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Autore: EvaRose    04/08/2012    3 recensioni
L'innocente Rosalie si lascia travolgere dal sentimento agrodolce che prova verso una strana creatura, una donna chiamata Oscar...
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosalie era arrivata da poco a palazzo Jarjayes. Era ancora scossa dagli avvenimenti che le avevano così profondamente cambiato la vita, e le sue notti, ancor più che i suoi giorni, erano scandite da un susseguirsi di pensieri che erano al contempo dolore, rabbia, desiderio di vedetta. E le capitava sempre più spesso di chiedersi dove sarebbe finita se non fosse stato per quella mano che l’aveva afferrata e riportata alla vita mentre era a un passo dal precipizio. La mano del Comandante delle Guardie Reali, Oscar Francois de Jarjayes. Tutto andava bene quando c’era lei. Per un momento dimenticava tutto, rassicurata da quelle parole che sapevano di speranza, di fiducia, di perdono. Non conosceva quasi niente di lei. Quel poco che aveva capito se l’era guadagnato giorno dopo giorno, osservandola, ascoltandola, imprimendo nella memoria ogni dettaglio la riguardasse. Non poteva farne a meno, e senza quasi rendersene conto.

Rosalie sapeva che il Comandante era in realtà una donna. Lo sapeva da quando il destino le aveva dato un assaggio dei suoi piani, la notte in cui si offrì a lei per denaro, ricevendo una moneta d’oro insieme a una cosa molto più preziosa: la possibilità di conservare il rispetto per se stessa. Fu solo la prima delle volte in cui le salvò la vita.

Le giornate scorrevano tranquille a palazzo Jarjayes. Si studiava, ci si esercitava con la spada e tante volte si rideva. Era grata a Oscar. Guardando quegli occhi color del cielo, quei capelli dorati e la dolcezza disarmante di quel sorriso, Rosalie si convinceva ogni giorno di più che fosse un angelo. Il Signore doveva avergliela mandata per ricompensarla di tutte le cose che le aveva tolto. Quando la notte, in preda ai peggiori incubi, si svegliava urlando, era Oscar che correva da lei, preoccupandosi che tutto fosse a posto.

Una sera Oscar chiamò Rosalie nella sua stanza. Era di ritorno da una lunga giornata alla Reggia e aveva bisogno di parlarle. Quando iniziò a spogliarsi dell’uniforme, Rosalie rimase spiazzata e si istintivamente si voltò per non guardare. Ma perché? Infondo non c’è nulla di male. Siamo tra donne… Si impose di tornare a guardare Oscar, che nel frattempo si era liberata dell’uniforme per indossare un indumento più comodo, almeno di sera, almeno tra le mura della propria camera le era concesso, là dove nessuno poteva rubarle quel segreto: il segreto di un corpo non solo femminile, ma anche terribilmente invitante. 

Sì, Rosalie sapeva che il Comandante era una donna. Lo sapeva. Ma non poté nulla contro la sorpresa di intravedere al di sotto di quella camicia leggera, le curve di un seno florido, coperto solo da quel sottile pezzo di stoffa traditore. Di colpo sentì il viso andare in fiamme e per un attimo smise di ascoltare quello che Oscar le stava dicendo.  Lo sapeva. Sapeva che il Comandante era una donna, ma non aveva mai davvero realizzato l’idea.

Quella notte gli incubi di Rosalie le diedero tregua per lasciare il posto a immagini, molto meno violente, ma altrettanto sconvolgenti.  Sognò il Capitano delle Guardie Reali che la invitava a ballare e che si chinava verso di lei, in un bacio così appassionato e travolgente che solo un beffardo risveglio avrebbe potuto interromperlo.

Il fatto è che i sogni di Rosalie continuavano irrispettosamente anche in pieno giorno. E fu durante uno di questi ultimi, mentre stringeva a se quella magnifica uniforme scarlatta, che si rese conto di provare un sentimento profondo per quell’angelo a cui doveva tutto. Cosa mi sta succedendo?

Prendere atto di quello che stava accadendo provocò in lei una serie infinita di sensi di colpa, ma fu anche una liberazione per Rosalie… Finalmente poteva fare ordine nella sua testa e dare un nome al sentimento che provava per Oscar. Amore.

Era così bello poterla vedere ogni giorno, respirare il suo profumo, ascoltare quella voce così decisa e dolce che da sola bastava a farla sciogliere. Si sentiva fortunata Rosalie. Poteva godere della compagnia di Oscar, fare sue quelle piccole cose che le venivano offerte e per cui tante dame (e non solo) a corte avrebbero fatto carte false.

Presto iniziò a chiedersi dove andasse tante volte, di sera, quando usciva come una ladra a cavallo senza nemmeno dir niente a nessuno, quando pensava che la sua piccola Rosalie dormisse. Chissà dov’era mentre lei si rigirava nel letto, insonne, chiedendosi dove mai si potesse andare a quell’ora, DA CHI, a far cosa.

Si chiese chi fosse davvero Oscar Francois de Jarjayes. Era la persona pura e immune a ogni vizio umano che si era immaginata? O aveva forse qualche debolezza che solo il buio della notte poteva nascondere? Chiuse gli occhi e vide Oscar stringere a sé la Regina Maria Antonietta in un perverso assecondare i suoi capricci, la vide tra le braccia del libertino conte di Fersen, la vide servirsi del corpo di André per soddisfare le sue voglie. Desiderò che le lenzuola del suo angelo potessero parlare.

La piccola Rosalie era gelosa.  Stava male tutte le volte che Oscar lasciava la casa per sparire inghiottita dalla notte. No, la sua non era una cotta per il giovane Colonnello biondo, il suo era un amore completo e incondizionato per la meravigliosa donna che quell’uniforme mal celava. Qualcosa più forte di lei, più forte del peccato che sentiva di commettere solo sognando certe cose, più forte della vergogna prepotente che le era stata insegnata fin da bambina.

Rosalie amava tutto di Oscar. Amava la sua anima, che risplendeva in ogni suo gesto, amava il suo senso del dovere, la sua generosità, la sua gentilezza, la sua fermezza, il suo coraggio, il suo senso della giustizia, la passione che metteva in ogni sua azione. E adorava quelle gambe lunghe e quelle falcate così decise, venerava  quel suo alone di mistero che emanava al suo passaggio, quella apparente freddezza che affascinava inevitabilmente tutti quelli che si lasciava alle spalle.

Osservava le sue cinque sorelle maggiori. Tutte bellissime come dee. Eppure bastava che Oscar entrasse in una stanza per farle sparire tutte. Le guardava, Rosalie. Ridevano, civettavano, si sistemavano i capelli e chiacchieravano di abiti, mariti e aspiranti tali. In tanto tempo passato in loro compagnia Rosalie non riuscì a trovare un solo discorso che valesse la pena di essere ricordato. E questo le faceva amare ancor di più Oscar. Come poteva essere nata quella Rosa voluttuosa e allo stesso tempo pura, in un giardino di semplici, belle, ma insignificanti margherite colorate? Come poteva essere così diversa da quelle ragazze che avevano lo stesso suo sangue, che erano state allevate nella stessa sua casa? Era tutto merito dell’educazione ricevuta? Si chiese come sarebbe stato il Comandante se fosse cresciuto come le sue sorelle, come una donna. No, si disse che non poteva bastare un’educazione maschile a spiegare quell’essere straordinario. Si convinse che Oscar aveva un dono. Il dono di far star bene tutti quelli con cui veniva in contatto. Un dono che non aveva nulla a che fare con gli abiti indossati. Anzi, Oscar ERA un dono. Ringraziò istintivamente, nei suoi pensieri, il Generale e Madame de Jarjayes per averla messa al mondo.

Era impossibile non innamorarsi di lei. Uomini, donne, bambini. In fondo, a tutti piacciono gli angeli.

Angeli. Eppure gli angeli ispirano purezza e castità. Lei invece per quella donna in uniforme stava insultando il suo pudore, stava dubitando della sua stessa natura.

Si trovò a rabbrividire per i più insospettabili dettagli. Quella vita così sottile sottolineata dal cinturone dell’uniforme, quei polsi delicati e fragili, la timidezza di quel punto alla base del collo tra le clavicole. Si chiese come si potesse fare, e come lei stessa per prima avesse fatto, a non notare che non c’era proprio nulla di maschile in lei, ma che al contrario possedeva una tale grazia ed una eleganza innata che tante ragazze possono solo sognare. Osservava ogni centimetro del corpo di Oscar e si meravigliava di come fosse perfetto e di quali sentimenti riuscisse a suscitare in lei.

Una notte Oscar tornò a casa, Rosalie la sentì arrivare facendo un insolito rumore e uscì dalla propria camera per andare a controllare. Oscar era probabilmente inciampata su un tavolino.

“Che cosa vi succede Madamigella Oscar?”

Sshh Rosalie… dobbiamo fare piano se non vogliamo svegliare tutti” disse trattenendosi dal ridere.

Aveva bevuto, probabilmente non poco. D’un tratto le ginocchia le cedettero e Rosalie prontamente si offrì come sostegno. Oscar si appoggiò alle sue spalle, la guardò e le sorrise. Rosalie si sentì utile per la prima volta da quando era in quella casa e, forse un po’ scioccamente, gioì di questo.

Rosalie accompagnò Oscar nella sua stanza, la aiutò a svestirsi e a mettersi a letto. In pochi secondi crollò in un sonno profondo, lasciando la sua fedele amica in uno stato inquieto tra la curiosità e l’angoscia.

Dove siete stata Oscar? Devo saperlo. Devo sapere come passate le vostre notti. Devo sapere se sono solitarie o se c’è qualcuno che vi spinge ad uscire di casa nel buio. Il pensiero che ci sia qualcuno che cercate tutte le volte che uscite di casa o che, peggio ancora, vi spinge al meschino inganno del vino, mi consuma. Chi è che cercate di dimenticare? Cos’è che vi tormenta? No, non potete farmi questo, non dovete! Non ne avete il diritto!

Senza volerlo, Rosalie si immaginò nei panni di un giovane uomo. Un uomo affascinante, alto, moro. Si immaginò accogliere Oscar al ritorno da una delle sue misteriose uscite. “Dove sei stata? Da chi vai ogni volta che esci? Devo saperlo, TU SEI MIA”. Quel uomo bello e forte stava afferrando Oscar per il colletto della camicia, la stava spingendo contro il muro. E avrebbe preteso di sapere tutto. Oscar lo guardava spaventata e divertita. Lui non si sarebbe fermato, avrebbe preteso la sua donna. L’avrebbe trascinata  sul letto, anche contro la sua volontà, e l’avrebbe fatta sua, l’avrebbe posseduta senza chiederglielo, violentemente, disperatamente, finché le urla di dolore di lei si fossero trasformate in grida di piacere. Col bisogno di sentire che quel corpo, ma soprattutto quell’anima, appartenevano solo a lui.

L’audacia e l’inarrestabilità di quella fantasia partorita dalla sua stessa mente, lasciarono Rosalie senza fiato.

Che darei Oscar per potermi trasformare in quell’uomo. Qui, ora. Per non essere più la vostra dolce, piccola Rosalie. Per potervi amare in maniera completa, Oscar. Senza dover chiedere continuamente perdono a Dio, a me stessa e a voi per il fatto che vi amo, che vi amo da morire e non dovrei. Come può un sentimento così puro togliermi l’innocenza dello spirito? Che scherzo del destino è mai questo, che mi costringe a pensieri così sciocchi e volgari mentre l’unica cosa che mi sarebbe concesso provare nei vostri riguardi è una totale riconoscenza?

Rosalie provò una forte invidia per ogni singolo uomo esistente sulla Terra. Anche il più insignificante di loro sarebbe stato meno misero di lei. Magari non l’avrebbe mai avuta, ma almeno avrebbe potuto difendere le sue fantasie senza i sensi di colpa, senza la vergogna, senza quel pizzico di ingratitudine che sentiva di provare. Per un uomo è normale amare e desiderare una donna.

Cercò di allontanare tutti questi pensieri. E quando ci riuscì, posò nuovamente lo sguardo su quello splendido essere che riposava a pochi centimetri  da lei. Rimase per un po’ a guardarla dormire. Quel respiro regolare. Quelle ciglia folte e scure. Quella bocca appena dischiusa. Rosalie non seppe resistere. Si chinò su di lei e baciò quelle irresistibili labbra.

Oscar aprì gli occhi. Chissà se si è accorta…

“Ciao Rosalie. La mia Rosalie. Come farei senza di te…”.

Oscar la tirò a sé e la strinse forte. Nel calore di quelle poche parole, tutti i pensieri di Rosalie si sciolsero come neve al sole. Un angelo la stava abbracciando, cos’altro poteva chiedere dalla vita?

Si addormentò così, con la testa sul petto della sua Oscar, cullata da quel battito ipnotico che sembrava volerla consolare.

 

  
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