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Autore: Liberty Bell    04/08/2012    3 recensioni
"«“Stick them with the pointy end”» disse, una strana espressione sul viso duro, a metà tra severità e commozione, «Credo che il mio nome sia Arya Stark.» disse infine, dubbiosa."
Future!fic Jon/Arya
Hope you enjoy!
Ceci.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Altra Jon/Arya, (o “Jorya”, come ha recentemente ribattezzato questo pairing la mia migliore amica.)
Andiamo, è uno dei pairing più canon in tutto GoT.
Attenzione future!fic, in quanto questa shot si riferisce ad un ipotetico incontro a Bravoos tra Jon e Arya.
NON ci sono spoilerveri e propri. Tuttavia, mettendo insieme un po’ di indizi disseminati qua e là, ho pensato che è molto probabile che Arya vada a Bravoos e faccia quello che faceva Jaquen ... poi boh, se andrà così anche nei libri per ora non lo so, visto che sono ferma a “Tempesta di spade”.
Il rating è giallo e si parla di INCEST, anche se blando. Ho inserito OOC tra gli avverimenti perchè ... la mia Arya in questa fic è una Arya cresciuta, maturata, per forza di cose diversa. Ma non so se sono rimasta del tutto nel personaggio originale.
Commenti, critiche e parolacce sono ben accetti!
Buona lettura!
Baci,
Ceci.
 
 
 
 

A southern drawl, the world unseen.


 

“The good old days, the honest man,
the restless heart, the Promised Land,
a subtle kiss that no one see,
a broken wrist and a big trapeze.
 […]
The teenage queen, the loaded gun,
the drop dead dream, the Chosen One,
a southern drawl, the world unseen,
a city wall and a trampoline.”
[The Killers – Read my mind]
 




La prima volta che la rivide, quasi non la riconobbe. Non si vedevano da più di cinque anni, e lei era definitivamente una persona diversa.

Aveva i capelli più corti di come li ricordasse, i lineamenti severi, il petto più pieno, i fianchi di una ragazza non ancora diventata donna, un lungo abito nero, diversi coltelli legati alla cintura. I tratti da bambina avevano lasciato il posto a quelli di una bella ragazza, anche se, si disse Jon facendo un rapido conto mentale, quella sconosciuta, se era davvero lei, non poteva avere più di tredici, forse quattordici anni.

Non disse niente, trattenne quasi il respiro, fino a quando non fu lei a parlare.

«“Stick them with the pointy end”» disse, una strana espressione sul viso duro, a metà tra severità e commozione, «Credo che il mio nome sia Arya Stark.» disse infine, dubbiosa.

«Arya?» esalò lui, e la ragazza annuì brevemente.

Jon le andò incontro. Avrebbe voluto abbracciarla, sentire se era vera, reale, se non era un altro dei suoi sogni dettati dalla necessità di saperla viva. Ma lei non glielo permise, facendo due rapidi passi indietro.

«Posso rimanere solo per poco. Sono Arya solo per te. Per il resto del mondo sono nessuno. Volevo solo farti sapere che ero viva.» “e vederti”, aggiunse una vocina traditrice nella sua mente.

Aveva parlato con frasi brevi, concise, come se si fosse preparata prima ciò che aveva da dirgli.

La parte razionale del cervello di Jon quasi dubitava che quella ragazza fosse veramente Arya. Ma quegli occhi grigi, il taglio della bocca, il suo naso, la sua voce … sembravano proprio quelli di lei, e una parte di lui, quella terribilmente sola e preoccupata per la sua sorellina, voleva credere con tutto sé stesso che quella ragazza dura, nessuno come aveva detto lei, fosse davvero Arya.

Eppure il ricordo della bambina Arya Stark che aveva in mente sembrava del tutto stonato con il sole cocente della città, con la parlata strascicata e l’accento dell’est tipico di Bravoos che ora aveva anche lei, con la polvere delle strade, con il mistero di quella città portuale.

«Cosa ti è successo?» chiese solo, la voce bassa, preoccupata.

Lei esitò prima di fare un passo avanti, nella semi-oscurità di quella casa di Bravoos, la luce pallida del sole che riusciva a penetrare solo in parte dalle intarsiature nel legno del muro. Si fece sempre più avanti, lasciando che i raggi del sole illuminassero i suoi capelli scuri, la sua pelle leggermente colorita dal sole, gli occhi grigi degli Stark.

Era proprio lei, Jon non aveva più dubbi.

«Arya,» la chiamò avvicinandosi sempre di più al suo corpo, respirando il suo profumo, ora sconosciuto, mettendole una mano sulla guancia.

Lei chiuse gli occhi al suo tocco, non riuscendo a evitare di strofinare la guancia leggermente contro il palmo calloso e bruciato di Jon. Strinse le labbra, mentre una lacrima le sfuggiva dalle ciglia.

«Non posso restare, nessuno deve sapere che ti ho visto. Che mi hai vista.» sussurrò lei, e sembrava quasi addolorata.

«Cosa ti è successo?» ripetè ancora lui, lo sguardo sempre più preoccupato.

Lei tenne gli occhi chiusi, scuotendo la testa, facendo sfregare ancora di più la pelle della guancia tra le dita di lui.

Il silenzio riempì la stanza. Jon sentiva le voci della città appena oltre il muro.

Senza pensarci due volte, l’abbraccio, avvolgendola con le braccia.

Arya si sentì avviluppata da quel profumo che conosceva così bene. “No,” si disse mentalmente, “Arya Stark conosce quel profumo, non io.”

Eppure in quel momento non le importava il fatto che lei fosse nessuno, e non più Arya Stark.

Le importava solo del profumo di pino e neve fresca che era tipico di Jon, la magnifica sensazione di essere di nuovo tra le sue braccia dopo tanti anni.

Nessuno la toccava da anni, perché non si tocca nessuno, e ora … sentire un contatto umano, il profumo della sua infanzia, il battito del cuore di Jon sotto il farsetto, la facevano sentire a casa.

Il ragazzo alzò leggermente la testa. Guardò Arya negli occhi, stringendole le mani, prima di baciarla.

Accarezzò le sue labbra, sentendo sotto le dita la curva dei suoi fianchi, l’elsa di uno dei suoi pugnali. Molte cose in lei erano cambiate, ma non il sapore delle sue labbra; era lo stesso che sentiva da ragazzino quando le dava il bacio della buonanotte. Era lo stesso sapore del bacio fraterno che le aveva dato prima di partire per la Barriera. Quel bacio d’addio. A quell’epoca nessuno dei due si sarebbe mai immaginato di rivedere l’altro così presto, in circostanze del genere.

Solo che il bacio che si stavano scambiando in quel momento non era nell’aria fredda di Grande Inverno ma in quella tiepida e salmastra di Bravoos, non era carico di promesse ma quasi disperato. E decisamente non era fraterno. Non solo almeno.

Arya aprì le labbra, lasciando che la lingua di Jon accarezzasse la sua dapprima esitante, poi via via con sempre maggiore convinzione. Si aggrappò con le mani al retro della sua casacca, nera, nera come lei, come il suo lavoro, come colei che serviva. Rispose al bacio con forza, i denti che sbattevano, i respiri che si facevano ogni istante più pesanti.

Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto.

«Torna alla Barriera con me.» sussurrò lui, accarezzandole il collo scoperto con la punta delle dita.

«Ti ho fatto infrangere il tuo giuramento.» fu l’unica cosa che disse lei, tremando impercettibilmente sotto le sue dita.

Jon la guardò, «L’avevo già infranto tempo fa.» disse riferendosi ad Ygritte. Ma, per quanto ci provasse, nella sua mente non comparivano mai capelli rossi baciati dal fuoco. C’era solo la bambina Arya, la sua sorellina, sovrapposta a quella nuova ragazza Arya che diceva di essere nessuno.

«Torna alla Barriera con me.» ripetè.

Arya Stark scalpitava per dire “sì, sì”, cento volte sì, e andare via con Jon, con il ragazzo che aveva sempre amato, prima come fratello e ora come uomo.

Ma fu nessuno a rispondere, «Non posso.»

Jon sembrò confuso, ferito quasi, arrabbiato forse. Stava per dire qualcosa, ma lei non gliene diede il tempo. Arya posò ancora una volta le labbra su quelle di Jon con leggerezza, accarezzandole solo.

«Non dire a nessuno che mi hai vista. Non dire a nessuno che sono viva. Ne va della mia vita, Jon.» disse, parlando contro le sue labbra.

E Arya Stark sparì nell’aria tiepida di Bravoos, uscendo da quella casa buia, rischiarata solo dalla luce che penetrava dal legno intarsiato del muro, confondendosi tra la vitalità dei cittadini della città.

Jon rimase in piedi in quella stanza per un lungo istante, pensando a quel “ne va della mia vita, Jon”.

Chiuse gli occhi, cercando di imprimere nella mente il sapore di Arya, i suoi fianchi sotto le dita, il suono del suo nome, “Jon”, sulla sua bella bocca. E giurò a sé stesso che l’avrebbe riavuta.

Arya non si voltò indietro, camminò avanti. Quello non era il momento ma presto o tardi sarebbe stata di nuovo tra le sue braccia, al suo fianco, non come nessuno, non come Arya Stark. Ma solo come Arya.

Pensò un’ ultima volta a Jon Snow. Poi si tirò il cappuccio sopra il viso, tornando ad essere nessuno.
 

  
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