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Autore: ScandalousLaRabiosa    03/08/2012    2 recensioni
Erano passati vent'anni, ma Piccolo ancora non l'aveva dimenticata: quel profumo di miele, le labbra rosse, gli occhi profondi.
Dopo vent'anni aveva deciso di rivederla, sperando che tutto fosse rimasto come allora; ma, in realtà, molte cose erano cambiate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Gyoko! Sei tornata prima oggi!- esordì Honey sorpresa, dirigendosi verso la figlia.

-Si, ho finito prima. Domani mattina registrazione per lo spot del profumo e nel pomeriggio servizio fotografico per la nuova collezione estiva.

Gyoko si girò verso Piccolo e lo squadrò per una buona porzione di tempo, finendo con l'aggrottare la fronte non tanto convinta del suo aspetto, come ogni terrestre sano di mente.

-E vedo che sei in compagnia...

-Oh, si! Gyoko, lui è Piccolo, un mio vecchio amico.

Il nammecciano si alzò e andò a stringere la mano della ragazza.

-Piacere, Piccolo.

Gyoko gli strinse la mano con uno sguardo un po' schifato.

-Gyoko.

Honey le assestò una gomitata nelle costole e le lanciò uno sguardo di rimprovero.

A quella scena, che aveva allentato la tensione presente prima dell'arrivo della ragazza, Piccolo trattenne un sorriso.

Gyoko si che aveva reagito normalmente alla vista del nammecciano.

-Mi sorprende che tu abbia ancora un amico, mà.- disse la ragazza sinceramente sorpresa, anche se Piccolo non capiva a pieno quell'affermazione, ma non gli piaceva.

Honey non rispose, rimanendo rigida.

La ragazza tornò a fissare Piccolo:-Anche se non potevi avere come amico altro che l'ennesimo tipo strambo.

-Gyoko!- la riprese la madre.

La ragazza fece spallucce:-Vabbè, vi lascio soli.

Fece un gesto con la mano come saluto, mentre se ne andava:-Mi dileguo che è meglio.

I due rimasero da soli in cucina.

Honey sospirò:-Scusala, Gyoko ha la lingua lunga. Non sa proprio stare zitta.

-Non hai amici?- le chiese, rimasto colpito dalle parole della ragazza.

La donna si irrigidì per l'ennesima volta, quasi ci fosse qualcosa sotto quella storia.

Qualcosa che lui non doveva sapere.

-Bè.... si. Ma è una storia lunga e noiosa...

Si girò verso la parete, come per evitare l'argomento.

-Ah, è quasi ora di cena. Devo ancora preparare.

-Non è un problema, se vuoi...

Piccolo venne interrotto.

-Perchè non resti a cena con noi? Sai, non ci vediamo da tanto...- esitò:-E magari continuiamo a parlare della tua spiegazione. E, se ci tieni... ti... ti racconto la noiosa storia della mia cosiddetta solitudine...- disse passando una ciocca ribelle dietro l'orecchio, non tanto certa delle sue parole.

-Ah.. si, okay.

-Anche perchè è da tanto che te ne devo parlare...- aggiunse talmente piano che nemmeno il nammecciano la sentì.

Non gli importava tanto di mangiare, ma il fatto di poter allungare il tempo di permanenza con lei lo solleva un poco, quanto bastava per farlo stare meglio.

 

Piccolo diede una mano ad apparecchiare, mentre Honey si occupava di cucinare.

Non si parlarono granchè in quel lasso di tempo, perchè volevano parlare dopo, anche se Piccolo fremeva dal sapere cosa doveva raccontargli Honey.

Gyoko non si fece vedere in quel breve periodo.

Comunque sia Honey aveva proprio ragione: non somigliava per niente a lei. Forse un po' nell'aspetto, ma neanche.

Gyoko era più tagliente nei tratti e anche il taglio degli occhi era più duro e la pelle era più chiara.

Faceva quasi ridere la differenza che c'era tra madre e figlia.

Evidentemente ha preso tutto dal padre... pensò Piccolo riluttante.

-Gyoko! È pronto!- urlò Honey dal piano di sotto quando tutto fu pronto.

La ragazza arrivò vestita solo con una t-shirt nera, slip viola e calzini bianchi, con tanto di grandi cuffie al collo. Probabilmente stava ascoltando la musica in camera sua.

Piccolo si sentì un po' a disagio nel vederla mezza scoperta e cercò di distogliere lo sguardò altrove.

-Si ferma pure lui?- chiese Gyoko rivolta alla madre, riferendosi a Piccolo.

-Si, è da tanto che non ci vediamo e dobbiamo raccontarci un po' di cose.

Honey quella sera aveva preparato spaghetti al sugo di carne e petto di pollo con contorno di insalata, mentre per frutta c'era della macedonia.

Era sempre l'eccellente cuoca che ricordava, anche se il cibo umano non lo amava particolarmente e lo ingurgitava quasi a forza.

Durante la cena madre e figlia parlarono del più e del meno, di lavoro e di cosa era successo a conoscenti o persone del genere.

Piccolo non ascoltava molto, non riuscendo a smettere di chiedersi perchè Honey fosse ancora sola, nonostante fosse uscita da quel cunicolo buio che era la sua vita. Eppure lui ricordava di averla vista sempre in compagnia di ragazzi e ragazze, quelle volte che aveva sbirciato dal Palazzo del Supremo.

E poi anche Gyoko aveva qualcosa di particolare, di diverso, esattamente come la madre, solo che era differente da ciò che aveva Honey. Ma non riusciva proprio a capire di che cosa si trattasse...

Ma in fondo non era un dettaglio tanto rilevante, dato che non gli importava granchè di lei.

 

Finita la cena Piccolo diede una mano a sparecchiare.

Gyoko ritornò subito in camera, dicendo che non voleva essere in mezzo, visto che era chiaro come il sole che Piccolo e Honey dovevano parlare di cose loro.

La madre della ragazza, quando quest'ultima se ne fu andata, si sdraiò sul divano color crema, sorreggendo la testa con un braccio.

Piccolo decise di accomodarsi sulla poltrona di fronte, togliendosi prima il mantello e il copricapo, perchè scomodi per stare lì.

-Non mi sono mai abituata alle antenne...- commentò Honey con un sorrisino divertito.

Piccolo non riuscì a non sorridere:-Non ci vediamo da tanto, magari l'hai pure dimenticato...

Entrambi risero, dimenticandosi per un attimo di tutto il loro casino.

Era strano come la tensione si fosse allentata e tutto sembrasse normale.

Che ci fosse qualcosa sotto?

-Cosa intendeva allora tua... tua figlia, riguardo al fatto che sono il tuo unico amico?- usare la parola “figlia” faceva molto male, anche troppo.

Honey prese un bel respiro profondo. Era arrivata l'ora della verità.

Se per Piccolo era difficile ammettere che aveva avuto paura di innamorarsi ed avere una storia seria, lei aveva paura di rivelargli tutta quella cosa.

Ora era il momento.

-E' una cosa per la quale io non soffro poi così tanto, dato che ho affrontato situazioni peggiori completamente da sola, ma fa soffrire Gyoko. Ecco perchè ogni tanto ha quel caratteraccio.

-E per quale motivo siete solo voi due?

-E'... è per ciò che sa fare lei.

Piccolo le lanciò uno sguardo interrogativo, non capendo di cosa stesse parlando.

-Sin da quando era piccola, Gyoko sa fare cose strane, cose che normalmente un umano non saprebbe fare. Lei non ama che io lo dica, però devi saperlo. Alle volte succedeva a scuola o all'asilo, in particolare quando lei si arrabbiava o provava forti emozioni con bambini o maestre, e quindi i genitori non volevano che i loro figli giocassero o stessero in compagnia di una bambina così strana, quando loro tornavano a casa con lividi o graffi. Da allora per noi sono iniziati brutti tempi. Lei soffriva terribilmente la solitudine, e non sai quante volte faceva dispetti o feriva qualcuno per vendetta. Come potevo darle torto, anche se la sgridavo? E ha passato così tutti gli anni della scuola. Ora fa la modella e ha anche un buon successo. Nel frattempo frequenta l'università. Ora, per tutta questa fama e soldi, tutti la guardano con occhi diversi e cercano di farsela amica. Però lei non ci è mai cascata: non da confidenza a nessuno e guarda tutti con disprezzo. Sa che la trattano così solo per la sua fama. Nemmeno del suo staff si fida. Penso che l'unica amica che abbia sia io, come lei per me. Automaticamente il disprezzo nei suoi confronti si è ripercosso su di me, e così ho perso le mie vecchie amicizie, quelle allacciate al college. In fondo è meglio così: erano tutte false alla fine. Amicizie pronte a voltarti le spalle alla minima stranezza. Soprattutto se quella stranezza è tua figlia, il più grande amore della tua vita.- si bloccò, stringendo gli occhi per non piangere e rimandare indietro il groppo in gola.

Piccolo strinse i pugni: era da tanto che non si arrabbiava per la stupidità degli umani. Guardare così Honey e sua figlia solo per una stranezza.

-E di tutto questo tuo marito non dice niente?- chiese evidenziando quel nome, quasi a combattere il dolore che gli provocava.

Honey si accigliò:-Mio marito?- chiese stolidamente.

Si voltò a fissare le foto sui mobili, che Piccolo stava guardando con tanto odio da volerle quasi incenerire.

-Oh! Oh, Jory... Lui... lui se ne è andato di casa un anno fa...- mormorò in un soffio ad occhi bassi.

Era una cosa orribile, un padre che abbandona la propria famiglia, ma Piccolo si sentì un po' sollevato per quella notizia: Honey non stava con un altro.

-Vi ha abbandonate? E perchè? Per questa diffidenza da parte della gente?- chiese Piccolo accusatorio. Anche se era lui a parlare...

La donna scosse la testa piano.

-No. No, anzi: lui ci ha sempre dato una mano e ha sempre fatto di tutto perchè la gente non ci discriminasse. È sempre stato presente...

-Per quale motivo allora se ne è andato?- chiese insistendo, alzando la voce, non potendo credere che anche lui avesse abbandonato Honey.

-Per la verità.

-Eh?

-Ho conosciuto Jory al college. C'è stato subito feeling tra noi e me ne sono innamorata paraticamente subito, anche se molte volte litigavamo o non eravamo daccordo su qualcosa. Non abbiamo mai avuto segreti noi due. Un rapporto basato sulla fiducia. In poco tempo abbiamo avuto Gyoko e da lì sono iniziati i problemi. Ma lui non ci ha mai dato il nostro stesso peso: lui ci portava avanti, ci dava una mano ad uscirne sorridenti e a rialzarci. Niente poteva fermarlo. Niente apparte la verità. La verità sulle stranezze di Gyoko e su quei test che ho fatto più volte, convinta che ci fosse un errore, ma che alla fine il suo risultato era sempre lo stesso. Quando ha saputo la verità, si è arrabbiato, si è sentito uno stupido, e si è sentito tradito, così ha fatto le valigie e ci ha abbandonate. Per la prima volta gli avevo mentito.

-Quale verità sulle stranezze di Gyoko?- si sentiva risucchiato da quel discorso che non gli apparteneva affatto.

Honey sorrise, per niente contenta, con gli occhi bassi e velati di lacrime.

-Una volta Piccolo, una splendida volta, ma è bastata.

Piccolo non capiva affatto quelle parole, ma non gli piacevano, sentendo lo stomaco annodarsi.

Le parole della donna gli crearono un vuoto d'aria nel corpo e congelarono il tempo, quasi a voler assaporare il suo sgomento.

-Gyoko è tua figlia, Piccolo. 

  
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