un occhiolino ad Andrea dice solo «Mi sembra davvero perfetta!!»  
 
Andrea PoV
 
Che cosa ho fatto non lo so, ero sola, e volevo esserlo, per paura e non so cos’altro.
 
Poi ho trovato l’amore, aprendomi a quel sentimento, né ho incontrati un’altra valanga.
L’amicizia, la stima, l’affetto, la fiducia.
Ed erano tutti con me, seduti a quel tavolo.
 
Sorrido a Bart e Ghiro, strizzo l’occhio a Ele, per guardare poi mio marito, voglio che sappia quanto la sua esistenza abbia migliorato la mia vita, e il modo in cui lui mi sorride, significa solo che ha capito.
 
Ricomincio a mangiare, sorridendo felice, cullata dalle note dei Queen.

 
Friends will be friends
 
 
NDA
 
Avviso!!
C'è un errore, con Katnip né siamo abbastanza sicure, ma non lo ritroviamo, abbiamo riletto mille volte ma ci sfugge.
Chiediamo perdono prima, chiunque lo trovasse, può indicarcelo e provvederemo subito alla correzzione.
 
Torno oggi con questa OS (One Shot), scrivendo Meeting ho definito una scaletta ben definita, ed ora che sono quasi alla fine ho capito che qualche personaggio aveva qualcosa da dire...
Per non intervenere sulla storia, Meeting è diventata una serie che accoglierà la storia e le OS che verranno.
Non influisce in alcun modo sulla trama di Meeting, racconta solo un momento perso, non è necessaria la lettura per comprendere la long.
 
Bart voleva parlare della sua paternità e della scoperta di quanto Andrea(grande e piccolo) abbiano influito sulla sua vita...
Ghiro... voleva spiegare il suo rapporto con Nenè e ringraziare di questo il suo angelo.
 
Il link è alla canzone che mette Ghiro e che da il titolo a questa OS, né consiglio l’ascolto a tutti, chi già la conoscesse e chi no.
 
Con la speranza che vi piaccia.
Adios
A

   
 
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