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Autore: Gaia Bessie    03/08/2012    3 recensioni
Storia di una delle ragazze pagate da Cray. Storia di una ragazza senza nome a cui io ho deciso d regalare un piccolo spazio.
[dal testo]: Sono venuti a prenderlo mentre io ero ancora lì, mentre non potevo fare niente per impedire che lo portassero via. L’hanno portato via ed io sono rimasta a guardare, avvolta nel lenzuolo bianco che profumava di lavanda.
Un po’ mi dispiace, perché con lui hanno portato via parte di me: la mia bellezza, la mia giovinezza, la mia innocenza.
Perché, un tempo, dovevo essere stata bella.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie che nessuno sa'
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Eppure dovevo essere stata bella


"Ma ciò che l'aveva reso odioso nel Distretto era la sua abitudine di attirare giovani donne affamate nel suo letto in cambio di denaro"
(Katniss Everdeen su Cray)


Sono venuti a prenderlo mentre io ero ancora lì, mentre non potevo fare niente per impedire che lo portassero via. L’hanno portato via ed io sono rimasta a guardare, avvolta nel lenzuolo bianco che profumava di lavanda.
Un po’ mi dispiace, perché con lui hanno portato via parte di me: la mia bellezza, la mia giovinezza, la mia innocenza.
Perché, un tempo, dovevo essere stata bella.
Sono così lontani, quei tempi, che non ricordo nemmeno il mio aspetto prima che Cray mi trovasse. Probabilmente i miei occhi erano di un’azzurro più vivo, meno opaco ed i miei capelli erano più folti ed acconciati per esaltare la bellezza dei loro riflessi dorati.
Perché, qualche anno fa, avevo ancora un nome.
Nessuno mi chiama più per nome da tanto tempo, come se io fossi morta con i miei genitori, quel giorno. Quando è esploso tutto.
Non avevamo molto, mio padre lavorava nella miniera di carbone, come tutti gli altri. Mia madre era malata, malata di malinconia. Poi, la miniera esplose e mio padre ci lasciò, per sempre, una madre ed una figlia incapaci di sfamarsi.
Morivamo di fame, finché non è arrivato lui, il nuovo capo dei Pacificatori. Venne nel Distretto proprio quando mia madre se ne andò, una semplice corda legata al collo. Non sapevo più cosa fare, quando lui mi trovò: stavo morendo di fame e non sapevo cosa fare.
Eppure, ero bella…
Ero proprio davanti casa sua, i vestiti strappati che mostravano troppo di me, le lacrime congelate sul mio volto.
Dovevo essere bella…
Probabilmente lo ero, perché fu lui in persona a raccogliermi. Sentivo le sue braccia forti attorno al mio corpo fin troppo snello: le privazioni mi avevano donato quel corpo troppo fragile, incapace di opporre resistenza.
Quella volta mi prese senza un minimo di gentilezza, ma non piansi. Sentivo appena il mio corpo, non importava se mi faceva male. Era solo un modo come un altro per sentirmi viva, per sentire qualcosa di diverso dall’infinita malinconia in cui vivevo.
Cray era fuoco, era ardente come un tizzone. Mi bruciava ma non importava: sarei morta ugualmente. Forse morire dopo aver provato qualcosa doveva essere bello, sicuramente era meglio del morire senza sentire niente. Magari avrei avuto qualcosa da portare nell’aldilà, perfino il dolore mi sembrava un dono accettabile.
Non mi lasciò morire, non mi permise di andarsene. Si prese cura di me, finché non mi ripresi.
Mi curava con dedizione, come farebbe un bambino che ripara il suo giocattolo preferito. E probabilmente ero questo, per lui: il suo giocattolo preferito.
Ogni sera era da me, ogni sera mi permetteva di rimanere con lui. Mi teneva sotto una campana di vetro, non mi permetteva di uscire o di fare niente: era lui a prendersi cura di me. Ed io potevo solo dargli quello che voleva, pretendeva da me.
Le vedevo spesso, le altre. Si affollavano attorno alla sua porta e lui non poteva mai resistere ad un nuovo viso, un viso di una ragazza che diventava una prostituta per fame. Come me.
Eppure, io volevo solo morire…
Nessuna rimaneva per più di una notte, ero solo io, l’unica costante.
La prostituta senza nome, quella che non usciva mai dalla casa di Cray, quella che nessuno riusciva a vedere in volto.
Eppure non ero più bella: già la bellezza era appassita, lasciando solo me, la ragazza senza nome.
Non posso dire di non averlo amato, per anni non ho avuto nessun altro, non ho visto nessun altro.
Ma oggi me l’hanno portato via. Sono entrati mentre ero ancora lì, nel letto, mentre lo sguardavo dormire.
L’hanno portato via e mi hanno sbattuta fuori, solo il lenzuolo a coprirmi ed a ripararmi dal freddo pungente.
Non sono riuscita a muovermi, sono ancora qui. Nessuno si avvicina, nessuno mi raccoglie.
Eppure, un tempo, dovevo essere stata bella…
Sorrido leggermente, mentre la neve cade sul mio corpo che non sente più nulla. Non ho rimpianti, nemmeno uno.
La ragazza senza nome non rimpiange niente, non piange anche se sta per morire.
Eppure dovevo essere stata bella.



Bessie's Corner:
Questa non ho idea di cosa sia. E' da qualche giorno che penso a Cray, alle ragazze così disperate da entrare nel suo letto.
Questa è una di quelle ragazze.
Spero che la sua storia vi sia piaciuta
Bess
   
 
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