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Autore: picci 1989    17/02/2007    14 recensioni
Il seguito di "E' la mia natura"
“Sai bene che quello non è il mio nome. Hermione Grenger è morta!"
“Non è morta e tu lo sai bene, Hermione!”lui si protese verso di lei(...)
“Ti sbagli è morta!”
“Non è vero.” Poi l’afferrò con impeto e le incastrò uno stiletto nell’addome uccidendola.
“Ora sei morta”
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Mangiamorte, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La natura della serpe; Il rimpianto del Leone'
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Le cose potevano cambiare…

Lo so, invece di mandare una one-shot dovrei mandare il penultimo capitolo dell’Ultimo Horcrux ma dato che la mia testa è vuota ho deciso di deliziarvi con questa nuova one-shot, continuazione di “E’ la mia natura”.

Ringrazio: StàBen(chiedo scusa perché non avevo avvertito ma quel giorno avevo pubblicato più di una storia e non avevo avuto molto tempo), ZAITU (Mi sono scordata di scrivere che aveva preso quella storia dalla canzone degli 883 scusami e scusate tutte voi spero che nessuna di voi mi citi nel sito per plagio non era mia intenzione, ho letto con piacere una tua storia e ho trovato la tua idea di base molto simile alla mia ma avvolte io faccio finire anche bene le mie storie solo perché anche non essendo sicura che loro due possano vivere per sempre felici voglio dar loro o forse a me stessa che l’amore avvolte è più forte di qualsiasi altra cosa), julia91, Valemione (vedi eccola qui..così mi dirai che ne pensi, sempre una draco Hermihihihiih), lilyblack90 (lily comincio a pensare che tu ce l’abbia con me, sono triste nelle mie storie ma anche tu non scarseggi e questo mi fa molto piacere perché io amo le storie dal sapore amaro.), lucyferina, Tinkerbell91….

 

Vi lascio alla storia spero che vi piacerà…

 

 

 

Le cose potevano cambiare…

 

Era ancora notte fonda quando un lugubre bussare alla porta svegliò la cantastorie.

Sapeva bene chi era. Qualcuno che la perseguitava per tutta Londra, quel qualcuno da cui fuggiva ogni sera.

Aprì la porta e lo fece entrare nella stanza.

Aveva smesso di dormire, sapeva bene lui che voleva, ogni notte per quanto cambiasse locanda e contrada lui la trovava sempre.

Accese piano la lanterna in modo che un tenue chiarore illuminasse la sala.

“Cosa c’è?” tanto sapeva bene cosa desiderava…

“Scusarmi” soffiò lui

“Sai bene che non lo farò mai!”

“E allora io ti seguirò fino alla fine dei tuoi giorni!”

“Non puoi!”

“Vorresti impedirmelo Hermione?”

“Sai bene che quello non è il mio nome. Hermione Grenger è morta!”

“Non è morta e tu lo sai bene, Hermione!”lui si protese verso di lei, scuro come la notte, così che la giovane potè sentire il puzzo di dolore che lui emanava

“Ti sbagli è morta!” disse a denti stretti

“Non è vero.” Poi l’afferrò con impeto e le incastrò uno stiletto nell’addome, uccidendola.

“Ora sei morta” sussurrò lui prima di scoppiare in una risata diabolica e terribile.

 

Si riscosse di scatto. Ancora una notte…

Si toccò l’addome…intatto. Ancora una visita…

Si voltò verso la stanza che era già immersa nelle prime luci dell’alba. Ancora un assassinio…

Si alzò dal letto,si coprì nuovamente il viso e abbandonò quella stanza.

Quell’incubo incombeva su di lei ogni notte.

Colpa mia, si disse, che svendo il ricordo più orrendo della mia vita a un costo così basso…

La cantastorie percorse a passi lenti la taverna che la sera prima l’aveva accolta sperando in una storia.

“Dove fuggi?” chiese Madama Rosmenta, la cantastorie si voltò di sobbalzo, non era abituata a delle padrone così mattiniere.

“Io non fuggo” disse grave e di mala voglia, non amava parlare più di tanto

“Sembra che hai appena visto un fantasma” magari, sarebbe stato ben accetto…

“Vi cerca qualcuno, Signora” continuò la padrona

“Io non conosco alcuno” rispose impaurita

“Sapete come sono quei bei tomi, hanno sempre bisogno di controllare documenti e timbri…” rispose Madama Rosmenta, alla cantastorie la saliva andò di traverso alla notizia e dovette tossire a lungo per poter riprendere a respirare normalmente.

“Non sarete portatrice di sventura? Io non conosco nulla di voi!” disse brusca la padrona vedendo la reazione della cantastorie

“Non temete,Signora,avete pagato il vostro debito stanotte, non vi chiederò altro.” Dicendo questo la cantastorie aprì la porta della locanda e sparì nella prima luce del mattino.

 

Ahi! Quante notte insonni vissute al lume del rancore!

Quel nuovo giorno quando cominciò a splendere mi vide già lontana dal luogo che tanto avevo amato, Hogsmede. Il sole dorato sembrava ridere di lei mentre riluceva sulle pallide distese che la separavano da un nuovo villaggio, da un nuovo tentativo, magari da una nuova storia…

Quante volte aveva provato a inventare una nuova storia eppure appena si sedeva e cominciava…la storia era sempre la stessa.

Quella dello scorpione e della rana.

Quella di un amore impossibile, di un amore non ricambiato…

Passò quella mattina e quel pomeriggio nella solitudine e nel cammino. Solo la sera giunse alla locanda ‘Hope’, questo era il suo nome…

Vi entrò e come era accaduto la sera prima ai ‘Tre Manici di Scopa’ similmente accadde a ‘Hope’.

Quando finalmente si ritirò per la notte, la gente era troppo accecata dalle lacrime per poter scorgere in quale stanza la cantastorie si andasse a ritirare.

Tutti tranne uno.

Il suo incubo non piangeva mai, non si arrestava mai…

Anche quella notte lui bussò alla sua stanza, ma questa volta il suo bussare non era di finto pensiero ma bensì di indegna carne.

“Chi è?” la giovane arrocchiò la sua voce mentre si preparava a fuggire dalla finestra.

“Controllo” i Mangiamorte era lì fuori dalla sua stanza, il controllo dei documenti, l’identificazione attraverso gli occhi, la tortura, la morte ora erano tutte permesse dalla legge.

Dalla legge di Voldemort.

La giovane era sempre fuggita a loro, i suoi incubi erano giunti sempre prima, eppure stavolta non erano arrivati ad avvertirli…

Scese di filato dalla finestra atterrando fra la neve umida e gli alberi folti, per poi cominciare a fuggire con la neve che le arrivava all’addome, gelandole anche l’anima.

Correva stolta…

Senza speranza.

Un ombra le chiuse la ritirata.

“Guarda un po’ chi ho pescato!” voleva pregare di lasciarla, ma i favori costano e lei aveva come unica ricchezza le sue storie, anzi la sua storia “Signore!!!! Una fuggitiva!” era giunto il momento.

Non riuscì a pensare, uno Schiantesimo la colpì e lei cadde misera fra le braccia di quell’essere senza Dio.

 

Una cella buia, putrida di umidità e del sudore di corpi troppo vicini.

“Cos…” la giovane cantastorie si svegliò tra di loro, ritirandosi in un angolo quando vide la porta aprirsi e un Mangiamorte entrare piano nella cella con un sorriso sul viso.

“Poteremo voi putridi dal Comandante di questa contrada, desidererà lui come ammazzarvi” molti ulularono dal dispiacere che questa notizia comportava loro

“Non siate così viziosi, io vi avrei ammazzato senza tante cerimonie!” così dicendo afferrò il primo malcapitato e lo portò con se.

Non seppe la giovane quanti urli dovette attendere prima di veder giungere un Mangiamorte che afferrò lei, solo lei e la portò lontano dal puzzo e dalla morte…

O forse la portò da qualcosa di peggio.

Il Comandante.

Una stanza nera come lo stomaco della morte, conteneva un uomo dalla bellezza sorprendete ma dal cuore simile a quel luogo,abominevole!

Vederlo non gli recò molte sorprese, lo rivedeva ogni notte…

Il suo incubo era lì. Biondo e con gli occhi d’argento come l’ultima volta. Anche se a quegli specchi argentati mancava l’umanità che possedevano un tempo.

“Ho ascoltato le tue storie, lo sai?” la sua voce era quella di un tempo.

Non rispose

“Parla di una storia che io conosco bene. Chi te l’ha narrata?”

Continuò a non rispondere

“Quella donna che te l’ha narrata, che fine ha fatto?”

“È morta” l’uomo biondo alzò il capo di botto fissandola con uno sguardo che lei non riusciva a definire

“Cosa hai detto, vecchia megera?”

“È morta. Mi ha narrato questi ultimi suo avvenimenti e poi è morta”

“Come? Aveva forse qualche malattia?”

“Si è trovata la morte.”

“Come?”

“Si è pugnalata”

“Maledetta Mezzosangue!” bestemmiò l’uomo

Caronte” l’uomo gradito che aveva portato i vari prigionieri dal Comandante e poi ad una morte più o meno veloce vece il suo ingresso “Porta via questa vecchia! Uccidila come vuoi non ha alcuna utilità per me!” abbassò il capo e mi afferrò mentre il Comandante chiudeva il suo viso fra le mani

“Vi devo raccontare un ultima cosa su di lei” non poté trattenersi, il giovane alzò lo sguardo su di lei

“Cosa?”

“È morta con il vostro nome sulle labbra: Draco Lucius Malfoy” se possibile i suoi occhi si fecero ancora più profondi

“Il mio nome?”

“Vi malediceva. Malediceva voi e il vostro cuore sterile. Malediceva se stessa per l’amore che vi aveva dato!”

“Vecchia megera, il mio nome non è Draco Lucius Malfoy!”

“No?”

“Il mio nome è Lucifer

“Questo nome le dona molto comandante. Il Signore Oscuro le ha dato un nome proprio degno di voi.” L’uomo biondo la fulminò con uno sguardo terribile

“Non sporcare il nome del grande lord con la tua lingua da impuro” Caronte assestò alla cantastorie un forte schiaffo che  prostrò la donna sul pavimento pulito della sala.

Il Comandante si alzò piano dalla sua scrivania fino a trovarsi davanti alla cantastorie. “Ecco questo è l’unico posto che vi si addice”

È una fortuna chela signora che è morta con quel nome sulle labbra non sia la stessa donna che ha amato voi Lucifer perché sarei ancor più triste per la sua morte.”

“Perché mai?”

“È morta con l’illusine che il suo amore a senso unico avesse come destinatario un uomo dal cuore sterile, ma se quest’uomo foste voi, sarebbe un problema perché voi non possedete alcun cuore!” degli stivali lucidi e neri che fino a quel momento erano davanti al viso coperto della cantastorie se ne alzò uno che assestò un forte calcio al viso della giovane che fu rovesciata dal colpo.

“Porta questa maledetta lontana da me,la sua lingua velenosa mi infastidisce”

“La porto nella sala viola?”

“No, ho un posto peggiore della morte da farle vedere”

“Quale?”

“L’inferno”

Caronte la portò fuori dalla stanza, trascinandola, non ci badò era così stremata e dolorante che svenne l’attimo dopo.

 

Aprì gli occhi.

Intonaco rosso, cornici neri. Mobili di legno rosso, lenzuola di seta nera.

Sbattè due volte gli occhi.

“Non stò sognando” realizzò la cantastorie alzandosi con circospezione dal letto, senza poter evitare un giramento di testa che la colse appena appoggiò i piedi sul marmo(naturalmente nero) della stanza.

“Dove mi trovo?” chiese toccandosi la fronte

“Sei alla locanda Hell” disse una voce terribilmente familiare

“In compagnia di Lucifero…che persona fortunata!” rispose la cantastorie, ma poco dopo si rese conto di un grave errore, non indossava il cappuccio, lui poteva guardare il suo volto.

Sentì gli stivali lucidi battere sul marmo fino al suo letto, aggirarlo e porsi dinanzi a lei, abbassò il capo

“Così mi hai mentito.”

La cantastorie non mosse il capo

“Tu vai in giro per Londra e dintorni narrando la nostra storia”

Non rispose ancora

“Ho visto nelle tue immagini il dolore e allora perché ti fai questo?”

Anche a questa domanda la ragazza si rifiutò di rispondere.

“Rispondimi quando ti parlo!” il tono era calmo

“RISPONDI!” questa volta l’afferrò per il mento e la costrinse ad alzare lo sguardo su di lui, così che la cantastorie fu costretta a rispondere.

“Perché così non dimenticherò mai il dolore e l’odio che provo per te”

“Tu mi odi?”

“Più della mia stessa inutile vita, che tu con meschinità mi conservasti”

“Ero giovane a quel tempo, speravo in qualcosa che non sarebbe mai accaduto”

“Cioè?”

“Cambiare la sua stessa natura. Io sarò sempre uno scorpione che pungerà a tradimento la rana” avvicinò il viso a quello di lei che lo voltò di lato

“Ti vedo testarda. Perché non mi ringrazi per averti salvato la vita?”

“Per me potevi anche ammazzarmi”

“E che gusto c’era? Non volevo perdermi la capitolazione della Regina delle Grifondoro

Maldetta Serpe Vanitosa!” la cantastorie provò a colpirlo ma egli le bloccò la mano ghignando beffardo

“Sempre in vena di complimenti vedo!” ma i continui tentativi di assalto della giovane dovettero irritare non poco il comandante che con un impulso le afferrò i polsi dietro la  schiena.

“Cosa vuoi serpe?” i due corpi dovettero per forza sfiorarsi e i visi erano a pochi millimetri di distanza

“Secondo te?”

“Mi provochi nausea, allontanati! Sei solo disgustoso, mi fai schifo!” eppure chissà perché il corpo della giovane si stava facendo sempre più vicino.

I polsi erano sempre imprigionati

“Non dire eresie. Se non ricordo male tu amavi quando io facevo questo…” e con un leggero tocco del naso, su un determinato punto del collo scoperto della cantastorie la fece rabbrividire e accorciare le distanze fra i loro corpi.

Rise divertito.

“Vedi che non mi puoi resistere?”

“Ed è per questo che ti odio ancora di più Lucifer. Sei la mia unica debolezza”

“Anche tu Megera Maledetta”

La sbattè sul letto.

“Mi fai schifo!” lui le lacerò il mantello

“Non è vero” lei le sbottonò la camicia nera

“Ti odio” lui la spoglio dei vestiti

“Forse” lei le sbottonò il pantalone

“Non ti amo” lui si bloccò, il fiato mozzo

“Ma mi desideri” si fissarono a lungo

“Sempre” lui riprese a baciarla con trasporto

Quella notte, l’incubo non venne. Quella notte passata senza promesse e senza inibizioni, passata senza giuramenti e senza scuse fu l’ultima che la vide allacciati fra loro.

Quando la luce dell’alba si levò entrambi si divisero.

Con la promessa di non rincontrarsi mai più.

Neppure in sogno.

 

THE END

 

  
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